Lo sappiamo tutti, il genitore perfetto non esiste ma non bisogna affatto essere perfetti per tirare su un figlio con amore. Attenzione, parlo di amore vero, non di quei legami emotivi basati sull’abuso, che più che all’amore, somigliano a vincoli di forza che schiacciano e sviliscono. L’amore di un genitore, infatti, molto spesso può trasformarsi in un vincolo di sangue opprimente, in ambo le direzioni:
«quello è tuo figlio, che genitore saresti se decidessi di abbandonarlo?!» e dall’altro lato, «in fondo quella persona ti ha messa al mando, che figlio saresti a voltargli le spalle?». Questa frasi possono essere tragicamente vere per alcuni figli e genitori, ma possono essere altrettanto tragicamente false, per genitori e figli che sono diventati indifferenti l’uno all’altro. Una cosa che talvolta può accomunare genitori e figli sono proprio i sensi di colpa, pronti a emergere anche per le minime disfunzioni di legame. A volte, invece, ad accomunare genitori e figli è il disprezzo nutrito, i rancori, la rabbia… Ma mettiamo da parte i casi limite che meritano una trattazione a parte. Soffermiamoci qui sulle 7 cose che un genitore che ama davvero un figlio dovrebbe fare.
Non tutti siamo stati genitori, ma tutti siamo stati figli. Ti chiedo di leggere questo articolo con gli occhi del figlio che sei stato, mettendo da parte ogni giudizio. Come premesso, il genitore perfetto non esiste ma esiste l’amore vero. Ecco le 7 cose che chi ama davvero, in modo sano, fa:
1. Ti riconosce come un organismo a sé
I genitori invadenti e con mille conflitti irrisolti, tendono più o meno involontariamente a “usare” il figlio come una piccola estensione di sé. Questi genitori sostituiscono i propri bisogni a quelli del figlio; ben presto il figlio si ritroverà a vivere la vita del genitore e non potrà mai costruirsi la propria. Un genitore che ama, semplicemente, ti tratta come un organismo a sé. Riconosce che hai un’identità tua e rispetta i tuoi tempi e i tuoi spazi.
2. Rispetta i tuoi desideri
È naturale desiderare “il meglio” per un figlio ma è altrettanto naturale, scendere a patti con l’idea di “meglio” che quel figlio ha, che può essere molto diversa da quella del genitore. Un genitore non cerca di imporsi a tutti i costi: ragiona, apre un dialogo e soprattutto concede la libertà di scelta. Voler bene non significa imporre uno standard di benessere, tutt’altro, significa rispettare il benessere altrui e non tentare di ostacolarlo.
3. Crea un legame emotivo sicuro
Un genitore che ama davvero, crea un legame emotivo non forte, non indelebile, non simbiotico… lo crea sicuro, stabile! In un legame del genere, vige la fiducia e il figlio si sente di poter contare sul genitore. Al mondo ci sono due tipi di figli: quelli che se gli succede qualcosa di brutto sentono di doversela cavare da soli, di dover arrangiarsi e anzi, nascondere tutto al genitore… Poi ci sono quelli che, se succede qualcosa di imprevisto, sanno di poter contare sulla comprensione e il supporto del genitore, sempre.
Ecco. È inutile dire che se fai parte della prima categoria, non hai mai conosciuto un rapporto sicuro, un rapporto in cui ti è stata concessa l’opportunità di esprimere te stesso e sbagliare.
4. Concede la possibilità di sbagliare
Alcuni genitori, semplicemente, non ti danno scelta, non ti concedono la possibilità di affermare la tua identità, di sbagliare ai loro occhi. Ecco che l’amore diventa un’arma potente, solo che non si tratta più di amore, ma di ricatto emotivo. Alcuni genitori, infatti, elargiscono amore con la condizionale. «Ti amo a patto che…», «…che non mi deluderai…», «…che non creerai troppi problemi», «non darai fastidio con i tuoi bisogni», «farai ciò che voglio io e non ciò di cui hai bisogno tu…». Il figlio cresce con l’idea che l’amore è qualcosa che non è riuscito mai a guadagnarsi!
Ecco che finirà per convincersi di essere immeritevole, senza comprendere che a lui quella possibilità di amore non gli è mai stata davvero concessa, perché per quanto si sarebbe sforzato, non avrebbe mai potuto soddisfare un genitore insoddisfatto di sé.
Figli cresciuti con l’idea di non poter mai sbagliare, finiscono con il non sentirsi mai abbastanza, rincorrere ideali di perfezione nel corpo e in tutte le opere in cui si cimentano. L’ansia diviene un ingrediente portante della loro esistenza, di cui solo difficilmente riusciranno a sbarazzarsi.
5. Ti ha fatto sentire compreso
Quando il genitore ascolta davvero il figlio, gli insegnerà implicitamente come ascoltare se stesso. Un figlio che è stato accolto e ascoltato, saprà auto-accogliersi e ascoltarsi. Impararà a conoscere se stesso, a concedersi spazio e tempo. Imparerà a costruire un legame con sé basato sull’ascolto e il rispetto dei propri bisogni.
Un genitore disattento, non necessariamente cattivo o non affettuoso, magari preso dai suoi mille problemi e avversità, non riesce a fornire questo basilare insegnamento. Così, il figlio, finirà per essere preso da altro e allontanarsi da sé. Se nessuno ha mai provato davvero ad ascoltarti, come potrai sentirti compreso? Crescendo, probabilmente, ti sarai così allontanato dalla tua parte più profonda, da non conoscere quali possono essere i tuoi bisogni autentici.
6. Usa la stima e il rispetto
I compromessi, gli scambi, il dare e avere, sono parte naturale di qualsiasi relazione. Una persona che ama, sa ricevere e sa dare. Nel ricevere, non ha bisogno di ricorrere a ricatti, fare leva su obblighi morali e sensi di colpa… nel ricevere sa di poter far leva semplicemente su affetto, stima e rispetto.
7. Sicurezza, identità e autostima
È con il genitore che noi tutti conosciamo il primo legame, che noi tutti impariamo cosa possiamo ottenere dalle relazioni. Le prime relazioni che hai stretto, sono state quelle che hai instaurato nella tua famiglia. È lì che hai imparato i tuoi senso di sicurezza, è lì che hai costruito il tuo primo abbozzo di austostima, è entro le tue mura domestiche che hai costruito la tua identità.
Quando tutti i tasselli sono al posto giusto, ciò che l’ambiente familiare fa emergere è una personalità sicura, determinata, pronta a perseguire i propri obiettivi, capaci di rispettare i propri bisogni e farsi rispettare dagli altri. Ciò che emerge è la sicurezza di mettere sani paletti, di saper dire «no», la certezza di avere le spalle larghe, perché dietro si sa di poter contare su affetti stabili e concreti… e non solo su parole d’amore ma che di concretezza nulla hanno.
Quanto tutti i tasselli non sono al posto giusto, invece, quelle che ti ritrovi sono solo un paio di spalle ammaccate, perché di colpi ne hanno già presi troppi e soprattutto perché hanno dovuto sostenere più pesi del dovuto. Quando i primi legami che strigi non ti forniscono la giusta dose di accettazione e sicurezza, finisci per dover crescere in fretta, tra una rinuncia e l’altra, perdendoti aspetti importanti sul piano emotivo-evolutivo.
Tu puoi essere la tua persona
Se hai voglia di riscattare il tuo valore di persona completa e iniziare ad amarti così come nessuno ha mai fatto, sappi che puoi intraprendere un viaggio alla scoperta delle complessità che ti porti dentro. Puoi dare finalmente una risposta ai dubbi lasciati in sospeso e… finalmente, diventare la tua persona, prima di tutto tua, poi di chi vorrai tu! Attraverso le prime relazioni che hai stretto, hai imparato come relazionarti oggi con te stesso e con gli altri e… diciamocelo, ciò che hai imparato talvolta sembra remarti contro. È naturale, non hai avuto gli strumenti giusti per auto-accudirti, nessuno lo ha mai davvero fatto con te, quindi come avresti potuto impararlo? A insegnartelo può pensarci il mio ultimo libro «il mondo con i tuoi occhi» (lo trovi a questa pagina Amazon). Si tratta di un saggio che è destinato a stravolgere il modo in cui approcci alla vita. Il modo in cui guardi te stesso e gli altri. Non solo andiamo a sfatare molti altri tabù che ormai, sono radicati nelle nostre menti, vedremo soprattutto come coltivare dei valori personali e, in base a questi, tracciare il nostro individuale percorso di vita. Unico, irripetibile, privo di pressioni, libero da ruoli, così come sarebbe dovuto essere fin dal principio. Indietro nel tempo non possiamo andare ma possiamo cominciare a capire tante cose e, finalmente, restituirci a noi stessi.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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