“Ma come ha fatto a subire per tanto tempo? A me non potrebbe capitare mai!” – Frasi del genere si sentono spesso e sono ricche di ingenuità. Nessuno è completamente invulnerabile alla manipolazione, basta pensare alle pubblicità, nessuno acquista beni solo perché percepisce un autentico bisogno. E, proprio come una bella pubblicità, il narcisista si sa vendere bene. Una fragilità nascosta, le parole giuste pronunciate nel momento del bisogno e zac, è fatta: tutti possono cascarci e finire nella sua trappola. Un rapporto erosivo, distruttivo e annientante. Nessuna esagerazione: a lungo andare, un rapporto amoroso con un narcisista erode anche l’autostima più tenace. Come i postimi di una sbornia, anche i segnali di un abuso emotivo si riconoscono facilmente.
Le tecniche di manipolazione che distruggono
Il narcisista detiene un lungo repertorio di tecniche di manipolazione. Si tratta di “modalità di funzionamento” che il narcisista usa per proteggersi e per affermare se stesso. Partiamo dal gaslighting, usato dal narcisista perché non ha la capacità di ammettere una qualsiasi delle sue mancanze o torti. Pur di non ammettere una falla nel suo modo di agire o pensare, il narcisista rigira la frittata. Il risultato è una forma vera e propria di violenza psicologica che, se attuata intenzionalmente e sistematicamente, diventa ancora più distruttiva.
Il narcisista nega di aver detto qualcosa, trasforma l’intenzionalità di una sua azione, camuffa intenti, sentimenti, idee o le attribuisce all’altro (CHI? IO?! MA SE SEI STATO TU A DIRLO…?). In genere il narcisista conserva una carica interiore di aggressività ed espone le sue teorie con fare deciso (o addirittura rabbioso). In un influente articolo intitolato “Some Clinical Consequences of Introjection: Gaslighting”, gli autori hanno messo in evidenza come, nella tecnica che chiamiamo gaslighting, vi siano meccanismi di difesa come la proiezione e l’introiezione dei conflitti psichici del manipolatore (proiettati e introiettati) nella vittima.
In caso di manipolazione protratta su una personalità particolarmente fragile, l’abuso narcisistico può portare ad auto-sabotaggio cronico o, nei casi più tragici, a ideazione suicidaria. Il love bombing che accompagna la fase dell’idealizzazione (altro meccanismo di difesa) pone la vittima su delle montagne russe emotive: si passa dalla felicità alla disperazione, dall’accettazione al rifiuto, dall’appagamento al ripudio.
Questa attivazione intermittente di stati emotivi opposti non fanno altro che consolidare il legame traumatico. La vittima, ritrovandosi in un “legame ad alta intensità” percepirà ogni indicatore di interruzione della relazione come un dramma da evitare. La stessa vittima di abusi, dunque, farà in modo di protrarre la relazione più a lungo possibile, a costo di trascinarne il forte peso sulle spalle, a costo di rinunciare a parti di sé. La fine della relazione sarà vissuta come un inaccettabile fallimento.
10 segnali che hai subito un abuso narcisistico
Il senso di sé della vittima è stato eroso, sminuito, screditato… poi idealizzato, poi svalutato, di nuovo posto sul piedistallo, poi punito, ripudiato e ancora accettato. La realtà della vittima è stata deformata e distorta, non ci sono più punti fermi ne’ certezze. Tutto è andato in frantumi, un milione di piccoli frammenti che pur volendoli mettere insieme non combaciano tra loro. E’ questo lo scenario che si vive in seguito a una relazione d’abuso emotivo.
Non si tratta di una normale rottura, tutte le separazioni sono tragiche ma la fine della relazione con un narcisista è caratterizzata da una mancanza di senso. La mancanza di senso non è intesa solo come una questione esistenziale, ma come quei milioni di pezzi che non combaciano tra loro, difficili da spiegare, difficili da comprendere. Ricordi discordanti, fratture, ferite, vissuti emotivi che sembrano incompatibili tra loro.
Se il quadro non è ancora chiaro, passiamo in rassegna alcuni degli indicatori più eclatanti che possono segnalare un vissuto fatto di manipolazione psicologica, violenza verbale e abuso emotivo protratto nel tempo.
#10. Sintomi del DPTS
Gli abusi cronici possono dare vita a sintomi tipici del Disturbo Post Traumatico da Stress. Questo è vero soprattutto se la vittima ha una storia di abusi alle spalle (genitori emotivamente ciechi, ex partner violenti…). Le conseguenze di un abuso narcisistico possono comprendere un pervasivo senso di vergogna, sensazione schiacciante di impotenza, senso di inutilità. Gli autori Staggs e Cannoville hanno stilato un quadro sintomatico per descrivere la condizione delle vittime del narcisismo. Tra i sintomi più comuni, riconducibili anche al DPTS, figurano: ansia, depressione, ipervigilanza, senso di perdita del sé e dissociazione.
#9. Bassa autostima
Lo svilimento e le continue umiliazioni minano il senso di sé e distruggono l’autostima. Che cos’è l’autostima? “La disposizione a sperimentare se stessi come competenti nel far fronte alle sfide fondamentali della vita e di essere degni della felicità“ (Nathaniel Branden).
Quando si subisce un trauma celato è difficile fare collegamenti del tipo “causa-effetto”. La vittima si ritrova in una condizione di mancanza di “amor proprio” senza averne la minima cognizione. La storia complessa di abbandoni, maltrattamenti, assenze e ritorni, pone la vittima a ignorare le sue emozioni, a “dissociarle da sé“. Le emozioni ignorate e i desideri posti in secondo piano, aprono le porte all’insicurezza, alla sfiducia e alla bassa autostima.
#8. Senso di vuoto
La bassa autostima può portare a una completa perdita di speranza, a un senso di inutilità e di vuoto. Questi vissuti sono riconducibili a una depressione conclamata o latente. Le vittime sfiduciate possono spesso sperimentare sensazioni di vuoto interiore a seguito dell’abuso emotivo. Se il senso di vuoto interiore era presente anche prima della storia con un manipolatore emotivo, sarebbe opportuno leggere l’articolo: sentirsi vuoti. La sensazione di vuoto, infatti, può essere associata a diversi disturbi di personalità e malesseri psichici.
#7. Dissociazione come meccanismo di difesa
La dissociazione è un sintomo tipico del DPTS ma necessita di un paragrafo a sé perché nella dissociazione risiede l’essenza stessa del trauma. “L’esperienza travolgente è divisa e frammentata, in modo che le emozioni, i suoni, le immagini, i pensieri e le sensazioni fisiche assumono vita propria“. Dal libro “The Body Keeps the Score” (Van der Kolk, 2015).
La dissociazione causa intorpidimento emotivo che, a lungo andare, può diventare una modalità di vivere dalla quale è difficile uscire. La vittima può “dissociare” stati emotivi, vissuti esperienze… ma anche parti interne di sé che divengono disgiunte dalla personalità (Johnson, 2017). Le parti interne dissociate (non riconosciute e invalidate) spesso riguardano bisogni emotivi di cura, stima e validazione, necessità messe da parte, ignorate e represse.
“L’integrazione e il recupero di aspetti dissociati e rinnegati della personalità dipendono in gran parte dalla costruzione di una narrativa coerente, che consente l’assimilazione di realtà emotive, cognitive e fisiologiche” (Sheri Heller 2015). Questa integrazione interna è indispensabile per il recupero e può essere necessario l’aiuto di uno psicologo.
#6. Sintomi psicosomatici
Qualsiasi parte dissociata (o qualsiasi bisogno represso) troverà il modo di “uscire” e farsi sentire, lo farà anche mediante sintomi psicosomatici. Un abuso emotivo può avere un impatto diretto sulla salute (perdere o prendere peso, disturbi del sonno, consumare quantità eccessive di alcol…) o indiretto (conseguenze dello stress e sintomi psicosomatici). Lo stress psicologico può indebolire il sistema immunitario rendendoci più vulnerabili a problemi respiratori, herpes, malattie da raffreddamento, allergie (Bergald, 2013). La psiconeuroendocrinoimmunologia non è una branca nuova, studia esattamente i risolvi fisiologici (sintomi somatici) legati agli stati emotivi di malessere.
Anche se molti medici faticano ad ammetterlo, la psiche gioca un ruolo consistente nello scandire la nostra salute fisica. Orticarie, prurito, rush cutanei, mal di testa, disturbi gastrointestinali… sono solo alcuni dei sintomi psicosomatici più comuni. Un qualsiasi evento traumatico non elaborato a dovere può dare vita a sintomi psicosomatici soggettivi (quindi di natura diversa in basse al vissuto della vittima).
#5. Razionalizzazione, rimozione e dissonanza cognitiva
Chi vive un trauma, cioè un evento difficile da “assimilare” tra i vissuti emotivi, potrebbe attivare una serie di meccanismi di difesa. I meccanismi di difesa si innescano per proteggere l’Io da verità dolorose e difficilmente integrabili nel sé, oppure semplicemente per proteggere l’Io da eventi a cui è difficile dare un senso o una spiegazione in linea con i propri principi e valori espliciti. Per esempio: conosco una persona online. Al primo incontro, finiamo a letto insieme e sono indotta ad avere esperienze che fino a quel giorno ho reputato “disdicevoli”.
Pur di non ammettere che sono stata raggirata e anche molto ingenua ad assecondare determinati desideri, pur di non mettermi pienamente in discussione e, nel disperato tentativo di non vedere una mia fragilità che reputo inaccettabile… potrei convincermi che “in fondo non era male, lo volevo anche io, altrimenti non l’avrei mai fatto. Sono esperienze di vita che bisogna fare” e così via. Questo esempio mette in risalto tre meccanismi di difesa: dissonanza cognitiva, rimozione e razionalizzazione.
Alla fine della storia con un narcisista si potrebbe arrivare a negare qualsiasi vissuto negativo (rimozione), negare di aver subito un abuso. Addirittura, il narcisista potrebbe essere descritto come un “santo” dalla sua vittima (dissonanza cognitiva). Tutto questo per legittimare la storia d’amore vissuta ed evitare di guardare in faccia una ferita soggiacente che potrebbe essere riconducibile all’oggetto interiorizzato dalla vittima fin dalla sua infanzia.
#4. Sensi di colpa
In psicologia, i sensi di colpa non sono sempre negativi, per esempio, sono la molla di slancio che serve ad attivare un’azione riparatoria e nel formulare le scuse. Tuttavia, le vittime di abuso emotivo tendono a colpevolizzarsi in modo cronico. I sensi di colpa, quando si cronicizzano, hanno una forte connotazione negativa in quanto proiettano al passato e precludono il recupero. Consultare uno psicoterapeuta potrebbe essere la soluzione giusta per venirne fuori.
#3. Rimuginare
Fantasticare sulla storia (o peggio, ricercare nuovamente l’ex partner per avere nuove dosi di dolore) rappresenta il comportamento di auto-sabotaggio più distruttivo. Rimuginare, guardare foto, rileggere i messaggi, tentare di dare un senso alla relazione, tentare di ricomporre i frammenti della storia, pensare, pensare e pensarci ancora! Sono tutti comportamenti disfunzionali che amplificano un dialogo interiore negativo e precludono il recupero.
#2. Riproporre lo stesso modello relazionale
A causa delle ripercussioni “nascoste” della storia con il narcisista e a causa di modelli operativi interni ormai consolidati, le vittime tenderanno a vivere il dolore con normalità e per questo potrebbero stringere relazioni simili con altri partner. I partner futuri non saranno necessariamente narcisisti ma anche anaffettivi, evitanti, borderline, ambivalenti… qualsiasi personalità che non sia in grado di assicurare un rapporto fatto di reciprocità e amore.
Chi ha la tendenza a vivere relazioni d’amore che fanno soffrire, dovrebbe considerare seriamente l’ipotesi di intraprendere un percorso introspettivo così da individuare quali sono quei modelli operativi interni da correggere, cioè quegli script interni che ci guidano nella vita.
#1. Isolamento e solitudine
Il ritiro sociale è una conseguenza comune di molti eventi stressanti, abuso narcisistico compreso. L’isolamento è il segnale di una situazione di disagio psichico caratterizzato da senso di solitudine. Anche in condizioni di socialità, il dialogo può rimanere superficiale instaurando una fitta distanza tra sé e l’altro. La solitudine può essere il frutto dell’apatia, del senso di vuoto, della sfiducia o della sensazione di non essere compresi (legata allo stesso abuso narcisistico).
“Ho subito un abuso emotivo: e ora?”
Ricostruire la proprio vita alla fine di una relazione non è mai semplice, ancora più arduo risulta questo compito quando la storia chiusa era costellata di abusi emotivi. Condividi la tua esperienza con un professionista della salute mentale. Dedica a te stessa tutte le attenzioni di cui hai bisogno, prenditi cura di te… se non sai come fare, puoi partire dal prenderti cura del tuo corpo. Chiedi aiuto ad amici e parenti ma ancora di più, fai chiarezza con il tuo mondo interiore. Gli abusi emotivi possono disorientarti ma anche indicarti un nuovo cammino, essi, infatti, ti dicono che non ti conosci così bene come pensi. Dietro ogni abuso subito c’è sempre qualcosa da scoprire. Prova a tenere un diario atto a convalidare la realtà di qualsiasi esperienza emotiva che vivi. La confusione può giocare brutti scherzi e tenere traccia dei propri vissuti emotivi può essere utile.
Non è facile lasciarsi alle spalle un legame traumatico, gli effetti del trauma, come hai potuto notare, sono pervasivi e invalidanti… tuttavia devi sapere che è possibile ripartire, riprendere la propria vita in mano, rialzarsi e ricostruire! Nessun viaggio è troppo difficile.
Anche se non lo sappiamo, avevamo un mondo e una vita completa anche prima che il nostro partner arrivasse
Ciò che possiamo fare oggi, è continuare a prenderci cura del nostro mondo, a prescindere dalle azioni dell’altro. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, alcuni sembrano più bravi a occuparsi degli altri e non di sé, ma anche questo cambierà. Come spiego nel mio libro «d‘Amore ci si ammala, d’amore si guarisce», quando sappiamo guardarci bene dentro e riusciamo cogliere i nostri bisogni più profondi, riconoscendoci nella nostra interezza saremo capaci di muoverci nella direzione giusta per appagarli, a prescindere dall’altro! La soddisfazione relazionale diverrà la naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo mentale. Il libro è disponibile in tutte le librerie o su Amazon, a questa pagina.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» (tradotto in 5 lingue) e del nuovo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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