La scelta del partner risiede anche nella nostra infanzia. È stato Sigmund Freud a “trasformare” in oggetto di studio la consolidata idea che il bambino è il padre dell’uomo e l’amore materno è indispensabile per lo sviluppo infantile.
Egli non solo ha ribadito il fatto che le radici della nostra vita emotiva risiedono nell’infanzia, ma ha anche esplorato sistematicamente il rapporto esistente tra eventi dei primi anni con struttura e funzione della personalità adulta:
“L’individuo ricapitola ed espande, nel secondo decennio della vita, lo sviluppo che ha subito durante i suoi primi cinque anni”.
In tempi recenti si è ripresa e approfondita la teoria della ricapitolazione al fine di spiegare l’influsso dei rapporti con i genitori sulle future scelte affettive di un individuo. Il risultato è la forte correlazione tra le esperienze di un individuo con i propri genitori e la successiva capacità di costruire legami affettivi.
La famiglia occupa una posizione centrale nella comprensione degli stili e dei modelli di vita perché essa è ovunque l’agente essenziale che fornisce la cura nutritiva, la struttura di cui l’infante ha bisogno per sopravvivere e svilupparsi; ma anche perché il bambino si sviluppa interiorizzando i modi dei genitori e le loro reciproche interazioni.
Innamoramento e regressione fisiologica
Il momento dell’innamoramento e della scelta del partner comporta, infatti, una regressione fisiologica all’infanzia. Così le motivazioni inconsce che determinano la scelta delle diverse relazioni della nostra vita partono dall’uno o dall’altro delle seguenti ragioni:
- una ferita che chiede di essere risanata attraverso l’amore del partner;
- il desiderio di ritrovare i personaggi a cui appoggiarsi e che fecero parte di un periodo felice;
- il desiderio di permettere alla parte bambina di trovare qualcuno uguale a sé o ad una parte di sé per dargli quello che si è desiderato avere e che in parte si desidera ancora;
- il desiderio di vincere una battaglia a suo tempo perduta.
La regressione, peraltro, può presentare due forme:
Benigna/fisiologica
Che per M. Balint porta ad un “autentico nuovo inizio che si conclude con una vera e propria scoperta”, permettendo di riconoscere i propri problemi interni nei suoi aspetti reali. Questo tipo di regressione permette di passare dalla fase dell’innamoramento a quella dell’amore tra due persone adulte con un rapporto di “scambio”. In questi casi, infatti, pur partendo da uno stato di bisogno, il rapporto ha buone probabilità di evoluzione. L’antica ferita può essere realmente risanata in quanto l’altro ha le qualità necessarie per aiutare il soggetto a “crescere”.
Difensiva
Difensiva e finalizzata a raggiungere la gratificazione per mezzo dell’altro. Anche mettendo in atto dei meccanismi di difesa che derivano dal periodo infantile quando è stata inferta la ferita. Meccanismi pertanto illusori, ovvero non in grado di modificare la realtà.
La regressione difensiva: raggiungere la gratificazione per mezzo dell’altro
In particolare, dà luogo a tali illusioni che mettono insieme una coppia costituita idealmente da:
- un bambino e un genitore immaginario;
- un bambino e un adolescente;
- due bambini;
- due adolescenti (eroe-principessa).
In queste caratteristiche si sviluppano coppie complementari sulla base di diverse posizioni dei due partners all’interno della coppia: uno in posizione di potere (up), l’altro in posizione di dipendenza (down), o entrambi nella stessa posizione basata sull’uguaglianza in cui il comportamento dell’uno tende a rispecchiare quello dell’altro.
Da ciò derivano due tipi di comunicazione che, se restano rigide nel tempo, diventano patologiche:
- schismogenesi complementare che si determina quando ad un comportamento di imposizione si reagisce con un comportamento di sottomissione, incoraggiando un ulteriore imposizione che a sua volta richiede una maggiore sottomissione e così via;
- escalation simmetrica che, secondo la teoria sistemica, se una persona ha un comportamento aggressivo e il suo partner risponde con un comportamento ugualmente aggressivo, si può sviluppare una situazione “competitiva” in cui l’aggressività del primo porta ad un aumento di aggressività del secondo e questa, per effetto del feed-back, ad un ulteriore aumento di aggressività del primo e così via.
Pertanto, in una coppia solo identità ben definite possono incontrare la diversità in cui riconoscere la somiglianza, la differenza e conservarla nel tempo; senza avere la necessità né di dominare né di essere dominato.
Solo chi ha conquistato una sicura identità non può temere di superarla senza dissolversi come persona. Chi invece non è disposto a investimenti di tal genere, probabilmente creerà relazioni disfunzionali nel ruolo di vittima (posizione down o di dipendenza) o nel ruolo di carnefice (posizione up o di potere). Questi tipi di relazione in realtà non sono altro che tentativi di soluzione a condizioni disfunzionali precedenti.
Rita Maria Turone, psicoterapeuta sistemico-relazionale
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