In una società che corre veloce e sembra sempre premiare le persone estroverse, abbiamo sentito il bisogno di rallentare per dedicare un po’ di attenzione a chi, in genere, passa inosservato: la persona introversa. Nelle scienze psicologiche esiste un fenomeno noto come “extrovert bias” (o bias dell’estroversione). Qui in Italia se ne parla pochissimo, tuttavia si tratta di un pregiudizio che domina le nostre menti favorendo tratti e comportamenti tipicamente associati agli estroversi, rispetto alle persone introverse.
Basta guardarsi intorno per capire come funziona questo bias: sembrano andare avanti le persone più ingombranti, quelle che fanno più rumore. Anche nel mondo del lavoro, gli introversi che tendenzialmente si pongono in un modo più pacato e delicato, sono spesso nell’ombra di chi si pone in maniera dirompente, addirittura avendo più scarse conoscenze della materia. In realtà, le osservazioni hanno dimostrato che la società sembrerebbe premiare gli aspetti più estremi dell’estroversione, cioè quelli che si avvicinano all’istrionismo, all’ostentazione emotiva.
Extrovert bias
È facile comprendere l’extrovert bias. Immagina questo scenario: stai assistendo a un dibattito, una sessione di brainstorming dal vivo. Le idee volano, ognuno dice la sua. Alcuni membri del team dominano la conversazione con energie e proposte audaci. Nel frattempo, altri, pur avendo proposte argute, le propongono con più pacatezza e meno fremito; i loro pensieri, anche se più ponderati, restano inascoltati. Il motivo? L’extrovert bias, nella mente collettiva, ci dice che chi alza la voce ed è teatrale va seguito. A prescindere dai contenuti che propone.
Chi è teatrale, suscita nell’altro compiacenza e accondiscendenza. Fin da bambini, il nostro ambiente culturale e la nostra stessa educazione, ci ha insegnato a premiare e ascoltare le persone autoritarie (più che autorevoli). Abbiamo imparato a farlo portando rispetto indiscusso agli adulti di riferimento, anche quando non eravamo affatto d’accordo con i loro punti di vista.
Lo abbiamo “interiorizzato” apprendendo la riverenza per perfetti sconosciuti come gli insegnanti e chi, giorno dopo giorno, ci diceva cosa potevamo essere o non essere, senza mai spronarci a scoprirci, a scegliere liberamente. In definitiva, abbiamo imparato a dare più considerazione a chi è domina la scena senza realizzare che, in realtà, siamo tutti noi a lasciargliela dominare!
Essere in vista
In tutti i contesti in cui hai vissuto, dalla scuola al lavoro, viene dato sempre più credito a chi ha una certa dose di istrionismo, a chi esprime le emozioni in modo vivace. Questa modalità, infatti, attrae facilmente gli altri perché tutti i contesti sociali che ci circondano sono organizzati per favorire l’estroversione. Sono rarissime le persone che, al contrario, rallentano e riflettono davvero. Che osservano e che badano alla sostanza e non all’apparenza. Pertanto, “essere in vista” sembra essere l’unico criterio di selezione della società (non solo contemporanea! È sempre stato così. Certo, oggi il fenomeno è amplificato, anzi, esasperato, a causa dei social netowrk). Eppure, quello degli introversi è un mondo bellissimo!
Ecco 7 tratti distintivi delle persone introverse
Secondo un articolo pubblicato su Scientific American, il cervello delle persone introverse presenta alcune differenze rispetto a quello degli estroversi. Una delle principali differenze riguarda la risposta alla dopamina, un neurotrasmettitore associato al piacere e alla ricompensa. Gli introversi tendono ad avere una minore risposta dopaminergica rispetto agli estroversi, il che li porta a preferire ambienti meno stimolanti e a sentirsi facilmente sovraccaricati in situazioni sociali intense.
Inoltre, gli introversi mostrano una maggiore attività nella corteccia prefrontale, l’area del cervello coinvolta nel pensiero astratto e nel processo decisionale. Questa maggiore attività può spiegare la loro propensione all’introspezione e alla riflessione profonda. Queste differenze neurobiologiche contribuiscono a modellare i comportamenti e le preferenze delle persone introverse, influenzando il modo in cui interagiscono con il mondo esterno e processano le informazioni. Vediamo i dettagli.
- 1) Maggiore sensibilità agli stimoli esterni
Gli introversi tendono a essere più sensibili a rumori forti, luci intense o ambienti molto affollati. Studi sul sistema nervoso mostrano che il loro cervello risponde più intensamente agli stimoli, motivo per cui preferiscono ambienti tranquilli.
- 2) Tendenza a elaborare profondamente le informazioni
La ricerca ha dimostrato che gli introversi tendono a riflettere più a lungo su decisioni o esperienze. Il loro cervello mostra maggiore attività nella corteccia prefrontale, area associata al pensiero complesso e alla pianificazione.
- 3) Predilezione per la solitudine
Gli introversi spesso ricaricano le energie trascorrendo del tempo da soli. Ciò non significa che evitano le relazioni, ma che necessitano di momenti di solitudine per rigenerarsi e mantenere un buon equilibrio emotivo.
- 4) Empatia e ascolto attivo
Studi sul comportamento sociale mostrano che gli introversi tendono a essere ascoltatori attenti e a sviluppare forti capacità empatiche, poiché analizzano attentamente ciò che gli altri dicono e provano. Le persone introverse tendono a riflettere più a lungo prima di parlare, il che può portare a conversazioni più significative e ponderate.
- 5) Maggiore sensibilità alla dopamina
Il sistema nervoso degli introversi è meno reattivo alla dopamina, un neurotrasmettitore associato alla ricompensa. Per questo motivo, preferiscono attività meno stimolanti rispetto agli estroversi, come leggere o riflettere.
- 6) Creatività e immaginazione vivida
Gli introversi tendono a eccellere in attività che richiedono introspezione e immaginazione. Sono spesso più creativi in ambienti calmi dove possono concentrarsi senza interruzioni.
- 7) Attitudine all’osservazione
Gli introversi osservano attentamente il mondo intorno a loro e spesso notano dettagli che sfuggono agli altri. Questo deriva dalla loro natura riflessiva e dalla tendenza a processare informazioni in modo approfondito.
Attenzione: essere introversi è diverso dall’essere timidi
La differenza tra introversione e timidezza è fondamentale, anche se spesso i due concetti vengono confusi. L’introversione è un tratto che descrive una preferenza per ambienti tranquilli e riflessivi, piuttosto che da attività sociali molto stimolanti. Come accennato, non evitano necessariamente le situazioni sociali, ma le scelgono con cura. L’introversione è legata al modo in cui il cervello elabora gli stimoli e modula il rilascio di dopamina; gli introversi tendono a sentirsi sovrastimolati in ambienti sociali molto attivi.
La timidezza, invece, è una risposta emotiva alla paura del giudizio sociale o al disagio in situazioni nuove o sconosciute. È più una questione di ansia sociale che di preferenza tanto che spesso, la solitudine non è vissuta come una risorsa per rigenerarsi ma come momento di disagio. Possono essere altrettanto “sovraccaricati” negli ambienti sociali molto attivi, ma questo perché tali ambienti mandano in tilt la loro centralina dello stress (asse ipotalamo ipofisi surrene).
Sperimentano spesso ansia o imbarazzo in contesti sociali e possono evitare le interazioni per paura del rifiuto o del giudizio. Ricordi lo scenario descritto in precedenza? La riunione aziendale in cui ognuno dice la sua? Ecco, se l’introverso esprime tutto con pacatezza, il timido tende a non esporsi affatto. Si sente socialmente inibito. La timidezza è spesso accompagnata da insicurezza e nervosismo.
Può, una persona, essere sia introversa che timida?
Certo, nella maggior parte dei casi è così. Anzi, molto spesso gli introversi sono stati bambini timidi che hanno trasformato questo costante risposta emotiva in un tratto di personalità. Altre volte, però, quella stessa risposta emotiva di ritiro e timidezza vissuta durante l’infanzia, dà vita a disagi più intensi. Pertanto ci limiteremo a dire che ci sono molti introversi che non sono affatto timidi e persone timide che sono, in realtà, molto attratte dalle interazioni sociali ma limitate dall’insicurezza. Si tratta di persone che stanno imparando a misurarsi con il prossimo e trovare la loro dimensione sociale.
Affermarsi, oltre l’extrovert bias
È facile sentirsi schiacciati in una società in cui l’ostentazione e il dominio sono onnipresenti ed enfatizzati. Negli ultimi tempi, grazie al manuale di psicologia «il Mondo con i Tuoi Occhi», qualcosa sta cambiando. In uno scenario sociale così pressante il libro, già bestseller, è uno splendido strumento per ridimensionare la scena di personalità ingombranti e soprattutto, per restituirsi il proprio posto nel mondo; un posto che troppo spesso abbiamo percepito come ingiustamente invisibile o inconsistente.
Puoi trovare “il mondo con i tuoi occhi” in qualsiasi libreria o a questa pagina Amazon. Leggendolo, scoprirai che sia tu introverso o timido, c’è sempre un’opportunità di riscatto. C’è sempre un punto di flessione oltre il quale non siamo più disposti a sopportare. Ed è da lì che bisogna ripartire. C’è una forza silenziosa in te che non ha bisogno di urlare per farsi sentire; la tua autenticità è il tuo potere e tu e il resto del mondo aspettate solo di scoprirla.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
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