Litigi nella coppia, conflitti, incomprensioni, rancori non sono affatto infrequenti. Saper comunicare efficacemente non è semplice né scontato e, molto spesso, anche se siamo mossi dalle migliori intenzioni, giungiamo ad ottenere i risultati peggiori. Quante volte ci è capitato di voler chiarire una situazione o risolvere un problema di coppia e, parlandone, non solo non riuscirci, ma addirittura finire col peggiorare la situazione, entrando in un vortice di incomprensioni e malumori da cui non siamo poi riusciti a venirne a capo?
7 errori più comuni da evitare per gestire i litigi di coppia
Il primo passo per imparare a comunicare efficacemente, ad appianare i litigi nella coppia (e non solo), per gestire il dialogo, anziché subirlo, per trasformare il conflitto in alleanza, consiste nell’individuare, e poi evitare, tutti i modi sicuri per fallire nel nostro intento. Un antico metodo che deriva dall’arte dello stratagemma dice “se vuoi drizzare una cosa, impara prima tutti i metodi per storcerla di più”. Quali sono gli errori da conoscere per evitare litigi nella coppia che, a lungo andare, possono deteriorare un rapporto?
1. RECRIMINARE LE COLPE
Questa modalità non solo non risolve i problemi ma addirittura li peggiora, spesso degenerando in litigi nella coppia senza via d’uscita. Proviamo a pensare a tutte quelle situazioni in cui qualcuno ci ha recriminato le nostre colpe; il sentirsi accusare provoca in noi un’immediata reazione di ribellione.
Questo accade perché, possiamo anche ammettere che l’altro abbia ragione, ma nel momento in cui ci sentiamo accusati, in modo del tutto irrazionale siamo spinti a reagire come se fossimo innocenti.
Molto spesso mi trovo di fronte coppie che sono entrate in quel circolo senza fine in cui ognuno accusa l’altro delle sue colpe. Il punto è che poco importa dove l’altro sbaglia, lì non possiamo fare molto, è interessante sapere dove sbagliamo noi, perché lì si può fare qualcosa.
Quindi, dovremmo spostare il focus dai torti subiti alle esigenze dell’altro, dagli errori altrui a ciò che potremmo fare noi per prenderci cura dell’altro. Una domanda che può rivelarsi utile, per ciascun partner, al fine di porsi nel giusto stato mentale per ricreare l’equilibrio è: “che cosa posso fare per migliorare la giornata del mio partner?”.
2. NON DARE IMPORTANZA ALL’ASCOLTO
Un errore, più tipicamente maschile, ha che vedere con la capacità d’ascolto. Innanzitutto, è bene sapere che uomini e donne sono molto diversi da questo punto di vista: mentre l’uomo tende a risolvere i problemi cercando delle soluzioni pratiche, la donna tende a risolverli parlando, comunicando.
Quante volte ci è capitato, ad esempio dopo aver passato una brutta giornata, di tornare a casa e volersi solo sfogare, trovarsi una persona davanti che anziché ascoltare, dopo aver ascoltato quanto ritiene necessario, inizia a fornirci soluzioni pratiche?
Il risultato di questa interazione di solito sarà che l’uomo si sentirà frustrato perché nonostante le buone intenzioni non è riuscito ad aiutare la compagna ad uscire da una giornata da dimenticare e la donna si sentirà incompresa e vivrà come minimizzati i suoi sentimenti da soluzioni pratiche che non stava cercando, perché ciò che cercava era ascolto, condivisione e comprensione.
Un aspetto essenziale dell’ascolto è quello di domandarci che cosa ci sta “chiedendo” la persona che ci sta parlando, qual è la domanda implicita dell’altro: ci sta chiedendo un punto di vista? Un consiglio o delle soluzioni? Oppure ascolto e comprensione?
3. PUNTUALIZZARE
La tendenza ad analizzare e discutere a livello razionale i problemi, i sentimenti, le reazioni, le emozioni, a spiegare e chiarire come stanno le cose e come invece dovrebbero essere, a mettere i cosiddetti puntini sulle “i”.
Questo errore potrebbe sembrare una modalità corretta di comunicare perché analizzare e spiegare, fornire le istruzioni d’uso, evita equivoci e incomprensioni che potrebbero trasformarsi in attriti e conflitti, ma la verità è che sono poche le cose fastidiose quanto il sentirsi spiegare come stanno i fatti e come invece dovrebbero essere per funzionare meglio.
Credo che ognuno di noi almeno una volta abbia avuto a che fare con una persona che ci spiega e definisce le regole della relazione, che ci indica come dovrebbe essere essere. Possiamo anche constatare che abbia ragione ma al tempo stesso, il modo in cui lo dice, ci irrita e ci fa venire la voglia selvaggia di trasgredire.
L’altro è così ragionevole e saggio che si trasforma in un magnifico rompiscatole e questo, tradotto in termini emotivi, significa l’azzeramento del desiderio.
Ciò che conta in una relazione è lo scambio emotivo, il calore e il coinvolgimento, e analizzare e discutere a livello razionale una cosa che funziona anche e soprattutto sulle sensazioni, le emozioni e i sentimenti, impoverisce il legame emotivo che tiene unite due persone.
4. RINFACCIARE (FARE LA VITTIMA)
Se il recriminare le colpe e il puntualizzare creano effetti devastanti se ripetuti nel tempo, rinfacciare li supera tutti e due. Sto parlando di quelle persone che si mettono nella posizione di vittima, che ci accusano di averle fatte soffrire per i nostri comportamenti.
La persona che rinfaccia si pone come vittima dell’altro, e da questa posizione di dolore, usa la propria sofferenza per indurre il partner a correggere quei comportamenti che l’hanno generata. Ma, purtroppo, il risultato di solito è che non solo raramente il partner cambia comportamento, ma addirittura si indispone e si arrabbia, generando così malumori e litigi nella coppia.
Ma c’è di più: all’interno del settore degli studi sulle relazioni interpersonali è ben noto il fatto che chi si pone come “vittima” costruisce i suoi “aguzzini”; come afferma Maturana “non sono i tiranni a creare gli oppressi, ma viceversa”. Questo significa che se mi metto nel ruolo di vittima, rendo l’altro automaticamente mio aguzzino; se questo si arrabbia mi renderà ancor più vittima, entrando così in un circolo vizioso dal quale, una volta innescato, è molto difficile uscire.
5. DARE PER SCONTATO DI AVER COMPRESO
Vi è mai capitato di discutere con qualcuno e dire, o sentirvi dire: “io non ho detto questo, hai capito male, ho detto che…” e di vedere completamente storpiato il senso di una frase?
Quanto meno conosciamo una persona, ma questo accade anche in una coppia stabile, tanto più è facile fraintendere le sue parole ed essere fraintesi, perché non conosciamo il senso e il significato esatti che per quella persona hanno quelle parole. Allora interpretiamo secondo il nostro modo di vedere, dando per scontato che coincida con quello dell’altro, generando inevitabilmente incomprensioni e litigi nella coppia.
Prima di pensare di aver capito, un ottimo metodo è quello di domandare “che cosa intendi dire con…?” oppure “correggimi se sbaglio, se non ho capito male tu stai dicendo che…”. Ti servirà a comprendere e a far sentire compreso l’altro.
Allo stesso modo, dovremmo scegliere con cura le parole che usiamo, se necessario spiegando il senso che hanno per noi. In altre parole, dovremmo imparare a meta- comunicare. È così che si costruisce un linguaggio condiviso nella relazione, che ci aiuterà a conoscerci e capirci reciprocamente e a ridurre il rischio di generare incomprensioni e fraintendimenti.
Esistono forme minori di comunicazione, meno articolate delle precedenti; di solito sono singoli atti comunicativi, tuttavia in grado di provocare con grande probabilità di successo litigi nella coppia, l’irritazione e l’allontanamento del partner:
6. TE L’AVEVO DETTO
Se io sono già arrabbiato con me stesso per aver commesso un errore, il fatto che l’altro mi faccia notare che l’ho commesso dal momento che non gli ho dato retta, ammesso che questo sia vero e non sia solo una sua impressione, non mi aiuta affatto, anzi, mi fa arrabbiare ancora di più con me stesso e con lui.
Quando pronunciamo questa “frasetta” ci trasformiamo nel parafulmine della rabbia del nostro partner, al quale diamo la possibilità di dirottare contro di noi tutta la carica che aveva contro di sé per il suo fallimento.
7. LASCIA LASCIA…FACCIO IO”
Ad esempio “lascia, parcheggio io l’auto”. All’apparenza potrebbe sembrare un atto di gentilezza, in cui ci sostituiamo all’altro per salvarlo da un impaccio, ma chi lo subisce lo vive come un atto di squalifica delle proprie capacità. Se a un livello superficiale inviamo il messaggio “ti auto perché ci tengo”, ad un livello più profondo inviamo il messaggio “lascia fare a me perché tu non sei capace”. Un aiuto non richiesto non solo non aiuta ma danneggia.
Nelle relazioni, più del contenuto, contano i messaggi emotivi; la forma crea il senso del contenuto che può essere fallimentare, generando litigi nella coppia, o vincente. Non dobbiamo dimenticare, che nella relazione con la persona con la quale siamo legati non esiste un perdente o un vincitore, ma o vinciamo entrambi o perdiamo entrambi.
A cura di Erica Badalassi, Psicologa Psicoterapeuta Breve Strategica
Riceve per appuntamento online e nel suo studio di Pontedera.
Contatti: cell. 345 857 8906 – E.mail info@ericabadalassi.it
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