Attualmente si assiste ad un cambiamento sociale non indifferente, infatti in passato c’era più coesione a livello interpersonale; ognuno si sentiva parte integrante di un gruppo.
Oggi, invece, in quest’epoca, definita dagli studiosi “post- moderna”, si stanno verificando delle condizioni di ritiro relazionale, incremento della diffidenza ed aumento dei sentimenti negativi nei confronti dello straniero.
La società dell’uomo frammentato
A partire da queste considerazioni è possibile affermare che, viviamo in una società non più dell’uomo colpevole, ma dell’uomo frammentato, in cui lo scenario è caratterizzato da una regressione dal punto di vista emozionale.
Secondo Adorno ed Horkheimer:
«i fenomeni di massa non si verificano in virtù di misteriose qualità della massa come tale, ma in seguito a processi psichici che hanno luogo in ogni individuo partecipante alla massa. Questa non è un fenomeno primario, ma secondario; e gli uomini non si fanno massa per semplice quantità numerica, ma sotto l’azione di condizioni sociali determinate, tra le quali rientra tanto il comportamento autoritario del capo o di altre figure paterne quanto l’identificazione col capo, o con simboli, o con l’orda dei propri simili soggiacenti alla medesima dipendenza».
Quindi, proprio a partire da queste affermazioni è opportuno analizzare lo sviluppo relazionale ed emotivo del singolo individuo.
Comportamenti istintivi e immaturi
Per quanto riguarda lo sviluppo emotivo, il bambino inizialmente è a contatto con i suoi genitori e di chi si prende cura di loro. Queste relazioni, influenzano le relazioni future del bambino e potrebbero configurarsi in una ripetizione delle relazioni familiari.
Inizialmente, nei primi periodi di vita, attraverso il rapporto con le figure genitoriali, il bambino apprende le regole e si consolida la struttura dell’Io. Secondo lo studioso Bollas, la struttura dell’Io è la traccia di un rapporto e questa traccia rappresenta il punto di incontro tra il percorso educativo e quello affettivo del bambino.
Tuttavia, essendoci un clima caratterizzato da povertà emozionale, nel singolo, le società sono caratterizzate da una «mentalità primitiva», proprio per questo mettono in atto comportamenti impulsivi ed immaturi.
A livello intrapersonale, i soggetti potrebbero essere incapaci di risolvere il loro dolore psichico che è provocato dall’annullamento della loro vita interiore e solo in alcuni casi si rendono conto del loro vuoto interiore.
Personalità normotica
A partire dalle osservazioni fatte da Bollas, è stato possibile tracciare uno specifico profilo di personalità: la personalità di tipo normotica, che viene definita come: “qualcuno di anormalmente normale”.
Le persone normotiche sono persone eccessivamente stabili, sicure apparentemente tranquille ed estroverse, il loro pensiero è orientato al materialismo a scapito del mondo interiore.
Le relazioni che questo tipo di individui hanno sono esclusivamente fondate sull’apparenza, infatti, molto spesso il soggetto indossa delle maschere con lo scopo di evitare di far trasparire all’esterno qualsiasi tipo di tensione o disagio psichico.
Proprio per questa ragione, i soggetti normotici, nonostante vivano degli stati emotivi, essi decidono di non esternarli; respingendo od evitando situazioni o richieste di dipendenza ed affetto. Spesso si tratta di persone ben integrate e conformiste, questa potrebbe essere considerata una strategia per distanziarsi a livello emotivo.
Il distanziamento emotivo serve per nascondere l’angoscia che ne potrebbe derivare se il soggetto instaura una relazione genuina con l’altro e si trasmuta in ostilità ed aggressività.
La personalità normotica, secondo Bollas, non ha gli strumenti per occuparsi del mondo soggettivo, emozionale, affettivo, sia a livello interpersonale sia intrapersonale; mostra di non avere capacità introspettive, non ha sbalzi d’umore e sembra stabile e sereno. Il soggetto normotico è, secondo lo studioso, privo di identità.
Bollas, ha, inoltre, dato un contributo per quanto riguarda lo studio dell’evoluzione emotiva delle società post-moderne e delle modalità che vengono utilizzate per relazionarsi. In accordo con gli studi dell’autore, il soggetto di quest’epoca si può definire “senza lacrime“, ovvero incapace di esprimere all’esterno il proprio dolore psichico.
La famiglia di origine: il contesto in cui si forma la personalità normotica
Per quanto riguarda lo scenario familiare di questa tipologia di personalità, è caratterizzato da assenza di interesse per la vita del bambino e delle sue rappresentazioni affettive. Infatti nelle famiglie normotiche, quando il bambino gioca non viene considerato, il genitore non interagisce con lui, non commenta i disegni del bambino, e il bambino perde interesse nell’interazione con il genitore.
La personalità normotica, rappresenta un fenomeno significativo di questo periodo storico.
È possibile affermare che si rischia di creare una società normotica e (in conseguenza) che non si trova più a suo agio nell’interazione con l’altro; questa condizione si verifica in quanto corrisponde al sintomo ipermoderno di un Io collettivo alessitimico, ossia incapace di esternare il suo mondo interiore e comprendere quello altrui.
Per concludere, è pertanto importante ricordare che la folla non ha pensiero, però l’individuo può essere autoriflessivo.
Quindi, l’obiettivo delle scienze umane sarebbe quello di educare gli individui all’introspezione, alla mentalizzazione sia a livello intrapersonale, sia a livello interpersonale, affinchè gli individui non vivano più “come se io fossi” e per evitare che i sintomi intrapsichici si ripercuotano a livello del contesto sociale.
Autore: Santina Claudia Micieli, dottoressa in Psicologia Clinica
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