6 cose che ti fanno male senza che tu te ne accorga (interrompile da subito)

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ti sei mai chiesto quante volte, senza volerlo, sei tu stesso a farti del male?
Non parlo di gesti eclatanti, ma di quelle abitudini sottili che si insinuano nei giorni e che, un po’ alla volta, ti consumano. Non ti accorgi di loro perché sembrano normali, addirittura inevitabili. Eppure, goccia dopo goccia, ti svuotano dentro, ti allontanano da chi sei, ti trascinano verso una vita che non ti assomiglia più.

La verità è che ciò che ci fa più male raramente arriva dall’esterno: spesso è il modo in cui ci trattiamo, i pensieri che alimentiamo, le scelte che facciamo in automatico. È come se vivessimo seguendo un copione scritto da altri, imparato molto tempo fa, in un’età in cui non avevamo gli strumenti per capire né per difenderci. Quel copione, però, continua ad agire dentro di noi e ci porta a ripetere azioni che, lentamente, ci logorano.

6 cose che devi smettere di fare da subito

In questo articolo voglio mostrarti sei comportamenti quotidiani che probabilmente fai senza accorgerti, ma che ti feriscono più di quanto immagini. Li esploreremo uno per uno, con delicatezza ma anche con sincerità, perché solo riconoscendo ciò che ci danneggia possiamo scegliere di lasciarlo andare.

1. Dire sempre sì (anche quando dentro vorresti urlare no)

È uno dei modi più sottili di tradirsi: acconsentire per paura di deludere, di perdere qualcuno, di sembrare egoisti. Quante volte hai detto sì a un favore che non volevi fare, a un impegno che ti pesava, a una richiesta che ti avrebbe tolto energie preziose?

Il problema non è il singolo “sì”, ma la somma di tutti quei sì detti per paura. A lungo andare, diventano un muro che ti separa da te stesso. Ogni volta che cedi, insegni al tuo corpo e alla tua mente che i tuoi bisogni non contano.

E questo produce un dolore silenzioso, difficile da riconoscere, ma devastante: il dolore di non sentirsi mai davvero importanti per sé stessi.

2. Confrontarti continuamente con gli altri

Il confronto sembra naturale: viviamo immersi in un mondo che ci misura in base a ciò che facciamo, a come appariamo, a quello che abbiamo raggiunto. Ma quando il confronto diventa costante, smetti di vederti per chi sei. Ti guardi solo attraverso lo specchio distorto di qualcun altro.

Il risultato? L’invidia, la sensazione di non essere mai abbastanza, la convinzione che la felicità sia sempre altrove. Ma soprattutto, il confronto continuo ti fa perdere il contatto con i tuoi veri desideri. Non ti chiedi più cosa vuoi davvero: ti limiti a inseguire ciò che vedi negli altri, come se la vita fosse una corsa e tu fossi sempre in ritardo.

È una trappola che divora autostima e serenità, perché non importa quanto tu faccia: ci sarà sempre qualcuno che, in qualche campo, avrà più di te.

3. Reprimere le emozioni scomode

Quante volte ti sei detto “non devo arrabbiarmi”, “non devo piangere”, “devo far finta di niente”? L’educazione emotiva che riceviamo da piccoli ci insegna che alcune emozioni sono sbagliate, da nascondere o soffocare. Così impariamo a metterle da parte, a chiudere la porta.

Ma ciò che reprimiamo non scompare. Si accumula. E alla fine trova sempre una via d’uscita: nell’ansia, nella rabbia improvvisa, nei sintomi del corpo. Reprimere significa vivere scissi da una parte fondamentale di sé: è come se dentro di te ci fosse un fiume che non può scorrere, e che col tempo rischia di straripare.

Il danno invisibile è la perdita di autenticità: se non ti concedi di sentire, non puoi nemmeno conoscerti davvero.

4. Restare in relazioni che consumano

A volte lo sappiamo benissimo: quella relazione ci fa male. Che sia una coppia, un’amicizia, un legame familiare, sentiamo che ci svuota, ci toglie forza, ci fa sentire piccoli. Eppure restiamo.

Perché? Per paura della solitudine, per abitudine, per il ricatto del “meglio questo che niente”. Ma rimanere in relazioni tossiche significa rinunciare alla possibilità di legami sani. È come restare aggrappati a una corda che ci taglia le mani, pur di non rischiare la caduta.

Ciò che non vediamo è che la vera caduta è restare: lentamente ci convince che non meritiamo di meglio, che l’amore è fatto di sofferenza, che dobbiamo accontentarci.

5. Criticarti senza pietà

Quella voce dentro che ti dice “non sei abbastanza”, “hai sbagliato tutto”, “potevi fare meglio”. A volte non la percepisci neanche più: è diventata la tua colonna sonora di sottofondo.

La critica costante non ti spinge a migliorare: ti paralizza. Ogni volta che ti ripeti che non vali, sottrai energia vitale, impedisci alla tua creatività di fiorire, alimenti un senso di colpa cronico. È un veleno sottile, perché si maschera da disciplina, da rigore, da senso di responsabilità. Ma in realtà non fa altro che logorare la tua fiducia in te stesso.

E vivere senza fiducia in sé significa vivere sempre in difesa, sempre con la paura di non essere all’altezza.

6. Trascurare il corpo (sonno, alimentazione, respiro)

Il corpo parla, sempre. Ma spesso non lo ascoltiamo: dormiamo troppo poco, mangiamo per riempire vuoti che non sono fisici, viviamo trattenendo il respiro.

Il problema è che non ci accorgiamo subito del danno. Il corpo regge, sopporta, compensa. Ma lentamente si accumula stanchezza, infiammazione, stress cronico. Trascurare il corpo significa inviare a sé stessi un messaggio costante: “non merito cura”. Eppure il corpo è la tua casa: se cade lui, cade tutto.

Perché facciamo queste cose (e non ne capiamo la gravità)

Se ci pensi, nessuna di queste sei abitudini nasce per caso. Hanno tutte una radice profonda: la nostra storia. Molti di noi hanno imparato a dire sempre sì perché da bambini l’amore sembrava dipendere dalla compiacenza. Abbiamo imparato a confrontarci con gli altri perché la stima dei genitori era legata ai risultati. Abbiamo represso le emozioni perché qualcuno ci ha detto che erano sbagliate. Abbiamo accettato relazioni che consumano perché, nell’infanzia, era normale amare chi ci feriva. Ci critichiamo perché abbiamo interiorizzato le voci severe degli adulti. Trascuriamo il corpo perché nessuno ci ha insegnato che merita rispetto.

Queste abitudini sono forme di adattamento: strategie che un tempo ci hanno aiutato a sopravvivere. Ma ciò che ci proteggeva da bambini diventa veleno in età adulta. Non vediamo la gravità del danno perché dentro di noi queste azioni sono associate alla sicurezza: dire sì significava essere amati, reprimere significava non perdere il legame, restare significava non sentirsi soli.

Il paradosso è che ciò che un tempo ci ha salvato, oggi ci imprigiona.

Smettila di farti male

Riconoscere questi automatismi non significa giudicarsi, ma imparare a trattarsi con più delicatezza. Non possiamo cambiare ciò che è stato, ma possiamo smettere di perpetuarlo dentro di noi.

Interrompere questi sei comportamenti non è questione di forza di volontà, ma di consapevolezza: ogni volta che ti accorgi di dire un sì che non senti, di confrontarti inutilmente, di reprimere un’emozione, di restare dove soffri, di criticarti o di trascurarti, puoi scegliere diversamente.

È un lavoro lento, ma liberatorio: smettere di farsi male significa imparare, forse per la prima volta, a stare dalla propria parte.

Ed è proprio questo il cuore di ciò che ho raccontato nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi“. Non è un testo teorico, non è un manuale di psicologia freddo e distaccato: è un viaggio che nasce dalla mia esperienza di psicologa e di donna che, ogni giorno, incontra persone stanche di sentirsi intrappolate in schemi che non hanno scelto. In quelle pagine ho voluto raccogliere strumenti, riflessioni ed esercizi che aiutano a guardarsi dentro con occhi nuovi, a distinguere ciò che viene dal passato da ciò che puoi costruire oggi.

Scriverlo è stato per me come tendere una mano: volevo che ogni lettore potesse sentirsi meno solo e scoprire che la felicità non è un modello imposto da altri, ma un vestito su misura che puoi cucire per te. Se queste sei cose ti hanno fatto risuonare dentro, sappi che nel libro troverai un percorso ancora più ampio e profondo per imparare a liberarti dai condizionamenti e a costruire una vita che ti appartenga davvero.

Perché il vero cambiamento non inizia quando “smetti di farti male”, ma quando cominci a vederti e a trattarti con la stessa cura che hai sempre desiderato ricevere. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon

E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram:  @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio