Una delle prime domande che assilla i genitori è quando iniziare a responsabilizzare il bambino, ovviamente in relazione alla sua età senza intaccare la legittima spensieratezza dell’età infantile.
Ci sono genitori che de-responsabilizzano i figli perché temono di far loro del male, di ferirli e di colpevolizzarli. Ve ne sono, poi, altri che agiscono nel modo esattamente opposto. Più che un comportamento corretto, in questo caso, è opportuno che il genitore faccia chiarezza dentro di sé. E questo succede perchè sono i genitori stessi che non riescono a essere completamente convinti sul metodo educativo.
Educare alla responsabilità
Man mano che il bambino cresce, perfeziona le sue capacità psicomotorie e impara a interagire con gli altri e con l’ambiente che lo circonda, una tappa importante della sua educazione è insegnargli ad assumersi delle responsabilità. Questo è utile e fondamentale per insegnargli a seguire le regole, sia le regole della casa che quelle che troverà poi a scuola e nel mondo esterno, ma anche per aiutarlo a diventare autonomo e indipendente. Per infondere un senso di responsabilità ai bambini, l’esempio delle figure di accudimento è fondamentale; finché sono piccoli e in fase di apprendimento, i genitori diventano un modello da imitare in ogni piccola cosa. Per questo è importante mostrare al piccolo che in casa ognuno svolge dei compiti che gli sono stati affidati per contribuire all’armonioso funzionamento della casa e della famiglia.
“Aiutiami a fare da solo”
E’ probabilmente la frase di Maria Montessori che meglio racchiude il suo concetto di educazione ai bambini. Che si tratti di un figlio, di un nipotino, sicuramente ci sarà capitato di ritenere che è troppo piccolo per svolgere un determinato compito in casa. Eppure, i bambini possono rendersi molto utili in casa. Sanno ripulire la cameretta, tagliare le verdure, riordinare, spolverare e, in genere, darci una mano in cucina.
Sono in grado di apparecchiare, portare le pietanze in tavola, disporre fiori e altre decorazioni. Possono anche assimilare le buone maniere, accogliere gli ospiti sulla porta ed essere bravi padroni di casa per gli amici e i parenti che vengono a trovarci. Se guidati con gentilezza, imparano ben presto a lavorare senza creare confusione, a rimettere in ordine e a partecipare alle faccende domestiche. Il metodo Montessori però ci offre delle indicazioni ben precise in merito, sfatando alcuni dei miti che ruotano attorno al mondo dell’infanzia.
Perchè il metodo Montessori?
Il senso dell’io
I bambini che si sentono rispettati e competenti godono di un benessere emotivo maggiore rispetto quelli che vengono solo coccolati. Le attività proposte dal metodo Montessori sono studiate per insegnare ai figli specifiche capacità di vita quotidiana che li aiuteranno a diventare sempre più autonomi e sicuri di sé.
Lo scopo non è soltanto l’apprendimento della facoltà in questione, ma anche lo sviluppo di un senso di calma, concentrazione, collaborazione, autodisciplina e fiducia in sé. Molte attività hanno anche un obiettivo sociale, perché sono finalizzate a insegnare l’autocoscienza, la sensibilità verso gli altri e la solidarietà nei confronti della comunità.
I genitori devono dare il buon esempio e fungere da modello comportamentale per le capacità di vita quotidiana. Per Maria Montessori “l’essenza dell’indipendenza è poter fare qualcosa per il proprio io. Questa esperienza non è soltanto un gioco. E’ un lavoro che i bambini devono svolgere per crescere”.
Il metodo Montessori consente ai bambini di sperimentare la vita reale a casa. Essi vengono insegnate le faccende domestiche in tenera età. Secondo la Montessori, i bambini hanno abilità innate, e gli insegnanti sono solo guide che possono aiutare a migliorare queste abilità.
Metodo Montessori, faccende domestiche in base al’età
Per aiutare i nostri bambini nel loro processo di crescita, può essere utile affidare loro dei piccoli compiti di cui occuparsi, per aumentare la loro autostima, il loro senso di appartenenza alla famiglia, e soprattutto il loro senso di responsabilità. Secondo Maria Montessori, se lo lasciamo a fare sin da piccolo, assecondando la sua inclinazione a voler “tentare”ed imparare, il bambino è stimolato a fare. Consentire al bambino di collaborare in casa lo farà sentire poco a poco sempre più utile e competente e questo gli darà una grande sensazione di fiducia. Ma vediamo quali sono le faccende domestiche che possiamo far fare al bambino, età per età.
Qualunque sia il nostro approccio è importante che i bambini fin da piccoli imparino i lavoretti di casa. Si potrebbe davvero rimanere stupiti delle loro abilità.
Metodo Montessori, infografiche
Le infografiche sintetizzano le indicazioni della tabella del metodo Montessori in relazione all’età.
Dai 2 ai 3 anni, ad esempio, sono perfettamente in grado di mettere a posto i loro giochi e di impilare libri e riviste, ma riescono anche a riempire la ciotola di cane e gatto.
Da 4 ai 5 anni, i bambini diventano sempre più competenti e avranno fatto sviluppato una buona capacità di concentrazione. A questo punto possiamo fargli fare cose un po’ più complesse come lavare i piatti, prepararsi piccoli snack, pulire la tavola della cucina, rifarsi il letto, ma anche dar da mangiare al gatto
A 6-7 anni, i bambini possono collaborare in cucina preparando un’insalata o pelando le patate e le carote; possono sistemare i calzini puliti togliere le erbacce dal giardino e liberare la lavastoviglie, possono piegare gli asciugamani
A 8-9 anni, i bambini sono ormai grandicelli e se negli anni precedenti abbiamo seminato bene potremo avere degli aiutanti davvero esperti e disponibili. Cosa possono fare? Caricare la lavastoviglie, lavare una maglietta da soli, spolverare i mobili, sparecchiare, portare il cane a passeggio, cucinare le uova strapazzate.
A 10-11 anni possono pulire il bagno o la cucina, falciare il prato, cucinare piatti semplici
A 12 anni, il bambino potrà andare a fare la spesa con una propria lista, fare qualche riparazione in casa, preparare la cena o qualche dolcetto, stirare o lavare la macchina
Chiaramente i compiti diventano via via più complessi mano a mano che si cresce. Vale la pena provare anche perchè numerose ricerche hanno dimostrato che i bambini che sin da piccoli sono stati abituati ad essere collaborativi saranno maggiormente empatici nei confronti dei bisogni altrui e avranno più probabilità di realizzarsi in ambito lavorativo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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