“Sia il vostro linguaggio sì, sì; no, no, il superfluo procede dal maligno”. Mai alcun monito come questo citato nel vangelo di Matteo (Mt 5,36-37) appare più adeguato da destinare ad un perverso. Il suo linguaggio, infatti, è condito con una insulsa quantità di espedienti comunicativi volti a confondere, ingannare il prossimo e ottenere rifornimento narcisistico, pertanto risulta senza alcun dubbio maligno.
Una comunicazione è tanto più “sana”, e dunque efficace, quanto più il mittente è in grado di orientarla, renderla comprensibile e adattarla al ricevente. Al contrario, come scriveva P. Watzlawick in Pragmatica della comunicazione umana,
“Si ammala o diventa patologica quando l’altro viene considerato solo parzialmente, frainteso, ignorato o negato”.
Se hai a che fare con un perverso narcisista, tuttavia, devi aspettarti di più. L’arte manipolativa giunge nei narcisisti patologici (NP), psicopatici o sociopatici, a livelli di straordinaria maestria (e pericolosità). L’intento comunicativo di un perverso infatti è quello di rendere impotenti, bloccare l’altrui capacità di avere pensieri propri, instillare insostenibili sensi di colpa e una perenne sensazione di essere pazzi, sbagliati o non abbastanza intelligenti. In una parola la comunicazione manipolativa perversa ha un solo fine: distruggerti.
Ognuno di noi può servirsi in alcuni momenti di un processo comunicativo perverso, al fine di manipolare l’altro e ottenere qualche vantaggio. Quali differenze vi sono, dunque, tra una comunicazione improntata su modalità francamente perverse e l’uso fisiologico di alcune di queste?
La frequenza
un perverso comunica in maniera perversa sempre. Tutto il tempo. Nulla di quello che dice è svincolato dal fine manipolativo. Non importa quando ti sembrerà sincero in quei rari momenti in cui ti dirà cose carine: serviranno a rendere l’attacco che verrà più potente. Pertanto nulla è detto con spontaneità, fa tutto parte di un disegno.
La costanza nel tempo
un perverso vero troverà un modo per comunicare con te anche quando la vostra relazione sarà finita. Per un perverso la comunicazione non finisce mai, muta solo d’intensità e qualità. A seconda di come porrete fine alla vostra relazione stabilirà quale tecnica manipolativa usare e con quale mezzo giungere a te: dal telegrafico SMS alla lunga mail, al rifrequentare i posti dove sa che potrà trovarti, al passaparola attraverso gli amici e, per finire, vere e proprie guerre legali dove avvocati e giudici sono magistralmente manipolati per attaccarti.
La fissità del registro
un perverso non riesce a passare dal registro perverso ad altri registri di funzionamento come fanno le persone sane. Tu puoi essere perverso in un momento di forte rabbia ma dopo passare a un registro ansioso, isterico o tornare a una condizione di “normale nevrosi”, come diceva Freud. Questo ad un perverso non è permesso: l’unico registro che possiede è quello della perversione. È come un filtro col quale guarda il mondo, un filtro che non può cambiare.
La mancanza di senso di colpa
La perversione per definizione impedisce al perverso di considerare gli altri come esseri umani. Marie France Hirigoyen psichiatra e psicoterapeuta familiare esperta in vittimologia, dal cui famoso testo “Molestie Morali” trarrò alcuni dei concetti che ritroverete in questo articolo, parla della vittima di narcisista perverso come di una persona che viene “cosificata” cioè declassata a cosa, non più considerata nei suoi aspetti umani. E dunque, se non ho a che fare con un essere umano, perché dovrei provare senso di colpa? Le cose non provano sentimenti!
Il narcisista perverso (NP) non comunica con gli altri, al massimo si limita a parlare a loro
I suoi discorsi sono spesso esercizi in stile barocco con i quali intende confonderti, omettere più che dire, difendersi più che chiarire, astenersi più che prendere posizione facendoti credere di averne presa una, mostrare che non è d’accordo senza provocare disaccordo o al contrario dire che è d’accordo ma curandosi bene dal dichiarare di esserlo
Mascherare una serrata e severa critica sotto il velo dell’ironia e sempre, in tutti i casi, vomitare la colpa sull’altro che, se come abbiamo visto è una cosa, tra tutte le cose possibili sicuramente sarà giusto un gabinetto o una pattumiera, dove rovesciare tutte le parti orribili di sé che non riesce ad integrare nell’immagine grandiosa che ti ha mostrato all’inizio della relazione e che, a tutti i costi, deve difendere.
La comunicazione perversa si caratterizza per una lunga serie di peculiarità. Proverò di seguito a farvene una lista, lungi dalla pretesa di essere esaustiva ma con l’intento manifesto di esservi d’aiuto al fine di imparare a smascherare quelle più usuali e, così, difendervi come meglio potete. Quando possibile userò, al fine di essere più chiara, degli esempi concreti, tratti dai racconti di pazienti o di conoscenti che hanno avuto (o hanno ancora) a che fare con un NP.
Il perverso quando comunica:
È VAGO, ELUSIVO
Può esserlo in due modi: 1) fornisce risposte ermetiche che manco Ungaretti saprebbe fare meglio, solo che nessuno si illumina d’immenso; 2) ti stordisce con un estenuante e roboante monologo privo di contenuti grazie al quale avrai l’illusione che abbia risposto alla tua domanda quando invece non avrà detto niente di senso compiuto.
Essere elusivi ha almeno tre meravigliosi vantaggi: a) poiché non parlano o (se lo fanno) poiché il loro linguaggio sembra un intricato arabesco, si attribuisce loro un supposto sapere che non hanno; b) dire poco e niente non fa che negare l’esistenza dell’altro ma in modo tale che l’altro non se ne accorga e per questo non riesca ad arrabbiarsi, lasciando la violenza di quanto espresso sommersa, a trasudare dalle quattro (o mille!) parole confuse che il narcisista ha messo insieme; c) alimentare nell’altro la più offuscante confusione. Visto che non è stato detto niente è come se fosse stato detto tutto. Largo all’immaginazione!
Una riflessione più profonda va fatta sulla elusività riguardo i suoi sentimenti: un narcisista patologico si guarda bene dal comunicare chiaramente i suoi bisogni, sentimenti ed emozioni. Se dovesse essere sincero, per esempio, alla domanda “Mi ami?” dovrebbe risponderti “Non amo te.
Amo il modo in cui mi fai sentire” o “Amo la dose di rifornimento narcisistico che con la tua adorazione ogni giorno mi servi su un piatto d’argento”. Essendo queste risposte che assolutamente non può dare (non è mica scemo!) userà la vaghezza per evaderle e quindi lo scambio sarà più meno così:
Lei: “Mi ami?”.
Lui (NP): “Dovresti saperlo…”.
Lei: “Mi piacerebbe, ogni tanto, che me lo dicessi”.
Lui (NP): “Così perderebbe valore…”.
USA UN TONO INCONGRUENTE CON IL CONTENUTO DI QUANTO COMUNICATO.
Il narcisista patologico è il re dell’incongruenza. Attore diplomato a pieni voti presso la famosissima Accademia della Vita che l’ha fatto Perverso riesce ad essere estremamente calmo e disteso o avere un tono scherzoso mentre emette la più feroce delle crudeltà o, al contrario, estremamente crudele mentre elargisce pseudo-romanticherie.
“Sembri una bambinetta con quel vestito” (con tono neutro).
“Sei la donna più appiccicosa che io abbia conosciuto!” (con tono scherzoso).
“Che devo fare per convincerti che voglio stare con te, sequestrarti? (con rabbia).
La vittima ne rimane paralizzata. Si chiede: era un aggressione? E pensa allora che avrebbe dovuto arrabbiarsi; era una affermazione bonaria? E si sente in colpa perché s’è arrabbiata quando invece doveva essere grata; era uno scherzo? E quindi pensa “Ha ragione a dirmi che non ho senso dell’umorismo…”.
HA UN LINGUAGGIO ASTRATTO, DOGMATICO, PIENO DI TECNICISMI.
Usare un linguaggio incomprensibile è un altro infallibile modo per lasciare l’altro paralizzato: il rischio è quello di sembrare stupidi e di non essere all’altezza di rispondere adeguatamente. Così il narcisista può proseguire nel suo delirante sproloquio convincendo sé e l’altro che non esiste sulla faccia della terra interlocutore di pari livello.
RISPONDE AD UN’ACCUSA CON UN ATTACCO DIVERSIVO (di solito ridicolo).
Lei: “Ti hanno visto al bar bere birra con una ragazza con dei lunghi capelli castani due giorni fa…”.
Lui (NP): “Ti sbagli, intanto erano tre giorni fa e poi i suoi capelli non sono così lunghi! Chissà cos’altro t’avranno detto di falso! Sei una falsa! Non parlo con le persone false!”.
TI DICE COSA DEVI PROVARE.
Lei: “Continui a dirmi che nonostante ci sia io nella tua vita tu ami ancora la tua ex e che non vi siete lasciati perché l’amore era finito ma solo per incompatibilità di carattere. Non capisci quanto questo mi faccia male e quanto mi renda insicura?”
Lui (NP): “Ma cosa devo fare per farti capire che l’amore che provo per la mia ex non pregiudica quello che provo per te? Dovresti essere felice del fatto che con te sono sincero e che i due amori possano coesistere!”
Scambi con quello dell’esempio consentono al NP di invalidare il tuo diritto ad avere pensieri ed emozioni sul suo comportamento inappropriato e infonde in te la dose quotidiana di senso di colpa quando cerchi legittimamente di stabilire dei limiti. Ricordate che nessuno può dirvi cosa dovete provare: i sentimenti, per definizione, sono soggettivi.
DERIDE, PRENDE IN GIRO, FA DEL SARCASMO, (meglio se in pubblico).
Generalmente utilizza un dettaglio insignificante, quasi sempre intimo, e lo descrive in maniera esagerata ad un pubblico di ascoltatori (predilige gli amici della vittima), con fare burlone. Spesso cerca tra il pubblico una spalla, che eleva al ruolo di alleato e che quasi sempre accetta il copione, in quanto manipolato anch’egli dall’arte presunto-comica del narcisista perverso:
“Anna si definisce vintage! Un modo molto carino per dire che le piacciano vestiti da nonna! Lidia, non pensi anche tu che in questo momento Anna indossi proprio un vestito da nonna? Nonna Anna, ah ah ah!”.
Di frequente affibbia dei “simpatici” nomignoli degradanti. Ovvio, simpatici solo per lui. Attenzione: lo fanno solo i narcisisti più primitivi, quelli a cui la natura oltre che il narcisismo ha riservato anche un basso quoziente intellettivo. Narcisisti più evoluti usano manipolazioni più sofisticate. Il padre narcisista di una giovane paziente la chiamò, per tutti gli anni della preadolescenza in cui aveva messo su qualche chiletto, “Bombina” (una sorta di mix tra “bambina” e “bomba”), la madre di un’altra, grave anoressica, “Grissì”, perchè era magra come un grissino, il fidanzato narcisista di un’altra ancora “Puttanella mia” ogni volta che facevano l’amore.
MORALIZZA
Il narcisista perverso ha la convinzione di sapere più cose di te e di comportarsi meglio di te. E non perde occasione per sbattertelo in faccia sciorinando fiumi di parole a sostegno delle sue campagne moralizzatrici. Lui ti guarda stranito, scandalizzato, o con sguardo bonario e tono paternalista e inizia a bersagliarti con consigli non richiesti e singolari visioni del mondo che faresti bene a sposare. Ha un’opinione (l’unica che valga la pena ascoltare) su tutto: dai temi caldi d’attualità fino a quanto è importante proteggere la pelle dal sole. Sa sempre come ci si dovrebbe comportare: da come si sta a tavola a come ci si saluta se incontri un alieno su Marte, basta chiederglielo e lui te lo dirà.
L’assunto moralizzante ha anche un postulato: “Fate come dico ma non fate come faccio”. Il narcisista, data la sua grandezza, si riserva sempre una sana incoerenza: lui può. Tu, comune mortale, devi seguire i precetti.
MISTIFICA
Ecco un’altra delle modalità comunicative che vede primeggiare il nostro narcisista perverso: l’arte di farti credere che una cosa che deliberatamente ed apertamente è un vantaggio per lui possa essere in primo luogo un vantaggio per te.
Lui (NP): “Credo che dovresti smettere di usare i mezzi per andare a lavoro, sei troppo stanca! Forse sarebbe meglio se usassi la macchina…”
Lei: “Beh, non hai tutti i torti…”.
Lui: “Bene, allora visto che hai deciso di usare l’auto potresti darmi un passaggio domattina?”.
E ancora:
Lui (NP): “Meglio se ci lasciamo… sei giovane e bella, hai ancora 27 anni, se ti lascio adesso avrai ancora tutta la vita davanti, sei uno splendore”.
Lei: “Ma io non voglio che ci lasciamo, voglio provare a far funzionare le cose… io ti amo! Ti prego, non lasciarmi!”.
Lui (NP): “Credimi, se ci lasciamo adesso è molto meglio per te”.
LA STRATEGIA DELLA GRADUALITÀ.
Per far accettare una misura inaccettabile il narcisista patologico la somministra gradualmente, come se avesse a disposizione un contagocce, per periodi consecutivi. Con questa strategia il perverso riesce a farti tollerare qualsiasi cosa: da piccole imposizioni quotidiane che gli permettono di ottenere vantaggi secondari fino a farti accettare di conoscere la sua amante o partecipare a scambi di coppia, passando per il farsi intestare la tua azienda di famiglia.
USA IL GASLIGHTING
È una tecnica manipolativa estremamente subdola ed insidiosa che consiste nel mettere progressivamente in dubbio la correttezza delle tue percezioni fino a renderti insicura della realtà dei fatti e dei tuoi processi di pensiero. Alla fine della manipolazione, se sarà stato davvero bravo, tu penserai di essere pazza o quantomeno di esserti sbagliata laddove invece avevi pienamente ragione. Attraverso il gaslighting, il narcisista perverso, potrà farti credere qualsiasi assolutamente cosa non vera:
- Che è meglio lasciare la palestra che frequenti perché lì tutti pensano di te che sei una poco di buono;
- Che è meglio smettere il lavoro che fai perché è chiaramente troppo usurante per te che sei una donna bella e delicata;
- Che non dovresti frequentare Marta e Elena le quali si fingono amiche e poi ti sparlano;
- Che il maglione che hai addosso è chiaramente rosso e non viola e che sei inequivocabilmente daltonica.
- Che sono state scoperte informazioni su di te che avevi omesso, o che hai detto qualcosa di terribile e compromettente durante il sonno, qualcosa che adesso solo lui conosce e di cui dovresti vergognarti.
- Che sei stata avvistata in un posto dove non dovevi essere con una persona che non dovevi frequentare.
SQUALIFICA
La squalifica è l’arte manipolativa con cui, per eccellenza, il narcisista perverso depreda la sua vittima di ogni sua buona qualità fino a farla sentire il resto di niente. Sguardi di disprezzo, esagerati sospiri di rassegnazione, allusioni destabilizzanti, stoccatine malevole, critiche dissimulate da scherzo, pettegolezzi.
“Sei un’ameba, non ti va mai di uscire!”;
A partire da questa frase, ripetuta anche in maniera sottintesa (magari con un sospiro ogni volta che il partner si rifiuta di uscire) la vittima integrerà l’idea di essere un’ameba. Si diventa un’ameba perché l’altro ha decretato che lo si è.
DIVIDE ET IMPERA (e quindi ti isola).
Il perverso è solito mettere zizzania e disgregare le alleanze che si formano intorno a lui. Vittime singole sono infatti più facili da manipolare. È bravissimo nell’aizzare le persone le une contro le altre, provocare rivalità e gelosie. Lo spettacolo è assicurato: le persone si eliminano da sole e vicendevolmente, lui ne esce pulito e gode nel vedere rafforzata la sua personale onnipotenza. Per farlo non usa quasi mai attacchi diretti, preferisce insinuare il dubbio con allusioni e non detti:
“Non ti pare che i tuoi amici siano un tantino invidiosi?”.
“Ho sentito che Giada pensa che hai sbagliato a dire quelle cose a Paola”.
USA IL TUO PUNTO DEBOLE CONTRO DI TE.
Un perverso sa sempre qual è il tuo punto debole e non perde occasione per usare questa conoscenza per provocarti e indebolirti. Ammesso che tu non glielo abbia raccontato (di solito glielo racconti tu rendendogli la vita facile) lui l’ha intuito proprio come farebbe un cane da tartufo.
Per esempio se sei molto rammaricata perchè ogni volta che a lavoro ti viene fatto un appunto ingiusto non riesci a reagire come vorresti, lui ti urlerà in faccia, alla prima lite, che parlare con te è inutile, tanto tu sei solo “una spugna molle”, totalmente incapace di mettere in piedi un contraddittorio. Se gli hai confidato di come hai temuto di poter diventare fredda e scostante come tua madre, alla prima occasione ti accuserà di essere diventata la sua identica copia. La sua perversione, inoltre è direttamente proporzionale alle critiche degradanti che muove contro di te, come nell’esempio che segue:
“Mi piacerebbe tanto avere un figlio da te, peccato che non hai più l’utero” (accarezzandole la pancia).
SOTTOPONE AL TRATTAMENTO DEL SILENZIO.
Il trattamento del silenzio, così tanto odiato per ovvie ragioni da ogni vittima di narcisismo, potrebbe rappresentare, una volta smascherato il perverso, una imperdibile occasione per rivalersi e riprendere il controllo sulla propria vita. Il narcisista patologico, infatti, usa il trattamento del silenzio (non risponde più a chiamate o messaggi, ti impone dolorosissimi blocchi su Facebook o WhatsApp o, se vivete insieme, risponde a monosillabi alle tue legittime domande) per controllarti, punirti e indebolirti.
Ovviamente la spiegazione ufficiale sarà che ha dovuto farlo perché TU, con le tue parole, lo offendi e lo ferisci (di nuovo: dose quotidiana di senso di colpa). In realtà il tuo dolore e la tua caparbietà nel cercarlo ed instaurare a tutti i costi una comunicazione sono per lui fonte inestimabile di prezioso rifornimento narcisistico e, contemporaneamente, gli permettono di portare alle stelle il tuo livello di dipendenza. Una specie di terno al lotto manipolativo, insomma.
Ma tu potresti guastargli la festa: utilizzare la pausa impostati col trattamento del silenzio per imporre il no contact: una manovra furba con la quale in un colpo solo riacquisti potere su di lui e soprattutto sulla tua vita. Come dire, non tutti i mali vengono per nuocere.
PROIETTA (come un forsennato).
La proiezione è quello straordinario meccanismo di difesa che permette al narcisista di attribuire (inconsciamente) a te tutta la monnezza psichica che non può ammettere in se stesso. È quel meccanismo di difesa che ti trasforma in una pattumiera ambulante, sempre al seguito del tuo narcisista patologico. Scoppi di rabbia accusandoti di essere debole e piagnucolona potrebbero segnalare che il tuo NP non stia riuscendo a tollerare bene la sua stessa debolezza e vulnerabilità.
Ecco qualche esempio di come funziona:
“E’ inutile che neghi! Ti comporti così perché hai un altro! Sei fredda, distante, sempre sulle tue. È evidente che hai un’amante, allora… dimmi chi è!”
N.B. la proiezione sussiste se è lui ad avere l’amante e ad essere stato freddo, distante e sempre sulle sue negli ultimi giorni.
A proposito di proiezione, c’è da fare molta attenzione rispetto alle parole che il narcisista patologico ti rivolge nella fase di scarto: spesso le cose di cui ti accusa sono le colpe di cui si è macchiato lui. Per esempio se ti dà della bugiarda e contemporaneamente della sgualdrina probabilmente il bugiardo “sciupafemmine” (purtroppo non esiste al maschile il corrispettivo di “sgualdrina”) è lui e solo lui.
Deepak Chopra , premio Nobel per la fisica nel 1998, diceva che “la proiezione è un meccanismo di difesa che ci toglie dall’imbarazzo di doverci guardare dentro”: niente di più adatto per un narcisista perverso che ha costruito l’intera impalcatura della sua vita attorno all’imperativo di non conoscersi a fondo mai, per nessun motivo. Del resto la bellissima ninfa Liriope, madre del famoso Narciso della mitologia che tutti conosciamo, quando si recò dall’indovino Tiresia per chiedergli come sarebbe stata la vita del figlio si sentì dire che “avrebbe vissuto a lungo e bene a patto che non avesse mai conosciuto se stesso”. Il finale è noto a tutti: Narciso si consuma fino a spegnersi, rapito dall’amore per la sua immagine riflessa nell’acqua. Infine si trasforma in un bellissimo fiore.
Un’ ultimo monito da tenere a mente. Il Narciso del mito è il primo e l’unico a consumarsi così: tutti gli altri, quelli che normalmente incontriamo nel corso della nostra vita, non si consumano mai. Piuttosto consumano coloro che li amano.
L’unico fiore che può sbocciare in questa relazione sei tu. A patto di sottrarti alla comunicazione perversa a cui ti sottopone, senza pietà, ogni giorno della vostra vita insieme.
A cura di Silvia Pittera, Psicologa – Psicoterapeuta
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