Esistono istruzioni precise su dove cercare la felicità? Mi sembra ovvio di no! Siamo portati a credere che la felicità vada cercata nello stesso luogo in cui l’abbiamo persa, come se si trattasse del nostro maglione preferito. Quel maglione che ti rendeva così felice quando lo indossavi, magari ora può essersi bucato, infeltrito, ristretto…
Certo, ora tu sei concentrato su quel maglione, ti avvolgeva così bene, ti piaceva e tu credi che sia quello il custode della tua felicità. Niente di più sbagliato: le persone cambiano, maturano, si evolvono, e così cambia, di volta in volta, anche il “luogo in cui cercare la felicità”. La felicità non è più custodita in quel maglione, è tempo di metterlo da parte insieme a tutti gli altri preconcetti, è tempo di guardare altrove e costruire una nuova prospettiva di felicità.
Ecco perché ho deciso di raccontarti un aneddoto che ho elaborato per rendere meglio il concetto
“Per Carlino, la felicità era custodita in un giardino a sei isolati da casa. Ogni giorno, con pioggia o sole, Carlino percorreva i sei isolati per trascorrere del tempo in quel giardino. Anche quando si fece male durante una partita di calcetto, zoppicante, Carlino continuò a recarsi in quel posto. Quel giardino era per Carlino più che un luogo dove giocare e, quando lo transennarono per dei lavori, Carlino non riusciva più a riprendersi. Le sue giornate erano diventate più vuote, continuava ad andare a scuola ma non era più felice, aveva dovuto rinunciare al suo posto magico.
L’umore di Carlino era cambiato e a notarlo fu il padre che, interrogando il suo piccolo bambino, capì subito dov’era il problema. Il padre gli spiegò che quel giardino era solo un luogo e di luoghi ce ne sono tanti, Carlino avrebbe dovuto sceglierne solo uno nuovo… ma per Carlino questa era una sciocchezza e iniziò a piangere e in lacrime, chiese al padre: Papà, papà, mi porti nel giardino! Ti prego…! Solo così potrò essere felice.
Il padre, si mise in auto e guidò per soli tre isolati. Carlino deluso, gli disse “ma questo non è il mio giardino! Dove mi hai portato?” Il padre, deciso, chiese a suo figlio di fidarsi di lui e lo accompagnò in un altro parco; certo, non c’erano le giostrine che tenevano impegnato suo figlio ma c’era un laghetto con pesci e tartarughe. Carlino, in un primo momento, era restio, spaventato da quel posto nuovo e sconosciuto… ma non ci mise molto a esplorarlo e… sì, dopo un po’ Carlino dovette ricredersi. La felicità non si trovava nel giardino a sei isolati da casa perché qualsiasi luogo poteva essere magico, doveva solo esplorare e non cercarla dove l’aveva persa.”(Ana Maria Sepe)
La nostra ricerca della felicità ci spinge a fare cose irrazionali, anche il bambino del nostro raccolto, accecato dell’idea e del ricordo che aveva del giardino, stava per ignorare le altre migliaia di possibilità che gli offriva la vita. Nel racconto ho parlato di un nuovo giardino ma poteva trattarsi di qualsiasi cosa. Il bambino ha aperto gli occhi grazie a suo padre, nella vita di tutti i giorni, però, nessuno ci farà aprire gli occhi; siamo noi che dobbiamo imparare a vedere, altrimenti rischiamo di percorrere strade che ci conducono solo alla frustrazione.
Che cosa vuoi veramente per te? Che cosa ti manca? Di che cosa hai voglia?
Se ritieni che esprimere un desiderio sia una cosa da bambini, un pensiero magico che non può trovare più spazio nella concretezza della tua vita di adulto, forse stai perdendo molte occasioni importanti.
Perché il senso (e il bello) della vita è legato allo sviluppo delle nostre potenzialità. Desiderare ciò che non abbiamo, quindi, non è un capriccio ma equivale a far emergere la parte di noi più autentica. A volte basta solo immaginarla e formularla a parole per fare un passo concreto verso la progettazione di un cambiamento.
Desiderare significa volere diversamente, non rassegnarsi a quello che abbiamo, non adeguarsi a come siamo
Che strana la vita…cerchiamo la felicità dove non possiamo trovarla
Tutti vogliamo migliorare, cambiare qualcosa che non ci piace della nostra vita, realizzare un progetto, raggiungere la felicità, ma spesso ignoriamo come farlo. Le ragioni sono tante ma alla base di tutte, è la paura del cambiamento che mette in moto il motore delle limitazioni.
Paura di lasciare la zona di comfort
La zona di comfort è un recinto altamente limitante della nostra esistenza. La zona di comfort non corrisponde a uno spazio sicuro, corrisponde solo a uno spazio già conosciuto, dove le dinamiche sono già state sperimentate. E’ per questo motivo che la zona di comfort ci dà un falso senso di sicurezza: ci fa sentire al sicuro solo perché taglia fuori ogni sorta di incertezza o di cambiamento, anche se quell’incertezza può portare a qualcosa di bello. Non sono poche le persone che inciampano sempre in amori sbagliati, perpetuano in relazioni tossiche perché fin da piccole non hanno conosciuto di meglio. C’è una verità innegabile: siamo attratti da ciò che già conosciamo. La paura dell’incertezza ci tiene prigionieri in una zona dove la felicità è solo illusoria.
Attaccamento alle abitudini
Ciò che ci rende attaccati alle abitudini è sempre la paura. Le abitudini ci danno sicurezza, ci disegnano uno schema da seguire, anche se si tratta di pessime abitudini. Ancora peggio quando le abitudini si intrecciano con le dipendenze affettive. Molte persone finiscono per attaccarsi a qualcuno non per amore ma per un mix di abitudine e dipendenza affettiva. Anche in questo caso è necessario uscire dalla zona di comfort e rompere quelle cattive abitudini che alimentano le nostre frustrazioni.
Mancanza di auto-conoscenza
Ognuno di noi, fin da piccolo, ha iniziato a costruirsi un’immagine di sé… ci scordiamo, però, che il concetto del sé è mutevole nel tempo. Ciò che era vero ieri, oggi potrebbe non esserlo. Ci evolviamo, i nostri gusti cambiano così come esigenze e bisogni. La definizione che abbiamo di noi stessi dovrebbe evolversi con il tempo, mentre spesso rimaniamo ancorati a vecchie etichette.
Perché è quasi impossibile che trovi la felicità dove l’hai persa?
La risposta è semplice: perché la felicità non sta più lì. La felicità è fondamentalmente uno stato interiore e se ritorniamo a ciò che ho scritto prima sarà chiaro anche il motivo: siamo esseri mutevoli, le nostre esigenze cambiano e con esse dobbiamo evolvere anche il concetto che abbiamo di noi stessi e le nostre prospettive.
E sai quando te ne accorgi? Solo quando le cose che prima ti motivavano ora ti sono indifferenti. ti racconto un aneddoto. Fino a qualche anno fa io impazzivo per la pizza margherita. Una mia amica mi disse: ma sempre la margherita ordini? Prova a cambiare gusto; ci sono tante alternative: hai mai provato la pizza con mozzarella, pomodorini, scaglie, prosciutto e rucola? Beh, mi si è aperto un mondo……ora la margherita no la gradisco più. Penserai, che cosa stupida! Se la margherita ti piace, ti piace ! Niente affatto. Queste dinamiche avvengono.
Ti riformulo la domanda: ti piace la vita che fai?
Vedo molte donne e uomini soffrire per un amore perduto, vedo queste persone sprecare tempo ed energie nella speranza di riconquistare quell’amore che ormai non c’è più. Ecco, questo vuol dire essere infelici in modo ingiustificato; non ci è ancora chiaro che la felicità dipende soprattutto dalla nostra scelta di essere felici. Quando un rapporto di coppia si è deteriorato al punto che non ti rende più felice, quando un lavoro ti riempie di disgusto o quando un luogo non è più fonte d’ispirazione e scoperta, ha il dovere verso te stessa di voltare pagina, e metterti in viaggio alla ricerca di qualcosa di nuovo. Se non vuoi far parte di questa schiera di persone inizia a rinegoziare i tuoi bisogni…
- … Non perderti neanche un secondo di questo meraviglioso regalo, concesso e scelto, chiamato VITA. Permettiti di viverlo nella sua totalità.
- … Non ti riparare dietro parole vuote, carenti di significato per riempire questi vuoti interni che hanno paura di essere visti.
- … Non ti rifugiare in quelle relazioni che non ti apportano nulla però ti causano sicurezza. E nemmeno in quel lavoro che non ti piace però ti permette di pagare l’affitto mensile.
- … Non sminuire il tuo valore personale e il tuo potenziale credendo che non sarai capace di realizzare tutti i tuoi sogni.
- … Non credere alle tue bugie quando ti racconti che la vita è dura, è difficile, è sofferta. Prendi la tua forza vitale e trasforma tutti questi pensieri negativi in convinzioni positive che, nel profondo di te, sai che sono vere.
E ricorda anche che…
La vita ideale si realizza nel quotidiano. E’ un viaggio, non solo una destinazione. Ogni giorno, se sarai risoluto, se ci lavorerai, se farai il possibile per realizzare chi sei e cosa vuoi con uno scopo ben preciso, ti ritroverai senza nemmeno accorgerti che la tua vita ideale, LA VITA CHE HAI SCELTO DI VIVERE, la stai vivendo ogni singolo giorno, giorno dopo giorno.
Riscrivi le Pagine della Tua Vita
Ormai molti già lo conoscono, si tratta del mio libro bestseller: «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». E’ il libro che io stessa avrei voluto leggere tantissimi anni fa, prima ancora di diventare uno psicologo. In ogni pagina, ti spiego come ridefinire la tua identità a partire dai tuoi vissuti del passato e dalle emozioni che provi oggi. Potrai finalmente concederti il lusso della politica dei piccoli passi, cioè riuscirai a migliorare la tua vita giorno per giorno, senza pretendere tutto e subito, in ogni capitolo, infatti, ci sono esercizi pratici e nozioni che possono aiutarti fin da subito a migliorare la qualità della tua vita a partire dalla relazione che hai con te stesso e con gli altri. Puoi ripartire ricostruendo quella fiducia perduta. C’è una persona che non dovrebbe deluderti mai: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Il mio libro puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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