La sofferenza psicologica è una condizione che, prima o poi, investe chiunque. A tutti è capitato di affrontare momenti difficili, momenti in cui la vita ti mette alla prova, o ti pone davanti degli ostacoli da superare: la morte di un familiare o di una persona cara, la diagnosi di una malattia, la fine di una relazione, oppure la perdita di un lavoro. Eventi dolorosi e a volte traumatici che possono farci perdere la nostra sicurezza e stabilità emotiva e farci confrontare con la sofferenza psicologica. Di fronte alle difficoltà ci si sente sconfortati e sconcertati. Angoscia, disperazione, senso di inadeguatezza, talvolta percezione di fallimento, di aver sbagliato, di aver perso eppure ogni momento difficile rappresenta un’esperienza.
La sofferenza è inevitabile (a volte)
Perché soffrire, a volte, è inevitabile? Quanto meno, per le seguenti ragioni:
- A volte non accade quello che vogliamo.
- A volte accade quello che non vogliamo.
- Nulla è definitivo, tutto cambia; quindi, prima o poi perderemo quello a cui teniamo.
- Poiché siamo tutti diversi, e spesso vogliamo cose diverse, ci sarà sempre qualche disaccordo o conflitto con le altre persone.
Tengo a sottolineare che queste ragioni valgono per tutti, qualsiasi sia la loro condizione: non c’è modo di sfuggire agli imprevisti della vita. Alcuni coltivano l’illusione che ci siano dei “trucchi” per sfuggire alla sofferenza (il denaro, il potere, la bellezza, la fede…), ma è tutto vano. Quello che però conta nella vita è come affrontiamo i momenti difficili. Quello che conta non è se cadiamo, se sbagliamo, se perdiamo, ma cosa ne facciamo delle cadute, degli errori, delle sconfitte. Le difficoltà sono i nostri allenamenti, sono ciò che ci fortifica, ciò che rafforza le nostre competenze, la nostra resilienza, la nostra forza di volontà.
La maggior parte della nostra sofferenza nasce proprio dal rifiutare la sofferenza stessa
Quando incontriamo un dolore o una sensazione spiacevole, spesso reagiamo cercando di reprimerla e di disconnetterci da essa, chiudendoci in noi stessi. Il problema è che più noi non vogliamo guardare la sofferenza e più essa cresce e diventa grande. La stessa cosa vale per le nostre paure e tutte le emozioni che non vorremmo provare. Quindi, occorre viverlo per superarlo, entrarci dentro per uscirne fuori, ma nemmeno devi affogarci e restarne imprigionato. Per prima cosa devi renderti conto che le ferite del passato non fanno male per quel che è accaduto prima, ma per quel che accade adesso.
Nessun evento accaduto dieci anni fa, trenta anni fa, ma nemmeno cinque giorni fa può farti stare male. Soffri, è verissimo, ma non per quel che accade, solo per quello che tu, oggi, pensi. La sofferenza non dipende dal ricordo in sé, ma dal significato che quel ricordo ha per te, oggi, nel presente.
La luce dopo il buio totale
Com’è possibile che dopo la sofferenza possiamo migliorare profondamente le nostre vite? E perché alcune persone restano schiacciate da un trauma, mentre altre rifioriscono? Un famoso aforisma di Leonard Cohen recita: “C’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce”. Spesso, però, ci focalizziamo solo sulla crepa, perdendo di vista l’importanza della luce che grazie alla crepa può entrare.
Aver vissuto esperienze significative e dolorose comporta sicuramente un sofferenza che si manifesta nelle relazioni con gli altri e nelle propria vita. Ma è anche vero che dalla sofferenza possono emergere nuovi aspetti della personalità. Quando si acquisisce consapevolezza una parte di sé, che fino a quel momento non si conosceva, emerge e qualsiasi relazione comincia a modificarsi assumendo nuove sembianze.
10 cose straordinarie che solo chi ha avuto esperienze negative sa
Oggi sappiamo che anche le esperienze più traumatiche e difficili, se affrontate con l’atteggiamento giusto, sono in grado di stimolare una crescita positiva. Molte persone, reduci da un’esperienza traumatica o che si sono confrontate con prove estremamente dure della vita, hanno mostrato come tali esperienze negative possano portare con se anche un aspetto forte e potente, acquisendo una forza misteriosa di cambiamento positivo e di crescita personale. Parliamo di “Crescita post-traumatica” ossia la possibilità di arricchirsi e di trasformare aspetti negativi di vita in una fonte di trasformazione positiva.
Negli ultimi vent’anni, gli psicologi hanno mostrato un crescente interesse alla percezione di cambiamenti di vita positivi che emergono a seguito di situazioni di vita difficili. Questo fenomeno, come già accennato, è descritto come crescita post-traumatica (Tedeschi & Calhoun, 2004) e i ricercatori hanno scoperto diverse specifiche aree di crescita che spesso emergono dopo un evento traumatico: relazioni interpersonali, identificazione di nuove possibilità per la propria vita, forza personale, spiritualità e apprezzamento per la vita. Ecco cosa ha insegnato la vita a chi ha avuto un’esperienza difficile.
1. Ha una capacità empatica molto sviluppata
Chi ha vissuto un’esperienza traumatica ha una capacità empatica davvero straordinaria, dimostra grande abilità nello stabilire relazioni con gli altri. Per comprendere meglio questo concetto, possiamo rifarci alle parole di Peter F. Druncker: “Le persone davvero empatiche possono sentire anche ciò che si dice in silenzio. La cosa più importante nella comunicazione, è sentire ciò che non viene detto”.
2. Percepisce i dettagli con facilità
Chi ha avuto un’esperienza negativa ha sviluppato il dono della perspicacia. Percepisce con grande facilità le conseguenze degli avvenimenti; ha, infatti, la particolare abilità di capire quando qualcuno sta mentendo o sta nascondendo qualcosa.
3. E’ una persona molto intuitiva
Grazie alla sua grande sensibilità verso tutto ciò che lo circonda, è capace di leggere tra le righe ciò che sta succedendo, nonostante non ci sia di base nulla a sostenere tali ipotesi. Ad esempio, entrando in contatto con altre persone o con altri gruppi di persone, può percepire quale sia lo stato d’animo generale dell’ambiente.
4. E’ capace di trasmettere sentimenti con estrema facilità
Data la natura della sua sensibilità, è in grado di usare con grazia ed eleganza le sue risorse per descrivere esperienze emotive intense.
5. Sta bene anche da solo
Adora stare solo con se stesso; riesce così a connettersi meglio con le proprie emozioni e con il proprio io interiore.
6. E’ molto generoso
Ama aiutare il prossimo e rendere la vita più facile agli altri in maniera disinteressata, senza aspettarsi nulla in cambio. La sua speciale sensibilità lo rende capace di lottare per un mondo migliore.
7. Ha un’animo profondo
Che si tratti di interagire con persone laureate o con i camerieri che portano da bere, chi ha avuto esperienza difficile è immancabilmente una persona educata e rispettosa; tratta tutti con rispetto perché non si crede migliore di nessun altro.
8. Non è attaccato ai beni materiali
Non ha bisogno di roba vistosa ed elegante per stare bene. Non pensa che sia sbagliato uscire ed acquistare gli articoli all’ultima moda per dimostrare il proprio status. Semplicemente non ne ha bisogno per essere felice. La sua felicità viene da dentro, ma anche dai piaceri più semplici come gli amici, la famiglia e la percezione di sé: ha imparato presto che sono queste le cose che arricchiscono la vita.
9. E’ affidabile
La gente gravita intorno alle persone più sensibili perché sa che può fidarsi di loro. È difficile apprezzare qualcuno quando non sai chi è o cosa prova davvero. Chi ha avuto un’esperienza traumatica è una persona autentica, dice quello che pensa anche col rischio di farsi qualche nemico.
10. Ha un buon equilibrio minteriore
Chi ha avuto un’esperienza negativa riesce a trarre piacere e a vivere come esperienze positive anche le cose semplici della vita, come una passeggiata nella natura o un po’ di buona musica. Non significa accontentarsi ma semplicemente che ha imparato a stare bene anche senza dover per forza sperimentare qualcosa di eccitante o diverso dal solito.
Pensi che la tua vita non sia mai andata peggio di come va ora? Non è così!
Il filosofo James Hillman un giorno ha scritto: “Siamo predestinati a tutto ciò che all’inizio della vita ci viene negato”. Certo, non tutto può essere cambiato e non tutti gli ostacoli della vita sono superabili! Ma non dire mai: “non può andare peggio di così” perché al “peggio” non c’è mai limite ed invece la bellezza sta proprio nel trovare ciò che di buono e bello c’è ADESSO…..E adesso c’è il tuo presente di cui devi prendertene cura.
Una lettura preziosa che ti cambia la vita
Non aspettare che siano gli altri a farlo. Non aspettarti considerazione dall’esterno. Hai presente quando vedi un bambino andare per la prima volta in bicicletta sotto gli occhi ammirati dei genitori? Il bambino dice «guardami, mamma, guarda quanto sono bravo». Molti adulti vivono bloccati in questa modalità. «vi prego, mondo! Nota quanto sono bravo». Questo arresto è legato a carenze nel passato. Nessuno può tornare indietro e darti la considerazione e la comprensione che non hai mai avuto quando più ne avevi bisogno. Quel bisogno, però, ora è rimasto intatto e ciò che posso fare è darti i mezzi per soddisfarlo da solo. Perché tu puoi farlo.
Puoi guardare a te stesso come farebbe un genitore fiero e orgoglioso di ciò che sta diventando il suo bambino. Puoi e anzi, meriti di essere considerato, stimato e amato. L’unico inconveniente è che gli altri inizieranno a notarti solo quanto tu noterai te stesso. Gli altri, inizieranno ad amarti davvero solo quando tu inizierai ad amarti.
Ma come si fa ad amarsi? Ecco un’altra cosa semplice, proprio come camminare e parlare. Ti spiego come compiere questa grande impresa nel mio libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce». Ti prometto che, quando avrai letto l’ultima pagina, avrai la considerazione di cui hai bisogno. Mollerai la presa e smetterai di affannarti dietro a persone o cose che ti tormentano. Puoi trovare il pluripremiato manuale in qualsiasi libreria d’Italia o su Amazon, a questo indirizzo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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