A un certo punto l’abbiamo sperimentato tutti: il dolore di un amore che fa male che persiste dentro come una lama sottile conficcata nel cuore. Ecco, oggi parlo di sofferenze, quelle brutte, quelle che riguardano l’amore e in particolar modo, un amore non proprio ricambiato, quasi tossico, nocivo per meglio descriverlo.
Mi riferisco a quelle relazioni che non portano a nulla di buono, che fanno soffrire, che spengono il sorriso e da cui, sembra impossibile, ahimè, riuscirsi a staccarsi. Già, perché le dinamiche sociali e relazionali, nulla hanno a che fare con la mente e con il ragionamento e pertanto, vengono vissute in maniera irrazionale e non facili da governare.
La psicologia ci aiuta a a capire ma la forza deve partire da noi…
Quando una relazione non fa più bene e non porta ad una progressione è bene chiudere. Risposta facile dicono i deboli di cuore, coloro che soffrono in prima linea e che, nonostante tutto, non riescono a staccare la spina. Quando si ama, è difficile staccarsi da quella persona, nonostante faccia soffrire e annulli tutte le gioie. Secondo gli esperti sono molteplici i motivi per cui due non riescono a lasciarsi nonostante l’amore sia terminati. L’attaccamento, in questo caso, sarebbe una componente quasi determinante. All’attaccamento però si legano una serie di fattori emotivi, come la paura di essere abbandonati o la paura di rimanere soli.
L’amore, infatti, ci rende più fragili, cancella in noi ogni certezza, ogni senso di sicurezza. E proprio questa paura, secondo gli esperti, è la causa della nostra infelicità e della paura della rottura. Una paura così forte, tende a rendere fragili e vulnerabili le persone, che finiscono per sentirsi ancora più vincolate all’altro.
Cosa c’è dietro questo attaccamento morboso a qualcuno o qualcuna che non può o non è disposto a darci l’amore che con tanta fatica e dolore proviamo a rincorrere? E’ la paura… paura di restare soli, paura di non essere sufficientemente amabili, paura di essere ignorati o abbandonati. Lo scopo del partner che “ama troppo” è quello di controllare l’altro o l’altra rendendosi assolutamente una persona necessaria. La convinzione è che concentrandosi sui bisogni dell’altro/a e facendo di tutto per compiacerlo/a, l’altro o l’altra non potrà più fare a meno di costui o costei. È importante mettere in evidenza come, accanto a una persona che necessita di qualcuno/a che abbia bisogno di lei/lui, c’è sempre chi che cerca qualcuno/a che accetti di essere responsabile per lui/lei in un gioco o “danza relazionale” dove entrambe le parti partecipano con ruoli, bisogni, paure specifiche.
Da dove nasce questa paura?
La paura si origina dall’insicurezza personale, da una sfiducia nella propria capacità di essere amati e accettati per quello che è, che ci porta a ricercare all’esterno (nell’uomo o nella donna) conferme che non siamo in grado di dare a noi stessi. Ovviamente tale ciclo interpersonale si autoalimenta in una dinamica senza soluzione, perché più il partner si sacrifica e lotta per salvaguardare il rapporto con una persona indisponibile, distante, maltrattante, che non ricambia l’amore, più lui/lei continuerà a perpetuare distanza, non amore, indifferenza, dando vita a una rigida cristallizzazione di ruoli.
Quali sono i fattori che scatenano queste paure?
Partendo dal presupposto che non esiste disturbo in ambito psicologico/psichiatrico determinato da un unico fattore, ma sono sempre la relazione tra temperamento di base e esperienze di vita a determinare un eventuale esito psicopatologico, sembra che chi resti sempre invischiato in relazioni sbilanciate abbia fatto esperienza nell’infanzia e nell’adolescenza di un ambiente familiare che, per motivi diversi, non è stato in grado di rispondere a bisogni fondamentali di amore, cura, sicurezza, empatia, accettazione incondizionata, espressione spontanea dei propri bisogni.
Dai traumi con la T maiuscola, come gli abusi fisici e sessuali, alla mancata soddisfazione di bisogni fondamentali di ogni essere umano, nascono da/ sono frutto di un’eccessiva rigidità familiare, dove l’obbedienza alle regole e la punizione severa di fronte alla loro trasgressione, sono uno strumento disciplinare. Dall’eccessiva rigidità familiare, dove l’obbedienza alle regole e la punizione severa di fronte alla loro trasgressione sono uno strumento disciplinare, possono nascere traumi dovuti alla mancata soddisfazione di bisogni affettivi di ogni essere umano e addirittura, nei casi più estremi, manifestarsi in abusi fisici e sessuali.
Famiglie conflittuali, rifiutanti, o che mostrano atteggiamenti, valori, comportamenti contraddittori rendono difficile promuovere nel figlio la capacità di fare affidamento sulle proprie percezioni e sui propri bisogni e di utilizzarli come guida per fare scelte in linea con i propri desideri. Le esperienze relazionali vissute nelle prime fasi di sviluppo tendono a riproporsi anche nella vita adulta. Dobbiamo affrontarle ed elaborarle, perché se erano utili quando si sono formate in quello specifico contesto familiare, oggi ci rendono schiavi di una lotta affannosa senza possibilità di vittoria.
Cosa fare?
So che il tuo istinto è quello di fare di tutto per apprezzare chi ti circonda, ma è un impulso che ti ruba tempo, energia, salute mentale e fisica. Il punto di partenza è scegliere di assumersi delle responsabilità, sviluppando una relazione positiva con se stessi. Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stessi, perché quando nel nostro vuoto andiamo cercando l’amore, possiamo trovare solo altro vuoto! Bisognerebbe “imparare” ad amare chi ci ama perché “innamorarsi” significa anche “dedicare il tempo a chi ti fa star bene”, è un modo per avere rispetto di se stessi, un momento di crescita.
Dovremmo smetterla di trattenere chi non ci ama
Quando si vive un rapporto tossico e si punta tutto su un amore unilaterale, l’amore per se stessi viene inevitabilmente meno. Per tornare a riappropriarsi della propria vita è basilare tornare ad amarci È passato troppo tempo dall’ultima volta che hai sentito di valere davvero qualcosa, vero? Troppo tempo dall’ultima volta in cui hai dimostrato a te stessa/o di volerti davvero bene. Questo è sbagliato.
E’ inutile stare con chi non ci ama, tanto non lo farà mai
Eh si.. lasciare andare qualcuno che ami veramente è una delle cose più difficili al mondo! Sfortunatamente, a volte … è necessario…per continuare a vivere. Dal momento che il dolore che provi nel lasciare andare qualcuno che ami può fermarti subito e mandare all’aria tutti i tuoi progetti, sogni e ambizioni, devi fare qualcosa ora per andare avanti con la tua vita e trovare la tua felicità altrove.
Amare chi non ti ama con la vista annebbiata dalle illusioni, è una scelta perdente. Con coraggio e libertà, è una scelta vincente… perché chi non ti ama non lo farà mai e chi è egoista non cambierà per te anzi, si nutrirà dell’amore che tu provi. Non meriti di vivere un amore unilaterale, logorante e tormentato, meriti di affrontare la vita con un spirito leggero ed energico valorizzato dalla tua luce e dalla tua straordinaria personalità. Ricordalo sempre. TU meriti un amore senza lacrime, pieno di parole sincere e non ironiche, TU meriti vicinanza e complicità, e non reti che ti manipolano, né un amore pieno di sofferenza o che ti imprigioni. Se la persona non può apprezzarti per quello che sei, non merita il tuo amore.
Una lettura per crescere
Nel mio libro bestseller «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», ti propongo un percorso di auto-analisi, in cui potrai esplorare ogni parte di te e comprenderti nel profondo. Le scelte che facciamo in amore e nella vita, sono la diretta manifestazione dei nostri desideri o… paradossalmente, delle nostre paure! Talvolta rischiamo di vivere una vita fatta di tante profezie che si auto avverano, rischiando di sabotarci da soli. Ciò capita perché il funzionamento mentale, le interazioni con l’altro e i sentimenti, sono estremamente complessi e, durante la nostra crescita, nessuno ci ha spiegato come districarci tra impulsi, emozioni, relazioni affettive e bisogni emotivi! Ecco perché ho deciso di scrivere un libro sull’argomento. Ho racchiuso in un manuale tutte quelle nozioni che avrei voluto conoscere io ancor prima di diventare una psicologa! Sono sicura che potrà esserti utile. Lo trovi in libreria o su Amazon
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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