Il trauma costituisce un evento in grado di modificare profondamente l’assetto psichico di una persona: le sue credenze, i suoi obiettivi, e la sua capacità di fronteggiare gli ostacoli. Ma cosa si intende in psicologia per trauma? In generale, l’evento traumatico è costituito da tutto ciò che si può presentare (abuso, violenza, rapina, incidente, evento catastrofico ecc) e che può rappresentare una minaccia per l’incolumità del soggetto o di persone a lui significative.
L’impatto che l’evento traumatico può avere sul soggetto varia a seconda delle sue caratteristiche psicologiche e di personalità e mentre alcuni possono sviluppare una reazione fisiologica di paura e allarme, che dopo poco tempo tende a rientrare spontaneamente, altri sviluppano un disturbo dell’adattamento o un vero e proprio disturbo post-traumatico da stress che si prolunga oltre sei mesi.
Accanto ai prevedibili effetti negativi che un trauma può comportare a livello psichico, in modo più inaspettato, alcuni studi hanno dimostrato anche ricadute positive del trauma sulla persona che lo ha subito, conosciuti come Post-Traumatic Growth (Fattore di crescita post-traumatica). Queste possono comprendere lo sviluppo di inedite prospettive individuali e di una vera e propria crescita personale (Kleim & Ehlers, 2009)
Lo studio dei processi di crescita in seguito ad un evento traumatico: Post-Traumatic Growth
L’approccio salutogenico considera lo stress e la malattia come elementi naturalmente presenti nella vita di ognuno di noi: tali momenti critici possono rappresentare, in alcuni casi, delle occasioni per crescere e rafforzare la propria resilienza, portando ad un cambiamento psicologico positivo.
Studi recenti, condotti da Tedeschi e Calhoun (2004), hanno messo in evidenza come alcuni individui, costretti ad affrontare eventi particolarmente dolorosi, non solo mostravano di resistere alle circostanze, ma avevano anche intrapreso un cambiamento positivo.
I due psicologi, indagando la natura di tali processi, hanno sviluppato un modello teorico, coniando il termine “Crescita Post Traumatica” (Posttraumatic Growth – PTG): si tratta di un cambiamento psicologico positivo come risultato di una lotta contro circostanze di vita altamente impegnative e sfidanti (Calhoun e Tedeschi, 2004).
Negli ultimi 20 anni sono stati condotte oltre 300 ricerche per approfondire il tema del processo di crescita post-traumatica. Gli autori succitati hanno riscontrato come oltre il 70% dei sopravvissuti ad un trauma abbia riportato una crescita psicologica positiva.
La vita riserva molti momenti negativi ma il dolore può trasformarsi in qualcosa di positivo
Assumendo forme diverse e rivestendosi di contenuti positivi: può tramutarsi in devozione verso la vita, può indurci a cercare nuove strade per vivere meglio secondo i nostri desideri, può rafforzare legami preesistenti e consentire di allacciarne di nuovi. Il dolore può rendere la nostra vita spirituale più ricca e intensa e creare connessioni con l’intimo e con qualcosa di più grande.
Gli studi psicologici sull’argomento hanno portato alla luce risultati inaspettati: chi ha affrontato degli eventi traumatici generalmente è più empatico ed altruista. Migliorare nel profondo la propria vita in seguito ad un trauma è possibile per alcuni, mentre risulta più difficile per altri che invece soccombono ad esso.
Ma com’è possibile che alcune persone ne restino schiacciate, mentre altre rifioriscono? Qual è la variabile?
Negli studi condotti da Tedeschi e Calhoun, ricercatori dell’Università del North Carolina, gli autori spiegano che la crescita post- traumatica, in qualunque forma si presenti, può costituire “un’esperienza di miglioramento che per alcune persone si rivela molto profonda”.
Gli autori hanno quindi dato alla luce il modello più diffuso finora per descrivere il processo di crescita post-traumatica, secondo cui le persone sviluppano naturalmente e si affidano ad una serie di credenze e supposizioni sul mondo. La crescita dopo l’evento traumatico è possibile solo se il trauma riesce a sfidare tali convinzioni.
Il trauma riduce a brandelli la nostra visione del mondo, le nostre idee e scuote la nostra identità
È come se le fondamenta dei nostri pensieri e delle nostre convinzioni andassero in mille pezzi a causa della forza dell’impatto traumatico subito. La nostra percezione ordinaria delle cose viene irreparabilmente compromessa e ci tocca ricostruire noi stessi e il nostro mondo. Più il dolore ci distrugge, più riusciamo a lasciare andare le nostre precedenti identità e la vita ci costringe a ripartire da zero.
“Un evento psicologicamente “sismico” può far vacillare, minare o ridurre in macerie molte delle strutture schematiche che hanno guidato la nostra comprensione delle cose, le nostre decisioni e il senso che diamo al mondo”, spiegano Tedeschi e Calhoun.
Vi è quindi un’elaborazione cognitiva dell’evento traumatico e il soggetto è costretto a riorganizzare le proprie strutture dell’io: è il processo di ricostruzione. Esso funziona un po’ così: in seguito ad un evento traumatico, come una malattia grave o la perdita di una persona cara, le persone elaborano l’accaduto intensamente, pensando continuamente all’accaduto e generalmente hanno reazioni emotive molto forti.
La tristezza, il dolore, la rabbia, l’ansia sono reazioni molto comuni al trauma e la crescita si presenta contestualmente a tali emozioni contrastanti, non al loro posto. Il processo di crescita può essere considerato come un metodo di adattamento a circostanze particolarmente avverse e può essere molto arduo: per renderlo possibile, è necessario che avvenga un un distacco, è necessario che la persona si allontani dagli obiettivi più radicati, dalla propria identità, dalle proprie convinzioni mentre si costruiscono nuovi obiettivi, nuovi schemi e significati.
Sopravvivere ad trauma significa riconoscere i propri progressi e credere nelle proprie capacità, ridefinendosi nel modo più autentico, più fedele al proprio io più profondo e al proprio percorso di vita.
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