La mente umana somiglia più a un elaboratore di informazioni che a una macchina fotografica. I giudizi, le convinzioni, le previsioni sul futuro, il ricordo di esperienze passate: ogni tuo atto mentale è uno sforzo per dare un significato alla realtà, per comprenderla.
Un esempio per rendere il concetto
Sei in coda in un ufficio postale e a un tratto, dinnanzi a te, due persone iniziano a discutere; è perché una ha cercando di passare avanti? Oppure si sono provocate a vicenda, innervosite per la lunga attesa? O magari si conoscevano già e hanno vecchie questioni in sospeso? La risposta non è scontata. Tutte le spiegazioni che ti dai, in fondo, sono soggettive e dipendono dal tuo stile cognitivo.
Se sei un ottimista non sarai certo ansioso o sfiduciato come chi, al contrario, sospetta del prossimo e teme il futuro. In ogni caso, però, il tuo “mondo interiore” sarà dotato di una certa coerenza. Non è la verità, infatti, il primo obiettivo della mente, né la felicità. Ma la coerenza.
In passato ti sarà certo capitato di entrare in contatto con un’informazione che contrastava con una tua radicata certezza. Potresti aver risolto questa dissonanza cognitiva cambiando idea, cioè abbandonando il tuo vecchio modo di pensare. Ma è più facile che tu abbia ignorato o minimizzato quell’informazione contraddittoria, restando ancorato alla posizione iniziale.
7 errori che la tua mente fa e di cui tu non ti accorgi
Le distorsioni cognitive sono sia una causa, sia un effetto della rigidità mentale. Contribuiscono a una rappresentazione della realtà che si alimenta delle sue stesse certezze e sono frutto del bisogno di mantenere in ordine quest’ultime. Ecco le sette più comuni.
1. Astrazione selettiva delle informazioni
Operi un’astrazione selettiva delle informazioni se consideri solo i dati in accordo con le tue convinzioni e ignori o sottovaluti quelli che non lo sono. Questa distorsione cognitiva è una conseguenza del fatto che la mente tende a soffermarsi solo sulle parti della realtà che confermano la sua visione precostituita.
Un esempio
Un conferenziere ansioso, intento a svolgere una presentazione a un convegno, si lascia prendere dal solito senso d’inadeguatezza. Neanche a farlo apposta, proprio in quel momento nota una signora, a lato del palco, che sbadiglia; un ragazzo, più indietro, chino sul cellulare; un signore, in fondo alla platea, che si alza ed esce dalla sala. Quanti, fra il pubblico, gli stanno prestando attenzione? Non importa: il comportamento di quei tre è sufficiente a confermargli di non essere all’altezza.
Un consiglio
L’astrazione selettiva delle informazioni è un processo cognitivo fallace perché, naturalmente, per comprendere la realtà occorre considerarla nella sua interezza. Se vuoi evitare questo errore prova a porti nella prospettiva di un osservatore esterno e chiediti: se la parte in causa fosse una persona che vedo per la prima volta, e non io, direi che sta considerando tutte le informazioni in suo possesso?
2. Ipergeneralizzazione
Ipergeneralizzi quando estendi, senza ragioni fondate, l’interpretazione di un singolo evento ad altri con caratteristiche simili. Ipergeneralizzare significa farsi un giudizio globale sulla base di un episodio particolare ed è dovuta alla propensione a estrarre regole assolute da casi singoli. “Se è accaduto questa volta, accadrà sempre”; “Se è vero ora, lo sarà anche in futuro”.
Un esempio
Uno studente si presenta ben preparato al suo primo esame universitario. In attesa di essere interrogato, tuttavia, vede che il professore è un osso duro; è preciso, esigente, ne boccia tanti. A lui non va meglio. Gli chiede argomenti molto specifici e si spazientisce alla minima imprecisione. Qualche ora dopo, a casa, travolto dallo sconforto si abbandona a una cupa profezia: “Nonostante l’impegno, non ce l’ho fatta… Mi andranno male anche i prossimi esami!”.
Un consiglio
Ipergeneralizza chi, per esempio, tradito da un partner non si fida del successivo o chi, ottenendo un insuccesso, si convince di essere un completo fallimento. Annota le tue ipergeneralizzazioni e, a posteriori, confrontale con la realtà. Scoprirai che, con le dovute accortezze, la maggior parte di ciò che di negativo ti accade non per forza deve ricapitare.
3. Lettura del pensiero
La lettura del pensiero consiste nell’attribuire ad altri, in assenza di prove oggettive, determinati giudizi, intenzioni o sentimenti. Questo errore cognitivo è frutto del bisogno di prevedere il comportamento del prossimo ma è un atteggiamento a causa del quale, spesso, confondiamo la realtà con l’immaginazione.
Ma c’è di peggio: a volte finisce per provocare proprio quello che non vogliamo. Come pensi che ti comporteresti se ti convincessi che la persona con cui sei fuori a cena stia considerando il vostro appuntamento un disastro totale? E, a quel punto, come andrebbe la serata?
Un esempio
A causa dei rispettivi impegni, da qualche mese due amiche non riescono più a vedersi, nemmeno per un aperitivo veloce. Per questo una delle due si sente in colpa. Si è perfino persuasa che l’altra sia offesa: in fondo, una vera amica non dovrebbe trovarlo, un po’ di tempo? Una mattina, mentre è di fretta come al solito, per caso la incrocia per strada. Fa per salutarla ma lei non guarda nemmeno dalla sua parte. E subito le viene da pensare “Avevo ragione, ce l’ha con me!”.
Un consiglio
Anche se sei ipersensibile non puoi mai davvero sapere cosa gli altri pensino o provino. Fra presagire e sapere, la seconda opzione è sempre da preferire. Nel dubbio, quindi, chiedi conferma delle tue sensazioni. Ti accorgerai che sbagli più di quanto credi, che nemmeno tu sai leggere nella mente.
4. Personalizzazione
Personalizzare significa riferire a sé, in assenza di prove valide, le ragioni degli accadimenti. Fa questo errore, soprattutto, chi è insicuro, chi tende al giudizio, ad avere un eccessivo bisogno di approvazione e timore della critica altrui. Nel suo esito estremo prende il nome di paranoia, un insieme di convinzioni di persecuzione che assumono i connotati del delirio.
Un esempio
Un dirigente di banca si reca in sala riunioni dove i colleghi sono radunati per il solito meeting di inizio settimana. Appena entrato si accorge di un certo nervosismo; gli sembra addirittura che alcuni, vedendolo, abbiano smesso di parlare e voltato lo sguardo. Allora si fa prendere dal sospetto: “Ce l’hanno con me? Ho fatto qualcosa che li ha irritati?”.
Un consiglio
Nel terrore di essere il colpevole di turno forse non ti accorgi che sono proprio le spiegazioni che ti dai a farti sentire così, essendo esse stesse, per prime, autocolpevolizzanti. Concentrati sui tuoi sentimenti: ti accorgerai che sono frutto di un’abitudine. Non sono forse quelli che hai, sempre, quando sei certo di essere mal giudicato?
5. Ragionamento emozionale
Ragionare in modo emozionale significa interpretare un evento o una circostanza alla luce di ciò che provi, senza mediazione razionale. Così, non sono i dati di fatto a determinare il giudizio, ma i tuoi sentimenti. Chi ragiona con le emozioni finisce per confondere gli stati d’animo per prove della bontà o della non bontà di scelte, opportunità, circostanze.
Un esempio
In una delle sue tante ricerche sul web un giovane laureato si imbatte in un annuncio di lavoro allettante. Si candida, per la verità senza troppo crederci. Invece l’azienda lo ricontatta. Il suo curriculum è piaciuto, i responsabili vorrebbero vederlo per un colloquio. Lui accetta ma, subito, il pessimismo lo assale. Quali competenze ha, in fondo? Possibile che non abbiano già trovato qualcuno più in gamba di lui? “Andrà male, lo sento”.
Un consiglio
In certe occasioni fai di sicuro bene a seguire le tue emozioni, ma ricorda che non sempre corrispondono a verità. I sentimenti non sono oracoli: più che svelarti il futuro, rivelano i tuoi desideri e paure.
6. Ingigantimento e minimizzazione
Ingigantimento e minimizzazione sono due poli opposti dello stesso errore cognitivo. L’ingigantimento è l’atteggiamento tipico di chi esagera i problemi. Chi minimizza, al contrario, sminuisce e sottovaluta quando non è auspicabile farlo.
Un esempio
Due compagne di corso si presentano al loro primo esame d’università senza essersi preparate a sufficienza e, infatti, entrambe escono con una bocciatura. La prima catastrofizza: “Non ce la farò mai!”. La seconda fa l’opposto: “Sono solo stato sfortunata. La prossima volta andrà meglio”.
Un consiglio
Né catastrofizzare né minimizzare sono atteggiamenti fruttuosi perché impediscono di comprendere le circostanze per quel che sono e di porvi rimedio. Nel primo caso sarai portato a disperarti, nel secondo a non assumerti la responsabilità delle tue azioni. La prima ragazza del nostro esempio ha vere ragioni per credere che non riuscirà mai a laurearsi, solo perché ha fallito al primo esame? E la seconda fa bene a sperare che, senza un maggiore impegno, in futuro arriveranno promozioni?
7. Pensiero dicotomico o polarizzato
Il pensiero dicotomico consiste nell’elaborare la realtà in un modo binario, privo di gradazioni intermedie ed è una distorsione cognitiva frutto del bisogno di semplificare, incasellare la realtà. Il pensiero dicotomico, cioè del tipo tutto-o-nulla, è alla base sia degli atteggiamenti estremistici, sia delle categorie etiche ed estetiche (giusto e sbagliato, buono e cattivo, bello e brutto).
Un esempio
Un giovane conosce, via social, una ragazza per la quale prova interesse. Dopo alcune settimane le chiede un’uscita e ha successo. Ma subito sorge un problema. Scopre che non avrà l’auto a disposizione: ne hanno bisogno i genitori, proprio la sera dell’appuntamento! Preso dall’ansia telefona al suo migliore amico, ma nemmeno quest’ultimo può accontentarlo. Allora il ragazzo sbotta “Se mi volessi bene, mi faresti questo favore!”.
Un consiglio
Racchiudere i bisogni, i sentimenti, le motivazioni e le azioni umane entro categorie è come ridurre la realtà a un’immagine composta di due soli colori. Ne impedisce la comprensione. Fai posto a riflessioni articolate, meno perentorie. Potresti cominciare considerando che a qualsiasi giudizio ne corrisponde uno opposto e che può esisterne un terzo che comprende parte di entrambi. Per ogni tesi, esiste un’antitesi. E una sintesi.
A cura di Gabriele Calderone, psicologo psicoterapeuta. Riceve su appuntamento nei suoi studi di Parma e Reggio Emilia. Info 389 0468477 – 340 9925256.
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