L’intelligenza non è una capacità monolitica ma varia nel corso degli anni

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

La misura dell’intelligenza è una delle attività più complesse che esistano. Il primo test per misurare l’intelligenza fu sviluppato nel 1905 dallo psicologo francese Alfred Binet. Nel 1917 il test di Binet venne migliorato da un professore universitario di Stanford, Lewis Terman, il quale introdusse il concetto di QI, o «Quoziente di Intelligenza», così detto perché fornito dal rapporto tra l’età mentale e l’età fisica, o cronologica, del soggetto moltiplicata per cento. Questo test per il QI divenne noto come test di intelligenza di Stanford-Binet e permette di analizzare il ragionamento verbale, quantitativo e astratto/visuale.

Intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata

In seguito lo psicologo Raymond Cattell ha distinto l’intelligenza in due tipi: l’intelligenza «cristallizzata» e l’intelligenza «fluida». La prima implica il sapere usare strategie e conoscenze (accumulate negli anni sia con l’istruzione formale sia con l’esperienza quotidiana) per affrontare le situazioni. Essa aumenta lentamente fino ai 70 anni, dopodiché inizia a decadere.

L’intelligenza fluida, invece, è data dalla capacità di reagire adeguatamente di fronte a stimoli nuovi, cresce fino a circa 30 anni e poi declina lentamente. Entrambi i tipi di intelligenza possono venire misurati con gli 11 test della Wechsler Adult Intelligence Scale (Wais), che attualmente rappresenta il test di intelligenza più utilizzato nel mondo.

L’intelligenza non è una capacità monolitica ma varia nel corso degli anni

Come già accennato, quando siamo giovani abbiamo un’intelligenza più fluida e con il passare degli anni, nell’età adulta e nella terza età, sviluppiamo un’intelligenza cristallizzata, che si basa fondamentalmente sull’esperienza che abbiamo accumulato e la formazione che abbiamo acquisito.

Questo significa che l’intelligenza può essere sviluppata. Nonostante comprenda una componente genetica, il suo sviluppo è influenzato anche dall’ambiente, un ambiente ricco di stimoli, che ci sottopone continuamente nuove sfide, contribuirà a migliorare l’intelligenza. Naturalmente, anche il nostro atteggiamento è molto importante: per risolvere un problema non è sufficiente perseverare ma è essenziale mantenersi aperti a diverse prospettive.

Gli otto segni che sei più intelligente rispetto alla media

Alcuni ricercatori hanno scoperto 8 elementi ricorrenti nelle persone che hanno un quoziente intellettivo più alto della media:

1.Essere il figlio maggiore. I figli maggiori sono in genere più intelligenti, ma non per questioni genetiche. Uno studio del 2007, ha suggerito che l’intelligenza dipende dalla psicologia e dalle dinamiche familiari.

2. Prendere lezione di musica. Uno studio del 2011 ha scoperto che l’intelligenza verbale nei bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni viene incrementata dopo un mese di lezioni di musica.

3. Non fumare. Una ricerca del 2010, condotta in Israele su 20 mila giovani ragazzi, tra i 18 e i 21 anni, ha scoperto che in media i fumatori hanno un quoziente intellettivo di 94, mentre i non fumatori di 101.

4. Essere magri. Un corpo in forma è strettamente collegato a una mente sana. Secondo uno studio francese del 2006, i soggetti obesi possono ricordare circa il 44% delle parole contenute nel dizionario, contro il 56% dei soggetti magri.

5. Essere mancino. Recenti studi hanno associato l’essere mancini al “pensiero divergente”, una forma di creatività che permette di avere idee sempre nuove.

6. Avere un gatto. Nel 2014, è stato scoperto che le persone “da cane” fossero molto più socievoli rispetto a quelle “da gatto”, invece più intelligenti. Ciò potrebbe essere spiegato con il comportamento adottato dalle persone che preferiscono i gatti, in genere più introverso e dedito a svaghi intellettuali.

7. Essere alto. Uno studio di Princeton ha rivelato che i bambini più alti in età prescolare, quindi prima dei tre anni, fossero i più intelligenti secondo i test cognitivi.

A cura di Ana Maria Sepe, psicoloogo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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