Una relazione d’amore evoca immagini di baci, abbracci, coccole e carinerie, tuttavia i momenti di piacevolezza possono essere fugaci mentre le relazioni richiedono attenzioni costanti. Le attenzioni da dedicare alla coppia sono difficili da immaginare e anche da quantificare, eppure, quando in una coppia è sbilanciata, il partner che dà di più lo sente perfettamente. Questo cosa significa? Semplicemente che non tutte le relazioni sono destinate a durare.
Alcune coppie nascono con i presupposti migliori: sorrisi, sogni, progetti condivisi, stima reciproca, complicità e comportamenti supportivi. Nella coppia ideale, infatti, l’uno desidera e si muove per il bene dell’altro. Purtroppo anche in queste coppie ci sono centinaia di cose che possono andare storte. Il seme della discordia è piantato dai problemi di comunicazione che potrebbero causare distanza e incuria, da qui poi problemi più seri.
In molti altri casi, invece, le coppie non nascono con i migliori presupposti. Il partner non è un valore aggiunto in una vita già soddisfacente ma il mezzo per trovare quella soddisfazione. E’ chiaro che se il partner diviene l’unica fonte primaria e assoluta di appagamento, i rischi che si corrono sono più di una centinaia. Il partner non dovrebbe completare un sé caratterizzato da mancanze ma essere un valore aggiunto nella vita di una persona che riesce a riconoscere e affermare in modo sano la propria identità.
Molte coppie, dunque, nascono per problemi di identità, bisogni insoddisfatti e paure. Come affermava l’autorevole psicoanalista C. G. Jung, colui che non individua se stesso, «commette azioni che lo pongono in disaccordo con se stesso». In parole più semplici, colui che non afferma se stesso, finisce per scegliere il partner sbagliato e con un partner sbagliato, arrivare al capolinea non è poi così difficile.
Fattori predittivi di separazione
Lo psicologo e ricercatore J. Gottman, studiando le dinamiche di coppia, ha identificato alcuni fattori predittivi di separazione. Quando in una coppia sono presenti i seguenti indicatori, tale coppie avrà vita breve.
#1. Modelli comunicativi basati sulla critica
Le critiche funzionali fanno crescere se stesso e il partner, fanno bene alla coppia. Non c’è nulla di male nel comunicare concetti come «quando rientri tardi a casa mi sento solo, vorrei passassimo più tempo insieme così da ricostruire la nostra intimità». Lo scenario cambia completamente se questo concetto viene espresso così: «sei il solito menefreghista! Non t’importa di nulla quando esci con i tuoi amici».
Le critiche costruttive possono, al contempo, sottolineare mancanze dell’altro e bisogni personali. Le critiche distruttive, invece, sono sfoghi di rabbia che hanno l’unico scopo di ferire l’altro perché ci ha fatti stare male. Nella coppia non bisogna rendere pan per focaccia ma bisogna trattare l’altro così come vorremmo essere trattati. La coppia è un gioco di squadra dove l’uno supporta l’altro nel soddisfare i propri bisogni: ognuno soddisfa se stesso sapendo di poter contare sul sostegno dell’altro.
Nella famiglia di origine molti di noi hanno imparato a comunicare per insulti, a farsi valere sminuendo ed attaccando. Così finiamo per regalare al partner appellativi denigratori. Le critiche meschine e gratuite possono minare l’autostima dell’altro, la sua integrità e stabilità. Come invertire la rotta? Iniziando a riconoscere gli sforzi del partner e valorizzarli.
#2. Schemi comportamentali basati sul disprezzo
Il criticismo fa spesso coppia con il disprezzo. Non parliamo solo di offese palesi ma anche di atteggiamenti come il voltare le spalle mentre l’altro sta ancora parlando. Questo comportamento non solo comunica un palese disaccordo ma veicola un messaggio pericoloso: «tu non sei degno neanche di essere ascoltato». Nella coppia disfunzionale vi sono molte forme celate di disprezzo. Alcuni esempi:
- Ignorare le sofferenze del partner per evitare argomenti spinosi o peggio, per noia.
- Parlare male alle spalle del partner.
- Screditare le sue emozioni o prendersi gioco di lui e dei suoi sentimenti.
Il disprezzo e il criticismo, come modelli comportamentali, possono annientare l’autostima del partner e corrodere pesantemente la relazione.
#3. Atteggiamento difensivo
Ammettere le proprie colpe è una virtù che pochi hanno. Guardare negli occhi il partner, comprendere nel profondo l’offesa arrecata e fare in modo che l’errore non riaccada, è un atto di forte crescita emotiva… ma è anche un lusso che chi assume un costante atteggiamento difensivo non riesce a concedersi.
Ammettere un errore significa accettare una propria fragilità. Quanti sono disposti ad ammettere con se stessi di essere umani e fragili? Molte persone si ricoprono di mille scudi difensivi, tanto che si distaccano dalla realtà e vivono in un mondo in cui si sentono infallibili.
In genere, queste persone, hanno la percezione che il partner sia troppo sensibile o per nulla sensibile, che parli a sproposito, che debba curare meglio le parole… Per queste persone, se qualcosa è andato storto, la responsabilità è sicuramente di qualcun altro e, ahimè, troppo spesso del partner.
Il partner diviene il capro espiatorio per ogni insoddisfazione sperimentata. Queste persone ritengono di non dover cambiare e che per fare andare meglio la relazione, dovrebbe essere il partner a cambiare. Si scusano raramente e investono molte energie per evidenziare ogni minimo errore del partner.
Questo atteggiamento difensivo innesca nell’altro comportamenti di rabbia, distacco e ostilità. In questo contesto, per ricucire il rapporto bisognerebbe imparare sinceramente a mettersi in discussione e ascoltare davvero l’altro. In una coppia, i bisogni dei due componenti hanno uguale peso, bisogna imparare a fare meglio se si desidera mantenere un buon equilibrio.
Se reputi che uno o più di questi comportamenti caratterizzano il tuo modo di fare, prova ad appoggiare tutto ciò che dice il tuo partner senza criticare ne’ discutere, guarda come queste due settimane potrebbero cambiare la tua relazione.
#4. L’ostruzionismo che uccide la coppia
L’ostruzionismo consiste nel rifiuto di impegnarsi in modo significativo nella risoluzione di un conflitto interpersonale. Il trattamento del silenzio è un esempio palese di ostruzionismo: il partner si rifiuta di parlare, fa scena muta su tutto o non risponde in modo selettivo a determinate domande. L’ostruzionismo fa sentire l’altro sopraffatto, ferito, abbandonato e queste sensazioni sono i prodromi della fine della storia.
#5. I ricatti morali
Riuscire a comunicare i propri bisogni e farli rispettare è una questione di assertività e non di imposizione o ricatto. L’assertività è una capacità che consiste nel saper esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni, opinioni e bisogni, senza tuttavia offendere né aggredire l’interlocutore. Purtroppo molte persone non hanno avuto la possibilità di imparare a chiedere in modo aperto e sincero e soprattutto di lasciare all’altro il libero arbitrio di rispondere.
La forma di ricatto peggiore è quella dell’abbandono, tuttavia non è l’unica. Alcune persone hanno la tendenza a strumentalizzare malesseri fisici per indurre l’altro ad assumere una determinata condotta (rinunciare a uscire, avere più attenzioni…). Se la coppia vive di ricatti morali, prima o poi imploderà regredendo fino a rendere l’ambiente relazionale invivibile.
#6. La rabbia
Scattiamo tutti sulla difensiva quando ci sentiamo minacciati ma in chi non sa gestire le emozioni, le critiche mal poste possono innescare un eccesso di difesa che si trasforma in uno sfogo di rabbia.
Rabbia e risentimenti possono corrodere anche la coppia più robusta. Chi soffre di rabbia cronica può disorientare il partner e mettere in forte crisi la relazione. Gli scatti d’ira non lasciano spazio all’armonia di coppia. Chi soffre di attacchi di rabbia, in genere, sente una tensione crescente che culmina con uno crisi di rabbia molto forte ma… appena lo sfogo è passato, si comporta come se nulla fosse accaduto. Questo comportamento è disorientante, anche perché non dà il tempo al partner meno irascibile di riprendersi ed elaborare l’accaduto.
Per scoprire se tu o il tuo partner soffrite di scatti d’ira, nell’articolo «come scoprire se soffri di attacchi di rabbia», sono elencati i criteri diagnostici e suggerimenti su come gestirli.
#7. Scarsa tolleranza per la frustrazione
Non c’è bisogno di scomodare il filosofo F. Nietzsche per comprendere che quello in cui viviamo non è il migliore dei mondi possibile. Ogni giorno dobbiamo affrontare le più disparate avversità e siamo sottoposti a un elevato numero di pressioni emotive.
Una coppia resiliente accetta le difficoltà come sfide da superare insieme, mano nella mano, facendo un vero lavoro di squadra: nessuno rimane indietro i due proseguono camminando fianco a fianco. Una coppia che non tollera le difficoltà sarà perennemente insoddisfatta, qui vige la regola: si salvi chi può. Non importa se il partner affonda, l’importante e ottenere una gratificazione immediata… o quantomeno evitare la seccatura.
#8. Passività
Molte persone iniziano una relazione con l’aspettativa che le cose possano funzionare da sole. L’impegno è ridotto al minimo indispensabile, magari quel poco per garantirsi il tornaconto irrinunciabile. E’ chiaro che la coppia è tanto più soddisfatta quanto più i due partner, insieme, decidano di investirci energie e risorse nel proprio benessere.
Come premesso, se la coppia è sbilanciata, la persona che dà di più lo sente e la sua insoddisfazione dapprima si riverserà nella coppia e in secondo luogo, lo condurrà a porre fine alla relazione. Ha poco senso portare avanti una relazione unidirezionalmente.
#9. Prevaricazione
Spesso un partner passivo si accoppia con un partner prevaricatore. In questo scenario la coppia può andare avanti per decenni senza fare una piega, i ruoli sono ben definiti e rigidi. In una relazione sana, i ruoli dei due sono interscambiabili, non esiste alcun copione fisso e soprattutto nessuno prevarica sull’altro.
Quando c’è una questione da risolvere, le discussioni vengono risolte in accordo. Se la relazione è sbilanciata, invece, ogni decisione diviene un «tiro alla fune». In una coppia sana non c’è una persona che deve vincere sull’altra ma c’è la ricerca di equilibrio e reciprocità. Se l’equilibrio viene a mancare, uno dei partner si sentirà inutile, sentirà che i suoi bisogni non contano nulla e ben presto imparerà a soddisfarli altrove (non necessariamente in un’altra relazione romantica). La prevaricazione fa sì che nella coppia si accumulino questioni irrisolte che, prima o poi, comprometteranno la capacità di andare avanti insieme.
#10. Le limitazioni
Se ami qualcuno, desideri il meglio per lui e appoggi qualsiasi iniziativa che possa coadiuvare la sua armonia e il suo benessere individuale. Ovviamente parliamo di iniziative che siano in linea con i valori personali di entrambi i partner. Troppo spesso, però, dietro alla maschera della gelosia, si nasconde uno spesso strato di egoismo.
Un partner eccessivamente possessivo può minare la crescita personale dell’altro ponendo delle condizioni di vita limitanti
L’essere possessivi è una forma di opposizione silente che di fatto impedisce al partner di crescere, ne limita la libertà e il soddisfacimento dei bisogni. A volte la possessività assume forme inaspettate di ricatti morali. Allora la paura di rimanere solo si trasforma in un «non uscire perché non ce la faccio a…», le tensioni emotive si trasformano in un «se fai questa cosa… io non so come potrei reagire…». Una coppia sana presuppone che entrambi gli individui debbano sentirsi completi ed emotivamente autonomi. La coppia è costituita da due identità distinte che unite migliorano reciprocamente le proprie condizioni di benessere.
Perché gli addii definitivi ci fanno così paura?
La risposta è scontata, pensiamo che da soli non valiamo abbastanza, che se ci rifiutano, allora non siamo degni, se tradiscono la nostra fiducia, siamo stati stupidi, dovevamo prevederlo… È tutta una questione di stima di sé. Abbiamo la stessa stima di noi stessi che un allevatore industriale ha di una mucca: fin quando produce latte, la tiene, ma poi, non esiterà a mandarla al macello se non gli dà più ciò che vuole. Insomma, anche tu, proprio come chi ti ha deluso, hai imparato ad accettarti con la condizionale, solo a patto che… A patto di raggiungere un determinato peso, uno specifico standard, una carriera, una laurea, a patto di… A patto di essere accettati e amati da qualcun altro perché, da soli, proprio non sappiamo come fare. Allora l’altro è diventato un espediente mediante il quale tentiamo di accettarci. Altrimenti ci sentiamo soltanto carne da macello. Lo so, la metafora è cruenta, ma è perché parliamo di emozioni talmente forti e talmente antiche, che si sono stratificate in te, che sono entrate a far parte di chi sei.
La vita è unica e non è fatta per essere sopportata, non ci dobbiamo accontentare in amore, dobbiamo piuttosto imparare ad accogliere l’amore che meritiamo. Nel mio nuovo libro «Il mondo con i tuoi occhi», ti parlo di relazioni ma, ancora di più, ti parto di te e di cosa puoi fare per te stesso per costruire una relazione sana con te stesso lavorando sui carichi emotivi che ti porti dal passato. Ecco! Io, il libro che tanto cercavi l’ho scritto. Il resto sta a te ❤ E’ un manuale di psicologia che ti fornisce un elevato numero di strumenti psicoaffettivi che puoi applicare ovunque: dalla tua vita di coppia a tutte le relazioni interpersonali. Per immergerti nella lettura e farne tesoro, dovrai aspettare un pochino: il libro è ora in pre-order (puoi ordinarlo qui su Amazon) e sarà disponibile in tutte le librerie a partire dal 29 ottobre.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Se ti piace quello che scrivo, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor
Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*