La rabbia è un’emozione utilissima e funziona un po’ come un ombrello: quando qualcosa ci minaccia emerge per proteggerci. Tiene lontani opportunisti, persone che ci mancano di rispetto e che vogliono violare i nostri confini. Ecco perché la rabbia è tanto rumorosa. Assolve una funzione protettiva ed è giusto che si faccia notare. La rabbia, dunque, è utile dinanzi a minacce concrete; ma quando emerge per un nulla? E quando si cronicizza?
Se la rabbia si cronicizza e tu scatti per frivolezze, sappi che ti stai ancora proteggendo da qualcosa che ti ha ferito in passato. Sì, perché la rabbia è anche un’emozione sostitutiva. È una sorta di “jolly emotivo” che nutriamo al posto di sensazioni più scomode come la tristezza, la delusione e il dolore della perdita. Come capire se la rabbia che nutri è funzionale o distruttiva? La rabbia è un’emozione che dispone all’azione. Quando emerge in modo funzionale, esercita questi effetti:
- Fornisce un senso di controllo
- Dà energia
- Motiva a risolvere problemi
- Rende consapevole di un’ingiustizia
- Ti spinge verso i tuoi obiettivi, ti fa passare da una posizione di inerzia alla posizione desiderata
- Infonde coraggio, tenacia e ottimismo
- Protegge i tuoi valori
- È uno strumento di contrattazione
Al contrario, se la rabbia è legata a un sentimento di chiusura, di ritiro socia, di perdita di controllo, a un forte senso di rifiuto, di isolamento e di abbandono, sappi che sta svolgendo un ruolo protettivo disfunzionale. Stai subendo un «eccesso di difesa» perché una parte di te è molto spaventata e non vuole soffrire. In pratica, nell’invano tentativo di proteggerti, finisci per ferire anche quelli che ti amano e non ti minacciano affatto. In genere, la rabbia disfunzionale emerge in chi ha forti problemi di fiducia.
Allora, ricapitolando: la rabbia ti protegge dal dolore, ma chi protegge te dalla rabbia? Le tue capacità riflessive! Ma arriviamoci per gradi.
La verità ti renderà libero… anche dalla rabbia
La rabbia è un’emozione molto consapevole (sai benissimo di provare rabbia!), è dirompente e anche molto superficiale (ti impedisce di sentire emozioni che stanno più in profondità). Questa emozione può insegnarti molto su te stesso e sulle “bugie” che ti sei raccontato per tanto tempo. Noi nutriamo la presunzione di conoscerci ma in realtà, conosciamo solo la nostra superficie, tutto ciò che affiora a galla… ma in realtà, siamo molto più di quello.
Sai, la rabbia si dissolve facilmente una volta identificate le reali emozioni che sta coprendo e a volte, a dirla tutta, non copre solo emozioni ma anche “parti di sé ferite”. Ecco perché in premessa ho scritto che chi si arrabbia troppo facilmente si sta “ancora proteggendo”, perché protegge una parte di sé sofferente, che è stata ferita troppo profondamente. Quando “sentirai” cosa c’è dietro, potrai re-impossessarti di un pezzetto di te che ti stai negando. Ecco perché questa emozione così forte può diventare il tuo punto d’inizio. Puoi iniziare a imparare a conoscerci da qui. La prossima volta che reagisci con rabbia, prova a porti più domande.
Domande da fare a te stesso
- Cosa è successo quando ti sei arrabbiato?
- Cosa ti ha fatto scattare?
Riesci a mettere a fuoco la mancanza, la frase o l’azione esatta? - Quali pensieri sono collegati alla rabbia?
Se ogni volta che ti arrabbi ti poni queste domande, potresti individuare un comune denominatore, un tema portante nella tua vita. Per esempio, se vai in escandescenza quando senti di aver ragione ma dall’altro lato questa tua “ragione” non viene ne’ condivisa, ne’ compresa, la rabbia emerge perché ti senti minacciato nella tua affermazione personale. Certo, è normale provare frustrazione quando non ci sentiamo capiti ma una cosa è la frustrazione, tutt’altra è “reagire di rabbia”. Se una critica, un disaccordo o una divergenza di opinioni ti fanno imbestialire, nel tuo passato non ti sei sentito considerato e nel presente, ogni volta che qualcuno non considera la tua opinione e non è d’accordo con te, sta minacciando la tua autostima.
Quel disaccordo, non lo vivi come una semplice divergenza, infatti la rabbia emerge per consentirti di proteggere la tua posizione e per affermare la tua identità. In realtà, la rabbia emerge per proteggere un pezzetto di te fragile che -durante la tua infanzia- è stato spesso schiacciato, umiliato, non considerato. Un pezzetto di te che hai ignorato, con il quale non hai mai potuto entrare in contatto.
Il problema è che la rabbia logora se stessi e i legami che instauriamo. Oltre alle divergenze di opinioni, la rabbia disfunzionale può scattare al sentore della minima ingiustizia. Così, se siamo in auto e qualcuno ci sorpassa impudentemente, andiamo su tutte le furie! Se siamo in fila e la cassiera chiacchiera e rallenta, qualcosa di forte e tremendo ribolle in noi. Questa rabbia sta coprendo la ferita dell’ingiustizia. Anche in questo caso c’è una parte di te che ha subito più del dovuto, che ha “ingoiato” troppi torti senza potersi proteggere e tutte le piccole ingiustizie quotidiane si comportano come goccioline che fanno traboccare mille vasi già al culmine. Cosa dire, poi, della rabbia che copre la ferita del rifiuto? In questi contesti, la rabbia emerge ogni volta che l’altro ci fa sentire di troppo. La rabbia qui implode, ci fa chiudere, ci fa allontanare, distrugge la speranza e la fiducia.
Tutto perché non ci siamo concessi il lusso di vivere il nostro dolore, il dolore di figli non amati, trascurati, non considerati, trattati ingiustamente. Figli che sono stati messi da parte, che sono stati “i non favoriti” o gli “iperresponsabilizzati” della famiglia… e che, poiché troppo piccoli, erano REALMENTE impotenti.
Cosa c’entra l’infanzia con la rabbia che provi oggi?
Il modo in cui viviamo le nostre emozioni si è sviluppato durante i primi anni di vita. L’infanzia è un periodo cruciale, molto spesso idealizzata, concettualizzata come spensieratezza ma se ci rifletti un attimo, l’infanzia di un bambino è tutt’altro che spensierata: è sempre in balia degli altri (e spesso anche delle emozioni del genitore), deve imparare a camminare, parlare, controllare gli sfinteri (cioè mettere da parte il pannolino e imparare a fare i suoi bisogni prima nel vasetto e poi nel bagno dei grandi)…. Detto così, possono sembrare compiti semplici ma non lo sono affatto! Solo che oggi non ricordiamo la frustrazione che abbiamo provato nell’apprendere tutto. Senza considerare, poi, le pressioni genitoriali. Una piccola curiosità: sai che statisticamente il secondogenito impara a camminare più rapidamente del primo? Questo non è affatto un caso, dato che in casa c’è già un fratellino/sorellina con la quale competere per le cure e le attenzioni genitoriali. Il primogenito, è il solo ad aver vissuto l’unicità di figlio e vorrà mantenere lo status quo in famiglia e innescare alleanze con i genitori. Tutto questo si verifica quando si vive con genitori che non hanno la maturità affettiva, ne’ le competenze per gestire l’arrivo di un secondo figlio.
Durante l’infanzia, tra mille difficoltà, avevamo un’esigenza: proteggere il legame genitoriale. Siamo venuti al mondo geneticamente programmati per stringere legami di attaccamento atti a garantirci la sopravvivenza. Durante la nostra crescita, ci siamo dovuti adattare ad ambienti non sempre adeguati al nostro sviluppo. Talvolta minacciosi, talvolta ostili… per proteggere il legame di attaccamento (quello che ci avrebbe tenuto al sicuro, e fatto sopravvivere) ci siamo raccontati molte bugie. Abbiamo vissuto molte illusioni e ci siamo allontanati da noi stessi, negandoci finanche la libertà di viverci pienamente chi siamo.
Un lavoro retrospettivo, potrebbe consentirci di entrare in contatto con parti di noi che copriamo non solo con la rabbia, ma anche con altre emozioni di superficie come la vergogna, la paura (ansia) e il senso di colpa. Quando ti sarai liberato di questo emozioni di superficie, allora potrai capire davvero chi sei e viverti pienamente in tutte le tue sfaccettature! Il libro «d‘Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», ti propone un viaggio introspettivo alla scoperte di sé e delle proprie ferite interiori. È il libro più consigliato dagli psicologi. Lo trovi su Amazon e in tutte le librerie.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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