La qualità della nostra vita dipende strettamente dalla qualità delle emozioni che proviamo abitualmente. Inoltre, dipende, dalla nostra capacità di gestire gli stati emozionali dolorosi e dalla capacità di trasformarli in stati emozionali produttivi! Tutte le emozioni non sono uguali e non hanno lo stesso grado di accettazione nella nostra società. L’emozione più accreditata è la felicità, fondamentalmente perché è un segno di sicurezza, di fiducia e successo. Così siamo costretti a fingere di essere apparentemente felici, rispondiamo sempre che stiamo bene e mostriamo un sorriso, anche se ci viene voglia di piangere. La felicità ci assicura il successo sociale ci fa ottenere nuovi amici e trasmette un’immagine di successo.
La tristezza invece, è considerata un’emozione negativa, un’emozione che dovremo nascondere e della quale ci dovremmo vergognare. Le espressioni di tristezza, come le spalle curve, gli occhi tristi e le lacrime, sono considerati segni di debolezza e d’insicurezza. Tuttavia, anche la tristezza e le lacrime hanno il loro ruolo.
Perché le persone che piangono sono emotivamente più equilibrate?
Stigmatizzare la tristezza e il pianto serve solo a farci sentire peggio, perché pensiamo di non essere abbastanza forti per sopportare i problemi senza esserne sopraffatti. Ma in realtà le persone che hanno il coraggio di esprimere la loro tristezza e piangere, hanno un maggiore equilibrio emotivo rispetto a quelle che reprimono le lacrime e nascondono i loro sentimenti. Ecco perché le persone che piangono sono più equilibrate
Il pianto come espressione emotiva
Il pianto è un meccanismo di comunicazione non verbale che ci permette di esprimere una vasta gamma di emozioni. Attraverso il pianto, siamo in grado di manifestare tristezza, gioia, rabbia, frustrazione e molte altre emozioni complesse. Le lacrime sono un segno visibile dell’intensità delle nostre emozioni, che può aiutare gli altri a comprendere il nostro stato emotivo. Essere in grado di esprimere le emozioni in modo sano e diretto è un segno di equilibrio emotivo, poiché indica una buona consapevolezza di sé e la capacità di comunicare in modo efficace con gli altri.
Il pianto come meccanismo di autoregolazione emotiva
Quando piangiamo, il nostro corpo produce endorfine, che sono sostanze chimiche che aiutano a ridurre lo stress e migliorare il nostro stato emotivo complessivo. Il pianto funziona come un meccanismo di autoregolazione emotiva, permettendoci di rilasciare la tensione accumulata e di raggiungere uno stato di calma interiore. Questo processo di scarico emotivo può favorire il ripristino dell’equilibrio emotivo e ridurre il rischio di accumulo di stress a lungo termine. Le persone che si permettono di piangere quando ne sentono il bisogno possono quindi avere una maggiore consapevolezza e capacità di gestire le proprie emozioni, promuovendo così un maggiore equilibrio emotivo complessivo.
Il pianto come segno di apertura emotiva
Il pianto può essere considerato anche come un segno di apertura emotiva e vulnerabilità. Le persone che sono in grado di piangere liberamente dimostrano un livello di accettazione di sé e degli altri più elevato. Essere in grado di mostrarsi vulnerabili e di esprimere le proprie emozioni in modo autentico può favorire la connessione emotiva con gli altri e contribuire a relazioni più sane e soddisfacenti. Il pianto può fungere da catalizzatore per la comunicazione aperta e sincera, permettendo alle persone di esprimere i propri bisogni emotivi e di creare un ambiente sociale in cui le emozioni sono accettate e comprese.
Il pianto come processo di elaborazione emotiva
Più volte, il pianto è stato associato a un processo di elaborazione emotiva. Quando si affrontano esperienze traumatiche o dolorose, il pianto può servire come meccanismo di elaborazione e guarigione. Piuttosto che reprimerne le emozioni, il pianto consente alle persone di affrontare attivamente le loro esperienze e di superare i momenti difficili. Attraverso il pianto, si può esprimere il dolore, la tristezza o la rabbia associati a eventi dolorosi, facilitando così il processo di guarigione emotiva. Le persone che piangono possono essere più inclini ad affrontare apertamente i loro problemi emotivi e a trovare modi sani per superarli, il che contribuisce alla loro stabilità emotiva.
Il pianto come segno di empatia e connessione sociale
Il pianto non è solo un processo individuale, ma può anche contribuire alla connessione sociale. Le lacrime possono essere percepite come un segnale di bisogno di supporto da parte degli altri, suscitando empatia e compassione negli individui vicini. Il pianto condivide una dimensione universale dell’esperienza umana e può creare un senso di vicinanza e comprensione reciproca. Le persone che mostrano apertamente le loro emozioni attraverso il pianto possono creare un ambiente sociale più empatico e favorevole, promuovendo il sostegno reciproco e la costruzione di relazioni significative.
Il pianto come forma di catarsi emotiva
Il pianto può agire come una forma di catarsi emotiva, consentendo alle persone di liberare emozioni represse o sopite. Attraverso le lacrime, siamo in grado di esprimere e rilasciare tensioni emotive accumulate nel corso del tempo. Questo processo di purificazione emotiva può portare a un senso di sollievo e leggerezza, favorendo un equilibrio emotivo generale. Le persone che si permettono di piangere senza vergogna o giudizio possono sperimentare una maggiore chiarezza emotiva e una sensazione di benessere interiore.
Il pianto come segno di consapevolezza emotiva
Le persone che sono in grado di piangere liberamente possono essere più consapevoli delle loro emozioni. Essere in grado di riconoscere e accettare i propri sentimenti è un indicatore di maturità emotiva e di una buona gestione delle emozioni. Il pianto può fungere da segnale che una persona è in sintonia con le proprie emozioni e ha la capacità di esplorarle in profondità. Questa consapevolezza emotiva può favorire una migliore autoregolazione e una maggiore resilienza emotiva di fronte alle sfide della vita.
Il pianto come atto di auto-compassione
Il pianto può essere considerato anche come un atto di auto-compassione. Quando ci permettiamo di piangere, ci stiamo concedendo il tempo e lo spazio per elaborare le nostre emozioni e prenderci cura di noi stessi. Il pianto può rappresentare un’opportunità per trattarci con gentilezza e comprensione, offrendoci conforto e consolazione. Le persone che sono in grado di praticare l’auto-compassione attraverso il pianto possono sviluppare una maggiore resilienza emotiva e un senso di amore e cura per se stesse.
Il pianto come espressione della complessità umana
Il pianto rivela la complessità e la profondità delle emozioni umane. Essere in grado di piangere non implica solo la tristezza o la sofferenza, ma può anche essere un’espressione di gratitudine, gioia intensa o commozione profonda. Il pianto ci ricorda che le emozioni sono sfumate e molteplici, e che non esiste una sola risposta emotiva “corretta” per ogni situazione. Le persone che si permettono di piangere liberamente abbracciano la gamma completa delle loro emozioni e accettano la loro umanità nella sua totalità.
Il pianto come ponte tra mente e corpo
Il pianto rappresenta un’interazione dinamica tra mente e corpo. Quando piangiamo, coinvolgiamo sia il sistema nervoso che il sistema endocrino, creando un legame profondo tra le nostre esperienze emotive e le risposte fisiche. Questa connessione mente-corpo può promuovere una maggiore consapevolezza di come le emozioni influenzano il nostro benessere fisico e mentale complessivo. Le persone che si permettono di piangere possono coltivare una comprensione più profonda dell’interconnessione tra mente e corpo, favorendo così un equilibrio emotivo più stabile.
Se non piangi, comincerai a soffrire
Se trattieni sempre le lacrime rischi di soffrire, di vivere una vita dominata dalla tristezza, depressione, angoscia…ma se vuoi fare in modo che non accada inizia a tirare fuori tutto quello che hai dentro.
Per esempio. Immagina che il tuo partner abbia l’abitudine di mettere i piedi sul tavolo. Non ti sei mai lamentata di questo, forse perché all’inizio pensavi che non fosse un comportamento fastidioso. La fase dell’innamoramento ci stordisce un po’. Cosa succede quando lo stordimento finisce? Abbiamo una visione più chiara della realtà: quello che prima tolleravamo adesso ci irrita, molto.
Probabilmente comincerai, di tanto in tanto, a dire un “Sai che non mi piace” oppure a fargli capire, con l’espressione del viso, che non apprezzi questa sua abitudine. Ma se i segnali che invii non producono nessun cambiamento, sopporterai e sopporterai, con il muso lungo, fino a quando esploderai. Il grande errore è proprio questo….fingere che non ti dia fastidio un gesto che per te è irritante, non esprimere il disagio al momento giusto, considerare che è meglio non discutere.
Il tuo corpo ti avvisa quando non stai bene
Se hai adottato come stile di vita l’abitudine a sopportare, assorbire e tenere dentro tutte le tue emozioni, il tuo corpo comincerà ad inviarti segnali d’allarme. Mal di testa ricorrenti, problemi di stomaco, eczema o qualunque altro problema di salute può essere un disagio interiore che cerca di richiamare la tua attenzione.
È importante prestare ascolto ai messaggi dell’inconscio
Forse non capiamo quello che ci sta succedendo sul piano fisico; a volte è il risultato di un’esperienza passata che a stento ricordiamo. Ma se continui a porre limiti alla tua vita, se soffri di periodi di ansia o stai male per buona parte del tempo e ti senti infelice, ascolta il tuo corpo; attraverso esso possiamo capire e arrivare al cuore del problema. Il corpo non reagisce a caso.
“Corpo e mente sono collegati. Se volti le spalle al problema emotivo, non potrai invece ignorare il dolore e il malessere manifestati dal tuo corpo” Ma c’è di più. Se non indaghi, se non cerchi dentro di te la causa che ti sta danneggiando, il disturbo di stomaco può diventare un eczema, l’eczema un problema di circolazione e questo una dermatite del cuoio capelluto. Fin quando ignorerai i suoi segnali, ne invierà altri fino a quando non deciderai di mettere la parola fine a ciò che ti sta rendendo infelice.
Convinzioni, traumi ed esperienze
I nostri problemi nascono dalle convinzioni, dai traumi e dalle esperienze che abbiamo deciso di alloggiare nella nostra mente o di sperimentare. Sono, allo stesso tempo, una buona opportunità per aprire gli occhi, imparare e lasciar andare. La paura di dire “no” può provenire da un trauma o una convinzione che ci portiamo dietro dall’infanzia. Il grande timore di dire quello che sentiamo nel momento in cui l’emozione sorge, può essere legato ad un’esperienza negativa che ha provocato poca autostima e mancanza di fiducia in noi stessi.
Non sottostare a tutto questo. Non siamo obbligati ad adattarci. Ogni trauma, ogni esperienza è la possibilità di trasformarci in quello che veramente desideriamo essere. Diamo allora retta al poeta argentino Oliverio Girondo: “Piangere a lacrima spianata. Piangere a fiotti … Piangerlo tutto, ma piangerlo per bene (…) Piangere d’amore, di disgusto e d’allegria …”E ricorda: se non piangi, lo farà per te il tuo corpo. Comincia a piangere, quando ne senti il bisogno, per liberare il corpo da un malessere non necessario….
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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