La Dipendenza Affettiva rientra nella più ampia categoria delle New Addictions (Nuove Dipendenze), che includono tutte quelle forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica (droga, alcol, farmaci, ecc.): l’oggetto della dipendenza è rappresentato da comportamenti o attività che sono parte integrante della vita quotidiana. Tali comportamenti in alcuni individui possono assumere caratteristiche patologiche, fino a invalidare l’esistenza del soggetto stesso e il suo sistema di relazioni, provocando quindi gravissime conseguenze. Quando amiamo in modo ossessivo, quando essere innamorati si traduce in continua sofferenza, quando l’ossessione è costante nel nostro agire e vivere la relazione, ecco, ci troviamo nella situazione di “dipendenti affettivi”.
Differenza tra l’amore e la dipendenza affettiva
Una delle modalità più sane per passare dall’innamoramento all’amore vero è quella di riconoscere noi stessi e l’altro, accettare quello che siamo, anche i limiti umani ed esistenziali dell’individuo, e della relazione. Amare vuol dire stare bene dentro. Quando si ama in modo maturo sentirsi ricambiati ci fa stare sereni.
Amare non significa cercare qualcuno che ci completi, o che non ci faccia sentire soli, o qualcuno che colmi i nostri vuoti. Stiamo semplicemente cercando un partner che porti del valore aggiunto alla nostra vita. A quel punto, daremo amore non per essere ringraziati o per trarre vantaggi, ma per l’autentico piacere che traiamo dall’amare.
Il vissuto del dipendente affettivo
- Proviene da una famiglia in cui sono stati trascurati, soprattutto nell’età evolutiva, i suoi bisogni emotivi
- Ha una storia familiare caratterizzata da carenze di affetto autentico che tendono ad essere compensate attraverso una identificazione con il partner, un tentativo di salvare lui/lei che in realtà coincide con un tentativo interiore di salvare se stesso/a
- Ha una tendenza a ri-attribuirsi nella propria vita di coppia, più o meno inconsapevolmente, un ruolo simile a quello vissuto con i genitori così da poter riprovare a ottenere un cambiamento nelle risposte affettive quasi inesistenti ricevute nella propria vita
- Non ha mai sperimentato nell’infanzia una sensazione di sicurezza, generando di conseguenza, nel contesto della co-dipendenza, un bisogno di controllare in modo ossessivo la relazione e il partner.
Categorie di dipendenti affettivi
In letteratura sono comunque identificabili varie tipologie di dipendenza affettiva, corrispondenti ad altrettanti profili di dipendenti affettivi che prendono il nome dalla modalità con cui tale dipendenza viene esercitata.
1. Dipendente Affettivo Ossessivo
Non riesce a lasciar andare il partner, neanche se questi è: non disponibile, a livello emotivo o sessuale, impaurito di impegnarsi, incapace di comunicare, non amorevole, distante, abusivo, indagatore e dittatoriale, egocentrico, egoista, dipendente da qualcosa al di fuori della relazione (hobbies, droghe, alcohol, sesso, un’altra persona, il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, etc
2. Dipendente Affettivo Codipendente
Rappresenta un profilo particolarmente comune. E’ spesso caratterizzato da scarsa autostima e insicurezza che lo porta a rimanere attaccato al partner, manifestando un comportamento codipendente. È una persona permissiva, che si prende cura del partner in modo totalizzante, tendente a esercitare un controllo passivo – aggressivo verso l’altro.
3. Dipendente dalla Relazione
A differenza degli altri dipendenti affettivi, non è più innamorato del suo partner ma è incapace di lasciarlo andare, di rinunciare. Anche nel caso in cui il partner dovesse rivelarsi aggressivo, il dipendente da relazione è incapace di rinunciare al rapporto sopratutto per paura di rimanere solo. Tutto ciò può essere descritto come: “Ti odio, non lasciarmi”.
4. Dipendente Affettivi Narcisista
La prerogativa del dipendente narcisista è dominare, sedurre e manipolare il partner. A differenza del codipendente, che è disposto a tollerare un notevole disagio, costui non accondiscende a nulla che possa interferire con la sua felicità. E’ concentrato su se stesso e la sua bassa autostima è mascherata dalla sua grandiosità. Inoltre, piuttosto che essere ossessionato dalla relazione, appare distaccato ed indifferente.
Non sembra affatto essere un dipendente affettivo. Raramente ci si può accorgere della sua dipendenza finché il partner non cerca di lasciarlo; in questo caso non sarà più distaccato ed indifferente, anzi, entrerà in uno stato di panico ed userà qualsiasi mezzo a sua disposizione per protrarre la relazione, incluso l’uso di violenza.
5. Il Dipendente Romantico
Il Dipendente Romantico vive la dipendenza con più partner e spesso viene erroneamente confuso con i dipendenti dal sesso. A differenza dei dipendenti dal sesso, che cercano di evitare una relazione al di fuori della sfera erotica, il dipendente romantico mantiene un legame, in qualche modo, anche di tipo affettivo con ognuno dei loro partner, anche se queste relazioni sono di breve durata o sono contemporanee. Anche se i Dipendenti Romantici si legano in misura diversa ai diversi partner, la loro intenzione è quella di non legarsi in modo impegnativo e profondo con alcuno di essi.
6. Dipendente Affettivo Ambivalente
Il dipendente affettivo ambivalente soffre di un disturbo di personalità evitante; non ha particolari problemi a lasciar andare il partner, piuttosto ha molti problemi a tenere in piedi la relazione. Brama disperatamente l’amore ma allo stesso tempo l’intimità, il rapporto stesso lo terrorizza. Questa tipologia di dipendenza affettiva si suddivide in diverse sottocategorie
- I Torch Bearers: sono ossessionati da persone non disponibili. Ciò può avvenire senza che questi compiano alcuna azione (soffrire in silenzio) oppure con la ricerca di contatto con la persona amata.Questo tipo di dipendenza si nutre di fantasie ed illusioni. E’ anche conosciuta come “amore non corrisposto”.
- I Sabotatori: distruggono le relazioni quando queste cominciano a diventare serie o in qualsiasi momento venga percepita la paura dell’intimità. Ciò può accadere in qualunque momento, prima del primo appuntamento, dopo il primo appuntamento, dopo il rapporto sessuale, dopo che si sia manifestato il timore dell’impegno.
- I Seduttori Rifiutanti: ricercano una persona quando desiderano un rapporto sessuale o compagnia. Quando si sentono impauriti o in pericolo cominciano a rifiutare compagnia, sesso, affetto, qualsiasi cosa li renda ansiosi. Se lasciano la relazione sono soltanto Sabotatori. Se invece continuano a ripetere il modello disponibile/non disponibile sono Seduttori Rifiutanti.
Tre passi per superare la dipendenza affettiva
Di fronte a chi non ci rende felici e dal quale, nonostante tutto non riusciamo a separaci, non siamo le persone adulte di oggi. Siamo ancora i bambini di allora e stiamo combattendo una battaglia che serve alla nostra sopravvivenza psichica. Se decidiamo di cambiar rotta dobbiamo essere consapevoli che all’inizio occorrerà una certa volontà e costanza.
1. Riconosci l’esistenza del problema
Può sembrare una banalità, ma la verità è che normalmente tendiamo a mentire perché in questo modo tutto diventa più facile. Pensiamo sia più facile ignorare il problema piuttosto che affrontarlo. Quindi il primo passo per superare la dipendenza affettiva è ammettere di essere invischiati in una relazione distruttiva. Per fare questo, è necessario considerare le seguenti domande e cercare di rispondervi onestamente:
- La tua felicità dipende da una sola persona?
- La tua felicità dipende da come ti trattano gli altri?
- Ti senti come se il mondo ti crollasse addosso quando qualcuno ti critica o ti rifiuta?
- Ti capita spesso di mettere i bisogni e i desideri degli altri davanti ai tuoi?
- Ti senti bene con te stessa/o solo quando gli altri ti accettano?
Vale la pena ricordare che è normale che il rifiuto ci faccia provare qualche disagio ma la persona che dipende affettivamente da altri mostra questi comportamenti sempre a livelli patologici. Il problema è che desiderare qualcosa di diverso da quello che stiamo vivendo ci mette nella posizione di negare o allontanare i nostri sentimenti o, nel peggiore dei casi, di combattere la realtà
2. Riconosci i danni causati da questi comportamenti
Sei consapevole del danno che ti stai auto inflitto con questo tipo di comportamento? A tal proposito, ti suggerisco di elencare tutte le cose che hai fatto (presumibilmente per amore o affetto), ma che alla fine ti hanno causato dei problemi. Probabilmente in un primo momento potresti non ricordare facilmente queste situazioni, non sapendo cosa scrivere, allora qui di seguito ci sono alcune domande che possono aiutarti a compilare questo elenco:
- Che passione hai trascurato per soddisfare gli altri?
- Quale sogno o obiettivo non sei riuscita/o a realizzare perché ti sei occupata/ degli altri?
- Quali situazioni negative hai dovuto sopportare perché l’altra persona non ti abbandonasse?
- Quanto stai soffrendo in questo momento?
- Quanto ti senti veramente amata/o?
L’obiettivo principale di questa fase è prendere coscienza di tutta la sofferenza che stai sperimentando a causa di questa dipendenza affettiva. Chiediti: sto davvero vivendo la vita che voglio? Se la risposta è negativa, chiediti il perché!
3. Costruisci la fiducia in te stessa/o
Il primo passo per disinnescare un radicato senso di inferiorità è acquisire la consapevolezza che la percezione negativa che hai di te stessa/o è solo un idea che deriva dalla tua storia personale. E se vuoi rendere questo compito più semplice, puoi affidarti a uno specialista che ti aiuti a percepirti in una nuova prospettiva. E nel frattempo ricorda sempre…..sentirsi insignificante, stupido o incapace non vuol dire esserlo veramente e soprattutto non significa che gli altri ti vedano cosi!
Non sei l’unico a sentirsi inferiore! Anche io pensavo di “non essere all’altezza di certe aspettative”, l’unica ad avere problemi o per lo meno di averli così forti. In realtà ogni individuo su questo pianeta ha la sua dose di difficoltà da superare. Allo stesso modo, ognuno cresce convinto di alcune grandissime cazzate riguardo se stesso, che finiscono per rovinargli la vita.
E’ ora di rinascere!
Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere costantemente valorizzati. Tutte le volte che gli altri non hanno creduto in noi, ci hanno insegnato a non farlo! Le volte che gli altri ci hanno umiliati e scherniti, ci hanno insegnato a essere timorosi e sfiduciati. Famiglia, amici di scuola, insegnanti… ci hanno implicitamente insegnato a metterci da parte, a svalutare il nostro valore intrinseco, a ignorare l’immenso potenziale che ci portiamo dentro.
Non ha senso chiuderti nel tuo dolore, hai la possibilità di riscattarti, di guardarti per ciò che sei e che puoi essere! Hai la possibilità di liberarti da zavorre emotive e dai condizionamenti, ti mancano solo gli strumenti giusti per farlo. Nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita. Tutti gli strumenti per scoprirti, capirti e volerti bene» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabile per garantirti la rinascita che meriti! Lo consiglio caldamente, da lettore a lettore. Nell’introduzione al mio libro ho scritto: si nasce due volte, la prima è lasciata al caso ed è quando vieni al mondo, la seconda si sceglie, ed è quando impari a volerti bene. Se hai voglia di ricominciare a volerti bene, è il libro giusto per te. Puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon In bocca al lupo per il tuo percorso di crescita.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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