Il ruolo del padre nell’educazione dei figli: il decalogo del papà

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
Diventare padre, al di là dell’atto fisico iniziale, è un percorso impegnativo e tutto da scoprire. I propri limiti, la propria forza e la propria pazienza vengono messe alla prova, ma è anche una grandissima ed unica esperienza di crescita personale.

Già da qualche decennio si è assistito a un rivoluzionario cambiamento per la figura del padre che, nell’immaginario classico, è sempre stata la parte più autoritaria della sfera genitoriale ma anche quella fredda e distante. Una figura quindi per lo più assente nel percorso di sviluppo in cui il suo ruolo educativo si concentrava soprattutto nel dare comandi e punizioni. I bambini avevano timore del padre, le sue sgridate provocavano sensi di colpa e conseguentemente un’importante lontananza affettiva.

Diremmo quindi che “il padre all’antica” era colui che imponeva regole, manteneva la famiglia ed aveva patria podestà su tutti i membri, prendendo decisioni sia formative che relazionali, senza lasciarsi andare a emozioni e sentimenti.

Oggi questo ruolo è decisamente cambiato, modificandosi insieme alla società e ai nuovi modelli che questa si porta con sé. Il padre non è più autoritario: oggi la figura vincente è quella del padre complementare, che si confronta con la madre, accompagna il figlio nella crescita ed è anche capace di dire di “no”.

L’amore paterno non è semplice come quello della madre che per natura ha una connessione biologica col figlio

Il padre può dimostrare il suo amore durante i primi anni di vita del figlio con i sacrifici che fa per quest’ultimo ma successivamente potrà essere la chiave giusta e bilanciata per riuscire a diminuire il forte legame con la figura materna.  E se da un lato allenta la diade madre-bambino dall’altro è l’elemento che consente ai figli di crescere diventando grandi, imparando a “stare al mondo” da soli, affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse.

Dunque nel momento in cui il bambino vive il primo distacco con la madre, il papà può diventare il porto sicuro che pian piano gli fa capire che il mondo non è una minaccia e che oltre alla relazione con la mamma possono essercene altre serene e affidabili. E’ attraverso il modellamento offerto da entrambe le figure genitoriali che si strutturano personalità e competenze relazionali degli adulti di domani.

Il decalogo del buon papà

Se diventare padre è piuttosto facile, farlo bene è tutt’altra cosa. Non esiste il manuale del genitore perfetto così come non esiste alcuna formula magica per essere un bravo padre.  Come si può diventare un buon padre? Quali sono gli elementi da considerare, nelle diverse fasi della vita di un figlio?

1) Un papà amorevole rispetta la mamma dei suoi figli

La famiglia è un sistema che si regge sull’amore. Non quello presupposto, ma quello reale, effettivo. Senza amore è impossibile sostenere a lungo le sollecitazioni della vita familiare.  Nella coppia, come con i figli che crescono, un accordo profondo, un’intima unione danno piacere e promuovono la crescita, perché rappresentano una base sicura. Un papà può proteggere la mamma dandole in “cambio”, il tempo di riprendersi, di riposare e ritrovare un po’ di spazio per sé.

Anche se il matrimonio è in crisi o i due genitori decidono di separarsi  si è comunque ancora una coppia di genitori. Si può non essere più una coppia di partner ma non si smette di essere figure educative. Quando la coppia scoppia bisogna continuare a supportarsi al di la della rabbia evitando che paghino i figli il prezzo delle incomprensioni o del conflitto di coppia. La figura materna va supportata in ogni caso per creare una linea educativa coerente.

2)  Il padre deve soprattutto esserci

Affermano le statistiche che, in media, un papà trascorre meno di cinque minuti al giorno in modo autenticamente educativo con i propri figli. Esistono ricerche che hanno riscontrato un nesso tra l’assenza del padre e lo scarso profitto scolastico, il basso quoziente di intelligenza, la delinquenza e l’aggressività. Non è questione di tempo, ma di effettiva comunicazione.

Un buon padre fornisce abbracci, coccole e carezze. Esserci, per un papà vuol dire parlare con i figli, discorrere del lavoro e dei problemi, farli partecipare il più possibile alla sua vita. Una presenza che significa “tu sei il primo interesse della mia vita”. Anche le carezze verbali positive sono importanti per l’autostima di un bambino: “Ti voglio bene”, “Ti penso sempre quando sono al lavoro”, “Mi manchi quando non sto con te”.

3) Un padre è un modello, che lo voglia o no

Oggi la figura del padre ha un enorme importanza come appoggio e guida del figlio. In primo luogo come esempio di comportamenti, come stimolo a scegliere determinate condotte in accordo con i principi di correttezza e civiltà. In breve, come modello di onestà, di lealtà e di benevolenza. Anche se non lo dimostrano, anche se persino lo negano, i ragazzi badano molto di più a ciò che il padre fa, alle ragioni per cui lo fa. La dimostrazione di ciò che chiamiamo “coscienza” ha un notevole peso quando venga fornita dalla figura paterna.

4)  Un padre dà sicurezza

Il papà è il custode. Tutti in famiglia si aspettano protezione dal papà. Un papà protegge anche imponendo delle regole e dei limiti di spazio e di tempo, dicendo ogni tanto “no”, che è il modo migliore per comunicare: “ho cura di te”.

5)  Un padre incoraggia e dà forza

Il papà dimostra il suo amore con la stima, il rispetto, l’ascolto, l’accettazione. Ha la vera tenerezza di chi dice: “Qualunque cosa capiti, sono qui per te!”. Di qui nasce nei figli quell’atteggiamento vitale che è la fiducia in se stessi. Un papà è sempre pronto ad aiutare i figli, a compensare i punti deboli.

6 ) Un padre ricorda e racconta

Paternità è essere l’isola accogliente per i “naufraghi della giornata”. E’ fare di qualche momento particolare, la cena per esempio, un punto d’incontro per la famiglia, dove si possa conversare in un clima sereno. Un buon papà sa creare la magia dei ricordi, attraverso i piccoli rituali dell’affetto. Nel passato il padre era il portatore dei “valori”, e per trasmettere i valori ai figli bastava imporli. Ora bisogna dimostrarli. E la vita moderna ci impedisce di farlo. Come si fa a dimostrare qualcosa ai figli, quando non si ha neppure il tempo di parlare con loro, di stare insieme tranquillamente, di scambiare idee, progetti, opinioni, di palesare speranze, gioie o delusioni?

7) Un padre insegna a risolvere i problemi

Un papà è il miglior passaporto per il mondo ” di fuori”. Il punto sul quale influisce fortemente il padre è la capacità di dominio della realtà, l’attitudine ad affrontare e controllare il mondo in cui si vive. Elemento anche questo che contribuisce non poco alla strutturazione della personalità del figlio. Il papà è la persona che fornisce ai figli la mappa della vita.

8) Un padre perdona

Il perdono del papà è la qualità più grande, più attesa, più sentita da un figlio. Un bravo papà sa perdonare se un figlio sbagliaPunire per rabbia, perché si è delusi o irritati è sempre errato  e non ci si può giustificare citando i versetti che parlano della necessità di correggere e punire. Interventi così pesanti nell’educazione dei figli non devono mai avvenire senza che all’origine ci sia un atteggiamento di amore che cerca il meglio per l’altro. Non ha senso punire soltanto per rifarsi e per vendicarsi della disubbidienza.

9) Il padre è sempre il padre

In alcune famiglie l’assenza del padre non è mai posta in discussione o, se succede, l’argomento è affrontato in una maniera poco sana o che non è di alcun conforto ai figli. Anche se vive lontano, ogni figlio ha il diritto di avere il suo papà. Essere trascurati o abbandonati dal proprio padre è una ferita che non si rimargina mai.

10) Un padre chiede scusa

Saper chiedere perdono è fondamentale, perché anche il papà più bravo sbaglia. Può succedere che a volte scappi un “Chiudi il becco!” o “Basta! Non fai altro che infastidirmi!“. Parole che fuoriescono in attimi di disperazione e che subito dopo spezzano il cuore per il solo fatto di averle pronunciate. Nessuno è immune dall’errore durante la crescita e l’educazione di un figlio. Il super papà non esiste, esistono solo umani che in quanto tali a volte sbagliano. Può essere dovuto alla stanchezza, allo stress o semplicemente all’inesperienza dei primi tempi.

Tra i compiti del papà c’è anche non dimenticare che bisogna essere molto umili nei confronti dei propri figli, non credere di sapere sempre cos’è meglio per loro e non lasciarli mai soli a fare l’esperienza di crescere

Cari papà…il tempo vola

I bambini hanno bisogno di sentirsi desiderati, accettati e amati. Sono alla ricerca di conferme circa la loro importanza ed hanno bisogno di essere visti oltreché sentirsi al centro della attenzioni.  Certo, seguire costantemente le evoluzioni della vita del proprio figlio diventa una sfida quotidiana, impegnativa ma allo stesso tempo appassionante ed appagante. Sicuramente la maggior fonte delle soddisfazioni di un moderno, presente e buon padre.

NOTA BENE: non si diventa padre per dovere….E non si dovrebbe diventare papà per caso, o per scelta altrui, o perché “prima o poi uno fa un figlio”, e simili espressioni da irresponsabili. Dovrebbe essere sempre una scelta, anche se per forza di cose fatta senza la consapevolezza dell’esperienza.

E’ fondamentale capire una cosa: tuo figlio non ha chiesto di venire al mondo. E’ stata una tua decisione  di cui devi essere responsabile e custode, quindi per prima cosa devi a tuo figlio il rispetto e la considerazione che si deve al più importante degli ospiti. Sei chiamato a prendere delle decisioni per lui, finché non potrà lentamente e gradatamente prenderne delle proprie, e di tutte queste decisioni dovrai dargli conto, prima o poi, perché la maggior parte di queste decisioni non solo avranno un peso sulla sua vita, ma saranno la sua vita.

 

A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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