Uno degli obiettivi più importanti della psicologia è quello di aiutare a ricordare che noi esseri umani siamo esseri sociali; ed in quanto tali uno dei bisogni principali dell’uomo corrisponde a quello di creare delle relazioni interpersonali significative.
Tuttavia, se l’essere umano si trova in circostanze che determinano il suo isolamento, dal bisogno di instaurare legami si passerà allo sviluppo di fantasie che non rispecchiano la realtà reale. Queste fantasie sono caratterizzate da pregiudizi e da istinti pericolosi ed incontrollabili.
La paranoia, secondo lo psicoanalista secondo Zoja, oltre a creare le condizioni dell’isolamento ha dei vantaggi, in quanto permette di: ridurre al minimo le energie utilizzate per pensare. Uno dei mezzi che contribuisce alla diffusione delle paranoie collettive sono i mass media.
Cos’è la paranoia collettiva?
La paranoia collettiva presenta diverse analogie con la cultura moderna; in quanto il consumismo ostacola l’autoriflessione degli esseri umani, alimentando la tendenza a proiettare all’esterno i loro dubbi e i loro sospetti. I sospetti e i dubbi interiori vengono proiettati sugli altri individui.
Questo atteggiamento paranoico ha caratterizzato, durante tutto l’arco della storia, l’intera collettività; infatti l’intenzione di annientare il nemico è un problema ricorrente, in particolare durante il nazionalsocialismo ed anche durante il XIX secolo.
L’origine della tendenza ad annientare e massacrare gli altri popoli potrebbe essere ricondotta a delle interpretazioni erronee delle teorie darwiniane. Queste teorie ritenevano che il destino delle razze che venivano considerate inferiori era l’estinzione. Queste teorie si trasmutarono secondo Zoja in una selezione “negativa”, caratterizzata da sterminio, espulsioni, colonizzazioni e nei massacri di altre popolazioni (si pensi ad esempio ai neri).
Per quanto riguarda l’origine della paranoia, durante il nazionalsocialismo, potrebbe essere dovuta alla Convenzione di Ginevra, secondo la quale, in ciascuna nazione dev’esserci un’autorità che permetta il mantenimento dell’ordine, anche attraverso le sanzioni; le quali vengono utilizzate male, in quanto l’odio, il timore e la paranoia si diffondono nella popolazione e nelle autorità e le sanzioni diventano degli strumenti per uccidere. Infatti, l’utilizzo delle sanzioni nei nazisti consisteva nell’uccisione di 10 ostaggi per ogni soldato tedesco ucciso.
Queste esecuzioni avvennero perchè gli uomini venivano considerati come merci o animali e non come esseri umani.
La paranoia permette sia al popolo sia a chi detiene il potere di sentirsi rassicurato, in quanto chi detiene il potere può controllare tutto, chi fa parte del popolo, invece, dovrebbe sentirsi protetto da chi ha il potere nelle mani; da questa considerazione Zoja, riteneva che la paranoia fosse contagiosa (il contagio avviene mediante le dinamiche sociali). Infatti, il contagio della paranoia incrementa gli atteggiamenti che caratterizzano la paranoia.
L’origine della paranoia collettiva
Una delle più importanti funzioni della paranoia è quella di proiettare il male all’esterno ed attribuirlo al nemico e per compiere questo atto, vengono utilizzati gli “accessori culturali”.
Gli accessori culturali principali sono: la propaganda che permette di attribuire al nemico delle caratteristiche negative ed i conseguenti ragionamenti che hanno come obiettivo quello di dimostrare ed illustrare le ragioni per cui si intendono distruggere i nemici.
Le radici della paranoia possono essere ricondotte ad un istinto sospettoso, originato da un insieme di concatenazioni mentali elaborate; ma non necessariamente questi istinti sospettosi vengono accettati e condivisi da tutti.
Inoltre, nella paranoia collettiva il senso di colpa e la sensazione di aver commesso un crimine, vengono annullate, perchè le ideologie sono confermate dalla collettività, infatti, i comportamenti aggressivi nei confronti di chi viene percepito come nemico sono autorizzati se vengono fatti da un intero gruppo.
La paranoia nel corso della storia assume sfaccettature diverse e diviene sempre più raffinata e diversificata.
Quando l’uomo viveva a contatto con la natura i suoi sospetti riguardavano gli animali più grandi di lui, successivamente i sospetti sono stati rivolti ai suoi simili, in quanto la prevenzione del pericolo diviene una delle funzioni principali per l’evoluzione della mente umana.
Il rischio poi di essere uccisi nelle strade si riduce, in quanto l’uomo entra a far parte della società complesse, caratterizzate da regole e norme, ma nascono altre minacce, tra cui: l’emarginazione, lo sfruttamento o l’inganno per quanto riguarda il contesto economico, sociale e culturale.
Se da un lato le norme fanno sentire l’uomo protetto, dall’altro aumentano lo sviluppo di atteggiamenti sospettosi sempre più complessi ed articolati; in quanto le regole che inizialmente erano nate per ridurre i pericoli ed aumentare la sicurezza, diventano dei pericoli.
L’evoluzione culturale ha, quindi, contribuito all’insorgenza negli individui assenza di fiducia e di collaborazione, che nelle loro estremizzazioni può produrre degli impulsi distruttivi.
La paranoia collettiva potrebbe anche innescarsi in seguito ad esperienze collettive estreme; i traumi che interessano una collettività logorano il contesto sociale e ne compromettono il riadattamento. Nei casi più estremi, l’ansia di morire non viene superata e si innesca l’istinto di sopravvivenza (già presente ma dormiente) che spinge l’individuo a rispondere all’aggressività con altra aggressività, quindi la paranoia diviene collettiva. Questo avviene perchè la paranoia diventa normalizzata, in quanto il delirio che prima era di un individuo soltanto si insinua in un sistema di ragionamento collettivo.
Sia la paranoia collettiva sia quella individuale sono difficili da riconoscere, in quanto potrebbero colpire qualsiasi uomo.
La paranoia collettiva ha l’obiettivo di colpire in modo aggressivo un capro espiatorio e (come affermato in precedenza) siccome i comportamenti aggressivi vengono messi in atto dalla collettività non vengono percepiti come disfunzionali.
La Paranoia collettiva nella storia
Sono tre i più importanti stadi di paranoia collettiva che sono legati tra loro e sono:
- L’aggressività collettiva locale, che fa riferimento ad una specifica comunità situata in una determinata area sociale.
- La cacciata collettiva, prevalentemente caratterizzata da violenze e massacri di un’intera popolazione e nelle sue forme più estreme può tramutarsi in vere e proprie deportazioni (operazioni complesse che possono essere favorite non sola da odio collettivo ma anche da qualche autorità che le guidi).
- Il vero e proprio sterminio di una popolazione o etnia o genocidio. Il genocidio è stato suddiviso in sottocategorie in base agli scopi che deve raggiungere:
- Eliminare un pericolo (immaginario o reale);
- Terrorizzare un nemico (immaginario o reale);
- Acquisire alcuni possessi;
- Mettere in pratica un’ideologia (Chalk & Jonassohn, 1990).
Questa suddivisione prende in considerazione tre dimensioni:
- la dimensione storica;
- la dimensione giuridica;
- la dimensione psicopatologica.
Un’eccezione viene fatta per la terza categoria (Eliminazione del pericolo, del nemico e la messa in atto di un’ideologia) ha a che fare con motivazioni inconsce e con la paranoia collettiva.
Come si innescano i massacri
Secondo Glover e Solzenicyn (due studiosi), l’ideologia ha una forte influenza sull’innesco dei massacri (soprattutto quelli avvenuti nel XX secolo). Lo sterminio degli ebrei era dovuto ad una coscienza collettiva dei nazisti, dei loro piani preventivi e della messa in atto di un’ideologia.
Il genocidio per essere messo in atto richiede dei piani politici e militari e attraverso la propaganda per diffondere l’odio (senza però dichiarare il loro scopo: lo sterminio di un’intera popolazione).
In certi periodi storici e in certi Stati il potenziale persecutorio insito ad ogni soggetto si attiva in tutta la popolazione, producendo un vero e proprio ambiente paranoico. Questa condizione, come è stato esposto in precedenza, può produrre dei risultati imprevedibili; l’unica cosa che rimane certa è la persistenza del sospetto.
Le manifestazioni del delirio collettivo sono piuttosto frequenti, tuttavia, è un fenomeno che è stato poco analizzato.
In alcuni casi può portare alla salvezza a quelli che la seguono e sconfitta alle persone che hanno bisogno di prove per ritenere che il pensiero sia vero; si pensi ad esempio che due anni prima che iniziassero le persecuzioni degli ebrei, già tra le popolazioni si vociferava che sarebbero stati deportati e sterminati. Spesso, però, la paranoia corrisponde ad una convinzione incontrollabile, come, per esempio, l’esistenza di un complotto anche quando i fatti dimostrano il contrario.
Le azioni intraprese da Hitler e Stalin sono alcuni dei casi di paranoia che hanno provocato danni ad intere popolazioni, decimandole. Hitler e Stalin sono passati alla storia come dei dittatori assetati di potere e di vittoria.
Lasciamo agli storici l’onere di analizzare dettagliatamente il contesto sociale in cui vivevano questi due dittatori, per comprendere come è nata la loro paranoia e come si sia espansa a livello collettivo sarebbe opportuno comprendere i loro vissuti infantili. I vissuti infantili, come verrà esposto nel mio prossimo articolo, furono caratterizzati da violenze ed abusi.
Oltre ad un’infanzia traumatica i due dittatori hanno dei vissuti comuni: la crisi di una civiltà, una guerra e una rivoluzione. Questi avvenimenti sociali hanno contribuito all’innesco del delirio di onnipotenza il quale era già presente e ben camuffato nella psiche di questi dittatori.
Autore: Santina Claudia Micieli, dottoressa in Psicologia Clinica
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