10 esperienze dolorose che solo chi ha un disturbo borderline può capire

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Partirò dalla premessa che nessuna etichetta diagnostica è una condanna. Proprio come le malattie che colpiscono il corpo, anche i disturbi della personalità possono essere trattati, curati e guariti. Proprio come le malattie che colpiscono il corpo, anche per le affezioni che riguardano la persona nella sua complessità, la guarigione non dipende dalla “forza di volontà”. Purtroppo questa è la peggiore credenza di tutti i tempi e propagarla fa tanto male: «basta la forza di volontà», quante volte lo abbiamo sentito? Per guarire da qualsiasi malessere, è necessario curarsi e per farlo sono indispensabili gli strumenti giusti.

Se da un lato la volontà è un elemento essenziale, dall’altro, ancora di maggior rilevanza sono gli strumenti di cui può servirsi la persona. Un persona con DBP può avere tutta la volontà di guarire di questo mondo, ma se non le si forniscono gli strumenti giusti, se non le viene dato un preciso trattamento da seguire, la sola volontà non potrà bastare. Ma che cos’è il DBP? Vediamolo da vicino.

I sintomi del Disturbo Borderline di Personalità

Il disturbo borderline di personalità (DBP) è caratterizzato da alterazioni dell’immagine di sé e delle relazioni interpersonali segnate da improvvisi cambiamenti tra gli estremi di idealizzazione e svalutazione. Ciò significa che chi ne soffre può oscillare tra stati in cui ha una visione estremamente positiva di sé e degli altri (idealizzazione) e stati in cui ha una visione negativa di sé e degli altri (svalutazione).

Le persone con disturbo borderline tipicamente sperimentano irritabilità, disforia, nonché comportamenti impulsivi legati al sesso, allo shopping, all’abuso di sostanze e al cibo. Queste persone sperimentano periodicamente un’intensa rabbia, una sensazione di forte ingiustizia, possono riferire stati di vuoto e presentano ideazione paranoide transitoriale correlata allo stress. Nel quadro sindromico sono presenti condotte autolesive e sintomi  dissociativi (ad esempio, l’esperienza di irrealtà di sé o dell’ambiente circostante).

Nella fase di idealizzazione, la persone con disturbo borderline di personalità tende a sentirsi coraggiosa, in grado di affrontare tutto, presenta un entusiasmo e una forza contagiosi. Tuttavia, nelle fasi di svalutazione, ha un’immagine di sé compromessa: può percepirsi come la peggiore persone al mondo. Per il complesso quadro sintomatico, queste sono le 10 esperienze che una persona con DBP può fare più e più volte anche nell’arco di un singolo mese:

  1. Si detestano fino a odiarsi e disprezzare ogni parte di sé, ogni centimetro della propria pelle, ogni scelta compiuta e ogni parola pronunciata. La svalutazione di sé può essere feroce e assoluta.
  2. Sentono di star vivendo come in un film, che tutto sia irreale. Nei casi più estremi, i sintomi dissociativi causano alterazioni percettive. Nota bene, non sempre i sintomi dissociativi sono presenti.
  3. Possono sperimentare un senso di solitudine assoluto e terrorizzante ma questa non è l’unica sensazione intesa che si ripropone periodicamente nella loro vita. Diverse emozioni possono innescare un profondo senso di vuoto emotivo.
  4. Non conoscono mezze misure pertanto si sentono continuamente definire come “esagerati”, così si sentono incompresi ed esclusi.
  5. Sentono che nella loro vita non esistono certezze, che tutto può essere essenziale così come inutile, pertanto, più di chiunque altro, hanno bisogno di punti di fermi di riferimento.
  6. Sono ipervigili, vedono minacce ovunque, non conoscendo la calma, qualsiasi esperienza di tranquillità si trasforma in noia dalla quale si allontano! Per non correre il rischio di rimanere soli con se stessi, sono sempre impegnati in qualcosa (attività stimolanti, relazioni…).
  7. Non sempre comprendono la differenza tra giusto e sbagliato, così finiscono per ferire gli altri senza neanche rendersene conto. Lo capiscono, a volte, quando è troppo tardi.
  8. Hanno un disperato bisogno di considerazione così, nel maladattivo tentativo di ottenere convalide, mettono costantemente alla prova gli altri fino a esaurirli e indurli ad allontanarsi. Ecco che l’abbandono tanto temuto arriva e con esso non tarderanno ad arrivare fasi svalutanti e stati depressivi.
  9. Vivono continui dualismi che possono innescare profonde crisi interiori.
  10. Sono estremamente sensibili al rifiuto e impiegano una rabbia difensiva che può essere fortemente distruttiva.

A causa di queste vissuti soggettivi, le persone con DBP instaurano relazioni dolorose e ricche di contrasti.

Oltre la diagnosi di DBP

Le diagnosi cliniche sono importanti… per la clinica! Nella vita di tutti i giorni, non dovremmo mai pensare a noi come “borderline” o “bipolari” così come non dovremmo mai pensare a noi come “ipotiroidei” o “epilettici”. Identificarsi con una patologia può essere estremamente pericoloso anche quando questa è pervasiva e domina la propria vita.

L’eziologia (le cause) del DBP è ormai piuttosto chiara. Attualmente esistono due prospettive principali che possono intersecarsi: quella dei modelli traumatici e quella dei modelli socio-cognitivi. È fondamentale sottolineare che il trauma è un fattore di rischio cruciale per lo sviluppo del disturbo borderline di personalità. Con la parola “trauma” non bisogna pensare necessariamente ad abusi fisici, sessuali, violenze, perdite eclatanti (anche se vi è una forte associazione tra esperienze infantili di abuso e disturbo borderline con sintomi dissociativi), anche il trauma relazione è un elemento chiave nella genesi della patologia ed è un’esperienza che passa completamente inosservata! Anzi, viene “normalizzata” da chi la subisce e ci struttura tutto intorno la sua personalità.

Il disturbo borderline di personalità può essere visto (e descritto) a tutti gli effetti, come un disturbo dell’attaccamento. Manca infatti un’immagine di sé stabile (che si acquisisce nei primissimi anni di vita, entro il legame di attaccamento genitore-figlio), manca la possibilità di considerare gli altri figure stabili (la prima esperienza di fiducia nell’altro e stabilità, la facciamo proprio entro il legame genitore-figlio) e soprattutto, manca la capacità di poter regolare in autonomia i propri stati emotivi. Tutte le mancanze che si registrano nella vita di un adulto con disturbo borderline di personalità hanno specifiche ragioni d’esistere.

I disturbi di personalità (tutti) sono “solo” adattamenti all’ambiente di sviluppo. La nostra personalità non ci viene data in dotazione alla nascita, questa si sviluppa nel tempo e le basi vengono gettate entro il legame di attaccamento genitori-figli.

Come guarire

Come premesso, la sola forza di volontà non basta. La «terapia dei sistemi familiari interni» è indubbiamente la più indicata per il trattamento del disturbo borderline di personalità. L’assenza di un ambiente di sviluppo adeguato ci avrà pur fatto “ammalare”, ma è chiaro che anche chi ha ricevuto una diagnosi di DBP merita una vita significativa e appagante.  Se hai voglia di lavorare su te stesso e analizzare i tuoi comportamenti in termini di “disturbo dell’attaccamento”, ti consiglio vivamente di leggere il mio manuale di psicologia «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», puoi trovarlo in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo.

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  • 21 settembre (ore 18:30), Galleria Rizzoli (g. V. Emanuele), Milano
  • 22 settembre (ore 18:30), Mondadori (cc Vialarga), Bologna
  • 29 settembre (ore 18:30), LaFeltrinelli (cc GreenPea), Torino
  • 5 ottobre (ore 17:30), Libreria Rinascita (p.zza Roma), Ascoli Piceno
  • 12 ottobre (ore h.18), LaFeltrinelli (p.zza dei Martiri), Napoli
  • 21 ottobre (ore h.11), Biblioteca Malatestiana, Cesena
  • 27 ottobre (ore h.18:30), Libreria Libraccio (via Nazionale), Roma

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» (tradotto in 5 lingue) e del nuovo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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