Se ci soffermiamo sull’etimologia del termine, la parola «intelligènza» deriva dal sostantivo latino «intelligentĭa», a sua volta proveniente dal verbo «intelligĕre», cioè capire. Nonostante la semplicità della sua radice etimologica, il costrutto di intelligenza è molto più complesso di così. Nel tempo, l’intelligenza è stata definita in molti modi:
- capacità di astrazione,
- logica,
- capacità di comprensione e apprendimento,
- consapevolezza,
- capacità di pianificare e di creare,
- pensiero critico,
- capacità di risolvere problemi complessi.
È chiaro che per essere intelligenti è necessario sviluppare più di una singola abilità. Raymond Cattell, psicologo che ha spianato la strada all’uso dell’analisi multivariata nelle scienze psicologiche, ha approfondito la ricerca sulle abilità cognitive. In particolare, secondo R. Cattell, l’intelligenza sarebbe caratterizzata da due grandi componenti: intelligenza fluida e cristallizzata.
Intelligenza fluida
L’intelligenza fluida o ragionamento fluido, è la capacità di pensare logicamente e risolvere problemi in situazioni nuove, indipendentemente dalle conoscenze possedute. Il ragionamento fluido è la capacità di analizzare problemi nuovi, identificare schemi e relazioni soggiacenti per estrapolare soluzioni complesse usando la logica. L’intelligenza fluida comprende sia il ragionamento deduttivo che induttivo.
Intelligenza cristallizzata
Se l’intelligenza fluida prevede l’uso del ragionamento logico induttivo e deduttivo, l’intelligenza cristallizzata verte sulle competenze e conoscenze pregresse. È la capacità di applicare il proprio bagaglio di esperienze, conoscenze e competenze per risolvere questioni complesse. Si può considerare come il prodotto di esperienze educative e culturali, in costante interazione con l’intelligenza fluida.
L’intelligenza fluida e quella cristallizzata sono quindi correlate fra loro e chiamano in causa un altro concetto, quello di memoria di lavoro. La memoria di lavoro può essere definita come un sistema di immagazzinamento temporaneo, che mantiene una quantità limitata di informazioni in un tempo limitato, per consentire l’utilizzo dell’informazione stessa nell’immediato.
La memoria di lavoro è il nostro sistema di «archiviazione temporanea», quel sistema che ci consente di riflettere e usare il ragionamento. In particolare, la memoria di lavoro consentirebbe di:
- inibire gli impulsi.
- Pianificare e progettare.
- Mettere in atto un comportamento finalizzato a uno scopo.
- Riflettere.
Secondo uno studio pubblicato sul celebre «Journal of Cognitive Neuroscience» (Lebedev, Nilsson, Lovdén, 2018), la risoluzione di compiti complessi che richiede l’impiego di intelligenza fluida, implica, in parte, gli stessi processi cognitivi richiesti dalla memoria di lavoro. Studi di neuroimaging (Clark et al., 2017) hanno costatato che lo svolgimento di compiti che richiedono memoria di lavoro o intelligenza fluida, vedano l’attivazione della corteccia fronto-parietale. Da qui, alcuni autori hanno ipotizzato che l’allenamento della memoria di lavoro potrebbe potenziare l’intelligenza fluida. Memoria di lavoro e intelligenza fluida sono fattori predittivi di successo in ambito sociale e lavorativo.
Misurare l’intelligenza fluida e la memoria di lavoro
Si ritiene che la memoria di lavoro e l’intelligenza fluida siano costrutti cognitivi altamente correlati, sebbene psicometricamente distinti. Infatti, per misurare l’intelligenza fluida si utilizzano test differenti rispetto a quelli impiegati per la memoria di lavoro.
L’intelligenza fluida viene misurata con le «Matrici Progressive di Raven» e il «Culture fair intelligence test di Cattell» e con la sottoscala delle performance del test WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale). Altre sottoscale del test WAIS sono utili per misurare lo spam di memoria e l’intelligenza cristallizzata (scala verbale). La memoria di lavoro è misurata con un paradigma tipico n-back. Ci sono poi altri compiti che possono mettere alla prova l’intelligenza fluida, quella cristallizzata e la memoria di lavoro, l’esempio più utilizzato in ambito clinico e di ricerca è la risoluzione del Test della Torre di Hanoi.
Come è chiaro, la comunità scientifica si è data molto da fare per sviluppare test psicometrici per la misurazione di costrutti complessi come l’intelligenza e la memoria di lavoro; ma se vorremmo misurare queste abilità su di noi? Cosa dovremmo fare? Per consentirvi di mettere alla prova la vostra intelligenza vi proponiamo un compito a elevata complessità (la Torre di Hanoi) e un test di riflessione cognitiva (test delle tre domande).
3 domande per mettere alla prova la vostra intelligenza
Nei primi anni Duemila, lo psicologo Shane Frederick, professore alla Yale University, ha messo a punto un test di riflessione cognitiva. A differenza del test successivo, questo non viene impiegato in ambito clinico o sperimentale, tuttavia può essere simpatico cimentarsi. Tra i tanti, abbiamo selezionato questo perché mette alla prova il ragionamento matematico e la memoria di lavoro.
- Domanda #1. Una mazza e una palla costano insieme 1,10 euro. La mazza costa un euro più della palla. Quanto costa la palla?
- Domanda #2. Se 5 macchine impiegano 5 minuti per fare 5 pezzi, quanto tempo impiegano 100 macchine per fare 100 pezzi?
- Domanda #3. In uno stagno ci sono delle ninfee che ogni giorno raddoppiano la loro estensione sulla superficie dell’acqua. Se impiegano 48 giorni per ricoprire l’intera superficie del lago, quanto impiegano per coprirne la metà?
Tra le funzioni della memoria di lavoro abbiamo segnalato la capacità di inibire gli impulsi. Il presente test, infatti, non è in grado di misurare l’intelligenza, bensì vi riferisce se siete impulsivi o riflessivi. L’impulsività è associata a una scarsa memoria di lavoro. Queste domande vedono tutte una soluzione immediata che, però, ragionandoci, risulta sbagliata. Vediamo insieme le risposte.
Le soluzioni
#1. La palla costa 5 centesimi! In molti rispondono d’impulso 10 centesimi, ma se così fosse la mazza costerebbe 1 euro e 10 centesimi, che però è il prezzo complessivo. Invece, i 5 centesimi della palla e l’euro e 5 centesimi della mazza fanno esattamente 1 euro e dieci. Secondo lo studio, chi fa il ragionamento corretto tende a essere meno impulsivo e più paziente di chi dà la risposta sbagliata.
#2. Impiegano 5 minuti! La risposta in questo caso è a volte 100. Espresso in termini diversi (ma equivalenti) il ragionamento è meno ingannevole: se ogni 5 minuti 1 macchina produce 1 pezzo, ogni 5 minuti 100 macchine producono 100 pezzi.
#3. 47 giorni. Se in 48 giorni è ricoperta tutta la superficie dello stagno, e le ninfee raddoppiano ogni giorno, il giorno prima il lago doveva essere coperto a metà. La risposta d’impulso che molti danno è però 24.
Se avete sbagliato, non temete, il test è stato elaborato al fine di indurre l’errore. Il test fu sottoposto a partire dal 2003 ad alcune migliaia di persone, tra gli studenti delle università americane più quotate come Yale e Harvard, solo il 17% del campione ha risposto correttamente a tutti e tre i quesiti.
Il Test della Torre di Hanoi
Si tratta di un compito matematico composto da tre paletti e un certo numero di dischi di grandezza crescente e di numero variabile. La versione a maggiore complessità prevede l’uso di 9 dischi. Per la risoluzione del compito sono necessarie elevate abilità cognitive nel dominio dell’intelligenza fluida, dell’intelligenza cristallizzata e soprattutto della memoria di lavoro. Questo esercizio non solo è usato per misurare le proprie abilità cognitive, è molto utile anche per migliorarle e potenziarle! L’intelligenza, infatti, può essere potenziata se ben alimentata. La risoluzione del compito d’intelligenza (e di memoria di lavoro) richiede l’impiego di un algoritmo ricorsivo e di complessità esponenziale.
Il Test della Torre di Hanoi è usato per la valutazione di abilità come la memoria di lavoro (capacità di pianificazione, funzionamento esecutivo, azioni finalizzate ma anche l’inibizione degli impulsi), l’intelligenza fluida (capacità logiche, matematiche e di problem solving), nonché dell’intelligenza cristallizzata (trattandosi di un algoritmo ricorsivo, l’esperienza della risoluzione di un livello inferiore, servirà nella risoluzione del livello di complessità maggiore).
Questo Test è stato creato nel 1883 dal matematico francese Edouard Lucas ma solo nel 1975 è stato impiegato con l’obiettivo di comprendere le performance delle persone e valutarne le diverse abilità.
Come si esegue il Test della Torre di Hanoi?
Chi vuole mettersi alla prova, può acquistare la Torre di Hanoi, è uno strumento che si trova facilmente in molti negozi così come su Amazon: a questo indirizzo troverete la versione più difficile, a 9 dischi. Per risolvere il test avrete bisogno di uno sforzo cognitivo per cimentarvi in un ragionamento complesso e, al contempo, attivare meccanismi di apprendimento. È per questo motivo che il Test della Torre di Hanoi è utile per misurare tutti i costrutti descritti in precedenza: memoria di lavoro, intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata.
Per risolvere il Test della Torre di Hanoi è necessario portare tutti i dischi su un paletto diverso da quello iniziale, spostando un solo disco alla volta. C’è solo una regola da rispettare: il disco spostato non può andare mai su un disco più piccolo.
In ambito sperimentale e clinico, in genere la valutazione del Test della Torre di Hanoi si esegue monitorando le prestazioni per ciascun livello di difficoltà. Tali performance vengono misurate in base al tempo totale impiegato e al numero di mosse. Nelle misurazioni particolari (in caso di anziani o persone con deficit come l’ADHD), vengono valutati anche gli errori. Entro le vostre mura domestiche, vi basterà risolverlo! Fateci sapere come è andata.
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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
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