Molti studi in campo medico e psicologico hanno evidenziato che le esperienze negative vissute durante l’infanzia hanno un impatto a lungo termine sia sullo sviluppo cerebrale degli individui, dunque sulla loro futura salute mentale, sia sull’insorgenza di problemi fisici, come malattie cardiovascolari, tumori e malattie polmonari croniche lungo l’intero arco di vita. Vale a dire che le esperienze vissute nei primi anni della nostra esistenza, in particolare in ambito familiare, possono segnare la nostra evoluzione in senso globale.
Le esperienze dei primi anni di vita condizionano l’atteggiamento e i comportamenti verso se stessi, gli altri e la vita
Se è vero che i geni forniscono il materiale strutturale al neurosviluppo, i fattori ambientali ne determinano il risultato finale. Durante questi periodi critici, in cui il cervello è in via di sviluppo, esperienze sfavorevoli provocano una costante attivazione dei sistemi di risposta allo stress. L’attivazione frequente di questi sistemi induce cambiamenti fisiologici e funzionali che possono essere durevoli nel tempo e determinare il nostro stato di salute futura.
“L’esperienza plasma i circuiti neurali alla base del comportamento sociale ed emotivo, dal periodo prenatale alla fine della vita.”Davison and McEwen (2013)
Uno dei primi e più importanti studi epidemiologici (su larga scala) che ha permesso di fare luce sulla relazione esistente tra eventi di vita e salute è lo Studio ACE – Adverse Childhood Experiences (Esperienze Infantili Avverse), ideato dal medico Vincent Felitti e Robert Anda del Dipartimento permanente di medicina preventiva Kaiser di San Diego.
Lo studio sulle “Esperienze Sfavorevoli Infantili” (ACE Study) rappresenta, infatti, una delle più importanti indagini longitudinali mai condotte sulle connessioni tra maltrattamenti e abusi infantili e vulnerabilità di salute fisica in età adulta dando il via a un programma di ricerca internazionale ancora in atto. Grazie ai risultati di questo studio è stato possibile iniziare a parlare di “un approccio di salute pubblica” al trauma psicologico ridefinendo le strategie di prevenzione e di intercettazione del fenomeno in un’ottica di sistema e multidisciplinare
Lo stesso Felitti, che si occupava del trattamento per l’obesità, aveva notato che le sue pazienti donne riuscivano a perdere peso con successo, ma subito dopo lo riprendevano. Notò con stupore che la maggior parte di esse erano state vittime di abuso sessuale infantile ed erano, in modo più o meno consapevole, spaventate dall’idea di poter diventare sessualmente attraenti. Se erano obese, dunque, erano più protette da questo rischio.
Lo Studio ACE – Adverse Childhood Experiences (Esperienze Infantili Avverse)
Più di 17.000 adulti californiani parteciparono allo studio compilando il questionario ACE tra il 1995 e il 1997 e da allora sono stati seguiti a lungo termine per i risultati di salute. Lo studio ha dimostrato un’associazione di esperienze infantili avverse (ACE) con problemi di salute e sociali nel corso della vita. Lo studio ha prodotto molti articoli scientifici e presentazioni di conferenze e seminari che esaminano gli ACE. I partecipanti sono stati interrogati sui diversi tipi di esperienze infantili. Il questionario conteneva 10 differenti categorie di esperienze avverse, tra cui 3 categorie di abuso, 5 categorie di disfunzione dell’ambiente familiare e 2 categorie di trascuratezza. In particolare
ABUSO
- emozionale: minacce ricorrenti, umiliazione
- fisico: percosse, escludendo le sculacciate
- con contatto sessuale
AMBIENTE DOMESTICO DISFUNZIONALE
- madre trattata in modo violento
- membro della famiglia (convivente) consumatore di alcol o droga
- membro della famiglia (convivente) incarcerato
- membro della famiglia (convivente) depresso cronico, suicida, malato mentale o ricoverato in ospedale psichiatrico
- non allevato da entrambi i genitori biologici
TRASCURATEZZA
- Fisica
- Emozionale
NOTA BENE: Per “Esperienze Infantili Avverse” si intendono esperienze vissute all’interno del contesto familiare prima dei 18.
I risultati dello studio
Le esperienze infantili avverse risultarono molto diffuse; nel campione di classe sociale media, con un buon livello di scolarità, il 64% aveva segnalato almeno una categoria di esperienze avverse, un quarto del campione ne aveva segnalate più di una (fino a 4). Il 28% dei soggetti aveva subito abusi fisici, il 21% aveva sofferto abusi sessuali, il 19% era cresciuto in una famiglia in cui un membro soffriva di una malattia mentale.
I medici indagarono la relazione tra le esperienze vissute nell’infanzia e lo stato di salute, valutando il rischio corrispondente per un gran numero di patologie importanti e di problemi psicologici, di condotta, problemi sociali. Maggiore era il numero di ACE riportate, maggiore il rischio di sviluppare questo tipo di patologie mentali o fisiche. Per ogni singola patologia indagata, il rischio si innalzava all’aumentare del punteggio ACE.
Per fare un quadro esemplificativo
Una persona con un punteggio ACE di 4, aveva un rischio 4 volte maggiore di sviluppare una patologia cardiaca o un cancro. Una persona con un punteggio ACE di 5 un rischio da 8 a 12 volte maggiore di diventare dipendente dall’alcol o dalle droghe, di soffrire di depressione e di tentare il suicidio. Una persona con un punteggio ACE di 6 o più aveva un’aspettativa di vita inferiore di ben 20 anni rispetto a chi non aveva vissuto quelle esperienze. Le ACE avevano un potere cumulativo sullo stato di salute, ovvero più era alto il punteggio ACE più aumentava il rischio di soffrire di patologie severe: quelli con più di sette ACE avevano il triplo del rischio di sviluppare il cancro ai polmoni ed erano 3,5 volte più a rischio di sviluppare la cardiopatia ischemica.
Lo studio ACE è stato uno dei primi studi su larga scala a valutare contemporaneamente più categorie di maltrattamento infantile e di avversità, esplorando l’impatto cumulativo di queste esperienze sulla salute mentale e fisica delle persone. Lo studio è in corso in forma permanente, ovvero dai moltissimi dati registrati sull’enorme campione di individui si prosegue ancora oggi ad accumulare evidenze sulle relazioni tra eventi di vita e salute.
Pertanto uno dei meriti dello studio ACE è stato quello di aver sottolineato l’importanza di esperienze traumatiche meno “visibili” rispetto a terremoti, uragani e guerre, ma non per questo meno impattanti sulla salute della società, e purtroppo assai diffuse.
Neurobiologia dello stress
I ricercatori cognitivi e neuroscientifici hanno esaminato i possibili meccanismi che potrebbero spiegare le conseguenze negative delle esperienze avverse dell’infanzia sulla salute degli adulti. Prima di tutto, lo stress cronico è in grado di modificare l’espressione dei nostri geni. Inoltre sulla base dell’esperienza il cervello conserva alcune connessioni neurali, eliminandone altre durante il processo di “potatura” delle sinapsi, che avviene durante l’adolescenza.
In definitiva, un ambiente familiare stressante produce dei cambiamenti nell’architettura funzionale delle connessioni cerebrali degli individui e nella modalità futura di risposta allo stress, che è mediata dal sistema nervoso, da quello endocrino e immunitario, favorendo così l’insorgenza effetti a lungo termine sul corpo, inclusa l’accelerazione dei processi di malattia e invecchiamento e la compromissione del sistema immunitario.
L’impatto del covid sulla psiche infantile
C’è prova evidente che diverse forme di ACE sono già in aumento durante questa pandemia. Autorevoli organizzazioni nazionali come il National Institutes of Health o il New York Times hanno già affrontato l’argomento dell’aumento della violenza domestica da parte del coniuge, particolarmente se intrappolati con un partner abusivo. È doveroso considerare anche l’impatto economico di questa pandemia, in relazione ai suoi effetti su bambini e famiglie ma anche in relazione a quanto questo colpirà i caregivers.
Inevitabilmente, questa pandemia avrà conseguenze economiche devastanti per le famiglie in questo paese e questo potrebbe tradursi potenzialmente in maggiore abuso e negligenza sui bambini. Similmente, studi recenti condotti dalla Kaiser Family Foundation hanno sottolineato un aumento dei rischi per la salute mentale genitoriale, l’utilizzo di droghe, un altro documentatissimo ACE, e per le prolungate interruzioni dalla routine quotidiana come risultato della chiusura delle scuole e dell’isolamento sociale, anche perdita del lavoro e insicurezza economica
LE ACE OGGI
I sorprendenti risultati dello studio ACE hanno avuto l’effetto di dare un forte impulso alla ricerca sia in medicina che in psicologia circa le sequele dell’infanzia rubata, avendo a disposizione una serie di metodologie di studio e di discipline scientifiche che dagli anni ’80 hanno visto uno sviluppo esponenziale, come le neuroscienze, l’epigenetica, la psicopatologia neuroevolutiva. Nonostante si stia continuando ad indagare sui complessi meccanismi che legano mente, corpo e cervello, si sta facendo moltissimo soprattutto per incrementare la prevenzione delle ACE.
Sono state accumulate conoscenze sufficienti per iniziare un movimento per proteggere i bambini dall’esposizione a eventi traumatici. Ciò migliorerebbe notevolmente i risultati di salute di oltre il 60% della popolazione della nazione. Deve iniziare con la consapevolezza, l’istruzione e la formazione, seguita dall’istituzione e dall’attuazione di metodi di screening universali, piani di prevenzione e interventi di trattamento. Questo è della massima importanza per quel 60% della popolazione. Le vite saranno salvate; malattie croniche e terminali evitate; l’aspettativa di vita aumenterà in media di 20 anni; e la qualità della loro vita migliorerà con l’implementazione del nuovo sistema universale per affrontare la natura endemica del trauma infantile.
Per chi fosse interessato a calcolare il proprio punteggio ACE, il questionario è consultabile online nella sua versione internazionale estesa, in lingua inglese, sul sito dell’OMS all’indirizzo www.who.int
L’importanza della professione dello psicologo e dello psicoterapeuta, alla luce di quanto è stato dimostrato dalle ricerche, è notevole, poiché sempre di più si è chiamati non solo a prendersi cura della salute mentale della persona, ma in definitiva della salute fisica e della qualità di vita.