Come usi (e non lo sai) le espressioni facciali per leggere la mente degli altri

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Quando si parla di linguaggio non verbale emergono subito alla mente stregonerie in stile «Lie to Me», dove vi è un protagonista dalla mente eccelsa, con l’infallibile abilità di comprendere le intenzioni altrui leggendo il linguaggio del corpo, espressioni del viso comprese. Le suggestioni di serie tv come Lie to Me sono in parte vere: la comunicazione è di tipo multimodale, c’è tutto un mondo che va ben oltre le parole e che, se ben analizzato, può dirci moltissimo. Ciò che però molti ignorano (faccio riferimento anche a professionisti di settore o a chi si professa come tale), è che noi umani abbiamo delle capacità innate e tra queste vi è anche l’abilità di leggere la mente altrui servendoci delle espressioni facciali e del linguaggio non verbale.

Un’abilità innata

Sì, hai capito benissimo, nel tuo DNA è già codificato un sistema che ti consente di interpretare le intenzioni altrui nell’esatto momento in cui percepisci determinati stimoli. Tale percezione, però, non avviene a livello consapevole. La letteratura scientifica è ricca di evidenze che si muovono in questo senso. Molto studiata è l’ipotesi del feedback facciale. Secondo tale teoria (dimostrata da diversi studi empirici) quando vediamo un volto, contraiamo o flettiamo i muscoli del nostro viso in risposta all’espressione che vediamo.

In automatico: guardiamo un viso, percepiamo la sua espressione e come “feedback involontario” (risposta innata) contraiamo o flettiamo determinati muscoli per identificare e sperimentare l’emozione riflessa sul volto altrui.

In altre parole, ogni giorno della tua vita utilizzi (inconsapevolmente) le espressioni facciali per leggere la mente degli altri. Tale meccanismo potrebbe essere alla base dell’empatia e questo ce lo svela uno studio di recente pubblicazione che ti spiegherò a breve. Prima, però, cerchiamo di capire la portata del fenomeno in termini pratici. Già, perché in teoria sembra tutto semplice, ma in realtà è molto più complesso di così.

Ti ho appena spiegato che quando vediamo un volto, a prescindere dal fatto che tu riesca o meno a individuarne l’espressione emotiva a livello consapevole, sul tuo volto succede qualcosa in risposta a quell’emozione percepita. Questo meccanismo automatico si sarebbe sviluppato e selezionato con l’evoluzione naturale per darci modo di comprendere le intenzioni altrui. È amico o nemico?

Da un punto di vista evoluzionistico, saper discernere tra amico e nemico fa la differenza tra la vita e la morte. Non è un caso che è stata evidenziata un’interferenza muscolare proprio sui sistemi di memoria. A prescindere da ciò che provi tu e ciò che prova il tuo interlocutore, se i muscoli del tuo viso contratti sono quelli di un’espressione spaventata o arrabbiata, i tuoi sistemi attentivi si focalizzeranno si stimoli minacciosi e sarai più propenso a conservare in memoria informazioni negative.

L’empatia e la capacità di comprendere le emozioni

Con l’empatia riusciamo a immedesimarci nell’altro, riusciamo a vivere un’identificazione emotiva. L’empatia è una capacità evolutiva, in teoria tutti gli umani ne sono capaci, in termini pratici, molti umani non riescono a sfruttare questa capacità perché sono sopraffatti dalla propria emotività e non riescono a lasciare spazio all’affettività altrui. Questo è perfettamente in linea con l’ipotesi del feedback facciale. Prendiamo una persona che è perennemente arrabbiata o comunque costantemente concentrata sui suoi malesseri: avrà l’intera muscolatura facciale coinvolta a riprodurre determinati stati emotivi da non concedere spazio ad alcuna identificazione. Più il coinvolgimento della muscolatura facciale è predominante (con un assetto rigido e perseverano) meno sarà in grado di immedesimarmi nell’altro. In base a quanto sono radicato in uno stato emotivo, potrò però essere ancora in grado di comprensione le emozioni.

Empatizzare è diverso da comprendere le emozioni. Io posso riconoscere un’emozione senza necessariamente identificarmi con essa. Un recente studio pubblicato il 27 febbraio 2023 su Scientific Reports (Nature), ha dimostrato che l’espressione del viso gioca un ruolo sia nell’empatia che nella comprensione emotiva, anche quando gli stimoli sono di natura verbale (come il linguaggio scritto o parlato).

Lo studio di con la fMRI

Uno studio con risonanza magnetica funzionale (fMRI), servendosi di scansioni cerebrali su dieci persone prima e dopo aver ricevuto iniezioni della tossina botulinica, ha dimostrato come il botox abbia un impatto sull’empatia e sulla comprensione emotiva.

Quando vediamo l’espressione di un’altra persona, tendiamo inconsciamente a imitarla contraendo i muscoli del nostro volto: questa imitazione inconsapevole serve per inviare dei segnali al nostro cervello così da aiutarlo a interpretare le emozioni altrui. Ciò ci fa capire che esiste una connessione tra la memoria muscolare facciale e l’elaborazione delle emozioni proprie e altrui.

La tossina botulinica (botox) è usata nella chirurgia estetica per contrastare i segni dell’invecchiamento. È tipicamente iniettata sulla fronte e sul contorno degli occhi e innescando una sorta di paralisi, distende completamente la pelle. L’effetto collaterale? La persona che si sottopone a questo trattamento di chirurgia estetica, perde la piena mimica facciale. Non è più in grado di contrarre i muscoli della fronte e del contorno occhi. Il botox, dunque, interferendo con quel meccanismo a feedback automatico, cambia il modo in cui la mente interpreta ed elabora le emozioni altrui (e anche le proprie!).

Poiché le contrazioni muscolari creano un’interferenza interna che ci aiuta non solo a leggere la realtà esterna, ma anche quella interna a noi (i nostri stati emotivi), il botox potrebbe interferire anche con la nostra naturale affettività. Dico “potrebbe” e parlo in termini probabilistici perché allo stato attuale non vi sono ancora evidenze scientifiche a dimostrazione di ciò, ma considerato il ruolo del contrazioni muscolari (come interferiscono con la memoria e con i nostri stessi stati emotivi) è ragionevole presumere che il botox possa creare interferenze con il modo “naturale” di vivere le emozioni.

I risultati

Lo studio pubblicato su Scientific Reports ha notato che l’attività dell’amigdala, la “centralina emotiva” del nostro cervello, era cambiata dopo le iniezioni di botox. Anche una zona del cervello chiamata «circonvoluzione fusiforme» era cambiata, quest’area della corteccia temporale inferiore aiuta a riconoscere i volti e risultava alterata quando le partecipanti osservavano dei volti felici.

Tali alterazione si sono verificate perché la tossina botulinica aveva paralizzato i movimenti di quei fasci muscolari coinvolti nell’espressione delle emozioni, impedendo così il meccanismo automatico del feedback.

Le ricadute sulla comunicazione verbale

Il meccanismo del feedback facciale di cui ti ho parlato è del tutto inconsapevole e comprende solo la comunicazione non verbale. Le contrazioni muscolari, però, come premesso, possono creare un’interferenza sia sui livelli attentivi (a cosa tu presterai attenzione!) sia sulla memora (quali fattori saranno consolidati nella tua memoria), quindi le ricadute sono molto ampie e anche a lunga durata.

Uno studio più datato, pubblicato nel 2010 sul «Psychological science» dell’APA, ha dimostrato che le espressioni facciali (e quindi le contrazioni muscolari) hanno una rilevanza anche quando abbiamo a che fare con la comunicazione verabel. In particolare, il team di ricerca aveva constatato che chi si era sottoposto a un intervento chirurgico con il botulino, impiegava più tempo a leggere frasi contenenti linguaggio emotivo.

Nella pratica quotidiana

Probabilmente tu non hai fatto mai uso di botox, tuttavia nella pratica di tutti i giorni ci sono degli stati emotivi che possono causare un effetto simile a quello della “paralisi” da botox e renderti cieco alle intenzioni ed emozioni altrui. Questo succede quando sei troppo radicato in te stesso: in malesseri, bisogni inappagati e paure. Comprendere come funzionano le interferenze create dalle espressioni facciali è di estrema rilevanza. Come ho spiegato nel secondo libro di Psicoadvisor, le espressioni del nostro viso possono fare la differenza tra conflitto e intimità anche all’interno della coppia. Ebbene sì, tutto ciò che ho descritto in questo articolo tu lo sperimenti ogni giorno e ha degli effetti sulla tua vita, soprattutto nei rapporti dove l’emotività è tutto come le relazioni sentimentali.

Il secondo libro di Psicoadvisor arriverà tra qualche mese. Per ora, se ti affascina il funzionamento della mente umana, ti consiglio di leggere «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», libro bestseller di Psicologia e Crescita Personale che ha ottenuto la menzione di libro che si sia contraddistinto per aver apportato cambiamenti positivi alla collettività, con la divulgazione di nozioni e conoscenze. Puoi trovarlo in qualsiasi libreria o su Amazon, a questa pagina.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
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