Vivere il «qui e ora», come bambini che sanno assaporare il presente

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Psicologa, Tutor scolastico e Tutor specializzato in Disturbi Specifici di Apprendimento.

La maggior parte di noi è abituata a vivere in modo frenetico e veloce, pensando sempre a ciò che dovrà fare nelle ore o nei giorni successivi: mentre guardiamo un film, pensiamo alle bollette da pagare la mattina seguente; quando pranziamo, invece di assaporare il piatto davanti a noi, ci ricordiamo che tra qualche giorno scade la revisione dell’auto; parlando con un amico, invece di concentrarsi sulle sue parole, ci preoccupiamo della riunione che avremo in ufficio il giorno dopo.

Ed ecco che la maggior parte delle persone non vive più il presente ma si proietta nel futuro, ma non lo fa in una modalità positiva (concentrandosi, cioè, sugli eventi piacevoli), bensì in una accezione negativa, pensando alle commissioni da sbrigare o alle prossime scadenze. Si è persa la bellezza di assaporare il presente, di concentrarsi su ciò che si fa in un preciso momento, di vivere il “qui e ora”.

Gli esercizi per conquistare il «qui e ora»

Come “riconquistare” il presente? Ci sono dei modi per ritornare ad assaporare l’attimo? Un aiuto può venirci dalla mindfulness, nata come una tecnica di meditazione ma che negli ultimi anni è diventata anche uno strumento di intervento terapeutico in ambito psicologico: essa ci spinge ad essere consapevoli di ciò che facciamo e delle emozioni e sensazioni che proviamo mentre svolgiamo quella determinata azione; tale tecnica ci invita a guardare il mondo con gli occhi di un bambino che vive ogni singolo momento con curiosità ed entusiasmo.

Si può, quindi, “allenare” la consapevolezza e, come dimostrano svariati studi, l’allenamento alla consapevolezza migliora la salute fisica e mentale e riduce stress, ansia, depressione e dolore cronico. Tramite degli esercizi da fare per circa dieci-quindici minuti si allenano, in particolare, due tipi di attenzione:

  1. la concentrazione (o focalizzazione sull’attenzione),
  2. l’open monitoring

I primi tipi di esercizi, quelli di focalizzazione dell’attenzione, aiutano a selezionare una sensazione su cui concentrarci, magari legata alla respirazione, al sapore del cibo o a qualsiasi sensazione esercitata dagli input esterni o interni che stiamo vivendo; i secondi esercizi mindfulness, detti di “open monitoring”, insegnano, invece, ad osservare cosa passa attraverso la coscienza, istante per istante.

Negli anni settanta Jon Kaba-Zinn, biologo presso la Medical School dell’Università del Massachusetts, ha sviluppato un programma scientifico noto come MBSR (Mindfulness BasedStress Reduction), ossia riduzione dello stress mediante consapevolezza; l’aspetto centrale di questo programma è l’apprendimento di un metodo che incoraggia le persone a sviluppare un profondo livello di ricerca e di sperimentazione su se stesso, attraverso una pratica quotidiana di consapevolezza, non giudicante, del momento presente.

Molteplici studi che hanno coinvolto pazienti con diverse patologie (depressione, ansia e malattie somatiche) che sono stati sottoposti a questa terapia basata sulla consapevolezza, hanno dimostrato come tali persone sono state meno soggette ad episodi di depressione, di dolore cronico e stress.

A tal proposito, nel 2012, lo psicologo J.David Creswell ha dimostrato che coloro che avevano partecipato ad un programma di MBSR, non solo miglioravano dal punto di vista psicologico, ma sperimentavano cambiamenti positivi anche a livello immunitario: il corso di mindfulness aveva ridotto i livelli nel sangue delle cosiddette proteine pro-infiammatorie.

Vivere a pieno un’azione: immergersi profondamente nel presente

Senza addentrarmi oltre su tale pratica, voglio soffermarmi, invece, sulle sensazioni positive che proviamo quando ci immergiamo totalmente in un’azione, che sia dedicarci al nostro hobby, praticare il nostro sport preferito o ascoltare musica. A chi non è mai capitato di essere così concentrati su un qualcosa di positivo e di bello a tal punto di dimenticare tutto il resto e di perdere, perfino, la cognizione del tempo?

In psicologia tale sensazione è nota con il nome di esperienza flow, termine coniato nel 1975 dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, con il quale egli indica uno stato in cui un individuo si trova completamente assorto in un’attività per lui piacevole, tanto da dimenticare il tempo che passa e tutto ciò che lo circonda. La parola flow letteralmente significa flusso, e la teoria del flow deriva il suo nome proprio dal modo in cui i pazienti dello psicologo sopra citato, descrivevano questa esperienza di sentirsi immersi in una data attività, descrivevano le loro sensazioni usando la metafora di una corrente, di un flusso d’acqua che li trascinava.

Per far sì che un’azione per noi piacevole possa diventare un’esperienza flow, essa deve avere delle caratteristiche, tra le quali:

  • obiettivi chiari,
  • concentrazione totale sul compito,
  • distorsione del senso del tempo (ovvero non ci si rende conto del trascorrere del tempo),
  • piacere intrinseco (ossia l’azione è piacevole per se stessa e non perché ha secondi fini).

Le esperienze flow possono essere, per citarne alcune, quando uno sportivo gareggia per un nuovo record, il pianista che suona la sua composizione, il pasticcere che crea una nuova torta, un artista che ultima la sua opera; ma non solo… Può vivere tale esperienza la signora che lavora all’uncinetto, un ragazzo che ascolta il suo artista preferito, un signore che sta ultimando un puzzle… Non c’è bisogno di un’azione eclatante o “da record”; l’importante è che la persona provi passione, attenzione, che si senta coinvolto e che si senta protagonista di ciò che sta facendo.

Secondo Csikszentmihalyi, che non è noto solo per la teoria del flow ma anche per vari studi sulla psicologia positiva, la felicità non è dovuta ad eventi esterni ma deriva dalla nostra volontà e dal modo in cui interpretiamo e reagiamo a ciò che accade attorno a noi.

In conclusione, al di là delle teorie, dei termini psicologici, delle ricerche svolte, cerchiamo, semplicemente, di assaporare l’attimo, di essere grati per ciò che abbiamo, di emozionarci, di impegnarci in un obiettivo anche piccolo, di vivere il presente senza rimuginare sul passato e senza preoccuparci per il futuro; perché, in fondo, il presente, è l’unica cosa che abbiamo.

Autore: Lorenza Fiorilli, psicologa