Talento e bellezza. Non sono, forse, qualità che tutti vorremmo? E non potrebbe essere altrimenti, visto che le consideriamo fondamentali per riuscire nella vita. Eppure: sono sempre i più brillanti a fare carriera? E i più belli ad avere relazioni felici? Sentirsi autoefficaci significa essere convinti di possedere le capacità necessarie per far fronte alle nuove sfide, superare gli ostacoli, adattarsi alle diverse circostanze. Nello studio, nel lavoro, nei rapporti, intelligenza e aspetto fisico contano, ma è la fiducia nei propri mezzi a fare la differenza. Credere in se stessi è qualcosa su cui si può lavorare. A questo tema è dedicato quanto segue.
Ecco perché chi crede in se stesso, riesce
Sentirti sicuro ti permette di prendere decisioni in autonomia. Ma non solo: ti rende efficace. Se pensi di farcela sarai propositivo, non ti lascerai demoralizzare dagli insuccessi e, sorretto dalla motivazione, alla fine sarà probabile che ottenga ciò che vuoi.
Osserva questa immagine. La fiducia nei propri mezzi migliora le probabilità di conseguire buoni risultati i quali, a loro volta, rafforzano l’autoefficacia. Ecco perché, spesso, chi crede in sé ha successo. Purtroppo, però, è vero anche il contrario: la scarsa sicurezza ostacola l’impegno; senza l’impegno non arrivano i risultati. Niente risultati, niente autoefficacia. Ciò che fai, come lo fai e, quindi, gli esiti delle tue azioni: tutto è condizionato dall’atteggiamento. Pur possedendo ottime doti relazionali, per esempio, se agisci sotto l’influenza della paura del giudizio risulterai impacciato.
Hai mai avuto occasione di ammirare un leone dal vivo?
Questo temibile carnivoro può raggiungere una stazza di 300 chilogrammi, il peso di 4 uomini adulti. La sua bocca è armata di canini di 8 centimetri, che è pressappoco la lunghezza del tuo dito medio. E, lanciato in corsa, raggiunge gli 80 km/h, il doppio della velocità massima dei corridori professionisti. Immagina di varcare la soglia di una grande gabbia nella quale sono ospitate due o tre di queste belve. Il panico ti paralizzerebbe, certo, ma prova a riflettere sul perché.
Ti sembra ovvio che il motivo siano i leoni? La verità è un’altra. La paura, sempre, è data dalla percezione di non avere i mezzi per uscire tutti interi da una situazione. Lo trovi assurdo? I domatori esperti non sono sprovveduti: sanno bene che un leone è un pericolosissimo predatore. E nemmeno eroi scriteriati. L’invidiabile sicurezza che li muove è frutto dalla fiducia nelle proprie capacità: dipende, cioè, dall’autoefficacia. E da dove arriva l’autoefficacia?
Dall’esercizio. Abituarsi a sentirsi sicuri
Saper decidere e agire: queste doti, che crediamo riguardino il carattere, in realtà sono frutto dell’abitudine. Così come lo è, d’altronde, il sentimento opposto, l’insicurezza. Puoi migliorare l’autoefficacia con la pratica. Vuoi provarci?
1. Scegli una circostanza, o un’attività, nella quale vorresti sentirti più sicuro
Ti consideri uno studente brillante ma una frana nelle relazioni sociali? Sei a tuo agio come genitore ma non altrettanto come professionista o, viceversa, lo sei nel lavoro ma non nel rapporto con i figli?
Compila un breve elenco dei modi di essere sui quali vorresti lavorare. Il tuo punto debole è l’introversione? La timidezza? La paura del giudizio? Scegli una circostanza nella quale incontri questi problemi. Se te ne vengono in mente diverse, seleziona la meno impegnativa. Solo una. Non avere fretta: procedendo con calma otterrai risultati migliori e ciò che imparerai, in futuro, ti permetterà di superare difficoltà di maggior portata. La parola chiave di ogni buon allenamento è gradualità.
2. Stabilisci dove, quando e come fare esercizio
Immaginiamo che tu abbia un blocco nei confronti dell’altro sesso. Proprio non riesci ad approcciarti e, spesso, nemmeno ci provi. Per paura di non piacere interagisci solo quando è l’altro a fare la prima mossa. Nel corso del tempo ti sei lasciato sfuggire occasioni che si sono trasformate in rimpianti. Stabilito l’oggetto degli esercizi, decidi dove, quando e come metterti alla prova.
Dove. Il contesto è irrilevante, a patto che ti sia famigliare e che ti piaccia frequentarlo: i locali pubblici, l’ambiente del lavoro o della scuola, la palestra, qualsiasi luogo d’aggregazione può andare bene.
Quando. Maggiore sarà la frequenza con cui ti eserciti, più grandi saranno i benefici che ne ricaverai. Ogni abilità, e quella di relazionarsi non fa eccezione, richiede regolarità e si consolida con la ripetizione.
Come. Poco male se, all’inizio, ti fai assistere da una “spalla”, per esempio da un amico. Ma andando avanti sarebbe meglio che agissi in autonomia, senza aiuti esterni. Un consiglio: se vuoi davvero liberarti dalle paure, non servirti dell’alcol o di altri metodi “artificiali” per calmare l’ansia.
Infine, due parole sull’atteggiamento. Per cominciare, non è saggio porsi l’obiettivo di fare conquiste. Ti caricherebbe d’inutile stress. Agisci, invece, con il semplice intento di avvicinare qualcuno per fare due chiacchiere. Tutto qui.
Se basta questo per farti sentire in ansia o scoraggiato, sappi che è normale. Sei abituato a credere di non avere mezzi sufficienti. Prima di darti per vinto, però, continua a leggere.
3. Mettiti alla prova
Ti sei mai chiesto come gli addestratori circensi riescano a rendere tanto docili e ubbidienti gli elefanti? Triste ma vero, da piccoli, nei momenti di risposo li tengono legati a un palo. Imparando che ogni tentativo di liberarsi è inutile, ben presto gli elefantini smettono di provarci. Anche quando, da adulti, la loro enorme stazza gli consentirebbe di spezzare quel sottile pezzo di legno come fosse uno stuzzicadenti. Il senso d’inefficacia condiziona il loro comportamento per tutta la vita.
Nella tua mente sono piantati un gran numero di “paletti”. Convinzioni che dai per certe, limiti che non hai mai davvero messo in discussione. Abitudini di pensiero che scambi per verità. Ci siamo. Se vuoi, è il momento di provare a liberarti e vedere cosa succede.
Sei in un locale assieme ad amici. Noti qualcuno di interessante che vorresti conoscere. Ecco che l’ansia ti assale e la mente comincia a raccontarti le solite vecchie storie: “Inutile provarci”; “Come pensi di riuscire a fare colpo?”; “Non saprai cosa dire, ti bloccherai e arrossirai”; “Farai la figura del perfetto imbecille”; “Sarà un vero disastro!”; “Fermati finché sei in tempo!”.
Prendi consapevolezza che sono queste convinzioni a scoraggiarti, non la persona che, a pochi metri da te, sta sorseggiando il suo drink. A differenza degli elefanti, però, hai uno strumento prezioso a disposizione: la possibilità di ignorare la tua mente.
All’inizio non sarà una passeggiata. In fondo, l’ascolti da quando sei nato. Ma vale la pena fare un tentativo. C’è della musica in sottofondo? E il resto dei presenti? Riesci a notare come gesticolano, si muovono, parlano? Com’è vestito chi ti sta di fronte? Usa i cinque sensi per immergerti nel contesto, dirigi l’attenzione su ciò che ti accade attorno. Le paure catastrofiche che ti attanagliano diventeranno rumore di fondo. E allora sarai libero.
Appena sei pronto, avvicinati senza indugi. Sarà sufficiente salutare e dire il tuo nome. Mantenendo l’attenzione lontano da quelle pessimiste “voci interiori”, il resto verrà da sé. Tieni presente la realtà della situazione: nel peggiore dei casi scoprirai che lei o lui non ha voglia di parlare, ha già un partner, non ti trova interessante.
Eventualità molto spiacevoli, certo. Ma la missione sarebbe comunque compiuta. Sei entrato per qualche minuto nella gabbia dei leoni e ne sei uscito vivo. I leoni, da quel momento, ti faranno un po’ meno paura. Non c’è modo di abbattere i propri limiti senza sorbirsi, almeno un po’, la paura di fallire. Non puoi sentirti, al contempo, soddisfatto e al sicuro. Ottenere e rischiare sono due facce della stessa medaglia.
4. Valuta i risultati
Se hai letto con attenzione i passaggi precedenti avrai capito che la mente è uno strumento indispensabile per pianificare comportamenti ma che, al momento opportuno, occorre non ascoltarla se non vuoi finire paralizzato. Il pensiero è nemico dell’azione.
Sei solito giudicarti? Minimizzi i successi e rimugini ore, giorni sui fallimenti? Ti paragoni agli altri e ne esci sempre perdente? Allora, comunque siano andati i tuoi “esercizi”, è probabile che tu sia certo di non aver fatto abbastanza. O addirittura di aver fallito.
Magari, nonostante i buoni propositi, alla fine hai lasciato perdere. Ebbene, se anche fosse, giudicarti non ti aiuterà a fare meglio la prossima volta. Riprova. Non drammatizzare l’insuccesso. Ogni episodio fa storia a sé.
Oppure, hai trovato il coraggio di presentarti ma non hai riscosso molto interesse. Conoscerne il motivo non è fondamentale, l’importante è che tu abbia fatto pratica. L’abilità è, soprattutto, il risultato di ripetuti esercizi.
O, infine, l’incontro è andato bene ma non ti sei spinto a chiedere il cognome, né il numero di telefono. E ora ti dai dell’incapace. Ma la verità è che hai sradicato il palo che ti immobilizzava e che ti sei liberato. Ti sembra poco?
A cura di Gabriele Calderone, psicologo psicoterapeuta. Riceve su appuntamento nei suoi studi di Parma e Reggio Emilia. Info 389 0468477 – 340 9925256.