Capita, nella vita di tutti noi, di incappare in “giornate no”. Siamo accompagnati dalla spiacevole sensazione che le cose non stiano andando come avevamo desiderato e forse non lo faranno mai. Ci sembra che le brutte cose accadano solo a noi (dal ritardo al lavoro che ci fa iniziare la giornata trafelati, al parcheggio che non si trova, fino alle problematiche economiche e ai conflitti relazionali). Ci sentiamo così DELUSI! Non è la vita che avevamo sognato!
Tuttavia, anche se la delusione è uno dei sentimenti umani che fanno più male, se riusciamo a prenderla come una cosa che può succedere a tutti, di sicuro riusciremo a sopportarla molto meglio. Può accadere che un amico, un partner o un parente ci deluda, nei modi più diversi. Può accadere che siamo noi a deludere gli altri e, infine, può addirittura capitare che siamo noi stessi i primi a deluderci.
La spirale della delusione
Il rischio, quando si ha a che fare con la delusione, è quello di rimanerci invischiati. Che siano stati gli altri a deluderci o noi a deludere gli altri o noi stessi, ne va presa coscienza. Dopodiché, però, non è di nessun aiuto rimanere all’interno di questa spirale.
Continuare a parlarne e a pensarci, dopo una fase di legittimo sfogo, rischia di instaurare un atteggiamento passivo dove la delusione continua a farla da padrona e noi rischiamo di sprofondare sempre più giù per la sensazione di impotenza e incapacità di riprenderci.
Premesso che tutti abbiamo sperimentato delusioni e ferite, perché alcuni di noi sembrano accusare maggiormente il colpo? Esistono atteggiamenti e attitudini che ci espongono maggiormente al rischio di rimanere delusi?
Per alcuni è fonte di grande sconforto il fatto di porsi nei confronti della realtà con un’aspettativa intransigente. Ci si aspetta una realtà “su misura” per i propri bisogni e le proprie esigenze.
Per altri è una sorta di condanna, si segue la teoria per la quale “le cose non vanno mai come si vorrebbe e la vita e gli altri sono cattivi e crudeli”. Per altri ancora, le piccole incombenze e i rallentamenti di ordinaria amministrazione diventano gli ennesimi ostacoli insormontabili sulla propria strada.
Tutti questi modi di rapportarsi alla realtà vanno, passo dopo passo, a costituire l’identikit della “vittima perfetta”. E’ vero, possiamo aver dovuto affrontare prove dure e le persone attorno a noi possono aver disatteso le nostre aspettative e ignorato i nostri bisogni… questo nessuno lo può più cambiare! La scelta, però, tra rimanere vittime di quello che ci è successo o modificare qualcosa e produrre un futuro diverso spetta a noi.
Cosa si può fare per lavorare su di un’inversione di rotta che ci faccia sentire meno fragili e più padroni delle nostre vite? Possiamo lavorare su tre fronti:
Non siamo nati per soffrire
Perciò non ci è prescritto di ricadere e rimanere sempre in situazioni scomode e dolorose. Il negativo è parte integrante di una vita variegata, ma è transitorio se noi non lo scegliamo ogni giorno;
Il mondo non è popolato da “cattivi” che ce l’hanno con noi
Quindi non ha senso vivere come vittime di chiunque non ci tratti come desideriamo. Non siamo più bambini indifesi ed è nostra responsabilità e nostro compito evolutivo insegnare agli altri come trattarci;
Il mondo non è esclusivamente buono e io non posso fare sempre quello che più mi piace senza rischi e conseguenze
Pertanto mettiamo in conto che avremo giornate migliori e celebriamole adeguatamente (senza darle per scontate!) e giornate “medie” in cui costruiremo il nostro equilibrio;
Perché tutto ciò sia possibile è necessario prendere consapevolezza che:
- Restarci male di continuo e sentirsi feriti con frequenza rivela un’insicurezza marcata. E’ fondamentale ritrovare una percezione più stabile di sé e sentire di avere a disposizione più forze e più strumenti per affrontare la realtà;
- le persone, anche quelle che ci amano e tengono a noi, ci possono ferire o possono agire con leggerezza. Non possiamo leggere ogni singolo gesto come una “prova d’amore” che, se disattende le nostre aspettative, implica tradimento e mancanza di amore;
- la vita non può essere idealizzata come una “fiaba”, ma va vissuta nella sua completezza. E molto meno rassicurante della trama di una fiaba, ma non per questo meno bella.
“Con il tempo (…) uno comincia ad accettare le sue sconfitte
a testa alta e con gli occhi aperti e uno impara
a costruire tutti i suoi cammini nell’oggi,
perché il terreno di domani è troppo insicuro per far piani..
e i futuri hanno la forma di cadere a metà.
E dopo col tempo, uno impara
che se è troppo anche il calore del sole brucia.
Così uno pianta il suo giardino e decora la sua anima,
al posto di aspettarsi che qualcuno porti fiori.
E uno impara che realmente può reggere che uno
è veramente forte, che uno realmente vale
uno può imparare. E impara… e ogni giorno impara.”
“Con il tempo” V. Shoffstall
Autore: Stefania Canil, psicologa (psicoterapia e nutrizione)
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