Nessuno è immune dall’ansia da separazione. Può sperimentarla il bambino nei confronti della madre, la madre nei confronti del neonato o un adulto nei confronti del partner, di un familiare o di altre figure di attaccamento.
Disturbo d’Ansia da separazione: che cos’è
Si chiama disturbo d’ansia da separazione (SAD, Separation Anxiety Disorder) ed è una condizione psicologica in cui una persona mostra un’ansia eccessiva nel momento di lasciare la propria casa o di separarsi dalle figure di attaccamento (genitori, partner, educatori, parenti, cane!).
Poiché la trattazione del tema è molto ampia, ti fornisco un indice degli argomenti che incontrerai in questa pagina:
- Ansia da separazione nel neonato
-Come prevenire l’ansia da separazione - Ansia da separazione nel bambino
-Come si deve comportare il genitore
-Approccio con lo psicologo infantile - Ansia da separazione nell’adulto
-Come gestire l’ansia da separazione
-Ansia da separazione dal partner (fidanzato, moglie o marito)
-Ansia da separazione nella mamma
Ogni sezione sarà composta da sottosezioni con consigli su come gestire l’ansia da separazione e come superarla. Nel primo paragrafo, dedicato all’ansia da separazione nel neonato, non mancano indicazioni utili su come prevenire questo disagio psicologico.
Il disturbo d’ansia da separazione consiste nella manifestazione inappropriata ed eccessiva di paura e malessere al momento di separarsi da casa o da una specifica figura di riferimento. L’ansia espressa è classificata come atipica rispetto al livello di sviluppo emotivo atteso e all’età del soggetto.
Questo disturbo può avere un impatto negativo diverso a seconda dell’età di chi ne è affetto. Anche i sintomi possono essere diversi.
Ansia da separazione nel neonato
Il neonato, quando viene al mondo, subisce il suo primo trauma: da un ambiente accogliente quale l’utero materno, passa in un mondo tutto nuovo. La nascita è un fenomeno che per molti aspetti può essere descritto come traumatico per l’infante. E’ chiaro che il primo mese di vita è cruciale per il neonato. Quando possibile, il neonato deve essere accolto tra le braccia materne.
Il rischio di ansia da separazione aumenta tra i bambini nati da una mamma che ha sofferto una forma di Depressione post partum. E questo non è affatto un caso.
Purtroppo c’è una cattiva credenza: spesso familiari e amici consigliano di “non abituare male il neonato e non tenerlo sempre in braccio”. Purtroppo questo è un consiglio sbagliatissimo: nei primi giorni di vita il neonato dovrebbe vedere meno possibile la culla e dovrebbe essere avvolto dalle braccia e dal calore materno (e paterno).
Stai pur tranquilla che quando deciderai di mettere il bambino nella culla, non dovrà “riabituarsi” perché ormai ha avuto il suo feedback di sicurezza e di amore, così si sentirà sereno.
E’ vero che il ruolo della mamma è cruciale: la mamma svolge la funzione di nutrice! E’ altrettanto vero, però, che anche il padre può e deve contribuire allo sviluppo della sicurezza necessaria al neonato. La stessa sicurezza che potrà prevenire la manifestazione dei sintomi tipici dell’ansia da separazione.
Per il primo mese di vita, mamma e papà devono essere quanto più presenti possibile: tenere in braccio il bambino e, nell’ideale, dovrebbero cambiare insieme il pannolino.
Secondo Freud, nel fare la cacca, il bambino sta consegnando qualcosa di suo ai genitori. Inconsciamente, per il bambino, la cacca è una sorta di dono. In questa fase, entrambi i genitori dovranno mostrarsi “sorridenti” e “felici” di ricevere questo dono.
Strillare il neonato e rimproverarlo perché lo hai appena cambiato, contribuisce a far sentire il bambino rifiutato. E’ vero, è difficile tenere fronte alle esigenze di un neonato, ma nei primi mesi di vita è richiesto un maggiore sforzo.
Rimproverare un bambino che ha “di nuovo” sporcato il pannolino, non farà altro che creare un’insicurezza di fondo che il bambino, più avanti, manifesterà con ansia da separazione, paura del giudizio, paura del rifiuto… I neonati e i bambini, vivono tutto in modo amplificato. Ecco perché un atto banale con il cambio del pannolino è di cruciale importanza e un sorriso può fare la differenza.
E’ importante osservare il comportamento dei bambini in età prescolare per scorgere dei segnali. L’intervento precoce è utile nel prevenire il disturbo di ansia da separazione nei bambini.
La psicologia, in questi ambiti, può essere di grande aiuto: non mancano scale di valutazioni e questionari utilizzati per indagare sulle paure sperimentati da neonati e bambini. Le scale di Achenbach, per esempio, vanno a individuare eventuali inibizioni così da poter effettuare un pronto intervento prima che il disagio vero e proprio possa manifestarsi. Gli strumenti a disposizione dell’infante sono numerosi: test per immagini e scale a misura di bambino.
Ansia da separazione nei bambini
Nel tentare di gestire e curare il disturbo d’ansia da separazione di tuo figlio, ricorda questo:
- I bambini non hanno capacità comunicative.
- Non sanno esprimere emozioni con parole.
- Non hanno capacità di autocontrollo.
- Non hanno gli strumenti per fronteggiare, da soli, il disturbo d’ansia da separazione.
Queste premesse sono doverose perché, in buona fede, chi si occupa dell’educazione emotiva del bambino finisce per commettere molti errori.
Il bambino manifesta l’ansia da separazione con pianti, ansia acuta, e capricci al momento di andare a scuola. L’ansia da separazione può anche manifestarsi con sintomi psicosomatici ne è un esempio il classico mal di pancia! Il bambino ha davvero mal di pancia prima di andare a scuola… ma questo non è altro che un sintomo fisico dell’ansia.
Chi, da adulto, soffre d’ansia, sa bene che il mal di pancia e i dolori addominali possono essere un chiaro sintomo dello stato d’agitazione.
Le ricerche affermano che il 4,1% dei bambino soffre di ansia da separazione a livello clinico. E’ chiaro che si tratta di una statistica sottostimata: non tutti i bambini ricevono una diagnosi! Una cosa, però, è certa, in circa 1/3 dei casi il disturbo persisterà nell’età adulta se non si procede al trattamento. Quindi molti bambini che soffrono di ansia da separazione, se non rassicurati, diventeranno adulti con ansia da separazione.
Come gestire l’ansia da separazione
Il supporto di uno psicoterapeuta può essere molto utile, soprattutto se l’approccio che sto per spiegarti non funziona!
Un approcci non terapeutico per il trattamento dell’ansia da separazione nel bambino pone i riflettori sul comportamento genitoriale.
Si tratta di un intervento psicoeducativo: i genitori devono essere consapevoli del disturbo ed educare il bambino a fronteggiare questo disagio. Per poterlo fare, i genitori, in primis, devono sapere cosa dire e cosa non dire, cosa fare e cosa non fare! Iniziamo da questo. Le frasi da evitare sono:
- Ormai sei grande
- Vedi, i tuoi amici vanno a scuola senza fare i capricci
- Ci devi andare, lo fanno tutti
- Se non vai a scuola diventerai un somaro
Mai dire al bambino “ormai sei grande” perché non farai altro che ingigantire la sua ansia. Piuttosto prova a trasmettere entusiasmo al bambino sulle attività scolastiche.
Cosa fare per gestire l’ansia da separazione? Mostrati comprensiva ed empatizza con il tuo bambino. Usa frasi come: “so che ti può spaventare andare a scuola e lo capisco…”.
Il bambino deve percepire che il genitore riesce a capire e vivere il suo dramma. Il bambino deve sentirsi compreso e soprattutto in comunione con il genitore.
Il bambino non deve pensare che il problema è lui ma che fa parte della vita sperimentare paura e ansia e che la mamma (o papà) sono presenti per rassicurarlo.
Una strategia per rassicurare il bambino consiste nel fargli capire che la separazione è solo momentanea. Come fare? Magari regalando un orologio al bambino e spiegargli che: “quando la lancetta arriverà a questo punto ci sarà la mamma a prenderti“. E che anche la mamma attenderà quel momento per ricongiungersi con il piccolo, così il bambino, dopo, potrà raccontagli tutte le cose belle fatte a scuola.
Un’altra strategia consiste nel dare un premio per l’attività svolta, elogiare il bambino, fargli trovare una sorpresina dopo la giornata di scuola.
Se il bambino è particolarmente difficile ed emotivo, parla con la maestra: se riesci, accompagna il bambino in classe e lascia che il bambino ti veda in atteggiamenti amichevoli con le maestre e l’ambiente scolastico.
Se usi frasi tipiche (dette in buona fede) come: “ormai sei grande“, “lo devi fare, vedi… tutti i tuoi amici ci vanno“, oppure “se non vai a scuola diventi un asino“. Non fari altro che amplificare il problema e innescare un circolo vizioso. I bambini sono molto sensibili e queste sono frasi deleterie, capaci di amplificare l’ansia da separazione. Il bambino si sentirà ancora più insicuro e inizierà a sentirsi stupido, inadatto e incapace.
Se il bambino è abbastanza grande, prova a proporgli “un contratto scritto”, un accordo tra mamma, papà e figlio. L’accordo può prevedere obiettivi e ricompense. Quando il bambino mostra segni di indipendenza e raggiunge dei piccoli obiettivi, dovrà essere elogiato o “da contratto”, dovrà ricevere un premio ambito.
Come è chiaro, la psicoterapia è importante ma lo è ancora di più il coinvolgimento attivo dei genitori nella gestione del SAD.
Con un approccio psicoeducativo, la capacità di un bambino di tollerare le separazioni dovrebbe gradualmente aumentare nel tempo.
Un bambino con disturbo d’ansia da separazione può essere incoraggiato a sviluppare una sana sicurezza anche per vie secondarie. Facendo praticare al bambino attività piacevoli (sport di gruppo o altre attività amate dal bambino) il bambino viene responsabilizzato.
E’ importante che il genitore non si mostri, a sua volta, ansioso o preoccupato! I genitori deve mostrare empatia ma comunicare e trasmettere un senso di sicurezza e fiducia.
Psicologo infantile per gestire l’ansia da separazione
Lo psicoterapeuta può subentrare qualora i genitori non riuscissero a gestire in autonomia il disagio manifestato dal bambino.
Con la psicoterapia, il bambino sarà educato alle emozioni. La Terapia cognitivo comportamentale, così come la terapia sistemico familiare, risultano particolarmente indicate in questi casi. Con l’intervento di uno psicologo (o meglio, psicoterapeuta) il bambino imparerà a:
- Riconoscere sentimenti e comportamenti ansiosi
- Individuare quali sono le situazioni che evocano l’ansia e modificare i pensieri associati
- Promuovere l’autostima e la capacità di affrontare adeguatamente le situazioni ansiogene.
- Parlare delle situazioni che gli provocano ansia
- Sviluppare strategie di coping per fronteggiare queste situazioni.
Questo approccio è utile nei bambini più grandi e negli adolescenti. L’ansai da separazione, infatti, può insorgere anche in adolescenza, a seguito a un evento traumatico o a un trauma secondario.
Agire è importante: un recente studio afferma che i bambini che soffrono di ansia da separazione, da adulti, non solo potrebbero avere ricadute e continuare a soffrire d’ansia da separazione ma anche di altri disturbi come fobia sociale, autofobia e ansia generalizzata.
Ansia da separazione negli adulti
Un adulto non è immune all’ansia da separazione. Le paure sono le stesse sperimentate da bambini ma il contesto cambia.
Durante la crescita e in ogni fase della vita c’è una costante cooperazione tra inconscio, subconscio e personalità. La cosa positiva è che i nuovi feedback possono creare nuovi modelli funzionali. Ciò significa che l’ansia da separazione si può superare in qualsiasi età.
Chi ha sofferto di ansia da separazione da bambino, se non ha ricevuto le dovute rassicurazioni, può sviluppare lo stesso malessere anche da adulto. Spesso, in età adulta, l’ansia da separazione si connota come sindrome dell’abbandono.
Quali sono i sintomi?
- Ansia da separazione dal partner (parlo di una separazione momentanea)
- Difficoltà a svolgere attività in solitaria
- Paura della solitudine
- Difficoltà a lasciare luoghi considerati sicuri
- Forte attaccamento nei confronti delle figure primarie (mamma e papà)
Se, da bambino, non ha ricevuto le giuste sicurezze, queste carenze si possono ripercuotere in ogni sfera della vita. L’ansia da separazione negli adulti sembrerebbe essere più marcata nelle ore notturne. Non è un caso: di notte, la parte vigile e cosciente, tende ad abbassare le sue difese e possono emergere le paure inconsce. E’ per questo motivo che alcuni disturbi si manifestano solo di notte e alcune persone hanno paura di rimanere da sole di notte in casa.
Ansia da separazione dal partner
La psicoterapia cognitivo comportamentale vede gli stessi step spiegati nel paragrafo dedicato alla gestione dell’ansia da separazione nei bambini. In età adulta, è possibile fare un lavoro più approfondito con una psicoterapia di tipo psicodinamico. In questo caso si andrebbero a individuare le cause dell’ansia abbandonica.
Cosa puoi fare da solo?
Puoi iniziare a creare occasioni in cui puoi dimostrare una certa autonomia. Ricerca interessi, coltiva nuove amicizie o situazioni sociali in cui sperimentarti, esplorarti e conoscerti a fondo. Di certo hai molte risorse che, a causa di limiti che ti sei autoimposto, sono rimaste inespresse.
Lavora sull’auto-realizzazione. In questo modo, progressivamente, potrai distaccarti dalla persona a cui sei più legato. L’ansia da separazione in età adulta è spesso correlata a un disturbo dipendente di personalità e alla sindrome dell’abbandono.
Ansia da separazione dal neonato / figlio
Anche una mamma può sperimentare ansia da separazione nei riguardi del neonato o di un bambino. In questo caso, l’angoscia della madre sarà percepita dal bambino che a sua volta manifesterà disagio.
Come s’innesca? Si verifica una sovrapposizione del suo vissuto abbandonico materno. In pratica, la mamma proietta se stessa e le sue paure nella prole. Ecco perché un genitore può soffrire di ansia da separazione dal figlio piccolo. La gestione è la stessa vista in precedenza.
Cosa fare in termini pratici? Allontana i pensieri negativi, tipo: “e se gli succede qualcosa in mia assenza?” o “se ingoia qualcosa…”. Molto spesso l’ansia da separazione innesca in te stesso preoccupazioni eccessive, potresti addirittura aver paura che tuo figlio (o il partner nel caso precedente) possa morire in tua assenza a causa dei più disparati incidenti.
Assicurati che il bambino sia in buone mani, fai i dovuti controlli (ambiente pulito, professionalità…). Una volta ottenute le rassicurazioni oggettive, razionalizza altrimenti rischi di trasmettere la tua ansia al bambino. Lavora su te stessa e sulla tua sindrome dell’abbandono.
Illustrazione: Kathrin Honesta
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Bibliografia parziale:
Altman, C; McGoey, KE; Sommer, J. L (2009). “Ansia nella prima infanzia: quanto ne sappiamo?”Journal of Early Childhood and Infant Psychology
“Disturbo d’ansia da separazione nei bambini e negli adolescenti: epidemiologia, diagnosi e gestione”. Separation Anxiety Disorder in Children and Adolescents da CNS Drugs