5 cose da fare per riscattarti e diventare il tuo più grande fan

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Quando mi relaziono con le persone che amo, non ho alcuna regola, mi basta l’accettazione reciproca. Anzi, no, non ho nessuna condizione eccetto una: le persone a cui tengo non possono pensare male di se stesse! Non mi va di sentire frasi come «Sono così stupido!» oppure «Sbaglio sempre tutto» e ancora «Sono un’idiota!». Tutte queste frasi sono inaccettabili, sono come lame affilate che feriscono anzitutto chi se le auto-dirige.

Quante volte ti è capitato di destinarti epiteti spiacevoli? Magari, nella tua mente, tra te e te, ti muovi più rimproveri di quanto dovresti. In questo articolo proverò a farti riflettere e spiegarti come puoi diventare il tuo migliore alleato, spegnendo quel giudice severo che sei abituato a essere.

I commenti sprezzanti che alcune persone muovono su se stessi, in genere, riguardano sempre un errore, una svista o qualche pasticcio combinato. Qualsiasi motivo faccia insorgere questi pensieri, chi li asseconda senza tentare di smorzarli, non fa altro che auto-flagellarsi, interiorizzando l’immagine di un sé sbagliato e indegno. Eppure sbagliare è umano. Che sia nei nostri pensieri o ad alta voce, dobbiamo stare attenti a come descriviamo noi stessi.

Le riflessioni su chi siamo costruiscono, giorno dopo giorno, la nostra immagine creando quelle che in psicologia sono definite le profezie che si auto-avverano (chi ha letto il mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», sa perfettamente di cosa parlo). I pensieri che facciamo, inconsapevolmente, possono ingabbiarci in meccanismi disfunzionali che non ci danno pace, che non ci fanno progredire! Come un gas nocivo, inquinano tutto, anche le opportunità più belle che può riservarci la vita.

Sii gentile con te stesso, stai ancora imparando

Nella vita c’è bisogno di più gentilezza. Da piccoli impariamo a dire «grazie» e «prego», a essere educati, i genitori ci hanno spesso esortato a usare le buone maniere, beh, insieme a questi apprendimenti avrebbero dovuto insegnarci anche a essere gentili con noi stessi!

E tu, sei abbastanza buono con te o sei severo? Se sei severo, provando ad analizzare la tua vita, probabilmente sarai bravissimo a sbatterti in faccia anche il più piccolo passo falso commesso, anche se si è verificato 5 o più anni fa, ancora è lì, ancora ci pensi, ancora ti punge.

Ti condannerai per ogni errore e, anche se non consapevolmente, in questa rappresentazione dal giudizio così severo, arriverai alla conclusione che non sei bravo, non hai valore, non puoi farcela! Ecco che allora, finirai per arrenderti prima ancora di averci provato. Apprenderai a sentirti impotente dinanzi alle cose, anzi, sarai convinto di non poter cambiare la realtà perché essa è del tutto svincolata dalla tua volontà. Questa conclusione frena ogni tentativo e si sa, se non provi una cosa più e più volte, impegnandoti e usando le tue facoltà intellettive, non puoi essere certo del risultato che otterrai.

Noi esseri umani, tu compreso, impariamo per tentativi. Non disponiamo di un manuale delle «scelte migliori da prendere», se è per questo molti non sanno bene neanche come usare le proprie emozioni! Anche la semplice emozione di insoddisfazione può innescare un dialogo interiore negativo facendoci a pezzi.

Le etichette che ci affibbiamo

Un mio amico una volta mi disse «sono pessimo con i parcheggi», gli spiegai che probabilmente era solo inesperto e che avrebbe semplicemente dovuto fare più tentativi. Comprammo dei birilli per creare spazi stretti nel parcheggio di un centro commerciale e così imparò a posteggiare l’auto in piena sicurezza, senza graffiare la carrozzeria. La vita di tutti i giorni rappresenta il nostro parcheggio in cui allenarci a guidare, a valutare gli spazi e le sterzate. Solo che vivendo, i graffi alla carrozzeria sono inevitabili.

Impariamo per tentativi e se ancora non siamo soddisfatti, semplicemente dobbiamo rifletterci su e provare ancora e ancora, cambiando qualcosina in ogni tentativo compiuto, fino a trovare l’angolo di sterzata giusto!

Le etichette che ci mettiamo addosso, sono distruttive. In più, spesso, prendiamo pochi episodi isolati e li generalizziamo all’intera vita. Il mio amico, prima di allora, aveva sbagliato almeno una decina di parcheggi, graffiando l’auto più volte. Cosa sono 10 parcheggi falliti (ma anche 20 o 30 o 40!) in confronto a tutta una vita?

A volte, poi, ci ritroviamo a pensare male di noi stessi in base a circostanze che non erano entro il nostro controllo. A volte la realtà è deludente e ciò prescinde da quanto siamo bravi, capaci o intelligenti. Non possiamo incolpare noi stessi per le mancanze e i torti subiti.

Impara a conoscerti

Ti sei mai chiesto perché sei così severo con te stesso? Ti lascio con alcuni esercizi psicologici da fare che possono aiutarti a conoscerti un po’ meglio. Troppo presi a volerci appioppare etichette, spesso ci scordiamo di conoscerci davvero. Gli esercizi che seguono, possono essere utili a migliorare il tuo dialogo interiore, cioè il modo in cui tu comunichi con te stesso!

1. Il tuo allert interiore

Quando noti che ti stai condannando e stai usando termini negativi per descriverti, prenditi un minuto, rallenta e rifletti sull’origine di quei pensieri.

  • Cosa o chi li ha innescati?
  • È così che ti descrivono gli altri?

2. Soffermati sulle parole che usi

Quando parli con te stesso, prova a fare caso con quale frequenza usi etichette con accezione positiva e, al contrario, quanto spesso usi etichette a valenza negativa.

  • Quali sono i termini che usi più spesso per descriverti?
  • È qualcosa che ti è stato detto tanto tempo fa?
  • Riesci a ricordare in quale circostanza hai sentito quelle parole per la prima volta?

3. Interrogati, è utile o inutile? 

Quelle auto-affermazioni, pensi che abbiano una qualsiasi utilità? Probabilmente capisci da solo che possono fare più male che bene, allora fai un passo indietro e quando in automatico partono, rallenta e aggiusta il tiro.

4. Rifletti sulle relazioni

Nota quando utilizzi un tono d’accusa simile con gli altri. Quando le persone che ti circondano commettono errori, presta attenzione al modo in cui reagisci. A volte possiamo essere molto compassionevoli con gli altri, altre volte, invece, possiamo essere molto duri con chi abbiamo intorno, mostrando zero comprensione, empatia e fiducia.

Quando siamo severi con noi stessi, tendiamo a esserlo anche con le altre persone, finendo per ferire profondamente chi amiamo, logorando il rapporto. Corriamo anche il rischio di trasformare le nostre relazioni in un eterno conflitto, rendendole insoddisfacenti. Anche in questo caso, siamo di fronte al classico esempio di profezia che si auto-avvera.

Il livello di perfezione a cui ambiamo diviene lo standard anche per le altre persone. Eppure, come premesso, viviamo per tentativi, ecco perché nella maggior parte di casi, quando condanniamo l’altro, non lo facciamo perché ha commesso un errore imperdonabile, ma perché non ammettiamo l’errore neanche con noi stessi.

Allora sforzati. Quando sei tranquillo e calmo, prova a immaginare te stesso che, con aggressività, muovi delle accuse a una persona a te molto cara, fino a farla piangere. Come ti sembra questa prospettiva? In caso di errore, non sarebbe più saggio tendere una mano con gentilezza?

C’è un’etichetta negativa che hai attaccato a te stesso (o ti è stata affibbiata da terzi) e che proprio vorresti lasciare andare? Imparando a essere gentile con te stesso, qualsiasi etichetta scomparirà.

Siamo stati «programmati» ad auto-punirci

Ti condanni perché, nella nostra infanzia, ci sottopongono a un apprendimento implicito: le punizioni contano. Siamo cresciuti tra rimproveri, ricatti emotivi, obblighi morali e punizioni, anche emotive, come quelle che suonano piuttosto così: «se non mangi tutto la mamma piange!». Per non parlare dei commenti sprezzanti di alcuni genitori «ma che combini, sei stupido?!». Ecco perché abbiamo appreso un dialogo interiore così feroce. Ci è stato trasmesso dall’educazione genitoriale ricevuta. Indietro nel tempo non possiamo tornare, ma oggi che siamo adulti, possiamo riservarci apprendimenti migliori!

5. Sii consapevole di CHI SEI

Sicuramente conosci il tuo colore preferito del momento (è normalissimo se cambia!), quando sei nato e le scarpe che preferisci indossare. Ci sono, però, tantissime cose di te che ignori completamente e per questo a volte ti senti confuso, disorientato sulle scelte da prendere o addirittura incoerente (stare con chi ti fa soffrire, procrastinare cose che a lungo termine ti fanno bene, ignorare i tuoi bisogni autentici…). In realtà, non c’è niente di incoerente nel provare desideri ed emozioni contrastanti. Anche queste sono il frutto di un “giudice severo”, perché se da un lato inneggi la forza, il controllo e la determinazione, dall’altro ci sarà sicuramente una parte di te che desidera la fuga e la perdita di controllo e che quindi spingerà verso delle condotte che sembrano remarti contro.

Tutto questo è “razionale” nella logica delle emozioni… solo che non conoscendoti profondamente, non sapendo come funziona la tua psiche, tu non puoi saperlo! Se ti va di iniziare a conoscerti davvero, sappi che ho scritto un nuovo manuale di psicologia (già bestseller), s’intitola «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», lo puoi trovare a questa pagina Amazon e in tutte le librerie d’Italia. Se ti va possiamo anche incontrarci! È con entusiasmo che ti dico che da due mesi Psicoadvisor è in tour in tutte le librerie d’Italia. L’accesso è gratuito. Ti lascio le date di ottobre:

  • 5 ottobre (ore 17:30), Libreria Rinascita (p.zza Roma), Ascoli Piceno
  • 12 ottobre (ore h.18), LaFeltrinelli (p.zza dei Martiri), Napoli
  • 21 ottobre (ore h.11), Biblioteca Malatestiana, Cesena
  • 27 ottobre (ore h.18:30), Libreria Libraccio (via Nazionale), Roma
  • I calendari di novembre e dicembre verranno proposti a breve sui nostri canali social.

Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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