4 cose che devi sapere dopo una relazione dolorosa per non soffrire più

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Chi vive una relazione dolorosa rinuncia alla sua vita centimetro dopo centimetro man mano che si lascia imprigionare dalla relazione. Spesso questo accade perché ci sentiamo insicuri e quindi poca fiducia in  noi stessi.  Questo ci porta ad essere convinti di dover cambiare, in quanto sbagliati. Tendiamo a sminuire i fatti e a creare nella nostra mente una serie di convinzioni che giustificano i comportamenti dell’altro/a, ma che alla lunga finiranno per logorarci. Questo non è amore! Stiamo solo vivendo un surrogato dell’amore

Quale ferita dovrai guarire per amarti profondamente e incondizionatamente?

Le esperienze dolorose che sviluppiamo durante le nostre vite danno forma alle nostre ferite emotive. Queste ferite possono essere molteplici e possiamo chiamarle in molti modi: tradimento, umiliazione, sfiducia, abbandono, ingiustizia … Tuttavia, dobbiamo prendere coscienza delle nostre ferite…Viviamo in un tempo veloce, con un rapido cambio di sentimenti. La gente va spesso dagli psicologi con un solo obiettivo: far affogare immediatamente il dolore. Per cessare rapidamente di sentire e di nuovo correre, nella vita, nel lavoro, nella famiglia.

Non c’è posto dove vivere il dolore

Come i robot…Vivere e non preoccuparsi. Vivere e non interferire con pensieri ossessivi. Vivere e non sentire. Perché il dolore riguarda i sentimenti. Questo è un indicatore: il dolore. Dove la vera integrità è rotta, fa male. Dove è la ferita, fa male. Se il corpo è vivo, reagisce dolorosamente al trauma, alla malattia, al fallimento nel lavoro. C’è una via d’uscita: diventare un freddo robot, quindi il dolore non farà male. Ma poi il tramonto non ti rallegrerà, e gli abbracci non ti scalderanno, niente emozioni e sapori.

Le ferite emotive sono lesioni interiori che possono essere altrettanto dolorose, se non di più, delle ferite fisiche

La differenza principale è che non possiamo vedere le ferite emotive con gli occhi nudi, ma possono essere altrettanto reali e debilitanti. Il dolore fisico ha uno scopo ben preciso: ci avvisa che c’è qualcosa che non va e ci spinge all’azione per risolvere il problema. Il dolore emotivo ha la stessa funzione. Quotidianamente abbiamo piccolissime ferite emotive che nella maggior parte dei casi guariscono da sole. A volte ci accorgiamo che certe ferite invece rimangono aperte.

Spesso non siamo consapevoli di cosa ci blocchi, di cosa ci faccia provare paura o malessere. Nella maggior parte dei casi, l’origine di queste emozioni risale all’infanzia, a quelle ferite emotive provocate dalla nostra prima esperienza con il mondo che non siamo stati in grado di guarire. Dobbiamo esserne consapevoli e, di conseguenza, evitare di nasconderle perché, più tempo aspettiamo per guarirle, più si faranno profonde.

La perdita fa male. La separazione fa male. Un messaggio con contenuti poveri fa male

Un messaggio non letto fa male. Una parola maleducata fa male. Non piace l’antipatia. Ignorare fa male. La gelosia fa male. È necessario non correre, non essere salvato, ma vivere. È necessario essere malati. Come durante l’influenza, devi sdraiarti a letto, bere una tisana con il limone. È necessario prendere questo dolore e questa condizione. Riconoscere e nominare ciò che senti.
“Sì, sono geloso.” “Sì, ho paura di perderlo, ho una paura da morire.” E sentire rabbia. Essere arrabbiato ! Riversa la rabbia ! Soffri, guardando le foto. Dedica parte del tempo a vivere il dolore della tua situazione.

Assegna in modo speciale il tempo per il dolore che stai vivendo coscientemente. Non essere distratto. La psiche stessa includerà meccanismi protettivi. Se non interferisci con lei, lo farà. Superare apatia, indifferenza. Poi arriva una vera calma e comprensione di quello che è successo. Quindi – l’accettazione della situazione e il desiderio di andare avanti. Questo è ciò che volevi ottenere subito, immediatamente, all’inizio. Capisco, può sembrare una strana ricetta. Ma tu lo sai: l’azione di ogni antidolorifico finisce e la ferita cessa di ferire, solo quando guarisce, altrimenti rimane.

Le 4 cose che impari da una relazione dolorosa

Quando hai il potere di scuoterti, di realizzare che il mondo non inizia e finisce con quella persona e vai avanti, inizi a vedere cosa hai ricevuto. Ogni evento nella nostra vita ha un messaggio, ogni relazione, inclusa quella che chiamiamo tossica, ha un dono. Questo non significa in alcun modo rimanere in una relazione che arreca solo sofferenza. Ma semplicemente ringraziare per la lezione e liberarti invece di rimanere bloccato nel passato attraverso l’inerzia, il risentimento, la rabbia. Ecco cosa puoi imparare da una relazione tossica:

1. Ti aiuta a guarire

Tendiamo a replicare nelle relazioni di coppia ciò che abbiamo visto a casa, tra le quattro mura quando eravamo piccoli e indifesi. Abbiamo imparato ad amare chi ci fa del male… di conseguenza abbiamo elaborato inconsapevolmente che le persone che ci feriscono possono anche amarci. Se dunque tuo padre o tua madre ti hanno dato solo briciole di amore, la percezione di non essere meritevole d’amore sarà sempre molto forte finendo così ad accontentarti delle “briciole”. Il primo passo è essere consapevole delle dinamiche soggiacenti la tua relazione sentimentale.

Non nasconderti più dietro rassicuranti bugie: non sei stato amato come meritavi quando eri piccolo…punto! Ci sono persone che nell’intera vita non riusciranno mai a pensare e tanto meno a dire:”>Mia madre non mi ha amato”, oppure “>Mio padre non mi ha voluto bene”, probabilmente perché sono pienamente inconsapevoli di aver avuto un genitore inadeguato, poco attento! Queste persone vagano nel mondo con bende sugli occhi. Bende che all’apparenza proteggono dal male della consapevolezza ma che nella realtà dei fatti causano malesseri ancor peggiori.

Chi di noi, ripensando alla sua infanzia, riesce a dire: “Non sono stato amato”? Davvero pochi, molti di noi, anche se nel profondo sentono che le cose stanno così, non riusciranno mai ad affermarlo. Una frase come questa, terribile e distruttiva, non può affiorare neppure nel silenzio di un dialogo interiore: fa troppo spavento, non ci appartiene… semplicemente non è così, non è reale. Eppure, la sua fondamentale verità cerca incessantemente di esprimersi.

La via più breve è quella della esplicita affermazione, e poiché chi vive nell’inconsapevolezza, o meglio, nella mancata accettazione preclude tale mezzo, la vaga consapevolezza del proprio “essere non amato” si apre complicate vie d’uscita. E da qui: -perché instauro solo relazioni sbagliate? -Perché capita tutto a me? -Mi detesto! -Non sono abbastanza. -Non sono all’altezza. -Devo fare meglio… -Devo, Devo, Devo…! 

2. Ti aiuta ad accettarti come sei

Un partner difficile può anche essere uno specchio che ti mostra ciò che non accetti in te stesso. Riguarda quegli aspetti che ti infastidiscono e ti tolgono di mezzo. L’idea che abbiamo di noi stessi l’abbiamo strutturata attraverso le esperienze di vita e la gran parte di queste esperienze si verificano in ambito relazionale. Fin dall’infanzia, noi siamo come gli altri ci hanno fatto sentire. Un bambino ben accudito e apprezzato, si sentirà sicuro e di valore. Al contrario, un bambino costantemente screditato, giudicato, preso in giro (…) finirà per sentirsi insicuro e non abbastanza bravo. Una volta capito come hai strutturato l’idea che hai di te stesso, vuoi davvero che siano gli altri a dirti chi sei e come devi sentirti? Probabilmente no! Non desideri questo. Ebbene, è arrivato il momento della tua vita in cui puoi essere tu a dettare le regole!

3. Ti aiuta a essere più forte

Ci vuole coraggio e potere per uscire da una relazione tossica, specialmente quando mina la tua autostima e fiducia in te stesso. Ma una volta che riuscirai a trovare questo coraggio dentro di te, non ti lascerà mai. Trattare se stessi come vorremo che gli altri facessero con noi è l’unico modo per tenere lontano le persone che intossicano la propria esistenza con ricatti, manipolazioni e sensi di colpaCiò significa rendersi conto di quanto spazio mentale ed emotivo si è liberato dentro se stessi dopo la fine di una relazione. Tale spazio non è solitudine ma una dimensione che può essere occupata scoprendo o riscoprendo attività, emozioni, desideri per troppo tempo accantonati. Recupera progetti in sospeso, accarezza l’idea che ora puoi concretizzare sogni mai realizzati, che possono aprirsi nuove opportunità

Non è semplice elaborare quel senso di mancanza che fa così male dentro ma bisogna pur rimodellarsi su nuovi equilibri. E quando ti sarai preso tutto il tempo che ti serve per ritrovare le energie, prova a vivere il tuo “essere solo/a” come uno splendido regalo che la vita ti ha fatto: metterti nella condizione di dover camminare per costruire la vita e le relazioni che realmente desideri e alle quali, forse, avresti rinunciato se lui/lei non ti avesse lasciata/o…

4. Ti aiuta a diventare un maestro della tua vita

Fino a questo momento, la tua vita ha ruotato attorno a una persona e ai suoi capricci. Da ora in poi, le cose sono diverse. Ti rendi conto che non hai bisogno di un partner per prendere le decisioni migliori per te e costruire la tua vita.Aspettiamo che gli apprezzamenti e l’accettazione arrivino dall’esterno, dagli altri, perché dimentichiamo che la persona con cui passiamo tutto il nostro tempo siamo noi! Ecco, quell’accettazione e quegli apprezzamenti potremmo ricercarli in noi stessi.Quando è stata l’ultima volta che hai rivolto un complimento a te stesso? Che ti sei sentito pienamente soddisfatto di te? Sicuramente è stato legato a una buona performance, un risultato ottenuto o un evento particolare. Questo avviene perché siamo stati abituati ad apprezzarci e accettarci in modo condizionato, cioè solo a patto di…!Se impariamo a conoscerci davvero, allora diventerà facile accettarci, perché capiremo che tutto ciò che siamo è una “sintesi inevitabile”, una “forma di adattamento” all’ambiente in cui siamo cresciuti. Questa comprensione ci renderà liberi, liberi da ogni giudizio e forma di autocritica, liberi anche di cambiare. Non più prigionieri di ciò che è stato ma liberi di essere ciò che desideriamo

Accetta il dolore con tutta la grazia di cui sei capace

Accoglilo come si fa con un parente assente da tempo, o un caro amico venuto da lontano. Accogli il tuo dolore con gentilezza, come faresti con una persona cara che sta soffrendo e concedi a te stesso uno spazio e un tempo circoscritto per sperimentarlo, considerando che le onde delle emozioni col tempo diventeranno più piccole e più diradate. Accompagnati con esso, abbraccialo senza riserve e senza porti aspettative o scadenze da rispettare. Guardalo in faccia e dagli il benvenuto, poiché esso è il tuo più grande alleato, ti ricorda che c’è una cicatrice che rimarrà ben visibile. E  tu sai  che ogni cicatrice ha una storia, una storia che ti ricorda che sei sopravvissuto e ti sei rialzato.

Inizia da dove sei ora e con quello che hai a disposizione, facendo qualcosa che non hai mai fatto prima e che sia pienamente nelle tue possibilità, perché anche una sola azione coerente con ciò che è importante nella tua vita è un passo in più verso un’autentica felicità.

E io mio caro lettore o cara lettrice mi auguro che tu sia sempre gentile con te stesso. Ti prego.. non rimproverarti mai per le tue sventure, anche se la vita spesso è ingiusta con te in nessun caso, dovresti smettere di lottare per un “destino” migliore.!  E’ normale quello che stai provando, è normale sentirsi soli, è normale offendersi, è normale arrabbiarsi, è normale aver paura di soffrire, è normale cercare amore, è normale mandare a fanc** qualcuno. Non è normale sentirti un incapace o un buono a nulla, non è normale farsi calpestare, non è normale offrire la tua presenza a chi non merita le tue attenzioni e non è normale elemosinare amore. Apprezza i tuoi pregi (e credimi, tu ne hai da vendere) e accetta i tuoi limiti, ogni essere umano ha i suoi.

Una lettura preziosa per imparare a instaurare legami profondi e sani 

L’amore è un tema di fondamentale importanza, tuttavia, fin dalla nostra crescita, nessuno si prende la briga di educarci a relazioni appaganti. Tutte le tematiche psicoaffettive sono lasciate un po’ al caso e così, finiamo per scappare -più o meno involontariamente- da noi stessi e dal groviglio emotivo che ci portiamo dentro. Beh, è venuto il momento di sciogliere quel meraviglioso groviglio e vedere chi siamo davvero, metterci a nudo perché l’unico nudo che accresce l’intimità e unisce, è quello emotivo (e non certamente fisico!).

Anche se non lo sappiamo, avevamo un mondo e una vita completa anche prima che il nostro partner arrivasse. Ciò che possiamo fare oggi, è continuare a prenderci cura del nostro mondo, a prescindere dalle azioni dell’altro. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, alcuni sembrano più bravi a occuparsi degli altri e non di sé, ma anche questo cambierà. Come spiego nel mio libro «D’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce», quando sappiamo guardarci bene dentro e riusciamo cogliere i nostri bisogni più profondi, riconoscendoci nella nostra interezza saremo capaci di muoverci nella direzione giusta per appagarli, a prescindere dall’altro! La soddisfazione relazionale diverrà la naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo mentale.

Con il libro, potrai ripristinare un equilibrio perduto: ogni pagina ti insegna a rivendicare il tuo valore di persona completa, amabile e degna di stima, ad ascoltare i tuoi bisogni e soprattutto, a farli rispettare. Perché come scrivo nel libro “L’amore che guarisce è prima di tutto il tuo”. Puoi trovarlo in tutte le librerie o su Amazon a questo indirizzo.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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