Perché proprio con lui/lei? Perché finisco sempre per mettermi con la persona sbagliata? E perché, nelle relazioni, non faccio che ripetere gli stessi errori? Queste sono 3 tra le domande che più spesso i miei pazienti mi rivolgono dentro la stanza di terapia.
Se è vero che ogni essere umano è diverso e unico e che i motivi per cui siamo orientati a formare una coppia con una persona piuttosto che con un’altra possono essere molto diversi, è vero anche che il cosiddetto couple matching, ovvero il processo che ci conduce alla scelta di QUEL determinato partner, segue spesso delle regole generali, che possono essere così sintetizzate:
1) Regola del completamento: abbiamo intuito in lui/lei delle caratteristiche che potrebbero bilanciarci, completarci, ovvero ci sentiamo attratti proprio da quelle caratteristiche di personalità che crediamo abbia il partner e che noi pensiamo di non avere.
2) Regola della proiezione: il partner scelto ci permette di spogliarci di determinate qualità attribuendole a lui/lei. L’altro diventa la pattumiera che ci dà la possibilità di liberaci finalmente della nostra spazzatura psichica.
3) Regola della riparazione: l’altro ha delle caratteristiche tali per cui stare con lui/lei ci fa ripensare al modo in siamo stati trattati nelle relazioni primarie (quelle con i nostri genitori) pertanto ci offre l’occasione di riviverle e di ripararle, nel caso non siano state soddisfacenti.
Ciò che ne deriva è sempre una sorta di “contratto”, il più delle volte niente affatto realistico, che suona più o meno così: “Affrontare la vita da sola/o mi è difficile ma se posso trovare qualcuno che cura le mie ferite, riempie le mie mancanze o qualcuno su cui posso proiettarle, forse insieme possiamo funzionare come un individuo completo e adeguato”.
Questo contratto tra i due partner, tuttavia, tende a non reggere a lungo, mostrando la sua fraudolenza ogni qual volta i due sentiranno che l’altro non assolve alla funzione per la quale era stato scelto.
Succede di solito che, più o meno gradualmente, affievolitisi i fuochi fatui dell’innamoramento, uno dei due (o entrambi) si sentano minacciati dalla delusione di avere incontrato un partner incapace di assolvere al compito attribuitogli inconsciamente in origine.
Pertanto subentrerà un atteggiamento difensivo in cui le qualità del partner, inizialmente affascinanti, cominceranno a esser viste sotto una luce intensa che ne amplifica i difetti e le rende meno desiderabili.
A quel punto sarà necessario ricontrattare il patto iniziale, fondarlo su una visione più realistica dell’altro, una visione che includa punti di forza e debolezza, lasciando in secondo piano la funzione per cui era stato scelto.
Come è facile capire gli equilibri del gioco delle coppie sono difficili, occorre cura e impegno per far sì che possano essere ricalibrati. Spesso questo processo di riequilibratura va affrontato più volte nell’arco di una vita e talvolta bisognerà farlo proprio in seguito ad eventi destabilizzanti (trasferimenti, nascite di figli, lutti, fallimenti lavorativi) che rendono il tutto più difficile perché indeboliscono i partner proprio nel momento in cui è richiesto loro il massimo sforzo.
Ma cosa succede se, a dover ricontrattare il legame di coppia sono due partner che soffrono di un disturbo di personalità del cluster B? Cosa succede se, dunque, uno dei due, o entrambi, sono caratterizzati da un assetto rigido dei tratti di personalità e vengono attratti da qualcuno la cui struttura di personalità sia opposta e abbia caratteristiche complementari?
Per prima cosa chiariamo che nel cluster B sono compresi 4 disturbi contrassegnati da una spiccata enfatizzazione delle emozioni: istrionico, borderline, antisociale e narcisistico.
È importante specificare che i confini tra i diversi disturbi sono sfumati. Per esempio la co-occorrenza tra disturbo istrionico e narcisistico è stimata tra l’8% e il 44%, mentre quella tra istrionico e borderline tra il 44% e il 95%.
Questi dati inducono a mettere in discussione l’effettiva appartenenza di questi disturbi a categorie distinte, tanto che nel 1992 Tyrer, provocatoriamente, intitolò un articolo “Disturbi di personalità stravagante, eccentrico, teatrale, borderline, antisociale, sadico, narcisistico, istrionico e impulsivo. Che importa quale?”.
Oggi si parla tanto di narcisismo. Lo si fa troppo e spesso a sproposito e così ci si dimentica che fare una diagnosi è qualcosa di estremamente difficile e delicato. Per farlo è necessario tenere sempre a mente che dentro una etichetta diagnostica le sfumature umane si mortificano irrimediabilmente, col rischio concreto di non dar voce alla meravigliosa complessità dell’essere umano.
Tuttavia il processo di semplificazione per cui distinguiamo 4 diversi disturbi di personalità all’interno del cluster B serve ad orientarci in una giungla di sintomi, nel tentativo di sistematizzarli e capirci qualcosa in più di quella natura umana così varia e, proprio per questo, così affascinante.
Sinteticamente, le caratteristiche principali dei disturbi citati sono le seguenti:
ISTRIONICO
si distingue per affettività eccessiva e drammatica e seduttività esplicita. Più spesso diagnosticato nelle donne, raccoglie l’eredità della ormai superata isteria di freudiana memoria. Una personalità istrionica non farà che rovesciarti addosso valanghe di problemi, veri o inventati, per far sì che ti occupi solo di lei.
Si adatterà a qualsiasi tua richiesta purché tu sia disposto a dare in cambio amore incondizionato. Parlerà con una certa enfasi, mostrando un pathos esagerato, tanto che spesso avrai l’impressione di trovarti di fronte a un’ attrice patinata. Avrai anche la sensazione che qualsiasi cosa tu possa dire lei rilancerà con il racconto di qualcosa di più grave, esagerato, drammatico e disastroso di quello che avevi condiviso tu.
Le istrioniche (al femminile solo per comodità, data la prevalenza di donne diagnosticate tali) sono capaci di affascinare l’altro grazie alle spiccate abilità seduttive e alla erotizzazione di ogni rapporto, ne consegue che il mantenimento di un impeccabile aspetto fisico sia per loro un’esigenza irrinunciabile. Sono spesso brillanti e intelligenti e sembrano, almeno all’inizio del rapporto, sapersi divertire con leggerezza ed entusiasmo.
Alla lunga tendono a risultare eccessivamente esigenti e lagnose, tanto da indurre il partner a scappare. Spesso cercano uomini che, al contrario di loro, sanno essere razionali, chiari, governati dalle regole della più lineare delle logiche. Da questo tipo di uomini si sentono protette e guidate, salvo poi finire spesso per essere accusate della frivolezza che all’inizio della relazione sembrava entusiasmo e della attitudine al lamento che all’inizio suscitava tenerezza e devozione.
BORDERLINE
nutre paure di abbandono, instabilità affettiva, sentimenti di vuoto, rabbia intensa, impulsività incontrollata. Più di ogni altro fa precipitare il partner in un ottovolante di emozioni, le stesse che prova lui e che appare del tutto incapace di gestire.
La relazione che propone è fatta di rapide idealizzazioni e altrettanto rapide svalutazioni che la rendono irrimediabilmente instabile. I due partner precipitano in una disperazione sorda, entrambi incapaci di maneggiare le emozioni travolgenti che sperimenta il border e che, come una patata bollente, mette nelle mani nude del partner. Il nucleo di sofferenza è da rintracciarsi nella atavica paura di essere abbandonato.
A provocarla sono talvolta piccoli gesti quotidiani ai quali chiunque darebbe poco valore, gesti che vengono amplificati e vissuti come inequivocabili segnali di disinteresse, preludi certi dell’abbandono temuto. Così è la relazione stessa a divenire presto minacciosa, in quanto vissuta come sempre potenzialmente abbandonica: il partner si trasforma dunque nel parafulmine di un’angoscia incontrollabile, nel bersaglio di una rabbia indicibile. Spesso fanno uso di droghe, di alcol e non di rado giungono a minacciare il suicidio, talvolta ad inscenarlo.
La relazione è messa alla prova in ogni modo, con ogni mezzo: l’altro si stanca, viene deprivato di ogni energia e, nel tentativo di proteggersi e di non ferire il border ulteriormente si allontana, confermando l’atavica paura del partner, ovvero quella di essere abbandonato.
NARCISISTA
mostra scarsa empatia, grandiosità e atteggiamento arrogante, tendenza ad annoiarsi facilmente. Sfrutta e manipola gli altri per ottenere conferme del suo valore, intimamente percepito carente.
Più spesso diagnosticato negli uomini, la persona con disturbo narcisistico della personalità propone una relazione che segue uno schema preciso: idealizzazione – svalutazione – abbandono. In amore è guidato dalla razionalità più che dal cuore: i partner sono scelti in base a quanto risultano in grado di confermare l’immagine grandiosa che hanno di sé.
Se devono scegliere tra due persone dalle caratteristiche simili infatti i narcisisti preferiranno sempre quella più giovane, più bella, con una posizione socio-economica più elevata.
Sono mossi da due bisogni opposti e contrari, inconciliabili: quello di fusione, per cui ricercano l’altro in maniera ossessiva, non sanno stare da soli e si assicurano sempre di avere attorno una rete relazionale fitta, fatta di “amici” con i quali detengono rapporti piuttosto ambigui, spesso sessualizzati, che possono potenzialmente trasformarsi in relazioni sentimentali; e quello di libertà per cui sentono come un imperativo quello di rompere la relazione, separarsi, per poter navigare verso altri lidi, nuovi e più interessanti.
Non sono capaci di stabilire un vero legame di attaccamento che, nella maggior parte dei casi, viene semplicemente “finto ad arte” per ottenere le conferme di cui necessitano.
Il narcisista sceglie spesso un partner dipendente, adorante e accondiscendente. Quest’ultimo, dal canto suo, è capace di far sentire l’altro importante, forte e competente nella speranza di ottenere in cambio sostegno psicologico e attenzione ai propri bisogni più intimi.
Insieme danno vita ad una danza relazionale che conduce molto spesso al massacro in quanto la persona dipendente chiede al narcisista l’amore e il supporto che quello, a causa del suo disturbo, non riesce a dare.
Rispetto al borderline, il narcisista è meno impulsivo, meno autodistruttivo, emotivamente più stabile e meno incline al suicidio.
ANTISOCIALI (PSICOPATICI)
provano piacere a suscitare sofferenza e a ingannare gli altri, soprattutto i più deboli e nutrono un sostanziale disinteresse per i principi, le regole e le norme sociali.
Non di rado hanno problemi con la legge e non mostrano in tal senso alcun rimorso. Non è sempre facile tracciare una netta linea di demarcazione tra il narcisismo e la psicopatia: entrambi difettano gravemente di empatia e fanno degli altri un uso manipolativo.
Tuttavia gli psicopatici fanno del male deliberatamente e in maniera premeditata ottenendone un piacere sadico, mentre i narcisisti possono procurare sofferenza, ma senza dolo, solo come una sorta di “incidente di percorso” nella strada che li porta all’ottenimento delle conferme che gli servono.
Gli psicopatici sono ancor meno capaci di tessere relazioni interpersonali: l’altro è visto solo come un oggetto da sfruttare, una “cosa” da manipolare ed infine distruggere, quando non risponde più ai fini utilitaristici per cui è stato scelto o semplicemente quando non reca più alcun divertimento.
Da questa breve sintesi appare chiaro come parlare di “narcisismo” sia davvero riduttivo: ciascun disturbo di personalità presenta un diverso gradiente di narcisismo. Negli istrionici lo si ritrova nell’attitudine a sedurre gli altri, desiderati o no, e a mantenere una impeccabile forma fisica.
Nei narcisisti è nel tentativo di ricevere conferme e attenzioni in modo da essere validati come portatori di quella grandiosità che costantemente ostentano, nei borderline è nel modo in cui tentano drammaticamente di scongiurare l’angoscia di abbandono. Negli psicopatici, infine, è nell’attitudine ad esercitare forme primitive di dominio e controllo dell’altro per ottenerne piacere sadico.
Come gestire una relazione patologica
Va da sé che intraprendere una relazione con una qualsiasi persona la cui personalità si configura appartenente al cosiddetto cluster B sarà probabilmente lontana dall’essere quella esperienza curativa delle proprie ferite o riempitiva delle proprie mancanze che si era sperato all’inizio della relazione, quando il contratto di coppia stava prendendo vita.
Queste persone portano nel rapporto sofferenze antiche ed irrisolte e spesso, con le dinamiche relazionali che inscenano, rendono la relazione prepotentemente tossica.
Una valida protezione, quando si tratta di incastri di coppia che possano risultare fortemente patologici, rimane sempre una buona dose di amor proprio, insieme ad uno sforzo sincero di vedere l’altro per ciò che è, non per quello che vorremmo che fosse.
Se i disturbi sopra citati non sono troppo pervasivi, tali da rendere le relazioni francamente maltrattanti, sarà d’aiuto dare al partner ciò di cui maggiormente ha bisogno: al narcisista maggiori conferme, all’istrionica più cure, al border più sicurezza rispetto al fatto che non lo lascerai, ad una persona dipendente maggiori chiarimenti su ciò che provi e pensi durante la relazione.
Ciò vale solo fino a quando queste richieste non diventano troppo pressanti, arrivando a configurare veri e propri abusi e a provocare costellazioni significative di sintomi. Se questo dovesse succedere non rimane che appellarsi all’amore e al rispetto di sé, le armi più potenti contro i narcisismi di tutto il mondo, le uniche in grado di garantire la salvezza a chi vi si è, suo malgrado, scontrato.
A cura di Silvia Pittera, Psicologa – Psicoterapeuta
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