Quando una relazione d’amore inizia sono tutti rose e fiori, per come ogni novità, c’è l’entusiasmo degli albori. C’è la voglia di scoprirsi, di conoscere tutto di lui/lei e di farsi raccontarci. C’è il desiderio di toccarsi, mescolarsi fino a condividersi profondamente. Le cose iniziano a cambiare più avanti, quando la tempesta neurotrasmettitoriale iniziale si ridimensiona. La relazione attraversa una prima fase di stallo, generalmente serena, e poi, da qui, le crisi. Quel tanto sognato «e vissero felici e contenti» sembra una chimera.
Nella prima fase commettiamo l’errore di confondere “i sintomi” dell’attrazione con la magia dell’amore. Finiamo per idealizzare il partner e legarci a una persona che esiste solo nella nostra mente. Più avanti capiremo che il partner scelto è tutt’altro che perfetto e la relazione è ben diversa da come l’avevamo costruita mentalmente. Ecco che, se non gestita, la fase di idealizzazione lascia spazio alla fase di svalutazione. Lasciatemelo dire: è una fase tossica per entrambi!
In questa fase si piantano i semi della discordia, della diffidenza e della distanza. Finiamo per pensare, a torto o ragione, che «lui/lei è una/un o menefreghista», che non si preoccupa di noi come dovrebbe, che non fa abbastanza, che non ricambia, che per quanto noi possiamo sforzarci, lui fa di meno. A inizio frase, l’ho specificato, pensiamo tutto questo «a torto o ragione», ciò significa che a volte è vero che la relazione è sbilanciata, altre volte, invece, questa percezione è l’effetto della svalutazione. La svalutazione innesca una vera e propria distorsione. Inconsciamente, attribuiamo al partner la responsabilità di ogni nostra insoddisfazione e mancanza.
I nostri pensieri hanno un impatto sul partner
I nostri pensieri si trasformano in atteggiamenti, modi di fare, parole e comportamenti, che presto o tardi distruggeranno la relazione. È essenziale essere consapevoli di quelli che possono essere pensieri frutto di una svalutazione inconscia o di concrete mancanze. Per acquisire questa consapevolezza, ti spiego come funziona la mente umana. Lo psicologo premio nobel Kahneman, ha evidenziato come la nostra mente funzioni in modo irrazionale per prendere decisioni che solo all’apparenza hanno logica. Tutti noi siamo vittime di questo tipo di “pensieri veloci” e cadiamo in “errori cognitivi” detti bias, che se non riconosciuti, possono distruggere il rapporto.
1. Generalizzazione e astrazione
Per esempio, se il tuo partner per tre o quattro volte fa tardi, ecco che per “generalizzazione” penseremo che è un ritardatario e che fa sempre tardi; per “astrazione” finiremo per pensare che non tiene veramente a noi, che se ci tenesse, si sarebbe impegnato a essere quantomeno puntuale! Tutto questo, per qualche attesa di troppo a un paio di appuntamenti. Non riusciamo a pensare che forse ha avuto degli imprevisti oppure, che se fa tardi, può avere delle difficoltà sue organizzative che non hanno niente a che fare con te! Solo per la cronaca, i bambini con ADHD mai riconosciuto e trattato, da adulti tenderanno a fare sempre tardi agli appuntamenti e questo non di certo perché non ci tengono alle loro cose!
2. Dare troppo peso alle mancanze
Un altro errore che commettiamo TUTTI, è dare più peso alle mancanze e meno peso alle conquiste. Se lui/lei ti chiama, è una cosa normale, per la quale non provi alcuna gratitudine. Se però nello stesso contesto dovesse dimenticare di chiamarti… la tragedia. Ecco che anche qui per generalizzazione penseremo che non lo fa mai o almeno non con la frequenza che vorremmo, e poi penseremo per astrazione che non gli interessa niente e che non merita nulla! Nella coppia, disattenzioni, dimenticanze e incomprensioni fanno parte del gioco. Impariamo a capire che non significano tutto.
3. Le critiche
«Non vuoi fare niente!»,oppure «Non sai farti valere!» «Ti fai mettere i piedi in testa da tutti»… Poiché tendiamo a dare più peso al dominio delle mancanze, in molte coppie i complimenti sono carenti e le critiche abbondano. Vedi il calendario. Che giorno è oggi? Ce la fai, per sole 2 settimane, a sostituire qualsiasi critica che ti viene in mente con una gentilezza o un complimento? Fallo come esercizio e vedi come cambierà il suo comportamento! Per esempio «apprezzo che tu mi abbia aiutato con mia madre…» oppure «wow, quando pulisci il giardino, tutto risplende», «è bello cenare insieme», «sei molto bravo nel tuo lavoro, devono apprezzarti tanto».
4. Le attenzioni
La gelosia è una trappola. Il dizionario la definisce così «Sentimento tormentoso provocato dal timore, dal sospetto o dalla certezza di perdere la persona amata ad opera di altri». Il problema è che per alcune persone, la gelosia emerge anche quando l’altro dedica attenzioni a qualcos’altro. Si è gelosi perché si desidererebbero tutte le attenzioni per sé. Questa è un’esasperazione del ragionamento nel dominio delle mancanze. Cioè vuoi il 100% delle attenzioni! In questa casistica rientrano le persone “tutto o nulla” quelle che usano frasi del genere «le cose si devono fare bene, altrimenti meglio che non si fanno». Questo approccio che appare così deciso e risoluto, in realtà, fa trasparire una certa insicurezza. Un’insicurezza che il 100% delle attenzioni del partner dovrebbero colmare… ma che fidati, non colmeranno mai neanche se fossero al 110%!
Per risolvere questa “patata bollente”, puoi fare quella che in psicoloia è chiamata autopropagazione del sé, cioè lavorare sulla tua identità, dare spazio alle cose che ti gratificano e che non coinvolgono il partner. Lavorare su se stessi è il modo più efficace per salvaguardare una relazione d’amore.
5. I sospetti e conferme
Per le persone più diffidenti, che hanno storie di tradimenti alle spalle, la gelosia, in automatico, si trasforma in sospetto. Ecco che i pensieri iniziano ad accarezzare logiche del tipo «se oggi è preoccupato, è perché ha un’altra relazione!» oppure «se oggi è distante, è perché non mi ama». Qualsiasi piccolezza, si trasforma nella prova del disamore del partner. Valutare pensieri alternativi come «fa così perché ha avuto una giornata storta», può essere utile. Le cause che ci spaventano di più non sono le più probabili, è il nostro dolore che le rende reali.
6. Le aspettative infrante
La bomba più pericolosa è quella del “dovrebbe”. Abbiamo tutti in mente come “dovrebbero” andare le cose, oppure come “dovrebbero” essere fatte. Sì, ma ciò che abbiamo in mente è il nostro modo che è ideale nel nostro mondo mentale. Ognuno ha un suo mondo mentale e ognuno ha un suo modo. In coppia, bisogna imparare ad accettare “il modo” dell’altro, abbandonare l’idea rigida di come “dovrebbero” andare le cose e accogliere il “come” riusciamo a farle funzionare con l’altro.
A volte, nei nostri pensieri magici, il “partner dovrebbe conoscere i nostri bisogni, interpretarli e soddisfarli”. Nella realtà, se non sei tu a spiegarglieli con calma e assicurandosi che quel bisogno emerga come tale e non come una pretesa, al partner non arriverà nulla. Il partner non legge nella nostra mente, non usa le nostre stesse logiche. Ma esistono le parole, la comunicazione è uno strumento magnifico di cui avvalersi. Comunicare significa rendere noti di un sentimento, di una notizia, significa rendere partecipi l’altro. Non significa imporre, pretendere o pressare. La realtà è che quando tentiamo di imporci sull’altro, lui farà passi indietro, quando invece siamo pronti ad accoglierlo, lui farà passi avanti e sarà pronto a sua volta ad accoglierci e ascoltarci.
Se inizi a pensare «io sono pronto ad accoglierlo MA….» allora non è vero. Ancora non sei pronto, stai ancora ragionando nel dominio delle mancanze (come facciamo tutti e come ha dimostrato il Nobel citato in precedenza). Smettere di ragionare nel dominio delle mancanze, iniziare a dare peso all’appagamento emotivo che può già fare parte di noi, è estremamente difficile ma ci renderà liberi e autonomi. Renderà il partner la ciliegina di una torta che è già nostra, a prescindere da tutto!
7. Tutto o niente
La trappola del “tutto o niente” già citata nel paragrafo della gelosia, può emergere in qualsiasi contesto relazionale. Così, una discussione deve finire sempre con te (o lui) che deve avere sempre l’ultima parola. «Devi sempre aver ragione tu!». Quando si discute, nessuno ha ragione al 100%. I litigi emergono perché non si trova un punto comune, perché entrambi rincorrono quel 100%, quando potrebbero essere risolti incontrandosi a metà strada. Accontentarsi di un 50% può essere un ottimo compromesso… a meno che tu non stia valutando il tuo bicchiere come mezzo vuoto! Nel tuo prossimo litigio, sorprendi tutti e, invece di incalzare, invoca la calma. Ricorda al tuo partner che sei dalla sua parte, che siete vicini e che state solo cercando una soluzione che possa andare bene per entrambi. Non si tratta di una lotta di potere o di una gara a chi sbaglia di più o di meno. Ridurre tutto a questo significherebbe condannare la relazione all’infelicità eterna.
Letture per persone felici in coppie difficili
Come premesso, il modo migliore che hai per far funzionare la tua coppia (soprattutto quando il partner non è collaborativo) consiste nel lavorare su te stesso. Sulla tua autopropagazione, sull’affermazione della tua identità come persona completa. Quando riusciamo ad affermarci nella nostra identità e riconosciamo il nostro valore intrinseco, ciò che succederà alla nostra relazione sarà la naturale evoluzione del nostro “riconoscerci pienamente”.
Se a volte siamo noi che “ci impressioniamo” e crediamo che il partner sia egoista, altre volte, è proprio vero: purtroppo ci siamo affiancati a una persona egoista. Essere maltrattati o denigrati, non è un obbligo. Nessuno dovrebbe essere costretto a subire comportamenti problematici e immaturi. Allora sì che le cose dovrebbero cambiare e se il tuo partner non collabora (e solo difficilmente cambierà), chi dovrà cambiare sarai tu. Anche in questo caso, cambiare in meglio.
Anche se non lo sappiamo, avevamo un mondo e una vita completa anche prima che il nostro partner arrivasse. Ciò che possiamo fare oggi, è continuare a prenderci cura del nostro mondo, a prescindere dalle azioni dell’altro. Certo, non tutti sono capaci di essere presenti per se stessi, alcuni sembrano più bravi a occuparsi degli altri e non di sé, ma anche questo cambierà. Come spiego nel mio libro «Riscrivi le Pagine della tua Vita», quando sappiamo guardarci bene dentro e riusciamo cogliere i nostri bisogni più profondi, riconoscendoci nella nostra interezza saremo capaci di muoverci nella direzione giusta per appagarli, a prescindere dall’altro! La soddisfazione relazionale diverrà la naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo mentale. Il libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» è il più consigliato dagli psicoterapeuti, ha già aiutato migliaia di persone e di coppie. È disponibile in tutte le librerie e su Amazon, a questa pagina.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
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