Se c’è un padre narcisista in casa, ecco cosa può succedere ai figli

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Nella famiglia con padre narcisista perverso brilla una sola, luminosissima, stella: lui. Sole “nero” della famiglia, il partner e i figli esistono solo in quanto pianeti satelliti che gli orbitano intorno, riflettendone la luce e la grandiosità. I loro sentimenti non vengono mai presi in considerazione. I figli, esattamente come il partner, sono “cosificati” (termine coniato da Marie- France Hirigoyen, psicoterapeuta familiare esperta in violenza psicologica), ovvero ridotti ad oggetti, “cose”, da manipolare ed usare strumentalmente per il raggiungimento dei propri fini e l’appagamento dei propri bisogni narcisistici.

L’amore, il rispetto, la libertà di azione e di pensiero sono sostituiti da abusi psicologici gravissimi, talvolta anche da abusi fisici, da un iper-controllo pressante e perpetuo e dalla continua sottrazione di meriti e pregi che non vengono loro mai riconosciuti.

I figli, messi al mondo per diventare l’estensione del narcisista perverso, possono avere diverse funzioni: permettere al genitore di pavoneggiarsi della sua prole: “guarda che bei bambini ho generato”, oppure garantirgli un’immagine socialmente desiderabile (sposarsi e far figli allora diventa un’esigenza sol perché “è arrivato il momento di mettere la testa a posto” o perché “così fanno tutti”).

In alcuni casi, ho potuto constatare, che il teatrino familiare viene messo su perché i dubbi sulla propria sessualità portano questi uomini a trovare una donna con la quale procreare per garantirsi una presunta corazza di virilità e al contempo un’immagine di “normalità” che li renda insospettabili, salvo poi frequentare persone dell’altro sesso o transessuali, al di fuori dalle mura domestiche.

In generale, fuori di casa, il narcisista perverso cambia sempre personalità e comportamento. Repentinamente è capace di trasformarsi, in maniera davvero inquietante, nell’opposto di quel che appare a casa. Gli estranei, infatti, non sono che un pubblico a cui mostrare la parte migliore di sé, pertanto, di fronte a loro indosserà la maschera del padre attento, premuroso, impeccabile, sorridente, attento ai bisogni dei figli e sempre pronto a sacrificarsi per loro.

Ciò non fa che aumentare il dramma familiare di questi figli, costretti non solo a subirne quotidianamente le vessazioni ma impossibilitati persino a trovare comprensione e conforto nelle persone che hanno accanto, ignare della vera natura del narcisista e quindi pronte troppo spesso a difenderlo.

Accade così, almeno finché i figli sono piccoli, che essi siano portati ad agire come il loro genitore, per dimostrare al suo pubblico di aver ricevuto un’educazione impeccabile, in quanto impartita da un essere così affascinante, perfetto e brillante da non poter essere che un ottimo padre, capace di crescere figli meravigliosi e sopra la norma.

Tuttavia, se da una parte un padre narcisista perverso vuole che i suoi figli riflettano la sua grandiosità, dall’altra ne teme il confronto. Ciò accade soprattutto quando i figli, divenuti giovani adulti, palesano i primi bisogni di autonomia ed individuazione, scegliendo magari percorsi universitari o professionali che egli non approva, in quanto se ne sente minacciato.

Così, questo esemplare di padre non fa che schiacciare, attraverso feroci denigrazioni e svalutazioni, i suoi stessi figli, in modo che essi non ne offuschino l’immagine grandiosa e così che egli possa continuare indisturbato a fare il piccolo re dispotico della sua famiglia.

I padri narcisisti, non differentemente dalle madri, amano seminare zizzania tra i figli, mettendoli l’uno contro l’altro mentre loro, dal piccolo trono dove siedono, li guardano distruggersi, senza sporcarsi le mani. I figli sono costantemente messi in competizione attraverso continui paragoni. Generalmente viene eletto un “bambino d’oro” ed un “bambino capro espiatorio”.

Il primo altro non è che l’estensione idealizzata del padre, ovvero “il prescelto”, colui che è destinato a grandi riconoscimenti ed onorificenze, così come auspicato dal padre narcisista per sé. A lui/lei ogni cosa è concessa, la vita familiare ruota (almeno apparentemente) intorno ai suoi bisogni, alle sue volontà e ai suoi capricci.

Questo figlio ottiene la parvenza d’essere amato e, in cambio, si sacrifica sull’altare del padre narcisista, credendo d’essere davvero meritevole d’amore e accettando per questo di mettere la propria vita al suo servizio. A questo figlio, non di rado, viene chiesto implicitamente di farsi carico direttamente dei compiti narcisistici del genitore, abusando psicologicamente e/o fisicamente del capro espiatorio, in modo da sollevare il padre narcisista da tale compito.

Il bambino capro espiatorio, al contrario, funziona come contenitore dell’immondizia psichica che il genitore narcisista non può accettare di tenere. Su di lui vengono costantemente depositate tutte le parti di sé che il padre narciso non riesce ad accettare di avere: così questo bambino sarà incapace, brutto, quello meno intelligente, brillante o creativo, quello troppo introverso o inadeguatamente estroverso, quello noioso, inadeguato, impacciato, lo “sregolato” della famiglia.

Qualcuno di cui vergognarsi. Qualcuno, insomma, da isolare e disconoscere al più presto, in quanto portatore di quel “difetto” che altera la presunta perfezione del genitore narcisista e della famiglia a cui ha dato vita.

Non di rado, il “figlio capro espiatorio” è il primo a lasciare il nucleo familiare. Ciò avviene, ovviamente, non a seguito di un fisiologico e sano processo di svincolo dalla famiglia di origine, ma a seguito di una manovra di estromissione feroce dal nucleo che costringe il figlio alla fuga.

Ciò che accomuna tutti i figli di genitori narcisisti, che siano figli d’oro o capri espiatori, è che essi sono tristemente soli. Questi figli infatti non possono allearsi col genitore sano, in quanto in queste famiglie vale la seguente regola:

“Se un genitore è narcisista perverso, l’altro ne è succube”

I figli così crescono soli, soffrono in silenzio e guardano, spesso impotenti, il genitore succube piegarsi alle volontà di quello perverso. Ciò avviene anche quando il genitore succube possiede delle qualità che potrebbero garantire una crescita emotivamente normale dei figli, in quanto il soddisfacimento dei bisogni del partner perverso sottrae loro la lucidità e l’energia necessaria per occuparsi dei figli con l’attenzione affettiva che è loro dovuta.

Il padre narcisista perverso riesce in questo intento manipolando, mistificando, sottoponendo a gaslighting o a campagne diffamatorie la moglie, e svalutandola continuamente davanti ai figli. Così facendo insegnerà, soprattutto al figlio maschio, che svalutare e minimizzare i meriti della madre, della sorella e poi di tutte le donne che conoscerà nella sua vita è normale.

Non di rado, il narcisismo di questi padri danneggia infatti più i figli maschi che le figlie: questo perché il padre vede nel bambino e nel giovane uomo un’estensione di sé, piuttosto che una persona indipendente, con sue specificità, sogni, desideri, istanze psichiche e fisiche da realizzare.

In questo scenario familiare tanto arido, quali possono essere, dunque, gli esiti psicopatologici possibili per i figli?

Tipicamente, il figlio della famiglia narcisista è animato da una rabbia cieca che può agire apertamente o in maniera passivo-aggressiva. Spesso è vinto da opprimenti sentimenti di vuoto. Si sente inadeguato ed incapace. Può avere episodi anche seri di ansia e depressione o manifestare importanti disturbi psicosomatici.

Il processo di identificazione col paterno è sempre difficile: il padre propone infatti un modello maschile inaccettabile e non è raro che i figli maschi di padri narcisisti possano sviluppare problematiche legate all’identità di genere.

Nei casi più gravi crescere con un genitore narcisista può significare, per i figli, sviluppare i seguenti tipi di personalità:

  1. Personalità post-traumatiche (in particolare PTSD complesso: questa forma si manifesta tipicamente in seguito a traumi precoci, di natura interpersonale come ad esempio abuso fisico, sessuale o psicologico, maltrattamenti ripetuti, violenze cumulative o grave trascuratezza ad opera di una figura di accudimento).
  2. Personalità dipendenti: caratterizzate da pervasiva insicurezza, bassa autostima, fortissime paure abbandoniche che impediscono di realizzare sé stessi e la propria individualità.
  3. Personalità contro-dipendenti: evitanti e distaccati, disinteressati rispetto ai legami, negano i loro stessi bisogni emotivi ed affettivi, vissuti come fragilità di cui vergognarsi.
  4. Personalità borderline: caratterizzata da instabilità emotiva, alterazioni profonde dell’umore, impulsività, sentimenti di abbandono (spesso associati ad una incapacità a restare soli e all’estremo bisogno di avere una persona accanto), rapide idealizzazioni e svalutazioni del partner che presto diventa “non abbastanza presente o accudente”, comportamenti autolesivi, minacce e tentativi di suicidio.

I genitori narcisisti perversi, come è facile immaginare, non identificano mai in sé stessi alcun tipo di responsabilità rispetto agli eventuali disturbi psichici manifestati dai figli. Proverbiali, in tal senso, furono le parole del padre narcisista di una mia paziente con un grave disturbo border della personalità che, nel bel mezzo di una seduta di terapia familiare, asserì:

Dottoressa, io sono stato un padre esemplare. Questa qui (la figlia, per intenderci), è una sciagura per la nostra famiglia. Con i suoi comportamenti getta fango sulla mia famiglia, che è una famiglia di gente perbene, lavoratori, persone oneste come erano i miei genitori e tutti i miei avi”.

Insomma, nessuna capacità introspettiva, non un grammo di autocritica in questo “padre esemplare” (quale padre sano lo direbbe di sé?) che proseguì dando tutta la responsabilità della sofferenza della figlia alle cattive compagnie, alla società consumistica, ai valori di una volta che non ci sono più (e Dio solo sa se non avrebbe accusato persino gli alieni di averla rapita e corrotta per sempre, pur di non riconoscere di aver generato in lei parte di quel dolore).

Essere esposti sin da bambini a tali abusi psicologici genera un’enorme confusione che danneggia e condiziona la vita affettiva dei figli, i quali rimangono dilaniati tra il desiderio di disconoscere il padre maltrattante e il senso di colpa “perché comunque è sempre mio padre è anche lui, come tutti, ha un lato buono”.

Questa è una delle dinamiche perverse che conduce tante figlie di padri narcisisti a scorgere nei partner narcisisti perversi (con i quali spesso si legano una volta diventate adulte), quel qualcosa di famigliare che le fa, in qualche modo, “sentire a casa” insieme a loro, impedendo di riconoscere ed indentificare l’abuso che subiscono.

Guarire dall’abuso narcisistico intrafamiliare non può prescindere dall’accettare il fatto che il genitore narcisista non può essere cambiato perché, semplicemente, non vuole. Il suo stesso disturbo infatti, mentre gli impone l’idea di perfezione, gli impedisce anche l’accesso alle cure: “Se sono perfetto perché dovrei aver bisogno d’aiuto? – pensa un narcisista – semmai sono gli altri ad averne!”.

La psicoterapia può aiutare i figli di padri narcisisti a comprendere ed elaborare quanto è avvenuto all’interno della loro famiglia. Nel salotto sicuro e accogliente del terapeuta si può sperimentare tutto il dolore per il genitore ideale che si sarebbe desiderato e che la vita ha negato, si può recuperare il rapporto con i fratelli che il genitore narcisista ha voluto far diventare nemici, si può riacquistare fiducia e stringere una nuova alleanza con il genitore succube, anch’esso vittima, e darsi una nuova possibilità di essere ancora una famiglia.

Per far questo è necessario potersi autorizzare ad esprimere la rabbia, la tristezza e il dolore a lungo repressi o negati: non ci sono emozioni buone ed emozioni cattive, ci sono solo emozioni che se vissute fino in fondo e senza paura ci aiutano a liberarci dal passato e ad andare incontro al nostro futuro. Un futuro in cui l’amore sano è sempre possibile: basta solo darsi il permesso di vederlo e, finalmente, viverlo fino in fondo.

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