Quasi tutti, in certi momenti, ci sentiamo insicuri. Questo accade perché l’insicurezza non è un tipo di carattere, o un aspetto della personalità con cui si nasce. In realtà, l’insicurezza è essenzialmente paura, e specialmente paura degli altri:
- Paura del giudizio altrui
- Paura di essere “sbagliati” (o di non essere “normali”)
- Paura di venire rifiutati
L’insicurezza è una reazione difensiva
Da questo punto di vista, appare chiaro che queste paure non sono un tipo di carattere, bensì una reazione a nostre insicurezze (perciò non esiste una “personalità di tipo chiuso”, come molti credono; esiste invece l’esperienza di paure che ci bloccano). Quindi queste paure non sono tratti innati: il timore del giudizio, il bisogno di approvazione, l’ansia di fronte al rifiuto, sono tutte insicurezze facenti parte della natura umana; ma di solito non a un livello paralizzante come avviene alle persone fortemente introverse. Sono perciò difese emozionali che possono essere trasformate.
In altre parole, l’insicurezza non è un limite insormontabile, ma una difficoltà che può essere superata.
A caccia di approvazione
In pratica, l’insicurezza porta a una negazione della propria autenticità. Invece di essere spontanei e sinceri, in accordo con la nostra natura, siamo dominati dal bisogno di approvazione e dal terrore del rifiuto, che si esprimono in due modi principali:
- Restiamo chiusi in noi stessi, (per paura che qualsiasi cosa diciamo o facciamo, venga criticata o ridicolizzata).
- Ci concentriamo sul piacere agli altri, (“recitando” la parte che – pensiamo – ci porterà l’approvazione altrui).
Oltre ad essere un modo sgradevole di vivere (non si può essere felici finché si rinnega se stessi), queste “strategie” sono sempre fallimentari:
Finché rimango chiuso, zitto e immobile, minimizzo i rischi ma c’è sempre la possibilità di venire giudicato. Inoltre diventa impossibile ottenere l’attenzione e l’approvazione che desidero (divento invisibile e insignificante). E’ difficile sapere cosa pensano gli altri, o quale sarebbe il comportamento più “giusto”: per cui “il timido” si comporta spesso secondo presupposti errati (indotti dalle sue paure e non da informazioni reali).
Diversi modi di essere insicuri
Naturalmente esistono diversi gradi e modalità di essere timidi. La timidezza costante di chi è sempre preoccupato per le reazioni altrui, è diversa dalla timidezza momentanea dovuta all’incontro con una persona per noi importante.
E’ del tutto normale sentirsi “insicuri” (cioè impauriti e in ansia) quando andiamo a un colloquio di lavoro, o approcciamo qualcuno che ci piace molto, ma che ancora non conosciamo bene e di cui non sappiamo se ricambierà il nostro interesse. Questo accade perché stiamo “investendo” su qualcosa che ci sta molto a cuore, ma sul cui risultato non abbiamo certezze; diventiamo vulnerabili. In casi come questi, la cosiddetta timidezza è dovuta alla situazione specifica.
Un acuto bisogno d’amore
Nel caso di qualcuno che si sente intimidito abitualmente, le cause sono solitamente interne alla persona, dovute a insicurezze, ferite emotive o traumi del passato. Per certi versi, potremmo dire che la persona insicura ha un acuto bisogno d’amore, e una particolare difficoltà ad ottenerlo perché dubita di meritarlo. Egli ha serie difficoltà ad essere semplicemente se stesso, perché (spesso a livello inconscio) crede di non andare bene com’è, e di dover “essere qualcun altro”.
Sentirsi sbagliati
Specialmente nei casi di insicurezza costante, sembra che la persona insicura abbia interiorizzato una convinzione profonda di essere “sbagliato” e “non degno d’amore”. Una convinzione che produce pensieri (e comportamenti) del tipo “Non vado bene”, “C’è qualcosa che non va in me”, “Dovrei essere diverso”, “Non posso piacere”, “Se sarò me stesso verrò rifiutato o abbandonato”.
Convinzioni di questo tipo producono facilmente comportamenti di auto-sabotaggio. Per questo tipo di persone, è fondamentale imparare ad accettare se stessi. Nei casi più problematici, può essere consigliabile cercare l’aiuto di un professionista (come uno psicologo o un counselor) che favorisca la trasformazione.
Riconoscere le proprie paure
Il primo passo è identificare le proprie paure. Finché esse non hanno un volto né un nome, è facile farsene condizionare; sono come fantasmi indistinti. Invece, quando “diamo un nome” alle nostre paure (“Ho paura del rifiuto; di essere svalutato; di essere ridicolizzato…”), siamo in grado di gestirle meglio, spesso ci appaiono meno minacciose, ed è più facile affrontarle. Ogni volta che ci sentiamo bloccati da qualche paura, possiamo chiederci “Che cosa temo esattamente? Cosa potrebbe succedermi se facessi…?”. In genere sorgerà una “vocina” nella testa che prevede conseguenze più o meno drammatiche o spaventose.
Ridimensionare le paure
Quando abbiamo chiaro cosa ci fa paura, possiamo chiederci “Quanto sarebbe grave se accadesse realmente? Ne uscirei distrutto? Sarebbe irreparabile? Potrei morire…?”. Nella maggior parte dei casi, se siamo onesti con noi stessi vedremo che le conseguenze delle nostre azioni non sarebbero poi così terribili. Certo possono essere spiacevoli o dolorose, ma non così terrificanti come le “vocine” nella testa ci dicono. In questa fase valutiamo realisticamente le nostre paure, e ci rendiamo conto che non sono così paralizzanti come temevamo.
Conoscere la teoria, affrontare la pratica
Leggere libri per capire l’origine dei propri limiti è utile ma alla fine è attraverso le esperienze concrete che ci rafforziamo. Il passo successivo è quindi affrontare le paure. Il metodo migliore è fare proprio quello di cui abbiamo paura:
- Esprimere la nostra opinione
- Seguire i nostri gusti e desideri
- Approcciare chi ci piace
- Dire “Sì” quando vogliamo qualcosa e dire “No” quando non la vogliamo
- In sintesi, essere se stessi, autentici, esprimere la propria verità.
Le prime volte può essere terrificante, ma ogni volta che superiamo l’esperienza (e vediamo che il mondo non ci crolla addosso) diventiamo più forti, e la volta dopo ci sarà più facile.
Solitamente chi non ha fiducia nelle proprie capacità pensa “Vorrei essere sicuro, avere fiducia, per poi agire”, ma in realtà funziona proprio al contrario: agire e vedere che ne siamo capaci (anche se in modo imperfetto) aumenta la fiducia in noi stessi. Sapendo che abbiamo già affrontato quella sfida (e senza conseguenze dannose), ci permetterà di essere più fiduciosi la prossima volta che l’avremo di fronte. Non si può aumentare la fiducia in se stessi senza azione, senza vivere le esperienze.
Allenarsi ad agire
Se abbiamo difficoltà ad andare verso gli altri, o ci blocca la paura di non piacere alle persone, possiamo imparare alcune tecniche per risultare più gradevoli. Poiché gran parte dell’insicurezza trae origine dalla paura dei giudizi, possiamo allenarci ad ignorare le opinioni altrui; ad agire come se non ci importasse nulla, senza pensare alle conseguenze (ovviamente mi riferisco a situazioni semplici, non importanti come un esame o il lavoro).
In effetti, meno pensiamo alle conseguenze, e meno ci facciamo bloccare dall’ansia. E’ più facile agire se non stiamo a rimuginare sul cosa fare e perché; possiamo quindi allenarci a focalizzarci su quello che vogliamo, e metterlo in pratica subito: per esempio qualcuno ci colpisce, e andiamo a dirglielo! Il risultato non conta molto, è più importante uscire dall’abitudine di preoccuparsi troppo che produce infiniti dubbi in cui restiamo invischiati. Se proviamo a “buttarci allo sbaraglio” qualche volta, vedremo che non è poi così pericoloso e ci abitueremo ad osare di più.
Da timidi a coraggiosi
Essere insicuri non è un handicap con cui siamo nati, ma è una fragilità che è parte del nostro essere umani. Tutti abbiamo paura di qualcosa, ma più lasciamo che le nostre paure ci blocchino, meno ci sentiamo vivi e felici.
Una via concreta per superare l’insicurezza e aumentare l’autostima, è affrontare le proprie paure, sperimentare e migliorare attraverso le esperienze. E’ solo attraverso l’azione che ci forgiamo e rafforziamo: la giuste conoscenze ci aiutano, ma da sole non bastano. Ogni volta che una paura ci separa da quello che vogliamo, ricordiamoci che solo agendo possiamo arrivare alla nostra felicità.
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