Nelle relazioni siamo sempre in cerca di conferme, di prove d’amore. Pensiamo -erroneamente- che se lui/lei è geloso, allora ci ama. Ci convinciamo che se lui/lei ci ha fatto sentire i brividi lungo la schiena, allora è quello/a giusto. Pensiamo che se stiamo insieme, anche se la relazione non ci appaga e gratifica quanto vorremmo… allora deve essere amore. In realtà, le idee che abbiamo sull’amore sono per di più sbagliate. Sarebbe più opportuno pensare che se lui/lei è geloso, allora è insicuro. Che se lui o lei ci ha fatto provare dei brividi lungo la schiena, il nostro sistema nervoso centrale funziona bene, e risponde a determinati stimoli eccitatori che più persone e contesti situazionali potrebbero innescare. Ancora, faremmo bene a pensare che se continuiamo a investire in una relazione che non ci appaga, allora stiamo mostrando un attaccamento insano verso il legame e, anche questa, non è una prova d’amore!
Cerchiamo prove e conferme quando sarebbe più semplice analizzare delle chiare dinamiche di coppia. Osservando l’atteggiamento del partner (e il nostro) potrebbe essere facile capire se la vostra unione verte sull’amore vero o su un incastro affettivo.
Come nascono gli incastri affettivi
Gli incastri affettivi nascono un po’ per caso. Il partner non è quella persona che hai scelto consapevolmente ma è un po’ quella persona che ti è capitata un po’ per caso, sotto la spinta frenetica di emozioni. Purtroppo siamo portati a confondere l’innamoramento con l’amore. L’innamoramento è un insieme di reazioni fisiologiche che caratterizzano solo le prime fasi della relazione. Quando iniziamo a frequentare qualcuno, cominciamo a conoscerlo e farci scoprire, sperimentiamo una forte tensione emotiva che, mescolata all’attrazione fisica, crea una miscela biochimica potentissima.
Il risultato? Ci convinciamo di voler stare con quella persona anche se ancora non la conosciamo bene, anche se non sappiamo molto di lei. Insomma, potremmo anche innamorarci di qualcuno che non ci piace ma ciò non si traduce necessariamente con «amore». Non essendo a conoscenza delle tempeste biochimiche che innescano i comportamenti quasi ossessivi tipici dell’innamoramento (ricerca costante di contatto, pensieri ricorrenti…), ci diamo la spiegazione che lei/lui deve essere quello giusto! Ci raccontiamo di aver trovato il vero amore. Solo che poi, nella costruzione reale del rapporto, qualcosa va storto. L’altro non sempre è compatibile con la nostra personalità e soprattutto, spesso manca l’elemento essenziale che contraddistingue il vero amore: l’accettazione!
5 prove schiaccianti che non è vero amore
Nell’amore autentico c’è validazione, accettazione, considerazione, supporto, stima e vicinanza. Al contrario, nelle relazioni che vertono sull’attaccamento disfunzionale o peggio, sull’opportunismo, le interazioni e l’intero legame si basano sull’invalidazione (quello che provo tu è sempre meno importante di ciò che prova l’altro), sul non ascolto, sui ricatti affettivi, il giudizio e le critiche, sul falso supporto, la disistima e la finta vicinanza (cioè, l’altro c’è per te solo alle sue condizioni). Tutto questo, in termini pratici si traduce in questi indicatori schiaccianti.
Nel vero amore: se stai bene, mi piaci. Mi illumino con te, condivido la tua gioia. Se stai male, ti sono vicino, condivido momenti difficili con te offrendoti il mio supporto.
Nelle forme più immature ed egoistiche dell’amore: se stai male, non vai bene! Se sei triste, ansioso, depresso… non ti accetto perché in qualche modo con il tuo malessere, stai distogliendo l’attenzione da me. Stare male, è un lusso che non puoi concederti, così come non puoi essere libero di esprimere le tue emozioni. In men che non si dica, quelle emozioni, stenterai anche a riconoscerle perché giorno dopo giorno, ti porterò a negarle.
Nel vero amore: tu per me sei una persona completa, degna d’amore e di stima, alla quale riconosco i fondamentali diritti (avere bisogni, esprimere emozioni, esistere per ciò che desideri tu e non per ciò che sono e voglio io!).
Nelle forme più immature ed egoistiche di relazione: tu per me sei uno strumento atto a gratificarmi, un’estensione di me che deve agire in mia funzione. Di conseguenza, finisco per negare tutti i tuoi basilari diritti.
Nel vero amore: se sei in linea con il mio pensiero, mi piaci. Se non lo sei, ti rispetto
Nelle forme più immature ed egoistiche dell’amore: se sei in linea con il mio pensiero, mi piaci. Se non lo sei, ti sminuisco. Affermo di apprezzare le tue diversità ma solo se tu riesci a omologarle ai miei standard. Allora, quando ti allontani da ciò che voglio, devo farti capire che le tue idee non contano nulla, che -in fondo- tu non conti nulla.
Nel vero amore: Se segui i miei consigli, vediamo insieme come va. Spero di averci visto giusto. Se non segui i miei consigli, vediamo insieme come va. Spero che tu ci abbia visto giusto.
Nelle forme più immature ed egoistiche dell’amore: se segui i miei consigli, bene. Se non segui i miei consigli, ti condanno. I miei non sono consigli ma pretese, aspettative rigide alle quali tu devi aderire, altrimenti perdi ogni supporto e ti faccio sentire di peso più di quanto non faccia già.
Nell’amore vero: tu per me sei una persona completa, degna d’amore e di stima, alla quale riconosco i fondamentali diritti di vita (avere bisogni, esprimere emozioni, esistere per ciò che desideri tu e non per ciò che pretendo io).
Nell’amore opportunista (che poi amore non è): tu per me sei uno strumento atto a gratificarmi, un’estensione di me che deve agire in mia funzione. Di conseguenza, finisco per negare tutti i tuoi basilari diritti di vita.
Rifletti sull’effetto che l’altro ha su di te
L’amore vero ti avvicina a te stesso, ti fa sentire libero, ti dà coraggio e fiducia. Il suo surrogato patologico ti allontana da te stesso, ti fa sentire schiacciato. come se da solo non bastassi, ti fa sentire spaventato e confuso. Ti proietta all’insicurezza. La mancanza di un’adeguata cultura emotiva ha fatto sì che molte relazioni (incluse quelle genitore-figlio) vertano sul surrogato patologico dell’amore e, in definitiva, sul disamore (perché, diciamocelo, l’amore patologico è tutto fuorché AMORE, ma… chi lo attraversa, spesso non conosce la differenza).
L’aspetto positivo è che non dobbiamo necessariamente aspettare che l’amore arrivi da fuori, possiamo (e anzi, dobbiamo) iniziare a concedercelo da soli. Se vuoi iniziare una relazione d’amore con te stesso, esplorare il mondo dell’emancipazione emotiva e dell’affermazione di sé, ti consiglio la lettura del mio libro (già bestseller) «d’amore ci si ammala, d’amore si guarisce», disponibile in tutte le librerie e su Amazon.
- 5 ottobre (ore 17:30), Libreria Rinascita (p.zza Roma), Ascoli Piceno
- 12 ottobre (ore h.18), LaFeltrinelli (p.zza dei Martiri), Napoli
- 21 ottobre (ore h.11), Biblioteca Malatestiana, Cesena
- 27 ottobre (ore h.18:30), Libreria Libraccio (via Nazionale), Roma
- I calendari di novembre e dicembre verranno proposti a breve sui nostri canali social.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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