5 stili comportamentali di chi ha sofferto troppo

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Il dolore è sempre nella mente e nel corpo di chi lo vive. Dall’esterno, è sempre difficile da comprendere. Ecco perché voglio dedicare questo articolo a chi ha sofferto tanto senza trovare mai comprensione o appoggio nell’altro. Voglio ricordarti di rispettare sempre il tuo dolore, anche quando non lo comprendi. È lì per un motivo. Ti sta chiedendo attenzioni e cure da dedicare a te stesso, non certo per capriccio ma perché ne hai davvero bisogno. Ed è un bisogno fisiologico come tanti altri, come il bisogno d’acqua nel deserto.

Abbiamo questa cattiva abitudine di considerare i carichi emotivi come qualcosa di “sostenibile”. Pensiamo di poter sopportare tutto ma non è così. Il nostro apparato psichico è immerso in un corpo e ha ripercussioni su di esso. Tutto ciò che è nella nostra mente è fortemente corporeo.

Dimentichiamo che se proviamo delle emozioni come la rabbia, il lutto, la perdita, ma anche il senso di ingiustizia e di solitudine, possiamo sperimentarle perché nel nostro corpo avvengono determinate reazioni biochimiche. Tali reazioni condizionano tutti i nostri apparati, da quello respiratorio a quello circolatorio, senza dimenticare la muscolatura (liscia e scheletrica) e le ricadute che ha sulla rigidità posturale (tensioni, dolori cervicali, emicrania, vertigini) e i problemi digestivi (colon irritabile, transito intestinale lento, diarrea…). Quindi sì, la salute emozionale è anche corporea e va trattata in modo analogo.

Cosa fai se ti rompi una spalla? Rallenti i ritmi della tua vita e te ne prendi cura. Consulti un ortopedico e poi un terapista per riabilitarti. Se dovessi saltare uno solo di questi passaggi, la spalla non tornerebbe più quella di prima, sarebbe compromessa. Ed è ciò che avviene anche per tutto ciò che affligge il nostro apparato psichico.

Se non ci dedichiamo le giuste attenzioni, il nostro comportamento potrebbe essere “compromesso”. Potremmo iniziare a comportarci come i peggiori nemici di noi stessi. Trattarci con severità e ferocia. Oppure potremmo sentirci sempre arrabbiati con il mondo, sempre in credito e in cerca di un riscatto. Le “compromissioni” possono essere tantissime e hanno tutte una cosa in comune: precludono il pieno appagamento.

Compromissioni dolorose

Se il dolore psicofisico può essere così soggettivo nel vissuto di chi lo esperisce, le “compromissioni” che causa, invece, ci accomunano tutti. Il dolore è un processo che alla lunga modella i tuoi comportamenti, il modo in cui vedi il mondo e le relazioni. Le situazioni dolorose che hai provato ieri hanno dettato delle “regole”, degli “schemi inconsci” che attualmente proponi nell’invano tentativo di proteggerti da ulteriore malessere!

Le difficoltà che hai sperimentato, hanno avuto su di te un potere trasformativo e se non te ne sei mai curato, quella trasformazione potrebbe aver causato “compromissioni” -proprio come quelle di una spalla che, dopo una dolorosissima frattura, non è mai stata curata a dovere. Tutti i tuoi sistemi (organi di senso, processi di pensiero, memoria, processi attentivi, sistema comportamentale…) avranno deviato da uno sviluppo ottimale perché si saranno riadattati per per proteggerti.

5 stili comportamentali di chi ha sofferto troppo e… dovrebbe imparare a prendersi cura di sé

Gli stili comportamentali che emergono con maggiore frequenza dopo esperienze dolorose, sono:

  • Indipendente oltremisura
  • Accomodante oltremisura
  • Passivo
  • Controllante
  • Prepotente

Indipendente oltremisura

È una persona che ha enormi difficoltà a legarsi e addirittura a interagire. Ha imparato che il mondo è un posto ostile e che non può fare affidamento su nessuno. Nella sua mente: nessuno potrebbe essere capace di aiutarlo, capirlo o, semplicemente, essergli utile. Vive ponendosi in una posizione di autosufficienza. Non riesce a beneficiare del supporto altrui ne’ a costruire relazioni intime.

Accomodante oltremisura

L’accomodante è descritto come quello responsabile, affidabile, il «buono della famiglia». È la persona che chiami quanto ti serve aiuto. Ha fatto della disponibilità la sua merce più preziosa di scambio, cosa ottiene in cambio? Accettazione. Purtroppo nella sua crescita, ha imparato che l’unico modo per essere considerati, consiste nell’annullare i suoi bisogni in favore di quelli altrui. È inutile dire che ciò che ottiene non è certo vera accettazione! Ha difficoltà a dire di «no» quando gli viene chiesto un favore perché teme di deludere gli altri. Deludendoli, ha paura che non sarà amato.

Passivo

Tutti gli stili comportamentali richiedono un certo impegno, tutti… eccetto questo: il passivo. Il passivo è disimpegnato. Va avanti per inerzia e la vita è ciò che gli capita. Accetta passivamente le decisioni altrui. Partner e amici lo considerano una buona spalla ma riconoscono che non è in grado di prendere iniziative. Il suo motto? «Fai tu». Purtroppo, il dolore che ha patito nel passato, gli ha insegnato l’impotenza. Intimamente, crede che qualsiasi cosa farà, la situazione non potrà mai cambiare quindi si lascia trascinare dalla corrente. Il suo stile comportamentale verte sulla rassegnazione e… partendo sconfitto, ha ormai smesso di tentare.

Controllante

È stato tradito molte volte, ha subito raggiri e bugie. Crescendo, ha scoperto che non poteva fidarsi neanche di chi più di tutti avrebbe dovuto amarlo. Ecco perché è ipervigile. Un maniaco del controllo. È una persona molto rigida e… mai deviare dal suo percorso. Bisogna fare qualcosa? Beh, allora va fatta a modo suo! Altrimenti guai.

È perennemente preoccupato. Il controllo è l’unico modo per gestire l’imprevedibilità della vita. Questa modalità è comprensibile se si analizza il passato della persona ipervigile e controllante. Probabilmente ha sofferto molto nella sua famiglia d’origine. Le uniche difese che abbiamo da bambini consistono nello stare attenti all’ambiente in cui cresciamo. La mamma è di cattivo umore? Se è così, meglio non uscire dalla propria stanza. Papà ha bevuto? Allora, sarà come camminare sui gusci d’uovo.

Prepotente

Nella sua storia evolutiva ha imparato che l’unico modo per farsi ascoltare è “usare le maniere dure”. Per essere ascoltato e ottenere un po’ di considerazione ha imparato a imporsi e quella è rimasta l’unica modalità relazione conosciuta. Ricatti -espliciti o subdoli-, scatti d’ira e aggressività, divengono degli strumenti per ottenere ciò che vuole. Finisce sempre per ferire chi ama e spesso non se ne rende neanche conto (e questa non è certo una giustificazione! Per quanto possano essere tristi le esperienze che ci hanno portato a essere ciò che siamo e ad agire così come agiamo, ognuno è responsabile per i propri comportamenti! E questa è una verità inequivocabile).

Modificare il proprio stile comportamentale

Lavorando su se stessi, è possibile modificare questi stili comportamentali. Non aspettare però un cambiamento repentino! Per formarsi, la tua personalità ha impiegato anni e ci vorrà tempo per adottare nuovi stili comportamentali. Quanto? Dipende da quanto efficace sarà il tuo metodo e quanto spesso allenerai la tua mente. Se da un lato bisogna analizzare e comprendere l’origine dei propri comportamenti, dall’altro è necessario alimentare e nutrire i cambiamenti che vuoi abbracciare. Come? Con il pensiero. Riflettendo tanto e spesso.

Da adulti abbiamo la possibilità di riscattarci, di guardarci per ciò che siamo e che possiamo essere! Abbiamo la possibilità di liberarci da zavorre emotive e dai condizionamenti, ci mancano solo gli strumenti giusti per farlo. Nel mio libro «d’Amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabili per garantirci la rinascita che meritiamo! Lo consiglio caldamente, da lettore a lettore. Lo trovi a questo indirizzo amazon o in qualsiasi libreria.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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