Abuso psicologico: perché ci cadiamo?

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
Illustrazione: Red Maiden Art – Kate Evans

A tutte le coppie capita spesso di litigare temporaneamente, ma dopo un po’ la situazione rientra nella normalità, senza aver fatto danni né psicologici né fisici a nessun coniuge. Lì dove l’aggressione è solo un fenomeno temporaneo e, nonostante il forte conflitto, la relazione conserva parità e simmetria tra i due partner, non si può parlare certamente di violenza o abuso.

In questi casi infatti viene mantenuta l’identità di ognuno e l’altro viene rispettato come persona. A volte discutere, anzi, può aiutare a riconoscere l’altro, a tenere conto dei bisogni di ciascuno e quindi a migliorare la relazione di coppia.

Lo scenario cambia quando le offese, le reazioni fisicamente violente, diventano un vero e proprio modello di rapporto all’interno del quale vige l’asimmetria tra i coniugi. L’abuso, infatti, si distingue dal semplice conflitto, proprio perché non è uno scontro tra pari (generalmente è l’uomo che abusa della “sua” donna ma spesso è il contrario).

La violenza all’interno di una relazione di coppia può essere esercitata attraverso aggressioni fisiche o abusi psicologici, controlli ossessivi o imposizione di atti sessuali non graditi, isolamento o limitazioni della libertà personale o dell’autonomia economica. Ma non solo!

Quante volte un coniuge dice all’altro parole apparentemente soft ma che poi sono alla fin fine risultano essere dissacranti, denigratorie, di assoluta disapprovazione? Cose che li per li non ci si fa caso ma che goccia dopo goccia fa crescere il malessere e incrina la nostra autostima. Il manipolatore ha cambiato tattica. Prima ci seduce, ora ci demolisce, lentamente.

Con questo stillicidio di battute apparentemente innocenti (ma come ti sei pettinata? Ma come ti sei vestita? Il tuo trucco è inappropriato … la pasta era sciapa, etc etc) si corre lentamente verso la distruzione dei nostri punti fermi e della nostra autostima, insomma cominciamo a dubitare di noi stessi e ci rendiamo deboli ogni giorno di più. Ciò non bastasse, un altro meccanismo che spesso mette in moto, appartiene alla categoria del fare richiestecontraddittorie. Cioè chiedere oppure ordinare una cosa e poi il suo contrario.

Il risultato? A noi che ci piace tanto la montagna, oppure andare al cinema, senza sapere perché potrebbe capitarci di odiarli entrambi e ritrovarci al mare oppure al teatro (che prima non ci interessava) proprio e solo perché piace all’altro. Insomma completa spersonalizzazione, ovviamente nelle forme più estreme.

Ma che cosa spinge una persona ad accettare umiliazioni e violenze?

Le persone insicure hanno in comune una costante, ovvero la necessità di approvazione a tutti i costi, anche quindi, al costo di dar ragione all’altro o di soddisfarne i desideri. In questo modo, esercitando cioè una comunicazione tendenzialmente passiva, agli occhi dell’altro valiamo poco meno di zero e ci prestiamo ad ogni forma di manipolazione.

Tutti noi abbiamo bisogno di affetto e le persone insicure tendono ad avere un santo da idealizzare. Il ‘santo’ o il ‘leader’, ha quindi mani libere per agire come vuole. Il legame emotivo ci fa perdere la necessaria lucidità, perché senza di essa, sicuramente eviteremmo di incappare in guai ancora più grandi.

Per le vittime si tratta di un malessere difficile da denunciare perché a livello psicologico è complesso da capire ed accettare: Lui/lei che dovrebbe darmi amore mi procura, invece, dolore. Così succede che queste persone restano anni ed anni (se non per tutta la vita) accanto a partner che le svalutano e le consumano psicologicamente giorno dopo giorno. Il problema è che, con il passare del tempo, le vittime incominciano ad abituarsi a queste modalità relazionali perverse ed iniziano, paradossalmente, a credere di essere loro quelle sbagliate.

I maltrattanti, d’altro canto, mantengono in piedi una relazione con un partner di cui si lamentano in continuazione perché hanno un forte bisogno patologico di affermare il proprio potere. Nella maggior parte dei casi, gli abusanti sono cresciuti in famiglie in cui il comportamento violento era la norma. Per il loro cervello quindi diventa difficile distinguere un comportamento sbagliato da uno giusto. Inutile sottolineare i gravissimi danni psicologici che vengono inferti anche ai figli di queste coppie malsane.

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