Un bambino insicuro e’ il figlio di genitori che riversano su di lui le aspettative e bisogni, che hanno nella loro mente l’idea di un figlio perfetto a cui sono disposti a dare tutto ma da cui esigono anche tutto. Giuseppe Saggese, presidente della Società italiana di pediatria parla della “sindrome del piccolo campione” secondo la quale un figlio deve riuscire in ogni ambito della propria vita, nello sport, nella musica, nel tempo libero, nella scuola, non e’ ammesso errore o fallimento.
L’unico obiettivo e’ quello di raggiungere il successo in ogni situazione in cui si cimentano, poggiando sulle spalle dei loro figli un peso ingestibile, quello dell’inaccettabilita’ del fallimento. In questa prospettiva non e’ ammesso l’errore ma solo la perfezione. Se ci guardiamo attorno ci renderemo conto che i bambini sin da piccoli sono iperstimolati ad intraprendere molteplici attivita’ e hanno pochissimo tempo libero con del vuoto fertile di cui disporre per imparare ad annoiarsi.
Le pressioni e le richieste della societa’ sono sempre piu’ alte e distanti dai reali bisogni del bambino, considerato come un adulto in miniatura e obbligato ad uscire il prima possibile dell’infanzia per incamminarsi verso l’eta’ adulta.
Tale aspettativa genera nei bambini e negli adolescenti una forte insicurezza verso il futuro, una radicata paura di non riuscire e di non sentirsi all’altezza delle situazioni, vissute come continue sfide e dall’altro una forte paura di deludere le aspettative dei genitori i quali hanno riposto molta fiducia nel proprio figlio e mostrano chiaramente l’ansia dell’insuccesso.
Spesso I genitori gli trasmettono l’idea che e’ unico, un piccolo campione a cui il futuro riservera’ solo infinite opportunita’ di crescita e di piacere. In questa ottica si educano i figli come piccoli principi un po’ narcisi che i genitori non riesco a lasciare andare per esplorare il proprio cammino. I genitori di un figlio insicuro sono a loro volta degli insicuri, apprensivi che non tollerano l’idea che possa sbagliare, timoroso che non sappia fronteggiare le difficolta’ e che abbia bisogno sempre del loro aiuto.
Il figlio deve riuscire sempre ma allo stesso tempo non deve mai provare frustrazione, dimenticando che e’ proprio la frustrazione che tempra la determinazione e la motivazione nell’impegnarsi a raggiungere degli obiettivi. In tale modo si innesca una spirale distruttiva nella quale l’ansia di tirar su un bambino perfetto tortura i genitori nella preoccupazione di non essere capaci, finendo per essere insoddisfatti di sé e scontenti del figlio.
Inoltre e’ sempre piu’ diffusa la richiesta di valutazioni e terapie per bambini ed adolescenti, indicativa dell’attenzione che i genitori hanno nei confronti del disagio dei figli ma anche di una eccessiva medicalizzazione dei comuni problemi della crescita che fanno dimenticare come esistano tempi e ritmi diversi di sviluppo per ciascuno, per cui una leggera difficolta’ di parola spesso diventa subito dislessia.
L’eccesso di cure alimenta la paura di mettersi in gioco e l’insicurezza, mentre e’ fondamentale sviluppare la capacita’ di esprimere le proprie emozioni e le idee, assumendosene la responsabilita’ ed emancipandosi dai genitori. Il processo di emancipazione e’ graduale e dovrebbe avvenire inizialmente sotto la supervisione dei genitori, i quali, ampliando sempre piu’ l’area di azione del figlio, gli consentono di sperimentarsi in modo protetto e con crescente autonomia, per maturare quel bagaglio di esperienze emotive ed affettive a cui attingere da adulti.
Invece e’ sempre piu’ diffusa la presenza dei “genitori elicottero o helicopter parenting”, genitori eternamente presenti nella vita dei figli, eccessivamente coinvolti ma che perdono di vista quello che e’ veramente importante per loro, anzi spesso neanche li ascoltano. Questi genitori si mostrano impauriti ed inibiti quando vedono i figli spaventati, intervengono con rapidita’ per alleviare loro le difficolta’ piuttosto che insegnargli ad affrontarle e a gestirle in modo tale che possano sviluppare strategie adeguate per fronteggiare gli ostacoli della vita.
Ma come aiutare un figlio a superare la propria insicurezza e ad acquistare maggiore fiducia in se’?
Da genitori e’ possibile accompagnare i figli nel viaggio della crescita iniziando a distinguere le proprie aspettative da i requisiti educativi necessari per facilitare un sano processo di crescita, stabilendo poche ma chiare regole da far rispettare.
E’ vitale consentire al proprio figlio di confrontarsi con i genitori, di vivere momenti di contrasto sano, adottando un atteggiamento ne’ troppo remissivo ma neanche troppo rigido, evitando in ogni modo di ricorrere a ricatti morali o a ricompense per conseguire i propri obiettivi.
Organizzare il tempo dei figli non solo con attivita’ strutturate ma lasciando anche spazi liberi nei quali riposarsi, per non trasmettere il messaggio che se non si svolge alcuna attivita’ si e’ pigri e non all’altezza delle richieste ambientali, anche l’ozio ha la sua funzione costruttiva nel facilitare la nascita di idee e l’ osservazione di se’.
Inoltre e’ importante accettare gli errori dei figli e i momenti di sconforto che fanno seguito poiche’ in questo modo potranno imparare a conoscere i propri limiti e a sviluppare una maggiore determinazione per riparare agli errori commessi.
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