Il “No Contact” per proteggerti da chi dice di amarti

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Perché ancora non hai tagliato fuori dalla tua vita parenti e amici manipolatori? Perché, più in generale, sei ancora in contatto con chi ti ha fatto soffrire? E’ qui che scende il campo la regola del “no contact“. 

Ti sei chiesta perché sei ancora legata a tua madre, che ha proiettato su di te le sue frustrazioni e i suoi bisogni insoddisfatti? Ti sei interrogata sul perché continui ad avere rapporti con tuo padre che ti ha molestato? Perché ti rechi ancora a pranzi di famiglia se ci sono fratelli e suoceri che ti feriscono con critiche nascoste? Perché ormai è entrato nella tua normalità, fa quasi parte di te: il tuo ruolo è quello di subire. Beh, la vita si evolve, gli scenari cambiano, si raggiungono nuove consapevolezze e il “No contact” quando il manipolatore è ingestibile, ti può davvero stravolgere -in meglio- la vita.

Che cos’è il No Contact? 

Semplicemente allontanarsi, prendere le distanze, tagliare i ponti, azzerare o abbassare al minimo le comunicazioni. Lo scopo è quello di ritagliarsi spazio e tempo solo per se stessi, per auto-tutelarsi e proteggersi da tentativi di manipolazione.

Come ti manipola e ferisce chi dice di amarti

Ammettiamolo, nella vita di tutti noi c’è o c’è stato un manipolatore, una persona subdola e scaltra che ci ha messo alle corde e ci ha sottratto molta energia.  Sono molti gli insulti celati e le critiche che hai dovuto subire, tentativi di manipolazione o veri e propri abusi emotivi. Il problema è che spesso questi atteggiamenti arrivano da persone a te care che sostengono di amarti.

Magari sei cresciuta con una persona che ha sempre sostenuto di amarti con tante belle parole ma che poi, coi fatti, è venuta meno in cura e coerenza. Per te che ricevi un trattamento di questo genere, decifrarne il significato diventa difficile, in primis perché c’è un coinvolgimento emotivo (come potrebbe, tua madre o quel tuo caro amico, giudicarti o manipolarti così tacitamente?) e poi, perché l’intero meccanismo disfunzionale talvolta si cronicizza nella vita di una persona tanto che arriva a concepirlo come “la normalità”. Un rapporto genitore-figlio, un’amicizia stretta, un legame amoroso, un rapporto di lavoro… Gli abusi emotivi possono arrivare da chiunque!

Attenzione! Non sto dicendo che tutto il mondo è malvagio e sono tutti manipolatori…. solo che è inevitabile, in un contesto sociale come il nostro, non inciampare in determinate persone! In più, bisogna aggiungere che la nostra generazione è crescita con genitori poco consapevoli del loro ruolo e talvolta, un figlio non conosce altro mezzo emotivo che la manipolazione perché non ha avuto la possibilità di “maturare emotivamente“. Possiamo essere tutti manipolatori o vittime di abusi emotivi. 

La stabilità, la coerenza, il sapersi muovere in sintonia con i propri bisogni e sempre in armonia nel rispetto altrui, sono tutte cose che si apprendono con il tempo. L’apprendimento dovrebbe avvenire durante l’infanzia ma, come premesso, non sempre ciò accade. Così il mondo si divide in tre compatimenti:

  • i più fortunati che hanno potuto abbracciare una sana crescita emotiva.
  • Chi ha subito abusi emotivi e magari neanche ne è consapevole.
  • Chi manipola il prossimo più o meno consapevolmente.

Quando applicare il No Contact?

Il “No contact” deve essere l’ultima spiaggia. Capirai che è nel tuo interesse applicarlo quando ti sentirai sconfitta nel rapporto, disarmata e non più disposta a subire.

Se la strada della ragionevolezza e del dialogo con determinate persone non funziona e il rapporto non è basato sulla reciprocità non puoi, anzi non devi sempre appellarti alla tua “comprensione” (è fatto così! A certe cose non ci arriva neanche…!), al tuo senso di “resistenza” (e intanto ingoi un altro dispiacere, un’altra ingiustizia subita) e al tuo irrimediabile affetto (che spesso si legge “dipendenza affettiva” e si manifesta con un “gli voglio troppo bene, posso aiutarlo” oppure “è mia madre, ho il dovere di fare qualcosa per lei“, “voglio che questa relazione vada avanti, ho bisogno di lui/lei“). Ok, sappi che l’unico vero dovere che hai è quello di auto-tutelarti, lo devi a te stessa e puoi iniziare a rispettarti adesso, tagliando quei legami che non ti fanno stare bene.

Le fasi del No contact con chi dice di amarti

Chiarito che il No Contact è l’ultima spiaggia, il capolinea di un legame esasperante, tieniti pronta a subire l’opinione di chi ti circonda, soprattutto se vorrai applicare questa strategia protettiva nei riguardi di un genitore. Non mancheranno frasi tipo “è stupido non parlarsi, provate a chiarirvi….!” Oppure “Cos’ha fatto di così terribile per meritare tutto questo distacco?”. Purtroppo chi vive le relazione dall’esterno, non sa niente ma comunque si sente legittimato a giudicare quindi preparati alla critiche e non sentirti in obbligo di dare spiegazioni e soprattutto non aspettarti che tutti riescano a capire il tuo dolore.,Chiarisci semplicemente che non sei matta e che se sei arrivata ad assumere una posizione così drastica, avrai le tue ragioni.

L’opinione altrui è uno dei fattori che dovrai fronteggiare. Magari te ne freghi dell’opinione altrui, infatti se il no contact è destinato all’ex partner narcisista sarà più facile se avete pochi amici in comune, ma sarà tremendamente complicato quando si tratta di un parente da tenere alla larga.

#1. Il No Contact non è immediato

Se stai cercando il “No contact” per allontanarti da un manipolatore, sappi che questa persona farà di tutto per manipolarti e farti tornare sui tuoi passi. Ti convincerà che sei confusa, che stai prendendo un abbaglio e che è la cosa sbagliata da fare.

In fondo, una cosa che ti avrà portato a cercare il no contact probabilmente è proprio l’incapacità di stabilire confini netti nella relazione. Se l’altro non rispetta i tuoi confini, come potresti chiedergli di rispettare il tuo silenzio? Ecco, devi saperlo, l’inizio sarà duro. Il manipolatore di turno farà leva sui tuoi sensi di colpa e se è il tuo caso, sulla tua dipendenza affettivo. In questa fase la tua vita potrebbe sembrare subire una battuta d’arresto, potresti soffrire e già pentirti della tua scelta… ma è qui che inizia il punto 2!

#2. Pensa solo a te stessa

Ci vuole una forte fiducia in se stessi, qualcosa che chi è incline a cadere in rapporti fatti di abuso emotivo non ha e quindi? Come sistemiamo la cosa? Cerca di coltivare dei legami sani, gli amici possono essere un’ottima scialuppa di salvataggio, se non credi di avere abbastanza risorse, prova a iniziare una psicoterapia che possa supportarti almeno nella fase più critica del distacco.

#3. Confusione, ripensamenti e ritorni

Sarai tentata di “ritornare alla fonte”. Ecco, tu sei assetata e la fonte dalla quale tenti di distaccarti non è fresca e traboccante, ma elargisce gocce d’acqua… la tua sete è ben più profonda e potrai dissetarti altrove. Ricorda a te stessa che tu meriti e puoi avere di più dalla vita. Puoi migliorare e conquistare quello che per tanto tempo ti è stato negato.

Fidati che quando riuscirai a spezzare dei legami tossici, ti sentirai davvero libera… ma il processo di separazione è lungo, anche dopo il no contact. La situazione sarà più dura in prossimità di compleanni, anniversari, festività e occasioni speciali. Potresti cadere in confusione, soprattutto se hai un disturbo dipendente di personalità, potresti arrivare a dubitare di te stessa e della tua scelta: forse sei tu quella sbagliata? Se ti balena questo pensiero alle mente, non cedere e, ancora una volta, ti consiglio di confrontarti con chi ha gli strumenti per aiutarti.

#4. Avrai bisogno di coltivare compassione per te stessa

Quando subentrerà la confusione e quando starai per cedere e vorrai ritornare a “quella fonte”, ricorda a te stessa che si tratta di una fonte di dolore e tu sei assetata di altro. Abbraccia una mente auto-compassionevole, pensa che tutto questo dolore, tutto questo distacco, ti aiuteranno a costruirti un equilibrio tutto tuo.

Fai lunghe passeggiate, trascorri del tempo con persone autentiche e che ti fanno stare bene. Non ti sarà assegnata nessuna medaglia al valore se continui a coltivare relazioni dolore, non esistono premi per la sofferenza. Il premio che meriti è la libertà, è la vita senza vincoli e fatta di legami gratificanti.

#5. Piangi, ridi, vai avanti e sii libera

Passeranno giorni, settimane e anche mesi senza alcun contatto. In alcuni momenti ti sentirai ancora presa dallo sconforto ma a un certo punto capirai di essere finalmente libera. La quantità di conflitti interiori inizieranno a diminuire.

Dopo mesi di no contact potresti ritrovarti a pensare o addirittura a essere “ossessionata dalla fonte”. Poniti questa domanda: se non ci sono contatti, perché continui a pensarci e a soffrirne? Ancora una volta, sii compassionevole e gentile con te stessa. Pratica un dialogo interiore attivo e volto al miglioramento e alle rassicurazioni. Lavora su te stessa, sulla gestione dei tuoi dubbi e dei tuoi sentimenti. Come ultima istanza, elabora il lutto, elabora la tua perdita: la madre, il partner o il fratello che meritavi non esiste, non l’hai mai avuto, sei caduta in un inganno molto lungo, ci hai sperato… ma non è mai esistito. Una volta assimilato questo concetto, sarai finalmente libera!

Se ti affascina la psicologia e hai voglia di scoprire te stesso….

Ti invito a leggere il mio libro dal titolo «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». In ogni capitolo scoprirai qualcosa d’inedito su di te e sul modo in cui stringi le tue relazioni. Alla fine della lettura, sarai così impegnato a viverti profondamente, che non avrai neanche più bisogno di proteggerti, tutto avverrà in maniera estremamente naturale! Un’esperienza inedita che solo poche persone si concedono il lusso di fare, un’esperienza che ti auguro con tutto il mio cuore. Il libro, già bestseller 2022, puoi trovarlo nelle librerie o su questa pagina.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
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