In una societa’ dove la sofferenza o e’ bandita o mercificata, l’abbandono spesso viene liquidato come un evento che bisogna superare rapidamente, a cui dedicare un poco tempo, che non vale la pena di vivere troppo profondamente come se il soffrire significasse dedicare tempo a chi si e’ perso e non a se stessi.
La sofferenza e’ uno stato d’animo interiore che puo’ derivare dall’abbandono quando finisce una relazione (amicale, di coppia, familiare, ecc.) che innesca stati d’animo come la frustrazione, l’ansia, la rabbia , il dolore.
Ogni abbandono implica una separazione e una chiusura, per cui e’ fondamentale trasformare l’abbandono, inteso come vissuto, in una separazione attiva grazie ad una corretta analisi, per comprendere le dinamiche sottostanti che hanno determinato questa situazione.
Di solito si attivano due processi quando si vive un abbandono
Il primo spinge a dare la colpa a se stessi mentre il secondo all’altro. Entrambi sono processi disfunzionali, poiche’ quando la persona attribuisce la colpa a se per la fine di una relazione, si auto investe di tutta la responsabilita’, escludendo l’altro dal quadro delle azioni che hanno portato alla rottura.
Nel caso in cui si attribuisca in esclusiva al partner il fallimento della relazione, si evita di considerare il proprio contributo all’interno della relazione. Solo alcune persone si pongono la necessaria domanda “Che cosa ho sbagliato o fatto io? Che cosa ha sbagliato lui/lei?”.
La risposta a questa domanda e’ il primo passo per trasformare un evento traumatico (la fine della relazione) in un momento di riflessione, di emotivi dolorosi, dei pensieri disfunzionali, sperimentati durante la relazione e che hanno condotto alla sua fine.
Elaborare con consapevolezza il motivo per cui avviene un evento negativo, liberandosi dal giudizio, porta ad una profonda consapevolezza dei processi emotivi e cognitivi che si attivano in modo inconsapevole e ripetitivo durante una relazione.
Ma come superare praticamente il trauma di abbandono dopo la fine di una relazione?
Come liberarsi da quel dolore che sembra occupare ogni cellula del nostro corpo e non darci mai pace? E’ di fondamentale importanza trasformare l’abbandono in una separazione attiva attraverso le seguenti azioni:
1) Non cercare di evitare il dolore, non e’ possibile fuggirlo poiche’ti seguira’ dovunque. Il dolore e’ una fase essenziale ed indispensabile che rende vulnerabili, consente alle emozioni piu’ profonde di uscire allo scoperto, da’ voce agli abbandoni pregressi ma fa sentire anche piu’ consapevoli e forti nel momento in cui lo iniziamo a guardare senza evitarlo. Il dolore consente di comprendere i propri errori e di favorire un miglioramento di se’.
2) Comprendere cosa e’ realmente accaduto, riconoscere gli errori del partner ma anche i propri, inserirsi come coprotagonista all’interno della relazione e non come soggetto passivo che ha subito esclusivamente. Chiedere spiegazioni a chi e’ andato via, qualora le voglia o sappia dare, ascoltarle. Quando questo non e’ possibile, rendersi conto di aver investito tempo ed emozioni in una persona che non ha alcun rispetto del dolore altrui, per cui e’ una fortuna non averla piu’ vicino.
3) Individuare il risvolto positivo della situazione, cio’ significa rendersi conto di quanto spazio mentale ed emotivo si e’ liberato dentro se stessi dopo la fine di una relazione. Tale spazio non e’ solitudine ma una dimensione che puo’ essere occupata scoprendo o riscoprendo attivita’, emozioni, desideri per troppo tempo accantonati.
Il risvolto positivo della fine di una relazione e’ il recuperare completamente la propria individualita’, la possibilita’ di fare scelte in totale autonomia, di sperimentare e focalizzarsi su di se’. Questo consentira’ di ridefinire la propria persona e la propria identita’ e di evitare di adattarsi eccessivamente sia nei rapporti quotidiani sia nella prossima relazione.
Non dimentichiamo che un accomodamento sano e’ funzionale alla coppia mentre e’ completamente distruttivo cercare di modellarsi sulle esigenze e sui desideri del partner per assomigliare all’idea che ha di noi.
4) Prendere nuove iniziative, recuperare progetti in sospeso, accarezzare l’idea di concretizzare sogni mai realizzati, costruire nuove opportunita’ per non stagnare nel rimpianto e nella nostalgia, vissuti che non si possono evitare quando termina una relazione ma che e’ anche auspicabile affrontare e superare per evitare che definiscano completamente la nostra esistenza.
5) Far fluire tutte le possibili alternative che la vita ci pone davanti e riprendere in mano la liberta’ di scegliere. A volte chi subisce un abbandono si tormenta con pensieri ossessivi, ripercorre con la mente i ricordi della propria storia cercando di rintracciare gli errori o peggio, rincorre chi e’ andato via, controlla, fa la vittima e sottrae tempo a se stesso e alla possibilita’ di scegliere una nuova modalita’ di vivere e nuove alternative.
Proprio su queste ultime e’ indispensabile soffermarsi, passare in rassegna cio’ a cui si ha rinunciato, quali scelte non si ha avuto il coraggio di fare in passato e che invece si vorrebbe rivedere. Consideriamo che vi e’ sempre una seconda possibilita’ per riprendere in mano la propria vita e cambiarla, perche’ dipende solo dal nostro atteggiamento, da come vediamo l’esistenza e la viviamo, dal coraggio che abbiamo nel modificarla per attuare un vero cambiamento.
6) Mettersi alla prova, riscoprendo il piacere di imparare, confrontandosi con interessi e stimoli che o non si pensava di avere o chi si aveva accantonato per troppo tempo.
7) Imparare a ridere delle proprie difficolta’, coltivare l’ironia e l’autoironia, perche’ ridere di se’ e’ un ottimo farmaco per attutire e sdrammatizzare il dolore pur non negandolo.
8) Coltivare l’altruismo e aiutando gli altri, questo aiuta a prendere in considerazione anche altre persone che stanno male oltre a noi, a confrontarsi con situazioni di disagio e a coltivare il sostegno reciproco per sentirsi meno soli.
9) Circondarsi di amici e conoscenti con cui si sta autenticamente bene ed evitando soprattutto chi si auto commisera e deposita su di noi i propri problemi, come in un cassonetto dei rifiuti, e chi e’ ipercritico. Evitate le persone che parlano esclusivamente dei propri problemi e non sono capaci di ascoltare e gli eterni insoddisfatti che svalutano persone e situazioni perche’ non affrontano il proprio dolore o limiti.
Ma soprattutto evitate i vampiri affettivi, quelli che dicono di volervi stare vicino ma che in realta’ vi usano per solo per rifocillarsi di energia e non considerano la vostra condizione. Scegliete le persone di cui circondarvi e non abbiate paura di allontanare con forza chi non e’ interessato a voi e non e’ capace di comprendere il dolore che state attraversando.
Bibliografia: Strocchi M.C., La coppia che scoppia, ED. Il Punto di Incontro 2009 Alberoni F., Innamoramento e amore, Garzanti Carotenuto A., Amare e tradire, Bompiani
Autore: Marco Salerno, psicologo psicoterapeuta
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