Quello dell’analisi transazionale è un tema molto complesso che può essere spiegato sotto diversi punti di vista, in questo articolo inserirò solo le informazioni utili al fine di innescare auto-riflessioni anche mediante il cosiddetto egogramma. La psicologia e, in particolare, la psicoanalisi affascina tutti perché in fondo ognuno sa di non conoscersi abbastanza profondamente. Perché compiamo determinate scelte? Perché siamo guidati da determinati bisogni e preferenze? Da dove arrivano i nostri comportamenti?
Qualsiasi azione che compiamo (mentale o fisica) ha una specifica spiegazione (nozione di causa-effetto) in quella che è la nostra struttura psichica. Bada bene, la psiche non è qualcosa di astratto ma ha, a sua volta, un substrato neurofisiologico. Oggi, pensare alla psiche significa pensare alle funzioni superiori (mente) connesse alla neurofisiologia (cervello e sistema nervoso periferico). Preso atto che tutto ciò che facciamo assolutamente non è campato in aria ma è determinato da una causa (a noi ignota, ma che esiste), vediamo come accrescere la conoscenza che abbiamo di noi stessi mediante il modello di analisi transazionale e l’egogramma.
L’Egogramma è uno strumento per capire meglio, seppur in maniera solo indicativa, con quali modalità siamo capaci di rapportarci agli altri e al mondo che ci circonda. Per interpretare i risultati del test che proporrò alla fine del testo, sarà necessario comprendere dei concetti preliminari (altrimenti i punteggi per voi non avrebbero senso).
L’analisi transazionale
L’analisi transazionale è una teoria psicoanalitica della personalità e un approccio terapeutico dove divengono centrali le interazioni sociali (appunto, le transazioni con l’ambiente sociale). E’ stata concettualizzata dallo psichiatra e psicoanalista canadese Eric Berne. Secondo questa teoria, sono le transazioni a determinare differenti stati dell’io.
Come approccio psicoanalitico, vediamo che se la psicoanalisi freudiana punta al mero insight (alla consapevolezza di ciò che è inconscio) l’analisi transazionale mira a modificare lo stato dell’io per risolvere problemi di natura emotiva. E’ il modello degli stati dell’Io che può aiutarci a capire come funzioniamo e come esprimiamo la nostra personalità attraverso il comportamento.
Gli stati dell’io possono funzionare in tre diverse modalità. Nella modalità adulta, il funzionamento è orientato al qui-e-ora, è possibile dunque fare valutazioni dei fatti in modo costruttivo, lucido e senza perturbazioni legati alle ansie per il futuro e ai dolori del passato.
Nella modalità bambino, invece, le emozioni influenzano largamente decisioni e condotte, innescando paura, colpa, rabbia… diretti verso se stessi o altre persone. Queste emozioni intense, solo all’apparenza hanno a che fare con il momento presente, in realtà hanno origini molto lontane. Nella modalità bambino la persona può diventare del tutto irragionevole, talvolta -ma non sempre- l’individuo riesce a riconoscersi come tale ed è consapevole che si tratta di momenti transitori; è consapevole che ben presto lo stato dell’io migrerà in una forma più adulta.
Nella modalità genitore tutto ruota intorno alle regole, all’inflessibilità e alla pretesa: la persona si impegna in compiti anche molto faticosi, può essere giudicante e/o ricoprire il ruolo di consigliere con altre persone. Nella modalità genitore, la persona può anche ricoprire il ruolo di caregiver con altre persone che, però, reputerà sempre subordinate a sé.
Stato dell’io adulto
Lo stato dell’io adulto è sicuramente quello più integrato e adattivo. La persona agisce in piena consapevolezza di sé e ciò che sente è in linea con il momento presente, senza risonanze del passato.
Gli stati dell’io influenzano molto il modo in cui comunichiamo. Non è un caso che questa si chiama “teoria dell’analisi transazionale”. Le transazioni con il mondo sociale sono cruciali. Nella modalità adulta riscontriamo una comunicazione lineare dove la persona è in grado di confrontarsi con il prossimo senza competere, quindi senza pretendere di avere più diritti dell’altro e senza l’eccessiva disponibilità legata a compensazioni e insicurezze. Il modo in cui comunichiamo con il prossimo svela moltissimo della nostra personalità.
Un «Dopo tutto ciò che faccio per te, come minimo mi aspetto che…» svela uno stato dell’io genitore. Uno stato dell’io adulto comunicherebbe i suoi desideri in modo assertivo, prendendosi la responsabilità dei propri bisogni. Solo uno stato dell’io bambino o genitore attribuisce all’altro la responsabilità di un proprio malessere. Questo può sembrare un controsenso: e se l’altro mi ferisce con le sue mancanze?
Per esempio: «Se sto così male è perché non mi hai chiamato, è perché non hai capito che avevo bisogno di te». Questa comunicazione è ancora tipica dello stato bambino (bisognoso di essere accudito) o genitore (che pretende qualcosa in cambio). Lo stato dell’io adulto, assumendosi la responsabilità del proprio benessere, penserebbe: sono stato male perché avevo bisogno di vicinanza, affetto e sostegno. Non incolpo l’altro ma gli offro l’opportunità di capire che per me la sua presenza è importate e che vorrei soddisfare maggiormente il mio bisogno di affetto e sostegno.
Lo stato dell’io adulto sa che siamo noi a soddisfare i nostri bisogni, valutando chi avvicinare nella vita. Osservando l’altro per ciò che è (e non per ciò che siamo!), così da individuare chi può realmente essere affine ai propri bisogni affettivi e di vicinanza.
La comunicazione dello stato dell’io adulto si basa sul rispetto, sulla stima e sulla gratitudine della reciprocità dello stesso rapporto.
Uno stato dell’io adulto, in momenti di vulnerabilità, può essere contaminato da uno stato dell’io bambino o genitore.
Stato dell’io genitore
Nello stato dell’io genitore, una persona può gridare i propri bisogni solo perché ha appreso nella famiglia d’origine che è così che si comunica, è gridando che si ottiene attenzione. E’ il modello genitoriale a predominare. L’altro è spesso trattato come subordinato: tendenzialmente, il partner di chi vive in uno stato dell’io genitore è una persona da gestire o da accudire. Infatti, lo stato dell’io genitore si può descrivere in due declinazioni:
- Genitore normativo
- Genitore affettivo
Chi è caratterizzato da uno stato dell’io del genitore normativo, generalmente ha assimilato i comportamenti di un genitore giudicante ed è a sua volta pretenzioso e giudicante. Decide cosa fare, cosa mangiare, critica in modo distruttivo e biasima. Nella coppia è il partner dominante o prevaricatore (i suoi bisogni sono più importanti dei bisogni del partner).
Lo stato dell’io del genitore affettivo è caratterizzato da estrema disponibilità e accoglienza. Parliamo della classica persona che non dice mai di no, che accudisce… e, nel suo estremo, iper-protegge fino, in ambito affettivo, a soffocare l’altro con le proprie attenzioni.
Stato dell’io bambino
Se nello stato dell’io adulto, la persona è riuscita a sviluppare una propria identità funzionale e nello stato dell’io genitoriale la persona ha assimilato i modelli transazionali dei genitori, nello stato dell’io bambino si è verificata una sorta di arresto dell’evoluzione emotiva.
La persona è ipersensibile proprio quanto lo era da bambino. Nello stato dell’io bambino, le persone si comportano in modo impulsivo, sentono (amplificano) e pensano (estremizzano) proprio come quando erano piccoli. Per esempio, una persona che riceve una critica può risentirne pesantemente e ritirarsi proprio come se avesse subito il peggior affronto, proprio come faceva da piccolo quando veniva sgridato. Analogamente, questa persona può rispondere a una lode con un grande sorriso.
Queste persone tendono ad apprezzare di più gesti come carezze, abbracci e regali e non gesti concreti come coerenza, disponibilità e rispetto. Per questo motivo, i rapporti amorosi che andrà a stringere non potranno essere pienamente appaganti.
Anche in questo caso la teoria dell’analisi transazionale fa una divisione e fa riferimento allo stato dell’io bambino adattato e bambino libero.
Il bambino adattato mostra comportamenti orientati alle regole. Vuole essere bravo, non vuole deludere nessuno, vuole fare tutto bene. Lo stato dell’io del bambino libero è molto più spontaneo, non pensa alle conseguenze, mostra le sue emozioni senza chiedersi se quello è il contesto adeguato e ha sempre bisogno di stimoli. Nelle relazioni affettive, il bambino libero si lega con quello adattato.
Libro consigliato: a che gioco giochiamo: un classico della psicologia contemporanea di Eric Berne, padre dell’analisi transazionale.
Test dell’Egogramma
Ripensando ai nostri comportamenti, possiamo capire verso quale stato dell’io tendiamo. Chi ha difficoltà introspettive, può mettersi alla prova con il test dell’egogramma che riferisce quale stato dell’io ci caratterizza. A questo link potete scaricare il test dell’Egogramma messo a disposizione dal centro «Berne Counseling», uno dei primi istituti italiani di analisi transazionale e scuola di Specializzazione in Psicoterapia.
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