Mamma orsa bada ai suoi cuccioli: garantisce loro la sicurezza necessaria, per un tempo necessario. Allora mamma orsa quei cuccioli li difende, li sfama, assicura calore e un posto sicuro fin quando non saranno in grado di proseguire in autonomia. Nella nostra specie, le cose si complicano perché una “mamma umana” ha il dovere di assicurare al bambino protezione fisica e psicologica. Molti genitori, purtroppo, riescono a sostenere il bambino in termini materiali ma non psicologici. Si verifica una condizione per la quale, il bambino non sperimenterà mai la sicurezza necessaria per svilupparsi in modo sano.
Tra gli scenari più comuni che non consentono al bambino un sano sviluppo, vi è l’inversione dei ruoli. Il bambino adultizzato si ritrova costretto a farsi carico del benessere psicologico del genitore. In America, in ambito psicologico, è stato coniato il termine «Parentification» (da Parent, genitore) per indicare quei bambini che -loro malgrado- si sono ritrovati ad accudire i propri genitori. Ciò può avvenire in molti modi diversi e avere effetti diversi. Di solito, il bambino “parentificato” ha il compito di soddisfare i bisogni emotivi di uno o più componenti della famiglia. In alcuni casi, il bambino si ritrova ad assumere questo ruolo perché uno o entrambi i genitori sono affettivamente immaturi. Il bambino, si ritrovata addosso questo ruolo come unico mezzo per ottenere qualche forma di amore o considerazione genitoriale.
In genere, ci sono due modi in cui l’inversione dei ruoli può manifestarsi: palese o subdola.
Inversione dei ruoli palese
Nell’inversione dei ruoli palese, il ruolo adultizzato del bambino viene normalizzato. Per esempio, al bambino viene chiesto di accudire un fratello o una sorella più piccola o malata. Oppure, al bambino viene richiesto di svolgere mansioni non idonee per l’età infantile: cucinare, pulire la casa e altre attività che richiedono una precoce responsabilizzazione.
Inversione dei ruoli subdola
Si verifica quando al bambino non vengono fatte richieste esplicite ma c’è un assunto di sottofondo che suona più o meno così: «tu sei costantemente responsabile delle mie emozioni». Il bambino, infatti, diviene -senza saperlo ne’ volerlo- il contenitore emotivo del genitore. Ogni giorno, sarà il bambino a essere in apprensione per “come sta mamma o papà”.
Questo accade in un gran numero di casistiche:
- genitori distratti,
- istrionici, narcisisti o comunque molto concentrati su se stessi,
- emotivamente indisponibili,
- con problemi di salute fisica o mentale,
- (…)
In caso di inversione dei ruoli, il bambino vive -inconsapevolmente- uno stress estremo che tenderà a “normalizzare”. Un bambino non è consapevole di come funzionano le cose, qualsiasi sarà il ruolo che il genitore gli conferirà, egli sarà costretto ad accettarlo. Solo successivamente potrebbe provare risentimento nei confronti dei genitori per avergli conferito un tale fardello. Una fonte di stress estremo può tradursi, nella vita del bambino, in problemi relazionali con i coetanei e disagi scolastici.
Impatto nella vita da adulti
Le esperienze della prima infanzia ci forniscono delle conoscenze “grezze” sul mondo, degli schemi che assimiliamo inconsapevolmente e che ci serviranno non solo per sviluppare la nostra personalità ma anche per stringere nuove relazioni.
Secondo te, come sarà la personalità di un adulto che, durante la sua infanzia, non ha mai potuto fare esperienza di un ambiente sicuro? Da adulto, quel bambino avrà enormi difficoltà a stringere legami sani e, ancora, avrà problemi a trovare un proprio e autentico senso di sicurezza. Quel bambino, infatti, durante la sua infanzia, non ha mai fatto esperienza di un accudimento sano, ne’ tantomeno avrà imparato ad auto-accudirsi.
I sintomi più comuni per un adulto che durante l’infanzia ha sperimentato l’inversione dei ruoli sono:
- Senso di colpa eccessivo
- Ansia
- Depressione
- Autosvalutazione
- Dipendenza affettiva
Quando un bambino sperimenta l’inversione dei ruoli e non fa esperienza di un ambiente sicuro entro cui svilupparsi, può sentire intimamente di non meritare cure. Se non prenderà consapevolezza del ruolo che gli è stato implicitamente attribuito in famiglia, finirà per sentirsi responsabile di tutto ciò che non va in famiglia. Potrebbero addirittura sentirsi in colpa per le condizioni di vita del genitore, anche se non ne sono minimamente responsabili.
La dipendenza affettiva
Quando la relazione genitore-figlio è invertita, il bambino si sente emotivamente responsabile del benessere genitoriale, ciò si traduce nel costante tentativo di “far felice la mamma” (e/o il papà). Diventa suo compito garantire il benessere sociale ed emotivo del genitore, anche se ciò va a scapito dei suoi bisogni. Il bambino, crescendo focalizzato sui bisogni genitoriali, farà suoi i bisogni del genitore e non riuscirà mai a individuare i propri. Mai…? No, finché non inizierà a lavorare su di sé e comprendere che fino a quel momento, ha letteralmente vissuto la vita di qualcun altro.
Con il lavoro su se stesso, quell’adulto capirà che le sue paure, le sue ansie e le sue preoccupazioni, in realtà, sono ansie, paure e preoccupazioni materne o paterne (interiorizzate dai genitori). Questo diventa ancora più vero quando, insieme all’inversione dei ruoli, si verifica un concomitante ricatto.
In modo subdolo, il genitori vincola il suo affetto al rispetto di determinate aspettative. Il bambino, allora, percepisce che l’amore che il genitore nutre per lui è a rischio e che se non riesce a gratificarlo, il genitore potrebbe “abbandonarlo” (smettere di amarlo). Il bambino inizierà a sviluppare:
- una forte propensione a soddisfare i bisogni emotivi genitoriali,
- una forte paura dell’abbandono, dell’isolamento, della solitudine…,
- una forte tendenza a sopprimere le proprie emozioni e i propri bisogni, a favore di quelli di sua madre (o suo padre), portando mancanza di assertività e fiducia in se stesso.
Le aspettative insane
In una relazione invertita genitore-figlio, ci si aspetta spesso che sia il figlio a dare la priorità ai bisogni e ai desideri del genitore. Questa aspettativa è contornata da una mancanza di confini e un senso di obbligo nei confronti del genitore. Tale senso d’obbligo può condurre a una dipendenza affettiva: il figlio, anche crescendo, vorrà l’approvazione, la convalida e il “sostegno” del genitore. In realtà, quel figlio, non avrà mai conosciuto un reale sostegno, ne’ avrà mai sperimentato un’autentica approvazione. Finanche la convalida gli sarà negata perché egli stesso reprimerà le sue emozioni.
La dipendenza emotiva si riferisce a un modello cronico di richieste affettive insoddisfatte, che gli individui cercano disperatamente di soddisfare attraverso strette relazioni interpersonali. Una volta adulto, il bambino che ha vissuto una relazione invertita genitore-figlio, potrà:
- Provare sentimenti ambivalenti nei confronti del genitore, con il quale instaurerà una relazione odio-amore
- Nutrire sentimenti di dipendenza
Nell’ultimo caso, l’adulto, continuerà a sacrificare se stesso e i propri bisogni per soddisfare i desideri del genitore. Quel genitore, interferirà continuamente con la vita del figlio che, perderà (in realtà non l’avrà mai avuto) il controllo sulla sua vita perché l’influenza del genitore sarà omnicomprensiva.
Riscoprire se stesso
L’adulto che un tempo è stato un bambino adultizzato, potrebbe ritrovarsi con una vita che sente non sua. Potrebbe vedere la sua vita andare in una direzione e sentire, nel profondo, che è quella sbagliata. In realtà non si tratta di una sensazione effimera ma molto realistica. In termini concreti, quella persona non è mai riuscita a esprimere se stessa perché ha sempre vissuto nel ruolo che i genitori hanno scelto per lui.
Come premesso, lavorando sulla sua vita psicoaffettiva, quell’adulto potrebbe scoprire che le sue paure e le sue ansie, in realtà non gli appartengono! Certo, acquisire queste consapevolezze può essere difficile perché stiamo parlando di mettere in discussione una relazione che va avanti da…. tutta la vita! Mettere in dubbio assunti dati per CERTI ogni giorno della propria esistenza, può essere sconvolgente ma può anche catapultarti in un mondo nuovo, INEDITO, in cui tu puoi realmente riappropriarti di te stesso.
Se sei pronto a scoprire questo mondo e a sviluppare un tuo autentico senso d’identità e d’indipendenza, ti consiglio la lettura di due manuali di psicologia: «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» (Bestseller 2022, già tradotto in cinque lingue, disponibile in tutte le librerie e su Amazon, a questa pagina) e «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce» (libro più consigliato dagli psicoterapeuti, disponibile in tutte le librerie e su Amazon, a questa pagina).
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» (tradotto in 5 lingue) e del nuovo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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