A chi non capita di avere qualche rimpianto o peggio di rimproverarsi per qualcosa che poteva andare meglio? Tutti noi commettiamo degli errori o magari facciamo delle cose delle quali possiamo pentircene in seguito. Il punto però: come interagiamo con noi stessi? Siamo severi e ci auto-condanniamo oppure proviamo ad amare e accogliere il bambino ferito che è dentro di noi? Molti dei pensieri che elaboriamo sono privi di senso compiuto, altri sono continue ruminazioni e altri ancora, possono essere feroci critiche, condanne e auto-accuse.
Amare se stessi per poter amare gli altri
Erich Fromm ci ha insegnato che per amare veramente un’altra persona bisogna saper dare amore a se stessi. Ma dove impariamo a volerci bene, dove comprendiamo di valere o di non valere?
La capacità di amarci può essere ricondotta ai primi legami di attaccamento, cioè allo sguardo più o meno amorevole che ci è stato rivolto in tenerissima età da parte di chi si è occupato di noi quando siamo venuti al mondo, che ci ha fatto sentire degni di attenzione, accettazione e che ci ha trasmesso il senso del nostro valore e delle nostre capacità: le nostre figure di accudimento. Se ci si ama probabilmente si è stati rassicurati, coccolati, protetti, abbracciati, consolati, ascoltati, capiti.
Perché è così difficile amare se stessi?
Se uno o entrambi i genitori non erano capaci, per diverse ragioni, di amare se stessi, di conseguenza non potevano darci quello che non avevano dentro di loro. Una persona non può dare quello che non ha. Questo significa che in età adulta noi tratteremo noi stessi allo stesso modo, quindi, non saremo in grado di amare completamente noi stessi e di conseguenza non potremo amare gli altri in modo pieno: i figli, i genitori, il partner, gli amici ecc.
Finiamo così per diventare i nostri più grandi nemici convincendoci di NON meritare amore. E questo, se diventa il nostro mantra, può essere quanto di più deleterio possa esistere per noi. Perché? Perché non basterà atto d’amore verso te stesso, grande o piccolo che sia: se nel profondo pensi di non meritare amore e di non valere tornerai sempre al punto di partenza.
Con molte probabilità, infatti, durante il percorso ad un certo punto ti auto-saboterai. Che sia un nuovo corso di crescita personale, una nuova abitudine, una nuova relazione…Arriverà, prima o poi, quel momento in cui manderai tutto all’aria e tornerai nello stesso inferno di prima, che d’altra parte conosci bene e quindi ti suscita una sensazione familiare.
La trappola infatti sta nell’abituarsi a quell’inferno interiore. Abituarsi a quelle voci denigranti. Perché inizi a pensare che non vi sia alternativa. E soprattutto, inizi a credere che la tua identità dipenda da quelle voci. Se provi a fermarle, improvvisamente senti un vuoto e pensi di non poter esistere senza di loro. E’ assurdo pensarlo ma è proprio così: cominci ad affezionarti a questo “mormorio giudicante” che non ti permette di respirare aria pulita da tempo.
Non a caso ho scelto questa metafora: se infatti il nostro dialogo interiore è negativo, ci stiamo intossicando. Per davvero. E più ci intossichiamo, più sarà difficile mantenere lucida e consapevole la nostra mente, lasciando che sia sempre quel giudice dentro di noi a parlare e prendere decisioni. Il punto quindi non è cercare un colpevole, ma trovare il modo di liberarci da questa voce che non ci permette di essere liberi, e di amarci per davvero.
Dunque, tornando alla domanda iniziale: perché è così difficile amare me stesso? Perché hai imparato che le persone possono amarti per ciò che fai e non per ciò che sei, non hai mai acquisito una giusta dose di fiducia (chiamata, in modo riduzionistico, autostima) quindi pensi che devi sgomitare per ogni cosa, anche per guadagnarti un posto in questo mondo. Ecco una novità: puoi essere amato per ciò che sei, un posto nel mondo di aspetta come diritto di nascita, proprio come gli altri, anche tu meriti di essere felice
Tu..il tuo migliore amico
Se io parlassi a un mio amico riguardo un errore che ho commesso, cosa pensi mi direbbe? Sicuramente non mi riempirebbe di rimproveri e tanto meno mi direbbe parole così offensive come quelle che mi sono magari detta. Probabilmente mi incoraggerebbe e mi aiuterebbe a star su di morale. Ecco.. perché non ci trasformiamo nel nostro migliore amico? Perché non siamo gentili con noi stessi? Di solito tendiamo a essere troppo duri con noi stessi, siamo eccessivamente critici e non ci perdoniamo i nostri errori. Non fraintendermi, è importante riconoscere i propri errori perché così possiamo crescere come persone, ma tutto ha un limite!
Ci sono momenti in cui dobbiamo essere gentili con noi, renderci conto che abbiamo fatto del nostro meglio e andare avanti. Dal momento che è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto perché probabilmente avrai speso una vita rinfacciandoti comportamenti e decisioni errate, di seguito ti elenco alcune strategie che possono aiutarti ad amare te stesso.
Come amarti, 4 azioni necessarie
La relazione d’amore che si ha con se stessi è un viaggio che si costruisce a tappe, giorno dopo giorno. Questo articolo vuole essere quindi uno spunto per farti riflettere su dove sei ora e poterti orientare meglio, per capire dove poter iniziare a lavorare. Potrai quindi comprendere: come mai è così difficile distaccarsi da quella famosa sensazione del “non-meritare”, del “non essere abbastanza” e quali sono i 4 passi che puoi intraprendere, se ancora non li hai fatti, per sentire di nuovo germogliare l’amore dentro di te.
1. Presta attenzione al dialogo dentro te
Platone, il grande filosofo greco affermava che le parole che pronunciamo tra noi e noi costituiscono “il dialogo muto dell’anima con se stessa”. Esistono due tipi di dialoghi: uno aperto, che si fonda su espressioni autentiche, spontanee, che esprimono le emozioni che provi, e l’altro chiuso, che si affida a parole ripetitive, sempre uguali, dettate da un modo di pensare statico di cui ti sei reso prigioniero.
Ad esempio se in una situazione fastidiosa in cui avresti potuto replicare resti zitto, ma poi passi la successiva mezz’ora a ripensare: “Ecco, mi faccio sempre mettere i piedi in testa, non so farmi valere, avrei dovuto dirgliene quattro!”. Questo è il classico caso di dialogo chiuso, ripetitivo, condizionato dal passato ed è il modo peggiore di parlare a te stesso, perché non ti consente di affrontare le situazioni nel modo migliore. Quindi il primo passo per cominciare ad amarti, è quello di analizzare le cose che ti dici. E ora veniamo al punto 2!
2. Riprogramma il tuo dialogo interno
Se ti ripeti “oggi non mi sento per niente in forma”, oppure “Non riesco a concentrarmi”, oppure “Che ansia questa gara!” probabilmente la sensazione che sperimenti dentro di te è di insicurezza e sfiducia nei tuoi mezzi. Quando ti senti insicuro, i gesti e le azioni che metti in campo sono deboli, poco energici, di scarsa intensità e di conseguenza i risultati saranno deludenti e al di sotto delle tue capacità. Quello che accade è che più ti parli male più provi incertezza e i tuoi gesti e le tue azioni risentiranno di quello stato d’animo.
Al contrario, quando ti parli bene, con il giusto linguaggio, e la giusta convinzione la realtà che ti rappresenti è migliore, e le immagini con cui ti influenzi sono utili. Ad esempio “Oggi do il meglio di me”, “Sono concentrato”, “Voglio eseguire un buon colpo”… “mi sento pronto…”.La conseguenza di questo tipo di dialogo interiore è una sensazione di certezza, di fiducia, di forza. Le azioni che andrai a compiere in campo rispecchieranno il tuo linguaggio e avranno una qualità positiva.
3. Senti le tue emozioni
Le emozioni sono preziose fonti di informazione. Ci danno la direzione e ci aiutano a capire di cosa abbiamo bisogno. Molti di noi però non sono molto avvezzi all’ascolto delle proprie emozioni. Forse non ci è stato insegnato come elaborarle da bambini. Forse, invece, le evitiamo o le ignoriamo. Forse siamo convinti che le nostre emozioni siano scomode o inutili.
Ci concediamo emozioni solo di un certo tipo, che non ci sbilancino, che ci tirino un po’ su, che ci diano la ricarica sufficiente per anestetizzarci nei momenti bui. Ma le emozioni non servono a proteggerci dalla vita: è proprio il contrario. Non c’è emozione vera che non ti intrappoli, che non ti costringa ad esser consapevole di dove stai e a fare cosa. Scrive Carl Gustav Jung: “Uno dei problemi della vita è quello di non poter vivere e produrre il meglio di sé senza rimanerne intrappolati”. A questo che dovrebbe servire l’emozione: a catturarci per farci produrre il meglio di noi.
Questo significa che non possiamo fare molto per controllarle e che non possiamo sceglierle. La porta attraverso cui passano rabbia, tristezza, disagio, vergogna, è la stessa da cui passano gioia, serenità, entusiasmo, soddisfazione. Non possiamo decidere di lasciare la porta aperta solo per le emozioni positive, e chiusa per quelle negative.
Quello di cui abbiamo bisogno allora è una modalità più aperta e consapevole di rapportarci con il nostro universo emotivo. Capire un po’ meglio le emozioni (le nostre e quelle degli altri). Imparare come accettare quello che accade nel nostro paesaggio interiore, senza però rimanerci impantanati dentro.
4. Utilizza la tecnica dello specchio
E’ risaputo che lo specchio può essere una crudele lente di ingrandimento su tutti quegli aspetti fisici che reputiamo i nostri più grandi difetti, ma può trasformarsi anche nel nostro più grande alleato grazie alle affermazioni positive Possiamo pertanto mandare a noi stessi piccoli messaggi positivi durante la giornata, a cominciare dal mattino davanti allo specchio del bagno. «Ti voglio bene. Che cosa posso fare per te oggi? Come posso renderti felice?»
Se ci pensi bene, ogni cosa che diciamo o pensiamo è un’affermazione. Tutto il nostro dialogo interno, quel chiacchiericcio che sentiamo nella nostra mente, rappresenta un flusso di messaggi indirizzati al nostro subconscio. Questi messaggi a loro volta creano pensieri, abitudini e comportamenti. Possiamo farlo anche quando siamo fuori casa, con le vetrine dei negozi che incontriamo per strada. Ogni superficie riflettente è buona! Più userai gli specchi per farti dei complimenti, per approvarti e sostenerti nei momenti del bisogno, più il rapporto con te stesso migliorerà. Le azioni più semplici spesso sono le più importanti. Un piccolo cambiamento nel tuo modo di pensare può apportare grandi cambiamenti! Ricordatelo quando incontri uno specchio!
“Amati sempre!”
Se riesci ad amarti e ad approvarti ogni giorno e ogni momento, ti sentirai continuamente bene. E una volta che avrai imparato ad amare te stesso, potrai imparare ad amare e ad accettare gli altri. Non credere di poter amare qualcuno se non ami te stesso. Tu non sei su questa terra per far piacere a qualcuno. Sei chiamato a vivere la tua vita a e percorrere la tua strada. E’ dall’amore di se stessi che bisogna partire. “Amare se stessi è una avventura meravigliosa. E’ come imparare a volare. Amare se stessi vuol dire essere consapevoli di avere un valore che niente e nessuno può alterare o sminuire. Non c’è bisogno, quindi, di convincere gli altri del nostro valore, l’importante è accettarsi interiormente indipendentemente dalle opinioni esterne.
Già che ti stai cimentando in questa impresa, è ammirevole. Come premesso, le persone che sono dure con se stesse non hanno affatto un passato leggero, quindi inizia a riconoscere che non sei stato tu l’artefice di questa forte auto-critica ma puoi essere tu l’artefice di qualcosa di bello, che parla davvero di te, dei tuoi bisogni e delle tue sensazioni. Perché ad essere troppo duri con se stessi, si rischia di non conoscersi affatto e precludersi il bello della vita.
Ti invito a leggere Il mio libro “Riscrivi le pagine della tua vita“
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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