«Stasera non puoi mancare! Andiamo in un pub dove fanno cicchetti a 1 euro, ci sarà da divertirsi!» o peggio «stasera mi voglio proprio devastare!». Queste sono affermazioni reali che si sentono spesso tra gli amanti della movida notturna. L’utilizzo di alcol tra i giovani è in aumento, complici l’accessibilità della sostanza e gli effetti che esercita sul cervello. Per le complesse implicazioni legate all’abuso d’alcol, l’OMS (organizzazione mondale della sanità) ha smesso di parlare di alcolismo e suggerisce di utilizzare l’espressione «uso problematico di alcol», inoltre, ha anche definito il concetto di binge-drinking, cioè un consumo espisodico (e quindi non cronicizzato come nell’alcolismo) ma eccessivo di alcol.
Le 10 conseguenze più frequenti legate al binge drinking
Secondo uno studio condotto in Olanda (Van Herwijnen et al, 2009) su un campione di giovani, esclusi gli esiti più drammatici (come gli incidenti stradali), le 10 conseguenze più frequenti legate al binge drinking sono:
- Ho avuto postumi della sbornia che mi hanno invalidato la giornata successiva
- Ero estremamente affaticamento
- Dopo aver bevuto, ho detto o fatto cose molto imbarazzati
- Ho vomitato dopo aver bevuto
- Ho finito per bere anche nelle serate dove avevo programmato di non farlo
- Non sono andato a lavoro il giorno successivo (oppure ho saltato la lezione il giorno successivo)
- Ho avuto vuoti di memoria circa la serata precedente
- Ho corso rischi stupidi sotto gli effetti dell’alcol
- Le performance al lavoro ha risentito della mia precedente assunzione di alcol
- Dopo aver bevuto, ho fatto cose impulsive di cui poi mi sono pentito
Ma quali sono gli effetti dell’alcol sul cervello? Le due sostanze protagoniste degli effetti dell’alcol sono gli oppiodi e il glutammato. Gli oppiodi, come suggerisce il nome, hanno effetti simili a quelli degli oppiacei (sostanze simil morfina). Gli oppioidi hanno questi effetti:
- gratificazione
- analgesia (attenuazione del malessere)
- effetti vegetativi
Gli oppiodi endogeni hanno dimostrato una forte efficacia sulla componente affettiva del dolore anche a bassissime dosi, a dose altrettanto basse, esercita effetti analgesici anche sul dolore fisico. Ecco perché quando vediamo un film d’azione, in cui il protagonista sta per estrarsi un proiettile, qualcuno è sempre pronto a offrirgli un goccio!
Cosa accade al tuo cervello quando bevi un cicchetto
L’alcol ha effetti complessi su mente e cervello, altera la percezione di sé e dell’ambiente circostante, ed è proprio con questi effetti che seduce.
A bassi livelli, l’alcol attiva le cosiddette «aree del piacere» del cervello, distretti neurali che rilasciano oppioidi endogeni, questo meccanismo è ormai noto da tempo (Braun, 1996). Ciò che si è scoperto successivamente è che al contempo, livelli maggiori di alcol, deprimono il funzionamento cerebrale, in particolare inibiscono l’azione del principale neurotrasmettitore eccitatorio (glutammato, implicato in un gran numero di funzioni, tra cui concentrazione e memoria). Con l’inibizione del glutammato, l’attività di alcune aree del cervello rallenta (Koob et al., 2002).
Cosa avviene alla mente e alle funzioni cognitive? Le funzioni cerebrali superiori (come la capacità di giudizio, i processi razionali, le funzioni menominche e soprattutto l’autocontrollo) risultano compromesse. Ecco perché dopo un paio di cicchetti la persona si sente più audace, più disinibita e portata a compiere azioni o soddisfare impulsi che normalmente tenderebbe a inibire.
Ben presto, dopo qualche cicchetto di troppo, la persona presenta una scarsa coordinazione motoria e smette di percepire dolore e stimoli come il freddo: l’alcol attenua momentaneamente diversi malesseri. Nell’immediato, un paio di cicchetti regalano senso di calore, esuberanza, fiducia e benessere. Le realtà sgradevoli sembrano assumere meno importanza, aumenta la percezione dell’autostima e dell’efficacia, la percezione risulta talmente alterata che anche un perfetto sconosciuto può essere percepito come il migliore amico di una vita.
Il consumo d’alcol, dunque, regala un mondo dove tutte le preoccupazioni sono temporaneamente lasciate fuori, tuttavia la realtà vissuta in quel momento è del tutto inattendibile.
Il circuito del piacere
Il circuito del piacere è coinvolto nello stesso processo neurochimico soggiacente la dipendenza da sostanza. In particolare, durante l’uso di bevande alcoliche, si attiva la via dopaminergica mesocorticolimbica (VMCL), questa zona del cervello risponde a tutte le sostanze psicoattive.
La VMCL si trova nell’area tegmentale ventrale, una parte del cervello che si lega ad altri centri cerebrali come il nucleus accumbens e alla corteccia prefrontale. Questo network è coinvolto nel controllo delle emozioni, nella memoria, nella gratificazione… è attivando quest’area del cervello che l’alcol induce euforia.
Quando è davvero troppo?
L’alcol è una sostanza che crea dipendenza e come tale, fa sviluppare tolleranza. La soglia di tolleranza dipende dall’individuo, tuttavia la legge afferma che un tasso alcolemico pari a 0,5 g/l induce un fenomeno di tossicità tale da compromettere la capacità di guidare un veicolo.
Quanto bisogna bere per sforare la soglia consentita dalla legge? Se un uomo di 70 kg a digiuno beve rapidamente un paio di lattine di birra o altre bevande alcoliche (con gradazione del 7% in volume, quindi assume 35 grammi di alcol in tutto), la sua alcolemia raggiunge entro mezz’ora un valore indicativo di 0,7 grammi di alcol per litro di sangue. Superata la soglia di 0,5 g/l, la persona potrebbe presentare difficoltà nell’eloquio, alterazioni dei processi di pensiero, compromessa capacità visiva e soprattutto scarsa coordinazione muscolare.
Quando il livello di alcol nel sangue raggiunge i 3 g/l (questo dato è solo indicativo, perché il livello in realtà può variare considerevolmente in base a individui diversi) l’intero equilibrio neuronale è compromesso, la persona perde conoscenza. Questo avviene perché quando il tasso alcolemico raggiunge i 4 g/l, gli effetti neurotossici diventano letali.
Le donne metabolizzano l’alcol in modo meno efficace
La quantità di alcol che effettivamente si accumula nei fluidi corporei è difficile da stimare. Soprattutto, non si può stimare a partire dalla quantità di alcol assunta. I dati riportati prima circa il tasso alcolemico di un uomo di 70 kg, sono solo esemplificativi. E’ importante ricordare che gli effetti dell’alcol variano tra bevitori a seconda di:
- peso e altezza
- condizione fisica
- uso di farmaci
- quantità di cibo ingerita
- velocità nell’assunzione dell’alcol
- tolleranza
I bevitori abituali possono gradualmente sviluppare una tolleranza alla sostanza così da richiedere l’assunzione di dosi maggiori per ottenere gli effetti desiderati. Un ulteriore ruolo sembrerebbe essere svolto dal testosterone, le donne, infatti, metabolizzano l’alcol in maniera meno efficace rispetto agli uomini e raggiungono l’intossicazione con quantità inferiori di bevande assunte (Gordis et al., 1995).
I postumi della sbornia
L’inibizione repentina del glutammato potrebbe essere complice dei classici postumi della sbornia, tuttavia, oggi, i ricercatori ancora non sanno dire con certezza cosa accade al cervello dopo aver alzato il gomito. I cosiddetti «postumi della sbornia» includono:
- mal di testa
- nausea
- affaticamento
- stanchezza
- disorientamento cognitivo
Questi sintomi possono durare da 8 fino a 24 ore dopo l’assunzione di alcol. Per ora, gli scienziati che studiano il fenomeno, ipotizzano che questi effetti siano legati alla disidratazione (indotta a livello sistemico dall’alcol) con il concomitante accumulo di metaboliti alcolici come l’acetaldeide e l’attivazione della risposta immunitaria del corpo (Penning et al.,2010). Sì, quindi l’assunzione di alcol ha un impatto importante anche sul sistema immunitario. Si è osservato che il fenomeno della tolleranza sembrerebbe riguardare anche i sintomi del dopo sbornia: i bevitori abituali tendono a soffrirne meno o non soffrirne affatto.
Quando si parla di alcol, tutti pensano solo al sovraccarico epatico che si genera a seguito dell’uso smodato e protratto di bevande alcoliche, sono poche le persone che riflettono sugli effetti a breve termine che l’alcol esercita sul sistema nervoso centrale, sono poche le persone che si soffermano a riflettere sul deterioramento cognitivo. Inoltre, recenti sviluppi della ricerca riferiscono che il grado di dipendenza generato dall’alcol sia perfettamente paragonabile a quello generato da altre sostanze d’abuso come l’eroina.
Se ti piacciono i nostri contenuti, puoi seguire me (l’autore) sul mio account: @annadesimonepsi. Puoi seguire La Rivista Psicoadvisor su Instagram: @Psicoadvisor e sull’account ufficiale di Facebook: Psicoadvisor