Sai cosa avviene, nell’incoscio, quando conosciamo qualcuno per la prima volta?

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Dottore in Psicologia, Master Trainer PNL, esperto nel linguaggio del corpo e nel riconoscimento delle microespressioni facciali.

Immaginiamo una conversazione telefonica, la prima cosa che balza ai nostri occhi sarà sicuramente la capacità comunicativa degli interlocutori, perchè più limitata rispetto ad una conversazione fatta “viso a viso”.

Questo accade perché non esiste solo l’aspetto verbale all’interno di una corretta comunicazione, esistono altri elementi da prendere in considerazione.

Facciamo un esempio: se io dovessi raccontare a delle persone una barzelletta, a parità di testo sono certo di non riuscire a far ridere come potrebbe farlo un comico professionista: come mai?

Il testo è lo stesso, ma con una differenza: l’uso del paraverbale. Ovvero, l’uso del ritmo del tono, volume e inflessioni della voce. Se poi affianchiamo al paraverbale la comunicazione non verbale, l’effetto sarà determinante per l’esito finale di tutto ciò che vogliamo comunicare.

Ecco così presentati i tre elementi fondamentali della comunicazione: verbale, paraverbale e non verbale. Non solo: come vedremo in seguito, per essere veramente efficaci tutti e tre gli elementi devono essere congruenti tra loro.

Comunicazione: verbale, paraverbale e non verbale

Prima di analizzarli nel dettaglio, vediamo innanzitutto in che percentuale incidono su una corretta comunicazione.

Per ipotesi, mettiamo su una bilancia due pesi: il primo rappresentato dal “cosa” dico (contenuto del linguaggio) e il secondo dal “come” lo dico (toni della voce e comunicazione non verbale), il secondo peserà tredici volte più del primo (93% contro il 7% delle parole).

Valutazioni simili sono state effettuate nei primi anni 60 in America da Albert Mehrabian, che osservò come in una normale comunicazione la corretta ricezione del messaggio (efficacia comunicativa) sia data solamente per il 7% dalle parole, mentre il 38% è rappresentato dai toni della voce e il 55% dal linguaggio non verbale.

In particolare, il verbale (ovvero il contenuto del discorso, cioè le parole che vengono dette) rappresenta il 7% della comunicazione soprattutto nei primi minuti di conversazione con una persona appena conosciuta.

Ciò significa che le parole calamitano l’attenzione dei presenti in misura molto minore rispetto a quanto si possa immaginare, in particolar modo quando si comunica con una persona sconosciuta, per la prima volta.

Quando due persone si incontrano per la prima volta si costruiscono subito una prima idea l’una dell’altra, generalmente in base a ciò che vedono o credono di vedere.

Pensiamo per un attimo a qualcuno che abbiamo conosciuto nel passato e anche se non sapevamo nulla di lui, abbiamo detto: “non lo conosco, però mi è simpatico, è come se lo conoscessi da sempre”.

Viene dunque da pensare: “la prima impressione può influenzare una comunicazione?” Certo che si! E’ ovvio che con il passar del tempo la prima impressione può subire variazioni ottenendo o meno delle conferme; ma come mai è così importante in una comunicazione?

La risposta è che ogni comportamento comunica qualcosa, anche in breve tempo, dando luogo alla cosiddetta “prima impressione”.

È infatti provato che i primi due minuti di un incontro (alcuni sostengono addirittura 20-30 secondi) condizionano le sensazioni, le idee e il giudizio che ognuno di noi si fa dell’altro.

La cosa più interessante è che tale giudizio tenderà a persistere, poiché la nostra istanza psichica denominata IO non è disposta a contraddirsi volentieri e procederà quindi a continue conferme su quella prima impressione.

La forza delle aspettative che abbiamo nei confronti di un’altra persona è tale da influenzare già da sola il suo comportamento, allo stesso modo la fiducia che riponiamo in un individuo è talvolta decisiva per il suo sviluppo futuro.

Quindi cosa accade quando conosciamo qualcuno per la prima volta?

Semplice, ci facciamo un’idea su che tipo sia, in genere, questa prima impressione si mostra molto tenace alle disconferme; in seguito, quando veniamo a conoscenza di particolari che possono mettere in discussione l’effetto del primo impatto, addirittura tendiamo a giudicarli irrilevanti.

L’abito non fa il monaco, però influenza la prima impressione, quindi se vogliamo dare un seguito ad un nostro primo incontro, con una ragazza, con un datore di lavoro, ecc. occorre prestare particolare attenzione ad ogni dettaglio.

Un importante assioma nella comunicazione dice: “Non hai mai una seconda occasione, per dare una buona prima impressione”.

Possiamo quindi dire che una nostra immagine inizia ad aleggiare nella mente del nostro interlocutore ancor prima che parliamo, perché, anche se inconsapevolmente, una prima impressione positiva o negativa ci ha già presentati.

Corso sul linguaggio del corpo

Se vuoi approfondire l’argomento (comunicazione paraveraverbale e non verbanle), ti aspetto al nostro prossimo corso sul linguaggio del corpo, dove avrò il piacere di seguirti di persona durante tutto il percorso della durata di 2 giorni (una vera e propria full immersion nella comunicazione non verbale e nella lettura delle microespressioni facciali), per questo ho scelto il numero chiuso, c’è posto per un massimo di 10 persone.

A cura di: Fabio Pandiscia, esperto in linguaggio del corpo


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