“Te l’avevo detto!”, la fatidica frase frutto di un errore cognitivo

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Psicologa e mental coach, specializzata in psicologia alimentare, gestione dello stress, psicologia dell’ansia e della coppia. Riceve online e nei suoi studi di Terni e Bellaria-Igea Marina.


In questo articolo vi parlerò di bias cognitivi. È molto probabile che non ne abbiate sentito parlare, certo è che sicuramente almeno una volta nella vita, ci avrete fatto i conti.

Cosa sono i bias?

I bias (o biases) altro non sono che scorciatoie di pensiero, automatiche, talvolta inconsapevoli, che contengono in sé un pregiudizio, e per questo motivo, purtroppo possono portare “fuori strada”.

Sono modalità di ragionamento che prendono vita dall’interpretazione di informazioni di cui si dispone, ma che sono parziali e fondamentalmente determinano una distorsione della realtà. Essendo a conoscenza di tale meccanismo, chi si occupa di marketing e business, fa leva proprio sui bias cognitivi al fine di raggiungere i propri obiettivi commerciali.

Ho provato a spiegare a cosa ci si riferisce quando si parla di bias cognitivi, ma è probabile che siate ancora più confusi di prima, ora ve ne elencherò alcuni facendo qualche esempio applicato alla vita reale così da rendere meglio comprensibile il concetto e sono sicura che esclamerete… “Ah, è vero, succede sempre anche a me!”.

Bias della conferma o bias confirmatorio

Il bias della conferma nasce da un’idea, ovvero, ci si convince di qualcosa, e da quel momento in poi si va alla ricerca di tutte le informazioni che possano confermare quella stessa convinzione. È come se avessimo una lente d’ingrandimento in grado di scovare ogni indizio che possa confermare la propria tesi. Questo bias dà vita a fenomeni distorsivi, per i quali, anche informazioni ambigue o neutre vengono interpretati come la conferma di quella credenza iniziale.

Se per esempio ci si convince che vi siano molti più vantaggi nel trascorrere le vacanze in montagna piuttosto che al mare, tale sentenza tenderà a cristallizzarsi perchè si sarà portati a dare valore a qualsiasi informazione che sia un articolo di giornale, l’opinione della vicina di casa o il post dell’amico si facebook, che confermi la tesi. Anche informazioni al negativo possono confermare la nostra tesi (per esempio, qualsiasi accenno al traffico dei bagnanti, al caldo, al sudore, etc..).

Il razionale di ciò risiede nel fatto che noi siamo ciò che crediamo. La nostra identità è costruita sulla base delle nostre credenze. Sono quindi pilasti importanti del proprio essere, ed è per questo che è difficile modificarle; questo vale per aspetti importanti della nostra identità come per questioni più banali come nell’esempio sopra-citato.

Inoltre ricordiamoci che il nostro cervello lavora in “economia”, è quindi più facile per lui cercare e trovare informazioni confermative che non contrarie, le quali prevederebbero quindi una “messa in discussione” della propria idea.

Illusione dello schema (o fallacia dello scommettitore)

La nostra mente ha bisogno di ordine, di logica. Con questa sua tendenza a creare pattern (schemi) spesso ci inganna. Non solo, ma questa scorciatoia cognitiva, porta a pensare che gli eventi futuri possano essere predetti in base a quelli passati. Questo tipo di distorsione cognitiva è quella che più colpisce i giocatori.

Chi di tanto in tanto gioca al lotto saprà che vi sono i cosiddetti “numeri ritardatari”, quelli che non escono da diverso tempo e per questo sembrano i più appetibili. Ma pensateci bene… ad ogni estrazione, la possibilità che un numero venga estratto, è sempre la stessa: 1 su 90.

Con il senno del Poi (che ti ho detto io?!)

“Lo sapevo”, “Te lo avevo detto”. Quante volte avete ascoltato o pronunciato queste parole? Ebbene, anche dietro un “che ti ho detto io” può nascondersi un bias.

Con quel “lo sapevo” ci si sente quasi un po’ profeti, sicuri delle proprie deduzioni, come detentori di poteri di lungimiranza o di predizione del futuro. È qualcosa che si verifica spesso, e che riguarda tantissime attività della vita, dal lavoro all’amicizia, all’amore.

Fondamentalmente, riguarda una tendenza a pensare che le cose si verifichino esattamente così come erano state previste. In realtà altro non è che un bisogno (insito nella natura umana) di dar senso a ciò che accade e, in molti casi, nel bisogno di ottenere conferme esterne al proprio valore.

Ma vi dirò di più, a volte, le cose accadono perché siamo noi stessi a farle accadere e, altre volte, semplicemente interpretiamo in modo del tutto peculiare la realtà che ci circonda, distorcendo, dando credito ad alcune informazioni ed escludendone altre, tutto ciò per poter esclamare il tanto diffuso “te lo avevo detto!”.

Quando il pensiero è determinante per la realtà

Non solo distorsioni cognitive che riguardano la sfera del “sentire”: le nostre convinzioni interiori possono viziare la realtà anche nel concreto. Un atleta che deve sostenere una gara, e si convince che non la vincerà mai, l’esito è quasi certo: non la vincerà mai. E molto probabilmente al termine della gara affermerà qualcosa simile a: “Me lo sentivo che sarebbe andata così”.

In questo caso, mi dispiace dover dire che non è chiaroveggenza, né capacità profetiche, ma semplicemente, la “profezia che si auto-avvera”: la sola convinzione, il solo pensiero, possono determinare la realtà.

Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach 
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