5 malattie insospettabili che le neuroscienze hanno legato alla psiche

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Per secoli, la medicina ha separato mente e corpo come se fossero due universi distinti. Ma oggi sappiamo che questa divisione è artificiale: ogni emozione lascia un’impronta biologica e ogni stato fisico condiziona profondamente il nostro equilibrio emotivo.

Traumi, stress cronico e persino gli schemi di pensiero che ripetiamo ogni giorno modificano la chimica ormonale, modulano il sistema immunitario, alterano la percezione del dolore e influenzano il modo in cui il cervello regola organi e tessuti.

Il confine tra salute mentale e salute fisica non è una linea, ma una trama fitta di connessioni. Ed è proprio qui che entrano in gioco malattie apparentemente “solo fisiche” ma che, in realtà, hanno un filo diretto con la nostra vita psichica.

Omeostasi, allostasi e carico emotivo: il meccanismo di fondo

L’omeostasi è la capacità del nostro organismo di mantenere stabili i parametri vitali (temperatura, pressione, glicemia, idratazione) anche di fronte a cambiamenti ambientali. Il sistema nervoso è il regista di questo equilibrio.

Quando percepisce una richiesta superiore alle risorse disponibili — energia, riposo, sicurezza — attiva l’allostasi, cioè un’anticipazione difensiva: accelera il cuore, mobilita carburante, rilascia cortisolo, rende il sistema immunitario pronto a reagire.

Se però questa modalità resta attiva per troppo tempo — a causa di stress cronico, contesti instabili o traumi che hanno “tarato” l’allarme su livelli eccessivi — nasce il carico allostatico: un’usura biologica che logora difese e organi, predisponendo a malattie. In questo stato, la psiche diventa un fattore determinante: ciò che viviamo e come lo elaboriamo può innescare o aggravare patologie fisiche.

Quando la sicurezza non c’è mai stata

Molte persone vivono l’età adulta con un sistema nervoso sempre pronto alla difesa, non perché stiano affrontando minacce reali in ogni momento, ma perché è così che il loro corpo ha imparato a funzionare.

Se nell’infanzia è mancato un contenimento emotivo costante — un genitore capace di accogliere le emozioni, regolare i momenti di paura e offrire rassicurazione — il bambino cresce senza la sensazione profonda di essere al sicuro. In questi contesti, la minaccia non è un evento sporadico: è lo sfondo su cui si costruisce tutta la percezione della vita.

Questo significa che il sistema nervoso, fin dai primi anni, si “tarerà” su livelli di iper-vigilanza: il battito è più veloce anche a riposo, i muscoli restano in una tensione di base, il sonno è più leggero, la digestione più instabile. Il corpo non conosce mai una vera fase di recupero.

5 malattie correlate alla psiche

Arrivati all’età adulta, questo assetto difensivo non sparisce. Anzi, si somma alle richieste quotidiane — lavoro, relazioni, imprevisti — consumando le risorse in modo costante. Così, anche stimoli neutri o situazioni gestibili per altri diventano percepiti come minacciosi. È questa percezione alterata, costruita nella relazione precoce con il mondo, a rappresentare il terreno su cui si innestano molte delle malattie di cui parleremo.

1. Malattie autoimmuni – Quando il corpo impara ad attaccarsi

Biologia:
Nelle patologie autoimmuni — come artrite reumatoide, sclerosi multipla e lupus — il sistema immunitario perde la capacità di distinguere tra tessuti propri e invasori esterni, e finisce per attaccare sé stesso. Lo stress cronico altera la regolazione delle citochine e del cortisolo, creando uno stato di infiammazione persistente.

Collegamento con la psiche:
Chi cresce senza un contenimento emotivo sicuro vive in costante allerta. Il sistema immunitario, che lavora in stretta connessione con il sistema nervoso, interiorizza questa ipervigilanza. Se il mondo viene percepito come minaccioso fin da piccoli, il corpo stesso può diventare un “territorio sospetto” da controllare e attaccare.

Lettura psicoanalitica:
L’aggressività non espressa verso l’esterno, per paura di perdere amore o sicurezza, può rivolgersi verso di sé. In termini simbolici, il corpo diventa il nemico interno da combattere, riflettendo un conflitto emotivo profondo.

Impatto emotivo:
Le ricadute imprevedibili alimentano ansia e frustrazione, rinforzando il circolo vizioso di attivazione e infiammazione.

2. Malattie cardiovascolari – Un cuore in difesa costante

Biologia:
Depressione, ansia e stress post-traumatico aumentano il rischio di infarti e ictus indipendentemente da altri fattori di rischio. L’attivazione cronica del sistema nervoso simpatico mantiene alta la pressione e accelera il battito; i picchi di adrenalina possono danneggiare le pareti delle arterie.

Collegamento con la psiche:
Se da bambini non abbiamo sperimentato la sensazione di essere protetti, il cuore impara a battere “in guardia”. Non è solo un fatto emotivo: la regolazione del battito cardiaco (variabilità della frequenza cardiaca) è direttamente influenzata dalla percezione di sicurezza o minaccia. Una vita emotiva instabile può condizionare il cuore a vivere come se ogni giorno fosse potenzialmente l’ultimo giorno sicuro.

Lettura psicoanalitica:
Il cuore, simbolo dell’amore e del legame, può portare il peso di ferite antiche: rifiuti, distacchi, amori mai sicuri. Il corpo esprime attraverso di lui il dolore dell’assenza di un legame stabile.

Impatto emotivo:
Dopo un evento cardiaco, la paura del “prossimo attacco” può mantenere alto il livello di allerta, impedendo al cuore di tornare a un ritmo di riposo.

3. Disturbi gastrointestinali – Quando la digestione emotiva fallisce

Biologia:
L’intestino è sede di un complesso sistema nervoso (il sistema nervoso enterico) e produce neurotrasmettitori, come la serotonina. Lo stress cronico altera il microbiota, riduce la motilità intestinale e aumenta la permeabilità, favorendo infiammazione e dolore.

Collegamento con la psiche:
Un’infanzia senza contenimento emotivo può insegnare al corpo che la vita è “indigeribile”. Il sistema digestivo, già sensibile allo stress, impara a reagire in modo eccessivo a cambiamenti e tensioni, anche minimi.

Lettura psicoanalitica:
L’intestino diventa metafora di un processo psichico: assimilare ciò che è nutriente, espellere ciò che fa male. Quando questo equilibrio è compromesso, anche a livello emotivo, il corpo può “trattenere” o “espellere” in modo caotico, traducendo in sintomo ciò che la mente non riesce a elaborare.

Impatto emotivo:
Il dolore, la diarrea o la stitichezza cronica possono limitare relazioni e lavoro. Questo porta a vergogna e isolamento, peggiorando la percezione di minaccia sociale.

4. Malattie della pelle – La storia scritta in superficie

Biologia:
La pelle è un organo altamente sensibile agli ormoni dello stress. Sotto pressione, aumenta il rilascio di sostanze proinfiammatorie, peggiorando psoriasi, dermatite atopica e vitiligine.

Collegamento con la psiche:
Se nei primi anni è mancato il contatto fisico affettuoso o un tocco rassicurante, la pelle può restare “orfana” di segnali di sicurezza. In età adulta, le emozioni intense possono riattivare questa carenza, e la pelle reagisce con infiammazione o alterazioni pigmentarie.

Lettura psicoanalitica:
La pelle rappresenta il nostro confine con il mondo. Lesioni o cambiamenti cutanei possono esprimere inconsciamente un desiderio di protezione o una barriera simbolica contro il contatto.

Impatto emotivo:
La visibilità del sintomo porta a giudizi e sguardi, alimentando vergogna e ansia sociale, che a loro volta peggiorano il quadro dermatologico.

5. Fibromialgia – Il dolore che racconta una vita in difesa

Biologia:
La fibromialgia si manifesta con dolore muscoloscheletrico diffuso, stanchezza estrema e disturbi cognitivi. È causata da una sensibilizzazione centrale: il cervello e il midollo spinale amplificano i segnali di dolore, rendendo dolorosi anche stimoli innocui.

Collegamento con la psiche:
Se l’infanzia è stata segnata da mancanza di protezione e sicurezza, il sistema nervoso si abitua a vivere in costante vigilanza. Questa iperattivazione cronica “consuma” la capacità del corpo di distinguere tra vero pericolo e stimolo innocuo, finendo per reagire sempre come se fosse in pericolo.

Lettura psicoanalitica:
Il dolore diffuso può essere un linguaggio corporeo: “ho sopportato troppo, per troppo tempo”. Non è immaginario, ma la traduzione fisica di un carico emotivo che non ha trovato altro canale di espressione.

Impatto emotivo:
L’invisibilità della malattia agli occhi esterni porta incomprensione e isolamento. Frasi come “non sembri malata” aggiungono sofferenza emotiva a quella fisica, mantenendo alto il senso di minaccia.

La salute che nasce da dentro

Abbiamo attraversato un territorio complesso: malattie che si manifestano nel corpo, ma che trovano radici profonde nel sistema nervoso e nella storia emotiva di ciascuno di noi.
Abbiamo visto come il cuore, la pelle, l’intestino, il sistema immunitario e persino la percezione del dolore possano essere plasmati, anno dopo anno, da un’unica impronta: quella che l’infanzia ha lasciato sul nostro modo di percepire il mondo.

Quando ci è mancato un vero contenimento emotivo, quando da bambini non abbiamo potuto sentirci al sicuro, il corpo ha imparato presto a vivere “in guardia”. Quel senso di instabilità — invisibile ma costante — ha modellato non solo il nostro carattere, ma anche la nostra biologia.

Il risultato è che da adulti non partiamo da una pagina bianca: partiamo da un sistema già condizionato, che reagisce più intensamente allo stress, che fatica a ritrovare equilibrio, che si usura più facilmente.

Eppure, la buona notizia è che questa storia non è immutabile. Il corpo e la mente hanno una capacità straordinaria di adattamento: la neuroplasticità, la regolazione emotiva, il ripristino dell’omeostasi sono processi che possiamo favorire con consapevolezza e strumenti giusti.

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