Come mai la paura di essere abbandonati sembra così frequente oggi? L’idea di rimanere da soli terrorizza alcune persone al punto da doversi adoperare in ogni modo affinché il partner non si allontani, anche quando la relazione non risulta più soddisfacente, o per trovare immediatamente un rimpiazzo.
Cause della paura dell’abbandono
Il bisogno di accudimento e protezione è primario in ogni individuo, di conseguenza il modello di attaccamento è cruciale per gli effetti sulla gestione delle ansie dovute alla separazione anche in età adulta.
Questo vorrebbe dire che chi ha paura dell’abbandono è stato un bambino poco amato?
Sicuramente chi non ha ricevuto le adeguate cure, per vari motivi, sviluppa un disturbo di ansia da separazione, ma non necessariamente tutti quelli che vivono quest’ansia hanno avuto un’infanzia così traumatica.
Lutti, malattie, separazioni possono portare a un senso di perdita che, se non adeguatamente gestito, in età adulta può portare a riattivare sentimenti di abbandono in particolari momenti di stress, reali o percepiti.
Quello che si vive riacutizza ferite pregresse, amplificate dall’angoscia di non riuscire a gestirli.
L’amore e l’accudimento dei genitori resta fondamentale nella crescita di ogni essere vivente e può essere espresso in diversi modi, legati alla cultura e alla società, ma anche quando questo è presente a volte il problema può nascere se il bambino sente di non aver modo di potersi esprimere o di trovare accolti i suoi bisogni, di conseguenza non impara a conoscersi e a sperimentare un senso di accoglimento. In età adulta questo si riflette nelle scelte, o più probabilmente non scelte, che attua all’interno delle relazioni.
Questi meccanismi di bisogno, che spesso generano un’ansia che cerca rassicurazioni costanti, ricevono nutrimento dalle proprie insicurezze che a loro volta continuano a rinforzare questo circolo vizioso. In questi casi l’altro viene visto come punto di riferimento, fonte di conferme che non si riescono ad ottenere altrimenti.
I modelli appresi durante l’infanzia quindi hanno un impatto determinante nella crescita di ogni individuo, ma altre volte l’influenza può arrivare da eventi, vissuti come traumatici, in età adulta. È pur vero che la modalità con cui si affrontano questi tipi di eventi è determinata dalla capacità che si ha di credere in se stessi e nella possibilità di elaborarli, caratteristiche che si sviluppano durante la crescita.
Vittime o colpevoli?
Non è mai utile sentirsi responsabili per ciò che si è vissuto o non si è superato, né tanto meno viversi come vittime impotenti di un destino ineluttabile.
Da bambini certe emozioni è difficile sostenerle, non si è semplicemente pronti, da adulti bisogna scegliere di esserlo, ma non sempre ci si ritrova con gli strumenti adatti.
Bisogna imparare a non poter tenere tutto sotto controllo, essere più clementi con le proprie difficoltà e darsi il tempo di superarle.
Spesso è proprio l’ansia di dover rispondere ad aspettative esterne che induce a entrare in conflitto con ciò che si prova. Si “deve” essere sempre all’altezza, forti, efficienti, quindi quando si avverte un momento di difficoltà bisogna reprimerlo o evitarlo.
Questo non porta ad affrontare i propri limiti per cui le risposte possono essere di chiusura verso l’esterno o di dipendenza da qualcuno o qualcosa.
Se non ci si sente in grado di stare da soli, l’investimento che si farà sulla coppia sarà talmente soffocante da creare una difficoltà a portare avanti il rapporto, quindi tutto ciò che si vorrebbe evitare. Le coppie che resistono a questa pressione generalmente sono disfunzionali, rispondono alle esigenze di entrambi, mantenendone però le reciproche problematiche.
In alternativa per evitare di perdere la persona amata, per non avvertire la paura di essere lasciati si evita ogni forma di legame.
Piccola curiosità: la paura della solitudine è detta autofobia.
Come superare la paura dell’abbandono
Imparare a poter star da soli e a conoscersi è necessario. Indagare sulle origini delle proprie paure diventa quindi utile per capire certi meccanismi e perché vengono messi in atto. In questo modo si abbassa la tensione nei momenti in cui ci si sente maggiormente a rischio ed è possibile prevedere nuove risposte, attivare comportamenti più funzionali, iniziando a creare circoli più virtuosi.
Non è mai semplice, né immediato, ma i risultati raggiunti permettono di potersi sentire più liberi, nelle proprie scelte e nei propri comportamenti.
Lucia Cavallo, Psicoterapeuta
specializzata in terapia Familiare Sistemica Relazionale
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