Avere un figlio comporta molti cambiamenti nella vita di una coppia. Spesso ci viene proposta un’immagine idealizzata della genitorialità che talvolta può essere in forte contrasto con il vissuto intimo della madre e del padre. Diventare genitori è un processo che porta con sé tante emozioni positive, ma anche paure, insicurezze e che può evidenziare fragilità e disturbi che in precedenza rimanevano celati.
La nuova vita comporta l’integrazione del ruolo di genitore ad altri ruoli precedenti: le mamme e i papà si devono confrontare con le continue richieste di accudimento del piccolo e con la necessità di un investimento emotivo costante nei suoi confronti, devono concordare insieme una nuova organizzazione del proprio tempo e delle proprie abitudini e affrontare eventuali difficoltà nell’ambito lavorativo e finanziario.
Tutto questo, richiede certamente un intenso sforzo di adattamento fisiologico (per la madre) ma anche psicologico e sociale, per entrambi i genitori. Cosa accade quando i genitori non sono preparati a tutti questi cambiamenti? È possibile eludere l’istinto naturale e non amare i propri figli?
In questo articolo parleremo del problema dell’anaffettività nel rapporto genitori-figli, partendo da come si manifesta, analizzandone le cause e le conseguenze e infine approfondendo le modalità attraverso cui è possibile uscirne.
Che cos’è l’anaffettività?
Nel linguaggio comune la parola anaffettività si usa per indicare un comportamento freddo, distaccato ed evitante. In psicologia l’anaffettività è l’incapacità di un individuo di mostrare affetto, emozioni e sentimenti, laddove sarebbe del tutto naturale provarli (come ad esempio nei confronti dei propri figli) oppure l’incapacità sistematica di far emergere questi sentimenti.
In questo secondo caso, le emozioni vengono allontanate dalla coscienza, represse rimanendo così inespresse e non percepite dagli altri. Nel caso dell’anaffettività non possiamo parlare di un blocco emotivo dovuto, ad esempio, ad un trauma passato, ma piuttosto di una modalità di vivere le relazioni (approfondisci il tema dell’anestesia emotiva).
Per un anaffettivo il trovarsi all’interno di una relazione sentimentale risulta pericoloso perché rischia di essere ferito. Così la paura sperimentata porta l’individuo a trasformare il coinvolgimento iniziale in un rapporto dalle modalità più distaccate.
Questo comportamento può essere letto come meccanismo di difesa che da un lato protegge la persona, ma dall’altro le impedisce di vivere una relazione nella sua pienezza e di costruire qualcosa di importante insieme agli altri.
Come riconoscere un genitore anaffettivo
Il genitore anaffettivo è incapace di dimostrare affetto ai propri figli, apparendo ai loro occhi gelido e distaccato. Una delle sue caratteristiche fondamentali è, quindi, l’incapacità di accudire il figlio, dove per accudire intendiamo anche l’appagare i suoi bisogni emotivi: a questo comportamento corrisponde nel bambino la percezione di una mancanza di protezione da parte del genitore.
Nonostante il genitore anaffettivo spesso si prodighi per provvedere ai bisogni materiali dei figli, talvolta, se ne ha la possibilità, anche in modo dispendioso, nel rapporto con i figli sono bandite tutte le manifestazioni di affetto compresi i baci, gli abbracci, le carezze così come le rassicurazioni, le parole di stima e tutto ciò che può risultare consolatorio nei momenti di difficoltà.
Il bambino percepirà così di non essere degno dell’amore del genitore e questa convinzione è probabile che lo accompagni anche nella vita adulta. In alcune situazioni, può capitare che il genitore anaffettivo veda nei figli uno strumento per la propria realizzazione personale.
Non essendo in grado di entrare in empatia con il proprio figlio, ignora ciò che sono i suoi desideri e non considera affatto le sue attitudini, abilità e sensibilità: lo usa semplicemente come una sua appendice, da plasmare secondo i propri bisogni e desideri. Qualora il figlio dovesse deluderlo di certo non mancheranno svalutazioni e disprezzo, seppur manifestati implicitamente.
Perché i genitori falliscono nell’amare i loro figli?
Come mai si diventa genitori anaffettivi? Perché non si è in grado di amare i propri figli? È possibile che questa mancanza d’amore per i propri figli derivi da un’immagine negativa che il genitore ha di sé stesso, la quale viene ingiustamente estesa anche a loro.
Le persone che non si amano per ciò che sono, raramente sono in grado di amare qualcun altro in maniera genuina; i genitori così proiettano la loro insoddisfazione, vergogna e negatività sui loro figli, colpevoli semplicemente di essere “una loro estensione”.
Alle volte è invece l’immaturità psicologica a scatenare un rifiuto dei genitori nei confronti dei figli: l’essere responsabili per un’altra vita e donarle tempo, energie e impegno crea risentimento se non si è pronti a fare delle rinunce.
Altre volte questa incapacità d’amare deriva dal fatto che i genitori hanno sviluppato in infanzia uno stile d’attaccamento disfunzionale con le proprie figure genitoriali. Così, da adulti, nel rapporto con i propri figli, tendono a riproporre un modello appreso per esperienza, senza trovare le risorse personali per riuscire a spezzare questo circolo vizioso.
Infine non bisogna dimenticare che, sebbene l’anaffettività non sia una sindrome, potrebbe essere sintomo di un disturbo di personalità (vedi ad esempio il disturbo evitante di personalità, il disturbo schizoide di personalità o il disturbo narcisistico di personalità).
L’importanza del legame di attaccamento
È stato dimostrato che un forte legame emotivo tra genitori e figli (quello che gli psicologi chiamano attaccamento sicuro), è fondamentale per un sano sviluppo emotivo e cognitivo del bambino.
Le modalità con cui i figli si legano ai genitori determineranno il comportamento futuro del bambino, un giorno adulto, nelle relazioni interpersonali, il modo e l’intensità con cui sperimenterà le emozioni, la capacità di lasciarsi andare con gli altri, di amare e di essere riamato.
Quando manca un adeguato legame di attaccamento (pensiamo ad esempio ai bambini abbandonati, all’incuria e al completo disinteresse del genitore nei confronti del bambino, alle situazioni di abuso emotivo, fisico e verbale) i figli crescono imparando che il mondo non è un posto sicuro e che delle persone non ci si può assolutamente fidare.
Il destino dei figli di genitori anaffettivi
Quindi viene da chiedersi: cosa accade ai figli dei genitori anaffettivi? Quando un bambino viene abbandonato dal proprio genitore (in questo caso ovviamente non parliamo di abbandono fisico, ma emotivo) sicuramente inizialmente sperimenterà delle strategie di coping che gli permettano di “tamponare” la mancanza di sicurezza percepita.
Ad esempio potremmo trovarci difronte bambini che ricercano costantemente le attenzioni e l’approvazione del genitore.
Se questo sforzo iniziale però non dovesse funzionare è probabile che il bambino inizi a ritirarsi da quella relazione, così come dal mondo esterno, finendo per imparare a tenere per sé pensieri e sentimenti.
È probabile che, essendo a contatto con un genitore che lo respinge ogniqualvolta che gli si avvicina per la ricerca di conforto e protezione, il bambino sviluppi uno stile di attaccamento insicuro – evitante: questi bambini ad un certo punto smettono di cercare il genitore e di relazionarsi con lui ma si dedicano all’ambiente esterno, esplorandolo da soli.
Crescendo quindi è possibile che i bambini diventino loro stessi indifferenti all’indifferenza dei loro genitori senza rendersi conto di quanto questa indifferenza sia dolorosa. Gioia (nome di fantasia) parla del rapporto con i suoi genitori in questi termini:
“Ho avuto un’infanzia felice. Sono stato vestita, nutrita, andavo alle lezioni di danza. Poi, da adulta, ho fatto l’università, pagata dai miei genitori e ho sempre saputo che se avessi avuto bisogni di soldi, i miei ci sarebbero stati. Ma non ho mai avuto con loro un rapporto così stretto, affettuoso, così come quello dei miei amici. Non sono mai andata a fare shopping con mia madre e non le ho mai confidato dei segreti. Meno che meno a mio padre.
Anzi sicuramente erano le ultime persone a cui avrei confidato di avere un problema. Quando chiedevo a mia madre qualcosa della sua gioventù, mi rispondeva di farmi gli affari miei, e così facevo… e lei continuava a farsi i suoi. Ora non vedo tanto spesso a trovare i miei genitori, ma non fa niente … sono fatti così”.
La realtà è molto diversa da quella che ci racconta Gioia: la verità è che i figli dei genitori anaffettivi, sono adulti profondamente feriti che spesso nemmeno se ne accorgono.
Come si cura l’anaffettività?
Visto che come abbiamo già detto, l’anaffettività non è un blocco emotivo, ma un modo di vivere le relazioni. La terapia con una persona anaffettiva è un percorso molto difficile, che la maggior parte delle volte non porta a cambiamenti significativi.
Spesso queste persone non riconoscono di avere un problema e di conseguenze è difficile che si propongano spontaneamente per iniziare un percorso terapeutico.
In ogni caso, si decidesse di intraprendere un percorso, il terapeuta potrà lavorare sull’apprendimento (o meglio ampliamento) delle abilità sociali, ma soprattutto sull’identificazione ed espressione delle emozioni per facilitare una forma di comunicazione più empatica e efficace.
Genitori anaffettivi: istruzioni per l’uso
Cosa possiamo fare quando ci rendiamo conto che forse abbiamo avuto dei genitori anaffettivi? Ecco quattro consigli utili per confrontarci con questa dolorosa esperienza.
Riuscire ad ammettere di aver avuto dei genitori anaffettivi
Spesso preferiamo mentirci piuttosto che confrontarci con la dura realtà. In questo caso, come in altri, non c’è di alcun aiuto.
Ammettere ad alta voce di non aver ricevuto amore dai nostri genitori è un primo passo importante perché ci permette di riconoscere una mancanza che è stata con noi ogni giorno.
Inoltre, è importante essere consapevoli che razionalizzare l’esperienza, cercare di capire perché mamma e papà si sono comportati così, analizzare minuziosamente ogni dettaglio della relazione con loro aumenta il nostro livello di comprensione (il che può essere comunque positivo), ma non fa magicamente svanire la sofferenza.
Riconoscere che non è colpa tua
Come abbiamo già detto prima, i figli dei genitori anaffettivi crescono con la convinzione di non meritare l’amore dei loro genitori. Una volta adulti però, è importante riconoscere di non essere colpevoli per questa mancanza d’affetto.
Accanto a questa nuova verità è importante sviluppare la consapevolezza che il nostro amore non può tutto, lasciando andare definitivamente l’illusione di poter cambiare i nostri genitori e il nostro rapporto con loro.
Accettare il vuoto che senti
Una volta diventati adulti e consapevoli di aver avuto dei genitori che non hanno saputo dare amore, una volta preso contatto con quella carenza, con quel bisogno di affetto che non è stato colmato è importante riconoscere che il vuoto che sentiamo non può essere colmato.
Ciò non significa che non riceveremo mai amore da qualcun altro, dagli amici, dal nostro partner ad esempio, ma significa accettare che quella ferita potrà essere pure guarita, ma ci ha lasciato una cicatrice indelebile.
Anche se improvvisamente il rapporto con i nostri genitori dovesse migliorare, riceveremmo l’amore di un genitore nei confronti di un figlio adulto, e non quell’amore incondizionato e protettivo di cui invece ha bisogno un bambino piccolo, perché ormai non siamo più bambini piccoli.
Accettando questo fatto ci proteggiamo dal rischio di ricercare quell’amore in altre relazioni, per esempio nelle relazioni d’amore, e ci evitiamo di perpetuare un circolo di infelicità.
Ripartire dal sé
Scegliere di ripartire da sé stessi e dai propri bisogni è importante: significa dialogare con le proprie emozioni e con le proprie esigenze per capire dove ci possono portare. Facendo questo, spostiamo il focus dell’attenzione dalle nostre mancanze ai nostri punti di forza, il che può giovare alla nostra autostima e modificare le nostre priorità.
Riconoscendo le nostre capacità e il nostro valore, il malessere emotivo che sentiamo piano piano si attenuerà, e riusciremo ad andare avanti con la nostra vita in maniera più serena ed equilibrata.
Autore: Davide Algeri, psicologo e psicoterapeuta. Riceve per appuntamento online e nel suo studio di Milano. Contatti: tel.348 53 08 559-Email davide.algeri@gmail.com
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